venerdì 18 settembre 2015

CL sull’emergenza gender.

Adinolfi a Don Carron: 'Sfido gli amici di Cl sull’emergenza gender: le mie domande'

Adinolfi a Don Carron: "Sfido gli amici di Cl sull’emergenza gender: le mie domande" 

di Marco Guerra

“Amici ‘dialoganti’ di CL come vi ponete davanti alla sfida del gender e della tutela dei più piccoli?”. È una delle tante domande che, dalle pagine diIntelligoNewsMario Adinolfi pone ai militanti di Comunione e Liberazione e al presidente del movimento, don Julian Carron, il quale, in un’intervista Corriere, ha parlato delle unioni omossessuali come un “dato evidente” rispetto al quale bisogna chiedersi “quale tipo di riconoscimento dare”. Prima di qualsiasi confronto, sostiene Adinolfi, “bisogna delineare con nettezza la propria identità”.

Adinolfi come commenta le parole di don Julian Carron sul riconoscimento delle unioni gay?

“Sulla Croce di domani pubblicheremo ampi stralci del libro di Carron che io trovo interessanti dal punto di vista della riflessione comune; insomma il dibattito nel mondo cattolico, e non solo cattolico, non va banalizzato. Carron pone un punto di vista distante del mio, ovvero io credo che, mai come in questo momento, bisogna andare verso un dialogo però delineando con nettezza la propria posizione e i contorni della propria identità. Il rischio è che ci sia un generico richiamo a parole come bellezza, dialogo, incontro, che sono parole importanti, ma io chiedo partendo da quale identità? Chi siamo noi che ci proponiamo a questo dialogo? E soprattutto chiedo a Carron e al mondo di Cl, è identificabile un nucleo di verità su cui non siamo disposti a scendere a compromessi? Ad esempio partendo da quella verità otologica - che è dentro ognuno di noi - che siamo nati da uomo e da una donna, che un bambino ha bisogno di una mamma e di un papa, che ne ha diritto e che la bellezza – usando proprio i canoni di Carron – sta proprio in questa unione misteriosa insondabile, eppure profondamente veritiera, che è quella che l’incontro tra uomo donna in qualche modo, attraverso l’unione e l’amore, arriva a generare vita. Se tutto questo “è” e se invece il mondo ci propone qualcosa che “non è” - ovvero l’ideologia del gender, i figli di due maschi… - noi dobbiamo costruire un punto di compromesso con questo mondo? Questa è la domanda che faccio Carron. Chi deturpa la bellezza e colui che deturpa la verità. Partendo da questa riflessione la domanda, che ribadisco di nuovo, è molto netta: esiste un nucleo di verità rispetto alla quale non siamo disposti a scendere compromessi e a mascherare il compromesso con la parola dialogo?”

Tanti militanti di Comunione e Liberazione presero parte al Family day del 20 giugno scorso, a Roma. Significa che il le sensibilità all’interno del movimento sono le stesse del popolo di piazza San Giovanni?

“La piazza del 20 giugno era densa di presenze di Comunione e Liberazione, ma ho notato al meeting di Rimini una sorta di messa a latere di chi nel movimento ha una sensibilità che, per semplificare le cose, chiamerò più vicina alla mia rispetto ai cosiddetti “dialoganti”. Cl vive di una dinamica e una dialettica che non devono essere tarpate. Io allora pongo la sfida agli amici di Cl davanti l’emergenza gender, che in queste ore assume proporzioni colossali, con un ministro che minaccia denunce e con Repubblica che intervista genitori omosessuali che sostengono non è la famiglia che deve occuparsi di questi argomenti ma la scuola. La pensate così? Pensate che la famiglia debba delegare alla scuola l’educazione dei figli? O ritenete che si debba vigilare verso la suprema bellezza dei più piccoli, dei più deboli. E noi pensiamo che si debba vigilare, ci siamo già beccati la minaccia di un potente che ci ha detto vi denunceremo, useremo gli strumenti legislativi adeguati, ci ha voluto intimidire. Davanti al potere che intimidisce, rapportato con famiglie che vigilano, Carron con chi sta? Con il potere o con le famiglie? Questa è una domanda che merita risposta. Al di là delle dimensione puramente intellettuale della riflessione di Carron che trovo molto stimolante e che pubblicherò in ampio stralcio sulla Croce di domani. Però poi – proprio come ci ha insegnato Comunione e Liberazione – noi non siamo del mondo ma nel mondo, e quindi le risposte rispetto a ciò che avviene nel mondo dobbiamo fornirle”.

Anche il Papa è tornato sulle colonizzazioni ideologiche, eppure la stampa da eco solo agli appelli per i migranti. Francesco continua a essere strumentalizzato?

“La Croce sei giorni fa ha fatto un’apertura, il titolo era “Come Dio la vuole”, erano parole testuali del Papa in una catechesi meravigliosa in cui ha indicato nella famiglia uomo, donna, figli il modello ideale. Francesco ha denunciato ancora una volta le colonizzazioni ideologiche e l’ideologia gender. Era l’apertura del nostro giornale, purtroppo solo del nostro, sugli altri quotidiani quelle parole non erano neanche citate. Gli altri giornali hanno dato spazio solo alle riflessioni di natura sociale e sul lavoro pronunciate nella stessa catechesi. È chiaro che esiste una regia che alza le leve del volume quando il Papa parla di problemi sociali; una regia che dice ora, su questo tema, il Papa va strumentalizzato. Noi agiamo come soggetti di resistenza, andiamo nelle città, io continuo ad avere ogni giorno iniziative, domani sarò nel piacentino, domenica a Ferrara; tutti i giorni per parlare con centinaia di famiglie che chiedono le stesse cose: difendiamo i nostri figli! Quindi non si può dire che l’ideologia gender ce la siamo inventata noi visto che anche il Papa e il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, con chiarezza cristallina hanno espresso questa preoccupazione. Insomma non siamo gente che vede gli asini che volano”.

Prima l’incontro mondiale delle famiglie il 26 settembre a Philadelphia poi, ad ottobre, il sinodo sulla famiglia. Due appuntamenti importantissimi per la Chiesa e il mondo cattolico?

“C’è un dialogo e dialettica intra-ecclesiale che io non sottovaluto, ci sarà occasione per chiarirci le idee, e il contributo di Carron va nella direzione di costruire ragioni importanti su cui confrontarsi. Noi, tutti i giorni sulla Croce elaboriamo un pensiero piuttosto organico su una visione antropologica, di chi afferma che le persone non sono cose, i figli non si pagano, gli uteri non si affittano, non si approvano norme contro la famiglia. Allora queste visioni si confronteranno, hanno una radice comune, poi qualche volta ci sono distinzioni sul metodo, ma bisogna restare uniti e non collaborare con chi vuole rappresentare una cattolicità divisa, frantumata e con bande ostili, perché non è così malgrado ci sia un interesse a rappresentare il mondo cattolico in questo modo. Ci sono differenze, come ci sono sempre state nella storia plurimillenaria del mondo cattolico, poi queste differenze si compongono nelle sedi adeguate come il sinodo della famiglia e poi avremo, subito dopo, il grande anno santo della misericordia voluto da Papa Francesco”.
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