martedì 25 ottobre 2011

La bellezza del cavolo



Caro don...,
certamente riderà se legge questa mia lettera, ma io la scrivo molto seriamente. Nel mese di agosto la mia vicina di casa ha piantato i cavoli. Ne ha avanzati una decina e me li ha dati. Io non li volevo, ma lei ha insistito e allora, per non buttarli via, li ho piantati anch’io in un angolo del mio giardino. Non me l’aspettavo: sono diventati rigogliosi, ma questo è niente. Il vedere le foglie avvolgersi su se stesse a poco a poco fino a diventare una grossa palla soda e compatta mi ha riempito di stupore e meraviglia. Proprio così. La bellezza del cavolo è stata per me una scoperta straordinaria. Dico sul serio: non è una battuta. Mi sono accorta che siamo circondati dalla bellezza e non la vediamo. Siamo delle talpe che grufolano nella vita senza vedere, senza capire, senza accorgerci che la bellezza ci parla di Dio e ci dice che Dio, oltre che amore, santità, bontà, potenza è anche bellezza, una bellezza capace di riempire l’anima di gioia, una gioia molto diversa dal piacere che possono dare le cose. Perché ci ostiniamo a dire che Dio è inconoscibile? Ha ragione san Paolo quando in Rom 1,20 ci dice che le perfezioni di Dio possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui compiute. E che noi siamo inescusabili quando rifiutiamo di riconoscerlo. Mi sono ricordata che il grande naturalista e medico svedese Linneo ha dichiarato: «Il Dio eterno sapientissimo e onnipotente è passato davanti a me: ho visto le sue tracce nelle sue creature». Charles Darwin scrisse nel suo diario che fu estasiato dalla bellezza di fiori e piante visti nella foresta che visitò nel suo famoso viaggio intorno al mondo. Due studiosi, due modi diversi di guardare la natura. Linneo guarda e vede. Darwin guarda soltanto: non riesce a vedere.
Buona giornata, don..., ora può proprio dire di aver ricevuto una lettera del cavolo.
Fonte: Lettere al Direttore, in "Avvenire" del 25 ottobre 2011