martedì 2 ottobre 2012

Una verità così grande da sembrare impossibile



Gli angeli hanno cura della nostra salvezza 
e la procurano con diligenza,
ma senza ansia, apprensione e fretta;
la cura e la diligenza sono espressione della loro carità,
mentre l'ansia, l'apprensione e la fretta
sarebbero contrarie al loro stato di beatitudine;
poichè la cura e la diligenza possono essere compagne della serenità 
e della pace dello spirito;
non così l'ansia, la preoccupazione, e ancor di meno,
l'angustia precipitosa.

San Francesco di Sales, Filotea, III, X.



La memoria dei SS. Angeli Custodi viene celebrata il 2 ottobre sin dal 1670, data fissata da papa Clemente X. Il culto degli angeli è un’antica tradizione chela Chiesaha ereditato dall’ebraismo.
Gli angeli, infatti, sono una presenza costante e fondamentale nella “storia della salvezza”: è proprio attraverso di loro che spesso JHWH opera e invia messaggi al popolo d’Israele; così avviene nel sogno di Giacobbe, relativo alla scala dalla quale salivano e scendono gli angeli, e quando, lo stesso Giacobbe, lottò contro un angelo, rimanendo ferito all’anca; è sempre un angelo a fermare la mano di Abramo che stava per sacrificare il figlio.
Nel libro dell’Esodo, invece, si racconta che, nell’attraversare il Mar Rosso un angelo proteggeva gli israeliti dagli egiziani, lo stesso angelo li guiderà poi nel deserto. Si ricorda anche gli angeli inviati dal Signore per salvare Anania, Azaria e Misaele, rinchiusi in una fornace ardente dal re Nabucodonosor.
La stessa venuta del Salvatore viene annunciata al popolo d’Israele tramite un angelo, che la tradizione associa all’Arcangelo Gabriele. Questi ultimi sono solo alcuni esempi della vivissima presenza degli angeli nel Pentateuco. Altrettanti se ne riscontrano nel Nuovo Testamento, ma anche nella vita di moltissimi santi e beati.
Gli ebrei, da sempre molto attenti alla “parola di Yahvè”, attraverso un meticoloso studio della Torah, come solo i rabbini sanno fare, sono riusciti ad estrapolare ben 72 nomi di Angeli (vedi http://www.angelologia.it/esodo.htm), chela Chiesa Cattolica non ha mai riconosciuto - all’infuori dei tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele - in quanto non citati esplicitamente nella Bibbia.
C’è stato un tempo, tuttavia, in cuila Chiesavenerava i cosiddetti “7 angeli planetari”, chiamati anche “i 7 Reggitori del mondo”, “le 7 Luci Ardenti”, “i 7 Occhi del Signore” e “i 7 Troni”, i loro nomi comparivano addirittura nei messali in uso all’epoca per il “Vespro dei sette”.
Questi angeli, considerati arcangeli, si suddividevano in maggiori (Mikael, Gabriel, Raphael), a capo delle gerarchie creative, e in minori (Uriel, Scaltiel, Jehudiel, Barchiel), chiamati anche i “Reggenti della Terra”, coloro che  governavano i quattro elementi (Fuoco, Aria, Acqua, Terra).
Tale tradizione, mantenuta per alcuni secoli, ebbe origine dalla rivelazione fatta dall’Arcangelo Raffaele a Tobia, il quale si presentò al profeta come “uno dei Sette Angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”.
Verso la seconda metà del XVII secolo, dopo numerose dispute, i nomi vennero cancellati dai messali, con la motivazione che l’Arcangelo Raffaele non rivelò nessun’altro nome all’infuori del suo. Nonostante ciò, l’esistenza degli angeli è considerata un dogma di fede dalla Chiesa Cattolica, manifestato esplicitamente nel simbolo niceno-Costantinopolitano, “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili”.
Della creazione degli angeli, poi, se ne parla sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Nel corso della storia gli angeli sono stati oggetto di numerose considerazioni teologiche da parte di Padri e Dottori della Chiesa, teologi ed esegeti, tra i quali si ricorda Ilario di Poitiers, Girolamo, Agostino, Cassiano, Bonaventura, Bernardo Abate, Cirillo di Gerusalemme e Tommaso d’Aquino.
Nel catechismo di San Pio X l’argomento viene affrontato con particolare attenzione ed una chiarezza espositiva unica. Gli angeli, in sostanza, sono esseri immortali e spirituali, con una intelligenza ed una volontà superiore alla nostra; essi vivono in uno stato di perenne beatitudine, il cui scopo principale è l’adorazione di “Dio attorno al suo trono”, dal quale vengono illuminati.
Essi sono chiamati anche “principi della Corte celeste” e “ambasciatori della volontà di Dio” ed operano invisibilmente  presso gli uomini. Lo pseudo Dionigi, detto l’Areopagita, nel De celesti hierarchia afferma che gli angeli sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori, i quali, a loro volta, si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni distintivi.
In questa suddivisione figurano anche gli Angeli Custodi (che si dice siano comandati dall’Arcangelo Raffaele), citati esplicitamente nel Salmo 90, i quali hanno il compito di guidare e proteggere la persona affidatagli. Ogni cristiano, infatti, ha il suo angelo custode, che veglierà presso di lui nel corso di tutta la vita terrena, dalla nascita alla morte.
L’angelo custode ha anche il compito di offrire a Dio le nostre preghiere, sostenerci e difenderci dagli attacchi del demonio, che tenta in qualsiasi modo di farci del male e “sporcare” la nostra anima per impedirci di giungere alla vita eterna. Egli, fondamentalmente, svolge un’attività salvifica per la nostra anima.
Ecco il motivo per cui molti papi (su tutti va ricordato Giovanni XXIII) rivelarono la loro profonda devozione per l’angelo custode, suggerendo, come ha anche detto Benedetto XVI, di esprimere la propria riconoscenza per il servizio che svolge su ognuno di noi e di invocarlo tutti i giorni, con l’“Angelus Dei”, preghiera chela Chiesa, nella sua profonda saggezza, ha formulato appositamente, chiedendo di illuminare il nostro cammino, per saper discernere la volontà di Dio nei fatti della vita e combattere le insidie del demonio. (P. Barbini)

* * *
 La festa degli Angeli Custodi che si celebra il 29 settembre, ricorda una delle verità cristiane più belle e sconcertanti. Sapere che Dio ha affidato a ciascun essere umano un Angelo con il compito “personalizzato” di custodirlo, di proteggerlo, di guidarlo, essere cioè il suo migliore amico, il suo difensore, riempie il cuore di stupore e di gioia.
E’ una verità tanto affascinante da insinuare anche nella mente di un credente il dubbio che si tratti di una fantasia o una pia illusione. Nella mia lunga professione di giornalista, quando avvicinavo celebri teologi, non resistevo dal chiedere loro informazioni dettagliate su questo argomento. Poi scrivevo ampi articoli e poiché ero inviato speciale di un settimanale tra i più letti in Italia, ogni volta arrivava in redazione una grande quantità di lettere, a dimostrazione che l’argomento affascinava. Molti ringraziavano ma molti criticavano pesantemente proprio perché ritenevano che una cosa del genere fosse solo fantasia.
Negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, molti teologi cattolici avevano smarrito la ragioni profonde delle verità sugli Angeli. Consideravano la tradizionale dottrina sull’argomento “anticaglia”, “vecchiume” “roba da medioevo”, eccetto monsignor Giuseppe Del Ton, uno dei maggiori latinisti viventi, per lunghi anni segretario delle Lettere Latine di Giovanni XXIII e Paolo VI. Fedele all’insegnamento della Sacra Scrittura, dei Santi Padri e della tradizione cristiana, mons. Del Ton stava scrivendo un libro dal titolo “Verità sugli Angeli e Arcangeli”, dove sintetizzò con passione e chiarezza, anni di ricerche e di riflessioni. Incontrai più volte monsignor Del Ton in Vaticano, nel suo appartamento che affacciava direttamente sulla cupola di San Pietro.
Recentemente ho potuto parlare degli Angeli con un teologo appartenente all’ultima e giovane generazione dei grandi teologi, un ricercatore moderno aperto e vicino alla sensibilità e ai problemi del nostro tempo. Si chiama padre Zdzisław Kijas, francescano conventuale polacco, preside della “Pontificia Facoltà San Bonaventura-Seraphicum”, che ha concesso a ZENIT una lunga intervista sugli Angeli Custodi.


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Padre Kijas, l’esistenza degli Angeli è una pia tradizione o una verità di fede?
Padre Kijas: Come dice il “Catechismo della Chiesa Cattolica”, l'esistenza degli Angeli è una verità di fede. Non è un dogma proclamato dalla Chiesa, ma una verità che risale alla Rivelazione biblica. Il paragrafo 328 è esplicito: “L'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente Angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l'unanimità della Tradizione”.
La professione di fede del Concilio Lateranense IV afferma, inoltre, che Dio “fin dal principio del tempo, creò dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale, cioè gli Angeli e il mondo terrestre; e poi l'uomo, quasi partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo”.
Nel “Compendio” voluto da Benedetto XVI del “Catechismo della Chiesa Cattolica”, si legge: “Gli Angeli sono creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri personali dotati di intelligenza e di volontà. Essi, con­templando incessantemente Dio a faccia a faccia, Lo glorificano, Lo ser­vono e sono i suoi messaggeri nel compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini”.
Padre Kijas: E’ una definizione meravigliosa e perfetta, che sintetizza tutte le caratteristiche di questi individui. Sono “creature puramente spirituali”, quindi più perfette degli esseri umani, ma meno complete. L’uomo, infatti, compendia in se stesso nella dimensione spirituale e materiale, che gli Angeli non hanno. L’uomo quindi porta in se stesso il cielo e la terra.
Gli Angeli, come gli esseri umani, sono creati ad immagine e somiglianza di Dio e sono dotati, come l’uomo, di intelligenza e di libertà. Si tratta di doni che non si sono dati da loro stessi ma li hanno ricevuti dal creatore. Ciò significa che non sono vicini soltanto alla natura umana ma anche a quella divina.
Come esseri spirituali, però, godono di un’intelligenza e libertà molto più grandi di quella degli uomini. La natura umana è meno perfetta perché limitata dal corpo e dalla dimensione spazio-temporale.Anche la conoscenza e la perfezione dell’uomo sono limitate da queste condizioni. L’esistenza terrena dell’uomo, quindi, è in evoluzione verso la piena libertà (per mezzo dell’ascesi) ed anche verso una piena conoscenza (per mezzo di studi, approfondimenti, ecc.). 
Ciò significa che, non avendo la conoscenza piena, l’uomo può sbagliare e correggersi, chiedendo il perdono e riprendendo la strada giusta. Gli Angeli, invece, essendo puri spiriti, hanno una piena e perfetta conoscenza e non possono, perciò, scusarsi di aver sbagliato, perché non possono dire di non sapere. La loro conoscenza non è, però, illimitata come quella di Dio, ma è molto più perfetta della nostra. Essa non è di tipo sensoriale, cioè non passa, come per noi, attraverso i sensi fisici che sono passibili di errore e limitano. È una conoscenza tutta spirituale, che va molto “più lontano”.
Cosa dice ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica sugli Angeli?
Padre Kijas: Dice che sono “esseri personali, che con­templano incessantemente Dio a faccia a faccia…Lo glorificano, Lo ser­vono e sono i suoi messaggeri nel compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini”. Sono messaggeri di Dio. Come insegna la Bibbia, attraverso gli Angeli Dio comunica con gli uomini. Per esempio: l’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita del Figlio di Dio; Raffaele si fa compagno del viaggio di Tobia e gli insegna come guarire suo padre; Michele difende il nome di Dio, ecc. Se gli Angeli, come messaggeri di Dio, comunicano con gli esseri umani, a loro volta gli esseri umani possono comunicare con gli Angeli, che diventano così “portavoce” degli uomini verso Dio.

Padre Kijas, che tipo di comunicazione “concreta”  possiamo avere con gli Angeli?
Padre Kijas: Una comunicazione di tipo spirituale, attraverso la preghiera, il dialogo, la liturgia. Una persona non può costringere gli Angeli a fare quello che lei vuole, può solo supplicarli, pregarli. E ciò che gli Angeli vogliono per noi, non è solo un loro desiderio personale, ma essi attuano il volere amoroso di Dio. La Chiesa, a nome del “popolo di Dio”,  ricorre spesso nella liturgia all’aiuto degli Angeli per  far giungere le sue suppliche a Dio. Nella Messa, quando si arriva al “Sanctus”, la Chiesa si unisce al coro degli Angeli per  proclamare Dio tre volte santo. Nella liturgia per i defunti, chiede agli Angeli di “accompagnare in paradiso” l’anima della persona che ha lasciato questa terra. E così in tantissime altre preghiere liturgiche.
Nelle biografie dei santi e nella devozione popolare si sente spesso parlare dell’Angelo Custode. Qual è la verità teologica su questo argomento?
Padre Kijas: L’esistenza dell’Angelo Custode è una verità di fede. Il Catechismo della Chiesa Cattolica esprime questa verità con tre bellissime affermazioni che si trovano al paragrafo  336:  “Dall’infanzia fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla protezione e dalla intercessione degli Angeli”. “Ogni fedele ha al proprio fianco un Angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita”. “Fin da quaggiù, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunità degli Angeli e degli uomini, uniti in Dio.
Qual è il compito specifico dell’Angelo Custode?
Padre Kijas: Prendersi cura “in tutto e per tutto della creatura che gli è stata affidata”. Farà il possibile, quindi, per tenerci lontano dai guai e aiutarci alla piena realizzazione di  noi stessi secondo il volere di Dio. La Chiesa crede negli Angeli Custodi e li venera con una festa particolare il 2 di ottobre. Nelle sue preghiere, chiede al Signore che essi difendano l’uomo dal peccato, dall’attacco del maligno, che si prendano cura di ogni uomo, che custodiscano il suo cuore e lo rendano libero per il servizio di Dio. La Chiesa chiede a Dio che gli Angeli Custodi allontanino il pericolo della guerra, custodiscano la pace nei Paesi e nelle famiglie, in modo che  tutti possano vivere nella gioia e nella salute.
Come fa l’Angelo Custode a comunicare con noi?
Padre Kijas: Come abbiamo detto, la conoscenza dell’Angelo non è illimitata ma è molto più perfetta della nostra. Per questo, l’Angelo Custode può avvisarci dei pericoli che ci minacciano, che noi non conosciamo, perché con i nostri sensi non siamo in grado di percepire il futuro.  E può fare questo con suggerimenti, ispirazioni, intuizioni, attraverso eventi, persone, situazioni. Per captare i segnali dell’Angelo dobbiamo  avere attenzione, sensibilità, cuore puro, occhi  interiori vigilanti. L’Angelo Custode può influire sul nostro intelletto in modo “immediato” ma non sulla nostra volontà. L’agire degli Angeli sulla nostra volontà è “mediato” e si realizza attraverso il nostro intelletto. L’uomo non perde mai la propria libertà. L’Angelo non ci costringe ad agire, ma ci “suggerisce” solamente di fare certe cose.
Stando così le cose, l’Angelo Custode dovrebbe essere il nostro più sicuro, fedele, appassionato amico. E’ così?
Padre Kijas: Direi che è proprio così. Avendo ricevuto da Dio l’incarico di custodirci, realizza pienamente se stesso  proprio esercitando alla perfezione questo compito. Noi dobbiamo permettergli di farlo. C’è una bellissima antica preghiera che dovremmo ripetere più volte al giorno: “Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen”.
E’  vero che l’Angelo Custode farà di tutto per guidare verso la Verità anche il non credente?
Padre Kijas: Dio è padre di tutti gli uomini, anche di quelli che non credono. Anzi, si preoccupa più di questi che non di quelli che credono, come ci ha insegnato Gesù con la parabola della pecorella smarrita. Il “Buon Pastore” (che è Dio)  lascia le novantanove pecorelle nell’ovile e va in cerca di quella che si è persa. Quindi, Dio ha assegnato l’Angelo Custode a tutti gli esseri umani e semmai chiederà più impegno agli Angeli Custodi di chi non crede, proprio perché desidera che essi salvino le pecorelle smarrite.
Possiamo parlare apertamente con l’Angelo Custode oppure bisogna seguire delle regole, dei riti?
Padre Kijas: Nessun rito, nessuna regola, nessuna formula prestabilita. L’Angelo Custode è sempre accanto a noi, sempre attento, desideroso di ascoltare le nostre richieste e pronto a fare di tutto per aiutarci.
Per comunicare con le persone lontane, noi usiamo il telefono. I santi ricorrevano all’Angelo Custode e dicevano che era un mezzo sicuro. Esageravano?
Padre Kijas: L’Angelo Custode come legame d’Amore, comunica il nostro amore anche agli altri. Possiamo chiedergli di proteggere quelli che ci sono cari. Egli è un”ponte invisibile” nei legami d’amicizia ed ha cura delle persone che gli affidiamo.
Siccome è inviato (Angelo, significa inviato) da Dio come Amore puro, non vuole mai chiudere la persona nell’amore di sé, ma aprirla agli altri e imparare ad amarli, in Dio, come sé stesso. Potremmo dire che anche gli Angeli hanno dei legami tra loro, relazioni di Amore fraterno e sono tutti impegnati, insieme, per il nostro bene, anche, quindi, nel creare tra noi i legami che più ci fanno del bene.
A studiarla sui libri,  questa verità sembra fantastica, da sogno, troppo bella per essere vera. E molti finiscono per ritenerla fantasiosa.
Padre Kijas: E’ una verità straordinaria. Dimostra che il mondo non è vuoto, freddo, buio, oscuro come qualche ideologia vorrebbe farci credere. Il nostro Dio non è solitario e nemmeno estraneo, non si tiene lontano dalla Sua creatura. E’ vicino a noi con il suo amore infinito di Padre e ci mette accanto anche tanti amici potenti. Autentiche “guardie del corpo” contro i nostri nemici spirituali. (R. Allegri)