lunedì 1 ottobre 2012

L’error 404 del genere umano


Con gioia riporto dal blog di di Costanza Miriano.
Lo confesso, scribacchio questo post mentre il mio consorte vede un giallo seguendo il quale mi sono persa al tredicesimo minuto (non ho capito neppure chi sia morto, non parliamo del perché), e mentre scrivo continuo a sorvegliare con la coda dell’occhio, giusto per vedere se qualcuno di straforo si bacia. Per la cronaca, il film si chiama State of Play, e a circa un’ora dall’inizio di bacio manco l’ombra.
Ovviamente mio marito sbuffa e si agita nei momenti in cui lui e lei “parlano della loro relazione” (per mio marito l’esortazione “parliamo della nostra relazione” è quanto di più vicino all’incubo possa immaginare, e se oso proferirla lui esce dalla stanza, o comincia istantaneamente a russare), mentre io lo troverei l’unico motivo meritevole di un’interruzione della ricopertura di libri scolastici che allieta le mie serate.
Questa non è che l’ennesima riprova della differenza tra maschile e femminile, e su questo punto sono sicurissima di quello che dico, non credo proprio che ci siano eccezioni, tipo mariti bravissimi a rifinire asole a mano o mogli amanti del cric.
Siamo diversi e stare insieme a volte è una delizia, a volte una fatica. Si può ingaggiare una battaglia estenuante, fine, sottile, tattica o aperta. Oppure si può decidere di arrendersi a questa differenza, di abbracciarla, di farsi scartavetrare dalle scabrosità dell’altro, che in realtà è la nostra (ci urta solo il male che in noi trova risonanza). La resa della donna è la sottomissione, la resa dell’uomo è abbandonare il suo egoismo, e cominciare a morire per lei.
In questi giorni, dopo l’uscita del libro, mi è capitato abbastanza spesso di rispondere a qualche domanda, e di avere chiaro che gli interlocutori, a volte, oltre a considerarmi una povera minus habens, non capissero molto di quello che stavo cercando di dire, il che per una sedicente giornalista aspirante scrittrice non è un gran risultato. Il fatto è che chi non capisce il battesimo non può capire neppure quello che dice san Paolo, e io non me la prendo se qualcuno mi dà della squinternata. Il battesimo è la certezza che nell’uomo ci sia qualcosa che non va, un baco nel suo software di funzionamento, una briciolina che lo fa inceppare. È la certezza che facendo morire la parte umana e provando a far crescere Dio in noi cominciamo a funzionare a pieno regime, a essere felici. Alla fine anche a portare frutto, ma prima di tutto a essere felici.
Se si vive con questo obiettivo – far morire la parte di noi a cui siamo più affezionati – non solo non si cerca più di sfuggire le occasioni di morte, come può essere anche amare uno o una tanto diversa da noi, ma si comincia anzi ad accogliere con gioia queste occasioni. Va be’, “con gioia” non esageriamo, diciamo almeno con mansuetudine.
Capisco molto bene, dunque, che chi non ha capito qual è il profondo segreto del battesimo si difenda dalla prospettiva delle piccole morti quotidiane, e consideri noi cristiani dei cretini, parola quest’ultima che peraltro secondo alcuni deriva dalla prima.
Solo se so che è per essere felice, per portare frutto posso non arrabbiarmi degli intoppi, dei contrattempi, della fatica, delle incomprensioni e di tutto quello che mi scomoda, perché è diverso da me, e quindi va bene perché io sono profondamente, intrinsecamente “bacata”.

p.s. Comunque alla fine lei era incinta. Il giallo no, ma questo l’ho capito.