venerdì 5 ottobre 2012

Bruno il Certosino - Biografia, Testi della Messa e Preghiera notturna




Oggi 6 OTTOBRE ricordiamo:

SAN BRUNO

monaco
(1030?-1101)
Memoria facoltativa - Solennità per i Certosini



Bruno nacque a Colonia, nell'anno 1030ca. Giovanissimo, nel 1045ca. si trasferisce a Reims. Eccelle negli studi della filosofia e della teologia al punto che Herimann, rettore dell'Università, lo vuole suo successore. Bruno diventa così rettore della scuola di Reims; non ha ancora trent'anni.
Vive in un tempo storico caratterizzato dalle lotte delle investiture, e la nomina di Manasse, che governò la chiesa più da gran signore feudale che da vescovo, fece abbattere sulla chiesa di Reims una bufera. La lotta contro Manasse durò quattro anni duranti i quali Bruno e i suoi compagni perdono tutto, beni, cariche, uffici e sono costretti all'esilio presso il conte Ebal de Roucy.
A Bruno viene proposta la carica prestigiosa di vescovo di Reims, ma Bruno anela al deserto.
Con sei compagni si reca da Ugo, Vescovo di Grenoble. Ugo ha sognato sette fulgide stelle; erano i sette pellegrini che trovano così il luogo deserto anelato da Bruno: la valle di "Certosa".
Iniziata nel 1084, la prima certosa avrà il nome di Santa Maria di Casalibus, cioè delle capanne.
Nel 1088 Eudes de Chatillon, che è stato alunno di Bruno a Reims, diventa Papa assumendo il nome di Urbano II. Desidera avere al suo fianco una mente eccelsa come Bruno, che nel frattempo vive felice da sei anni nel suo "deserto" di Certosa. Lo vuole a Roma. Bruno lacerato dal distacco non può disobbedirgli, lo raggiunge lasciando Certosa. Ma Urbano II è costretto a fuggire da Roma, Bruno lo segue e nel 1090 si rifugiano in Calabria. Urbano II offrì a Bruno il vescovado di Reggio Calabria, ma egli lo rifiuta. Bruno chiede al Papa di poter tornare alla vita contemplativa.
Urbano II esaudisce il suo desiderio ma deve rimanere in Calabria. La valle di Santa Maria della Torre a 850 metri di altezza si mostra come deserta, boscosa, accetta quindi l'offerta del conte Ruggero, normanno, che gli fa dono di quelle terre.
In quel luogo costruirono la nuova certosa che prenderà il nome da Santa Maria della Torre, la cui chiesa verrà consacrata il 15 agosto del 1094 dal vescovo di Palermo.
L'aspetto dominante del carattere di Bruno è stato il suo desiderio di solitudine;
Bruno però non è mai fuggito. Ha rinunciato ad agi ed onori e ha scelto il "deserto" perché lo considerava un mezzo per raggiungere Dio.
Bruno ci fa capire che il deserto non è assenza degli uomini ma presenza di Dio, ovunque noi siamo.

San Bruno muore nel 1101, il 6 ottobre.
Il mio spirito esulti nel Signore
Dalla «Lettera ai suoi figli Certosini» di san Bruno (Nn. 1-3; SC 88, 82-84)
Dai frequenti ed affettuosi rapporti del nostro caro fratello Landowino sono stato informato della vostra fedeltà assoluta alla regola, e dico che ciò vi fa veramente onore. L'anima mia si rallegra nel Signore sapendovi grandemente impegnati a perseguire l'ideale della santità e della perfezione. Ne godo veramente e sono portato a lodare e ringraziare il Signore, e tuttavia sospiro amaramente. Esulto certo, com'è giusto, per la copiosa messe delle vostre virtù, ma sono addolorato e mi vergogno di starmene inerte e pigro nella bruttura dei miei peccati.
Ma voi, o miei carissimi fratelli, gioite per la vostra sorte beata e per la grande abbondanza della grazia di Dio su di voi. Gioite perché siete restati incolumi tra i pericoli d'ogni genere e i naufragi di questo mondo in tempesta. Gioite perché avete raggiunto la sicura quiete nell'oasi più protetta, a cui molti non arrivano, nonostante la loro volontà ed anche i loro sforzi. Molti altri l'hanno bensì raggiunta, ma poi ne furono esclusi, perché a nessuno di essi era stato concesso dall'alto.
Perciò, o miei cari fratelli, sappiate e tenetelo per certo che chiunque ha goduto di questo bene prezioso, qualora dovesse perderlo per qualche motivo, se ne dorrà senza fine, sempre che abbia qualche stima o cura della salvezza dell'anima sua.
Quanto a voi, carissimi miei fratelli laici, io dico: «L'anima mia magnifica il Signore» (Lc 1, 46), perché vedo la magnificenza della sua misericordia sopra di voi, secondo quanto mi riferisce il vostro priore e padre, che molto vi ama ed è assai fiero e contento di voi.
Esultiamo anche noi, perché interviene Dio stesso a istruirvi, a dispetto della vostra poca familiarità con le lettere. L'Onnipotente scrive con il suo dito nei vostri cuori non solo l'amore, ma anche la conoscenza della sua santa legge. Dimostrate con le opere ciò che amate e ciò che conoscete.
Infatti quando con ogni assiduità e impegno osservate la vera obbedienza, è chiaro che voi sapete cogliere saggiamente proprio il frutto dolcissimo e vitale della divina Scrittura.
MESSALE
Antifona d'Ingresso Sal 26,8-9.1
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?

Ubi fratres in unum gloríficant Deum, ibi dabit Dóminus benedictiónem.


Colletta

O Dio, che hai chiamato san Bruno
a servirti nel silenzio e nella solitudine,
per la sua intercessione e il suo esempio
donaci di conservare,
nella dispersione della vita quotidiana,
una continua unione con te.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Deus, qui sanctum Brunónem ad serviéndum tibi in solitúdine vocásti, eius nobis intercessióne concéde, ut, per huius mundi varietátes, tibi iúgiter vacémus. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
 8,2-5
Dal libro del Deuteronomio

Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te.

Salmo Responsoriale
 Dal Salmo 102,1-10
Il Signore è buono e grande nell’amore.


Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.

Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d’Israele le sue opere.

Buono e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Seconda Lettura
 8,22-30
Dalla lettera di san Paolo ai Romani
Fratelli, sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Poiché nella speranza noi siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?
Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio.
Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
Canto al Vangelo Sal 107,2
Alleluia, alleluia.

Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
Alleluia.

Vangelo 
Lc 12, 35-40

Beati i servi che il padrone al suo ritorno troverà svegli.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo Gesù disse:
Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate».
* * *

Letture della preghiera notturna dei Certosini

6 Ottobre - SAN BRUNO NOSTRO PADRE

monaco

1

Dalla Costituzione apostolica Umbratilem di papa Pio XI.
AAS,XVI,(1924),385‑389.

Coloro che per la professione religiosa vivono nell'ombra un'esistenza
solitaria, lontano dallo strepito e dalle follie del mondo, hanno scelto la
parte migliore, come Maria di Betania.

Essi consacrano tutte le loro energie alla contemplazione dei divini
misteri e delle verità eterne e innalzano al Signore continue e insistenti
preghiere per l'estensione la prosperità del suo Regno.

Con la mortificazione spirituale e corporale, prescritta volontaria, essi
cancellano ed espiano le proprie colpe ancor più quelle altrui.

Infatti non si potrebbe proporre alla scelta o al desiderio dell'uomo
nessuno stato di vita più perfetto, a condizione però di riceverne la
chiamata dal Signore.

Mediante l'intima unione con Dio e la santità interiore, i seguaci della
vita solitaria nel silenzio dei chiostri contribuiscono mirabilmente a
rendere più splendido quel tesoro di santità che la Chiesa, sposa di
Cristo, offre allo sguardo e all'imitazione di tutti. Nessuna meraviglia
quindi se gli scrittori ecclesiastici dei secoli scorsi paragonarono la
potenza e l'efficacità delle preghiere dei solitari a quelle di Mosè.

2

Mentre Giosuè nella pianura dava battaglia agli Amaleciti, Mosè, sulla
vetta del monte vicino, pregava con fervore Iddio di voler concedere la
vittoria al suo popolo. Quando Mosè alzava le mani al cielo, vinceva
Israele, ma appena le abbassava per la stanchezza, gli Amaleciti prendevano
il sopravvento. Per questo Aronne e Cur gli si misero ai fianchi per
sorreggergli le braccia fino a che Giosuè usci vincitore dal combattimento.

L'episodio raffigura con efficacia il valore dell'orazione dei
contemplativi. Essi trovano infatti valido appoggio nell'augusto sacrificio
dell'altare, rappresentato da Aronne, e nella pratica della penitenza,
simboleggiata da Cur. Questi solitari hanno per missione essenziale di
offrirsi e consacrarsi a Dio come vittime di propiziazione per la salvezza
di tutti, compiendo una funzione ufficiale ricevuta dalla Chiesa.

3

Fin dai primordi della cristianità, prese radice e si sviluppò questo
genere di vita utile e vantaggioso per tutti i fedeli, al di la di quanto
si potrebbe credere.

Non parleremo qui degli asceti, i quali fin dagli inizi del cristianesimo
vivevano con tanta austerità, pur in seno alle loro famiglie, che san
Cipriano li considerava come "la porzione più illustre dei gregge di
Cristo". La storia ci narra come durante la persecuzione dell'imperatore
Decio, molti fedeli d'Egitto si rifugiarono in una zona deserta del loro
paese. Anche dopo che fu restituita la pace alla Chiesa, essi continuarono
a praticare la vita solitaria, nella consapevolezza di trovarvi un potente
mezzo di perfezione.

Questi anacoreti divennero numerosi al punto che si diceva eguagliassero in
numero gli abitanti delle città. Alcuni tra loro presero a vivere
completamente separati dalla compagnia degli uomini, mentre altri, alla
sequela di sant'Antonio, si radunarono nelle laure.

Sorsero cosi gradatamente gli Ordini monastici, organizzati e retti da
regole determinate. Questo genere di vita si diffuse ben presto in tutto
l'Oriente per propagarsi poi in Italia, nelle Gallie e nell'Africa
proconsolare, erigendo dappertutto monasteri.

4

Quei monaci, vivendo nel segreto della propria cella, erano completamente
liberi da qualsiasi ministero esteriore, e potevano applicare l'animo in
modo esclusivo alla contemplazione delle realtà celesti.

Questa istituzione monastica si rivelò di una mirabile utilità per la
società cristiana. Il clero e il popolo di quei tempi consideravano con
molto frutto l'esempio di questi uomini che l'amore di Cristo attirava ad
abbracciare le pratiche più perfette e più austere. Questi monaci imitavano
la vita interiore e nascosta di Gesù Cristo a Nazaret, per completare come
vittime consacrate a Dio, quello che manca ai patimenti di Cristo.

Tuttavia, con il passare degli anni, l'istituzione della vita puramente
contemplativa andò perdendo il vigore e il fervore delle origini. I monaci
che avrebbero dovuto rimanere estranei alla cura d'anime e ai ministeri
esteriori, in realtà si diedero ad associare alla meditazione e alla
contemplazione delle realtà divine le opere della vita attiva. Sembrò loro
necessario di venire in aiuto al clero, insufficiente a tanti bisogni, come
reclamavano i vescovi, oppure giudicarono bene assumere l'istruzione
pubblica, promossa da Carlo Magno.

Inoltre, le perturbazioni politiche di quell'epoca causarono danni e
illanguidirono l'osservanza nei monasteri.

5

Dopo periodi di decadenza, era indispensabile che la vita monastica
consacrata alla contemplazione tornasse all'antico splendore. Urgeva che
non venissero mai a mancare nella Chiesa intercessori dediti interamente
alla preghiera, per supplicare senza tregua la divina misericordia e
attirare sul mondo, cosi dimentico della propria santificazione, benefici
di ogni genere.

Nella sua bontà infinita, che non cessa di provvedere in ogni tempo ai
bisogni e agli interessi della Chiesa, Dio scelse allora Bruno, uomo di
eminente santità, per restituire alla vita contemplativa lo splendore della
primitiva purezza.

Bruno istitui dunque l'Ordine dei Certosini, e dopo averlo profondamente
imbevuto del suo spirito gli lasciò regole adatte. monaci, esenti da ogni
obbligo di ministero e di attività esteriore, potevano cosi percorrere
rapidamente la via della santità interiore e applicarsi con perseveranza e
coraggio agli esercizi rigorosi di una vita austera.

Da nove secoli i Certosini hanno saputo conservare fedelmente lo spirito
del loro fondatore, senza aver bisogno, come altri Ordini, di alcuna
riforma.

6

Chi potrebbe non ammirare questi monaci che si sono completamente separati
per tutta la vita dalla società degli uomini, nello scopo di provvedere
alla salvezza eterna dei fratelli mediante un apostolato silenzioso e
nascosto?

Essi vivono ciascuno nella propria cella e osservano cosi strettamente la
solitudine che non se ne allontanano mai per nessun motivo. A ore
determinate, di giorno e di notte, si radunano in chiesa, non per
salmodiare come si fa in altri Ordini, ma per cantare la liturgia con voce
viva e piena. Essi celebrano integralmente l'ufficio divino senza il
soccorso di alcun strumento e secondo le antichissime melodie gregoriane
dei loro codici. Come potrebbe il Dio delle misericordie non esaudire i
voti di questi monaci che lo supplicano per la Chiesa e per la conversione
dell'umanità?

All'origine della vita certosina, il nostro predecessore, Urbano II,
tributò stima e benevolenza a san Bruno, suo antico maestro nelle scuole di
Reims. Eletto papa, volle al fianco come consigliere quell'uomo di cui
conosceva la scienza eminente e l'alta pietà.

In seguito, l'Ordine dei Certosini ha sempre goduto il favore della Sede
apostolica per la semplicità e la santa rusticità della sua vita. Non
minore è l'affetto che noi nutriamo per quest'Ordine, con il desiderio che
prosperi e si propaghi sempre più questa istituzione veramente salutare.



7



Se in epoche passate si avverti il bisogno di anacoreti nella Chiesa di
Dio, ciò si verifica soprattutto oggi. Nel nostro tempo, infatti, vediamo
tanti cristiani trascurare totalmente la considerazione delle realtà
celesti, deporre perfino ogni pensiero della salvezza eterna, correre
sfrenatamente dietro i beni della terra e i piaceri del corpo, vivendo in
privato e in pubblico come pagani, in opposizione al vangelo.

Alcuni pensano che certe virtù, a torto dette "passive", siano ormai cadute
in disuso e si debba sostituire all'antica disciplina monastica l'esercizio
più comodo e meno faticoso delle virtù attive. Questa opinione però fu
respinta e condannata dal nostro predecessore, Leone XIII, ed è ovvio
quanto essa sia pregiudizievole e ingiuriosa alla teoria e alla pratica
della perfezione cristiana.

8

Coloro che si dedicano assiduamente alla preghiera e alla penitenza
contribuiscono molto più al bene e alla salvezza del genere umano che non
gli operai che coltivano il campo del Signore.

Se i primi non attirassero dal cielo l'abbondanza delle grazie divine per
irrigare il terreno, gli operai apostolici trarrebbero dalle loro fatiche
frutti ben più magri.

Non c'è bisogno di dire quanto la nostra speranza si riprometta dai monaci
Certosini. Noi aspettiamo che essi osservino le Costituzioni loro proprie
non solo con fedeltà, ma con slancio. generoso, perché i loro animi siano
formati alla santità più alta. Allora davvero diventeranno intercessori
efficaci presso la misericordia del Signore, a vantaggio del popolo
cristiano.

9

Dal vangelo secondo Luca.

12,35‑40

Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le
lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna
dalle nozze".


Dalle Istruzioni di san Colombano. Instructio XII. PL 80,252‑253.


Vegliate e pregate in ogni momento. perché abbiate la forza di sfuggire a
tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo.1.(
Lc 21,36 )

Fratelli, se ascoltiamo e crediamo questo, il nostro atteggiamento di
vigilanza dimostrerà la nostra fede. La parola del Signore possa destare i
nostri sensi, scuotere il torpore di morte in cui ci crogioliamo, perché
possiamo essere sempre preparati, sgombri da ogni preoccupazione temporale.
Così aspetteremo l'avvento dell'ultimo giorno che ci porterà pena o gloria.

Il Signore ci insegna a vegliare e a pregare senza interruzione. Questo suo
monito affini dunque la nostra anima, per non essere discepoli infedeli o
ascoltatori senza orecchi.

Dio è amore e bontà. Senza stancarci invochiamo con tutto il cuore la sua
misericordia ineffabile, preghiamolo di ispirarci il suo amore per mezzo di
Gesù, suo Figlio: supplichiamolo di unirci a lui per l'eternità, come se
gli fossimo inseparabilmente saldati.

Chiediamo al Signore di elevare i nostri sensi sopra le cose terrene, di
fissarli sulle realtà celesti, fintanto che siamo in questo corpo mortale.
Aspettiamo così senza rimpianti la sua venuta, per corrergli incontro
quando verrà, con la gioia e la piena fiducia dell'amore che gli sono care.

10

Quanto sono beati, quanto felici quei servi che il Signore al suo ritorno
troverà ancora svegli.

Veglia veramente beata quella in cui si è in attesa di Dio, creatore
dell'universo, che tutto riempie e tutto trascende! Volesse il cielo che il
Signore si degnasse di scuotere anche me, meschino suo servo, dal sonno
della mia mediocrità e accendermi talmente della sua carità divina da farmi
divampare del suo amore fin sopra le stelle! Potessi allora ardere dal
desiderio di amarlo sempre più, né mai più in me questo fuoco si
estinguesse!

Iddio mi doni di corrispondere alla sua grazia, affinché la mia lucerna
risplenda continuamente di notte nel tempio del mio Signore, per illuminare
tutti quelli che entrano nella casa del mio Dio.

Dio Padre, ti prego nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, donami quella
carità che non viene mai meno, perché la mia lucerna si mantenga sempre
accesa, ne mai si estingua; arda per me, brilli per gli altri.

Degnati, o Cristo, dolcissimo nostro Salvatore, di accendere le nostre
lucerne: brillino continuamente nel tuo tempio e siano alimentate sempre da
te che sei la luce eterna. Siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro
spirito e fuggano da noi le tenebre del mondo.

Dona dunque, Signore Gesù, la tua luce alla mia lucerna, perché al suo
splendore mi si apra il santuario celeste, il santo dei santi, che sotto le
sue volte maestose accoglie te, sacerdote eterno del sacrificio perenne.

Fa' che io guardi, contempli e desideri te solo; solo te ami e solo te
attenda nel più ardente desiderio.

Nella visione dell'amore il mio desiderio si spenga in te e al tuo cospetto
la mia lucerna continuamente brilli e arda.


12

Degnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perché,
conoscendoti, amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo senza
posa e meditiamo giorno e notte le tue parole. Dégnati di infonderci una
carità degna di te che sei Dio, perché il tuo amore pervada tutto il nostro
essere interiore e ci faccia completamente tuoi.

In questo modo non saremo capaci di amare altra cosa all'infuori di te, che
sei eterno; e la nostra carità non potrà essere estinta dalle molte acque
di questo cielo, di questa terra e di questo mare. Sta infatti scritto: Le
grandi acque non possono spegnere l'amore. 2.( Ct 8.7 )

Possa questo avverarsi per tua grazia anche in noi, o Signore Gesù Cristo,
a cui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

* * *

Preghiera dei fedeliFratelli carissimi, supplichiamo Dio Padre onnipotente perché ci conceda aiuto e protezione per intercessione di San Bruno nostro celeste Patrono. Preghiamo insieme e diciamo:
Ascoltaci, o Signore, per le preghiere di San Bruno.

Perché San Bruno ci ottenga la grazia di imitare le sue virtù, particolarmente la sua bontà, la sua obbedienza al Papa, e soprattutto il suo amore a Dio nel silenzio della contemplazione, preghiamo:Ascoltaci, o Signore, per le preghiere di San Bruno.
Perché‚ San Bruno faccia nascere in molte anime l'attrattiva e il desiderio di consacrarsi a Dio, in una vita tutta dedita alla contemplazione dei misteri divini, preghiamo:Ascoltaci, o Signore, per le preghiere di San Bruno.

Perché‚ nella realtà sociale, spesso lacerata da incertezze e da mancanza di valori spirituali, la vita contemplativa, ritmata dalla preghiera, sostenga ogni sforzo degli uomini di buona volontà e sia segno di speranza e di fiducia, preghiamo:
Ascoltaci, o Signore, per le preghiere di San Bruno.

Perché‚ anche noi prendiamo coscienza di essere popolo di Dio in cammino verso la salvezza attraverso il deserto della vita, e sostenuti dal pane della Parola e dell’Eucaristia viviamo l’esperienza della comunione e della solidarietà, preghiamo:
Ascoltaci, o Signore, per le preghiere di San Bruno.

O Signore, per la preghiera incessante che San Bruno eleva per noi al tuo cospetto in aiuto e protezione nostra, concedi a noi tutti la fermezza della fede, la costanza nel bene e la bontà nella vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.