domenica 20 settembre 2015

Discorso di Papa Francesco al suo arrivo a Cuba.

Riferimento ai detenuti politici e agli esuli nel primi discorso di saluto di papa Francesco all'Avana, dove è giunto ieri sera. «Risveglierà nei cubani il meglio della loro cultura e della loro storia», dice a La Nuova BQ padre Robert Sirico, che a proposito delle opzioni "economiche" del Papa, osserva: «Esattamente come Gesù il Papa deve rischiare di offendere gli adepti di questa o di quella visione del mondo in nome della verità».
- Le Damas de blanco che il Papa non potrà vedere
di Marco Respinti

*

Discorso di Papa Francesco al suo arrivo a Cuba. "Oggi rinnoviamo questi legami di cooperazione e amicizia perché la Chiesa continui ad accompagnare ed incoraggiare il popolo cubano nelle sue speranze e nelle sue preoccupazioni, con libertà e con i mezzi e gli spazi necessari per far giungere l’annuncio del Regno fino alle periferie esistenziali della società"

[Text: Italiano, Français, English, Español, Português] 

"Da alcuni mesi, siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo (...) Incoraggio i responsabili politici a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell’alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, di tutta l’America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero."
Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Fratelli nell’Episcopato,
Signori e Signore,
molte grazie, Signor Presidente, per la Sua accoglienza e le Sue cortesi parole di benvenuto a nome del Governo e di tutto il popolo cubano. Il mio saluto va anche alle Autorità e ai membri del Corpo Diplomatico che hanno avuto la cortesia di rendersi presenti in questa circostanza.
Ringrazio per la loro fraterna accoglienza il Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo di La Habana, Mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez, Arcivescovo di Santiago di Cuba e Presidente della Conferenza Episcopale, gli altri Vescovi e tutto il popolo cubano.
Grazie a tutti coloro che si sono prodigati nella preparazione di questa visita pastorale. Vorrei chiederLe, Signor Presidente, di trasmettere i miei sentimenti di speciale considerazione e rispetto a Suo fratello Fidel. Vorrei inoltre che il mio saluto giungesse in modo particolare a tutte quelle persone che, per diversi motivi, non potrò incontrare e a tutti i cubani dispersi nel mondo.

In questo anno 2015 si celebra l’80° Anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche ininterrotte tra la Repubblica di Cuba e la Santa Sede. La Provvidenza mi permette di arrivare oggi in questa amata Nazione, seguendo le indelebili orme del cammino aperto dai memorabili viaggi apostolici che hanno compiuto in quest’Isola i miei due predecessori, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. So che il loro ricordo suscita gratitudine e affetto nel popolo e nelle Autorità di Cuba. Oggi rinnoviamo questi legami di cooperazione e amicizia perché la Chiesa continui ad accompagnare ed incoraggiare il popolo cubano nelle sue speranze e nelle sue preoccupazioni, con libertà e con i mezzi e gli spazi necessari per far giungere l’annuncio del Regno fino alle periferie esistenziali della società.
Questo viaggio apostolico coincide inoltre con il primo Centenario della proclamazione della Vergine della Carità del Cobre quale Patrona di Cuba, da parte di Benedetto XV. Furono i veterani della guerra d’indipendenza, mossi da sentimenti di fede e di patriottismo, che chiesero che la Vergine mambisa [cubana] fosse la patrona di Cuba come Nazione libera e sovrana. Da quel momento, Ella ha accompagnato la storia del popolo cubano, sostenendo la speranza che custodisce la dignità delle persone nelle situazioni più difficili e difendendo la promozione di tutto ciò che conferisce dignità all’essere umano. La devozione crescente verso la Vergine della Carità del Cobre è una testimonianza visibile della presenza della Vergine nell’anima del popolo cubano. In questi giorni avrò l’occasione di recarmi al Santuario del Cobre come figlio e pellegrino, a pregare nostra Madre per tutti i suoi figli cubani e per questa amata Nazione, perché percorra sentieri di giustizia, di pace, di libertà e di riconciliazione.
Geograficamente, Cuba è un arcipelago che si affaccia verso tutte le direzioni, con uno straordinario valore come “chiave” tra nord e sud, tra est e ovest. La sua vocazione naturale è quella di essere punto d’incontro perché tutti i popoli si trovino in amicizia, come sognò José Martí, «oltre le strettoie degli istmi e le barriere dei mari» (Conferenza Monetaria delle Repubbliche d’America, in Obras escogidas II, La Habana 1992, 505). Questo stesso desiderio fu di san Giovanni Paolo II con il suo ardente appello «affinché Cuba si apra con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e il mondo si apra a Cuba» (Discorso all’arrivo, 21 gennaio 1998, 5).
Da alcuni mesi, siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo, del «sistema della valorizzazione universale... sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo» (José Martí, ibid.). Incoraggio i responsabili politici a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le loro potenzialità, come prova dell’alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, di tutta l’America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero 
(Il mondo ha bisogno di armonia, in questa terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo).
Affido queste giornate all’intercessione della Vergine della Carità del Cobre, dei Beati Olallo Valdés e José López Pieteira e del venerabile Félix Varela, grande propagatore dell’amore tra i cubani e tra tutti gli esseri umani, perché accrescano i nostri legami di pace, solidarietà e rispetto reciproco.
Di nuovo, molte grazie, Signor Presidente.

Spagnolo
Señor Presidente,
Distinguidas Autoridades,
Hermanos en el Episcopado,
Señoras y señores:
Muchas gracias, Señor Presidente, por su acogida y sus atentas palabras de bienvenida en nombre del Gobierno y de todo el pueblo cubano. Mi saludo se dirige también a las autoridades y a los miembros del Cuerpo diplomático que han tenido la amabilidad de hacerse presentes en este acto.
Al Cardenal Jaime Ortega y Alamino, Arzobispo de La Habana, a Monseñor Dionisio Guillermo García Ibáñez, Arzobispo de Santiago de Cuba y Presidente de la Conferencia Episcopal, a los demás Obispos y a todo el pueblo cubano, les agradezco su fraterno recibimiento.
Gracias a todos los que se han esmerado para preparar esta visita pastoral. Quisiera pedirle a Usted, Señor Presidente, que transmita mis sentimientos de especial consideración y respeto a su hermano Fidel. A su vez, quisiera que mi saludo llegase especialmente a todas aquellas personas que, por diversos motivos, no podré encontrar y a todos los cubanos dispersos por el mundo.
Este año 2015 se celebra el 80 aniversario del establecimiento de relaciones diplomáticas entre la República de Cuba y la Santa Sede. La Providencia me permite llegar hoy a esta querida Nación, siguiendo las huellas indelebles del camino abierto por los inolvidables viajes apostólicos que realizaron a esta Isla mi dos predecesores, san Juan Pablo II y Benedicto XVI. Sé que su recuerdo suscita gratitud y cariño en el pueblo y las autoridades de Cuba. Hoy renovamos estos lazos de cooperación y amistad para que la Iglesia siga acompañando y alentando al pueblo cubano en sus esperanzas y en sus preocupaciones, con libertad y con los medios y espacios necesarios para llevar el anuncio del Reino hasta las periferias existenciales de la sociedad.
Este viaje apostólico coincide además con el I Centenario de la declaración de la Virgen de la Caridad del Cobre como Patrona de Cuba, por Benedicto XV. Fueron los veteranos de Guerra de la Independencia, movidos por sentimientos de fe y patriotismo, quienes pidieron que la Virgen mambisa fuera la patrona de Cuba como nación libre y soberana. Desde entonces, Ella ha acompañado la historia del pueblo cubano, sosteniendo la esperanza que preserva la dignidad de las personas en las situaciones más difíciles y abanderando la promoción de todo aquello que dignifica al ser humano. Su creciente devoción es testimonio visible de la presencia de la Virgen en el alma del pueblo cubano. En estos días tendré ocasión de ir al Cobre, como hijo y peregrino, para pedirle a nuestra Madre por todos sus hijos cubanos y por esta querida Nación, para que transite por los caminos de justicia, paz, libertad y reconciliación. 
Geográficamente, Cuba es un archipiélago que mira hacia todos los caminos, con un valor extraordinario como «llave» entre el norte y el sur, entre el este y el oeste. Su vocación natural es ser punto de encuentro para que todos los pueblos se reúnan en amistad, como soñó José Martí, «por sobre la lengua de los istmos y la barrera de los mares» (La Conferencia Monetaria de las Repúblicas de América, en Obras escogidas II, La Habana 1992, 505). Ese mismo fue el deseo de san Juan Pablo II con su ardiente llamamiento a «que Cuba se abra con todas sus magníficas posibilidades al mundo y que el mundo se abra a Cuba» (Discurso en la ceremonia de llegada, 21-1-1998, 5).
Desde hace varios meses, estamos siendo testigos de un acontecimiento que nos llena de esperanza: el proceso de normalización de las relaciones entre dos pueblos, tras años de distanciamiento. Es un signo de la victoria de la cultura del encuentro, del diálogo, del «sistema del acrecentamiento universal… por sobre el sistema, muerto para siempre, de dinastía y de grupos» (José Martí, ibíd.). Animo a los responsables políticos a continuar avanzando por este camino y a desarrollar todas sus potencialidades, como prueba del alto servicio que están llamados a prestar a favor de la paz y el bienestar de sus pueblos, de toda América, y como ejemplo de reconciliación para el mundo entero. 
Pongo estos días bajo la intercesión de la Virgen de la Caridad del Cobre, de los beatos Olallo Valdés y José López Piteira y del venerable Félix Varela, gran propagador del amor entre los cubanos y entre todos los hombres, para que aumenten nuestros lazos de paz, solidaridad y respeto mutuo. 
Nuevamente, muchas gracias, Señor Presidente.
Inglese
Mr President,
Distinguished Authorities,
Brother Bishops,
Ladies and Gentlemen,
I thank you, Mr President, for your greeting and your kind words of welcome in the name of the government and the entire Cuban people.  I also greet the authorities and the members of the diplomatic corps present at this ceremony.
My gratitude also goes to Cardinal Jaime Ortega y Alamino, Archbishop of Havana, the Most Reverend Dionisio Guillermo García Ibáñez, Archbishop of Santiago de Cuba and President of the Episcopal Conference, the other bishops and all the Cuban people, for their warm welcome.
I thank, too, all those who worked to prepare for this Pastoral Visit.  Mr President, I would ask you to convey my sentiments of particular respect and consideration to your brother Fidel.  I would like my greeting to embrace especially all those who, for various reasons, I will not be able to meet, and to Cubans throughout the world.
This year of 2015 marks the eightieth anniversary of the establishment of diplomatic relations between the Republic of Cuba and the Holy See.  Providence today enables me to come to this beloved nation, following the indelible path opened by the unforgettable apostolic journeys which my two predecessors, Saint John Paul II and Benedict XVI, made to this island.  I know that the memory of those visits awakens gratitude and affection in the people and leaders of Cuba.  Today we renew those bonds of cooperation and friendship, so that the Church can continue to support and encourage the Cuban people in its hopes and concerns, with the freedom, the means and the space needed to bring the proclamation of the Kingdom to the existential peripheries of society.
This Apostolic Journey also coincides with the first centenary of Pope Benedict XV’s declaration of our Lady of Charity of El Cobre as Patroness of Cuba.  It was the veterans of the War of Independence who, moved by sentiments of faith and patriotism, wanted the Virgen mambisa to be the patroness of Cuba as a free and sovereign nation.  Since that time she has accompanied the history of the Cuban people, sustaining the hope which preserves people’s dignity in the most difficult situations and championing the promotion of all that gives dignity to the human person.  The growing devotion to the Virgin is a visible testimony of her presence in the soul of the Cuban people.  In these days I will have occasion to go to El Cobre, as a son and pilgrim, to pray to our Mother for all her Cuban children and for this beloved nation, that it may travel the paths of justice, peace, liberty and reconciliation.
Geographically, Cuba is an archipelago, facing all directions, with an extraordinary value as a “key” between north and south, east and west.  Its natural vocation is to be a point of encounter for all peoples to join in friendship, as José Martí dreamed, “regardless of the languages of isthmuses and the barriers of oceans” (La Conferencia Monetaria de las Repúblicas de América, in Obras escogidas II, La Habana, 1992, 505).  Such was also the desire of Saint John Paul II, with his ardent appeal: “May Cuba, with all its magnificent potential, open itself to the world, and may the world open itself to Cuba” (Arrival Ceremony, 21 January 1998, 5).
For some months now, we have witnessed an event which fills us with hope: the process of normalizing relations between two peoples following years of estrangement.  It is a sign of the victory of the culture of encounter and dialogue, “the system of universal growth” over “the forever-dead system of groups and dynasties” (José Martí, loc. cit.).  I urge political leaders to persevere on this path and to develop all its potentialities as a proof of the high service which they are called to carry out on behalf of the peace and well-being of their peoples, of all America, and as an example of reconciliation for the entire world.
I place these days under the protection of our Lady of Charity of El Cobre, Blessed Olallo Valdés and Blessed José López Pietreira, and Venerable Félix Varela, the great promoter of love between Cubans and all peoples, so that our bonds of peace, solidarity and mutual respect may ever increase.
Once again, thank you, Mr. President.
Francese                           
Monsieur le Président,
Distinguées autorités,
Chers frères dans l’Episcopat,
Mesdames et Messieurs,
Je vous remercie vivement, Monsieur le Président, pour votre accueil et pour vos aimables paroles de bienvenue au nom du Gouvernement et de tout le peuple cubain. Mes salutations s’adressent aussi aux Autorités et aux membres du Corps diplomatique qui ont eu l’amabilité d’être présents à cette cérémonie.
Au Cardinal Jaime Ortega et Alamino, Archevêque de la Havane, à Monseigneur Dionisio Guillermo García Ibáñez, Archevêque de Santiago de Cuba et Président de la Conférence Episcopale, aux autres Evêques et à tout le peuple cubain, j’exprime ma gratitude pour leur accueil fraternel.
Merci à tous ceux qui se sont dépensés afin de préparer cette visite pastorale. Je voudrais vous demander, Monsieur le Président, de transmettre mes sentiments de considération spéciale et de respect à votre frère Fidel. Je voudrais aussi que mes salutations arrivent, en particulier, à toutes ces personnes que, pour divers motifs, je ne pourrai pas rencontrer et à tous les Cubains dispersés à travers le monde.
En cette année 2015, se célèbre le 80ème anniversaire de l’établissement des relations diplomatiques entre la République de Cuba et le Saint-Siège. La Providence me permet d’arriver aujourd’hui dans cette chère Nation, en suivant les traces indélébiles du chemin ouvert par les inoubliables voyages apostoliques qu’ont réalisés en cette Île mes deux prédécesseurs, saint Jean-Paul II et Benoît XVI. Je sais que leur souvenir suscite gratitude et affection dans le peuple et chez les autorités de Cuba. Aujourd’hui, nous voulons renouveler ces liens de coopération et d’amitié pour que l’Eglise continue d’accompagner et d’encourager le peuple cubain dans ses espérances et dans ses préoccupations, dans la liberté ainsi que par les moyens et dans les conditions nécessaires pour l’annonce du Royaume jusqu’aux périphéries existentielles de la société.
Ce voyage apostolique coïncide, en outre, avec le 1er centenaire de la déclaration de la Vierge de la Charité del Cobre comme Patronne de Cuba par Benoît XV. Ce furent les vétérans  de la Guerre d’Indépendance qui, animés par des sentiments de foi et de patriotisme, ont demandé que la Vierge mambisa soit la Patronne de Cuba en tant que nation libre et souveraine. Depuis lors, elle a accompagné l’histoire du peuple cubain, en soutenant l’espérance qui préserve la dignité des personnes dans les situations les plus difficiles et en étant l’étendard de la promotion de tout ce qui donne dignité à l’homme. Votre dévotion croissante envers elle est le témoignage visible de la présence de la Vierge dans l’âme du peuple cubain. Durant ces jours, j’aurai l’occasion d’aller à Cobre, comme fils et pèlerin, prier notre Mère pour tous ses fils cubains et pour cette chère Nation afin qu’elle emprunte les chemins de justice, de paix de liberté et de réconciliation. 
Du point de vue géographique, Cuba est un archipel, d’une importance extraordinaire comme ‘‘clef’’ entre le nord et le sud, entre l’est et l’ouest, qui regarde vers tous les chemins. Sa vocation naturelle est d’être le point de rencontre pour que tous les peuples se réunissent dans l’amitié, comme l’a rêvé José Martí, «au-delà de la langue des isthmes et de la barrière des mers » (La Conférence Monétaire des Républiques d’Amérique, dans Œuvres choisies II, La Havane 1992, p. 505). Ce fut aussi le souhait de saint Jean-Paul II avec son vibrant appel pour que Cuba puisse « s'ouvrir, avec toutes ses magnifiques possibilités, au monde » et que le monde puisse « s'ouvrir à Cuba » (Discours de bienvenue, 21 janvier 1985, n. 5).
Depuis quelques mois, nous sommes témoins d’un événement qui nous remplit d’espérance : la normalisation des relations entre deux peuples, après des années d’éloignement. C’est un signe de la victoire de la culture de la rencontre, du dialogue, sur la culture de la confrontation, du « système de l’accroissement universel… sur le système, mort pour toujours, de dynastie et de groupes » (José Martí, ibid.). J’encourage les responsables politiques à continuer d’avancer sur ce chemin et à développer toutes vos potentialités, comme preuve du haut service qu’ils sont appelés à assurer en faveur de la paix et du bien-être de leurs peuples, de toute l’Amérique, et comme exemple de réconciliation pour le monde entier.
Je place ces jours sous l’intercession de la Vierge de la Charité del Cobre, des bienheureux Olallo Valdés et José López Pieteira et du vénérable Félix Varela, grand propagateur de l’amour entre les Cubains et entre tous les hommes, afin que s’accroissent nos liens de paix, de solidarité et de respect mutuel.
De nouveau, merci beaucoup, Monsieur le Président.
Portoghese
Senhor Presidente,
Distintas Autoridades,
Irmãos no Episcopado,
Senhoras e Senhores!
Muito obrigado, Senhor Presidente, pela sua recepção e pelas suas amáveis palavras de boas-vindas, em nome do Governo e de todo o povo cubano. A minha saudação estende-se também às autoridades e aos membros do Corpo Diplomático que tiveram a amabilidade de participar neste acto.
Agradeço pela sua fraterna recepção ao Cardeal Jaime Ortega y Alamino, Arcebispo de Havana, a D. Dionisio Guillermo García Ibáñez, Arcebispo de Santiago de Cuba e Presidente da Conferência Episcopal, aos outros bispos e a todo o povo cubano.
Obrigado a todos os que se prodigaram na preparação desta visita pastoral. Queria pedir-lhe, Senhor Presidente, para transmitir os meus sentimentos de especial consideração e respeito ao seu irmão Fidel. Além disso gostaria que a minha saudação chegasse de forma especial a todas aquelas pessoas que, por diferentes motivos, não poderei encontrar e a todos os cubanos espalhados pelo mundo.
Neste ano de 2015, celebra-se o octogésimo aniversário do estabelecimento das relações diplomáticas entre a República de Cuba e a Santa Sé. A Providência permitiu-me chegar hoje a esta amada nação, seguindo os passos indeléveis do caminho aberto pelas memoráveis viagens apostólicas feitas a esta Ilha pelos meus dois predecessores, São João Paulo II e Bento XVI. Sei que a sua lembrança desperta gratidão e afecto no povo e nas autoridades de Cuba. Hoje renovamos estes laços de cooperação e amizade, para que a Igreja continue a acompanhar e encorajar o povo cubano nas suas esperanças e preocupações, com liberdade e com os meios e espaços necessários para levar o anúncio do Reino até às periferias existenciais da sociedade.
Além disso, esta viagem apostólica coincide com o I centenário da declaração da Virgem da Caridade do Cobre como Padroeira de Cuba, por Bento XV. Foram os veteranos da Guerra da Independência que, movidos por sentimentos de fé e patriotismo, pediram que a Virgem mambisa [cubana] fosse a padroeira de Cuba enquanto nação livre e soberana. Desde então, Ela acompanhou a história do povo cubano, sustentando a esperança que preserva a dignidade das pessoas nas situações mais difíceis e defendendo a promoção de tudo o que dignifica o ser humano. A sua devoção crescente é um testemunho visível da presença da Virgem Maria na alma do povo cubano. Durante estes dias, terei oportunidade de ir ao Santuário do Cobre, como filho e peregrino, rezar à nossa Mãe por todos os seus filhos cubanos e por esta amada nação, para que caminhe por sendas de justiça, paz, liberdade e reconciliação. 
Geograficamente, Cuba é um arquipélago que abre para todas as rotas, possuindo um valor extraordinário de «chave» entre norte e sul, entre leste e oeste. A sua vocação natural é ser ponto de encontro para que todos os povos se reúnam na amizade, como sonhou José Martí, «mais além da língua dos istmos e da barreira dos mares» («A Conferência Monetária das Repúblicas da América», em Obras escogidas II, Havana 1992, 505). Este mesmo desejo, exprimiu-o São João Paulo II com o seu ardente apelo para que «Cuba, com todas as suas magníficas possibilidades, se abra ao mundo e o mundo se abra a Cuba» (Discurso na cerimónia de acolhimento, 21/1/1998, 5).
Desde há vários meses, temos sido testemunhas dum acontecimento que nos enche de esperança: o processo de normalização das relações entre dois povos, após anos de afastamento. É um sinal da vitória da cultura do encontro, do diálogo, do «sistema da valorização universal (…) sobre o sistema, morto para sempre, de dinastia e de grupos» (José Martí, obra citada). Encorajo os responsáveis políticos a prosseguir por este caminho e a desenvolver todas as suas potencialidades, como prova do alto serviço que são chamados a prestar em favor da paz e do bem-estar dos seus povos, de toda a América, e como exemplo de reconciliação para o mundo inteiro. 
Coloco estes dias sob a intercessão da Virgem da Caridade do Cobre, dos Beatos Olallo Valdés e José Lopéz Pieteira e do Venerável Félix Varela, grande propagador do amor entre os cubanos e entre todos os homens, para que aumentem os nossos laços de paz, solidariedade e respeito mútuo.
Mais uma vez, muito obrigado, Senhor Pre
sidente!

*



Parole del Santo Padre ai giornalisti durante il volo verso Cuba

Sull’aereo che lo portava da Roma a Cuba ieri, Papa Francesco come di consueto si è recato a salutare gli operatori dei media che lo accompagnano sul volo papale. Introdotto dalla presentazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, P. Federico Lombardis, S.I., il Papa ha rivolto ai giornalisti alcune parole. Ne riportiamo di seguito il testo:
P. Lombardi
Santo Padre, benvenuto in mezzo a noi. Siamo di nuovo in volo per l’inizio di un grande viaggio apostolico. C’è stata una grandissima attesa per questo viaggio, come Lei sa bene. Già nei giorni recenti, anzi, nelle settimane recenti la copertura giornalistica su questo viaggio è grandissima: diciamo più del solito, rispetto anche agli altri viaggi. E a terra ci sono, ad aspettarLa, migliaia di giornalisti accreditati nelle diverse località dove Lei viaggerà. Qui noi siamo 76: avevamo avuto più di 140 domande per essere presenti sul volo, e abbiamo dovuto restringere. Ma gli altri colleghi seguono con molta attenzione, naturalmente dai diversi punti in cui il viaggio avviene. La comunità che è qui presente, come al solito, rappresenta diverse lingue e diversi Paesi. Però è comprensibile che ci sia questa volta una rappresentanza di giornalisti e di testate degli Stati Uniti particolarmente forte. Quindi, circa un terzo dei colleghi qui presenti sono rappresentanti di televisioni, giornali, agenzie degli Stati Uniti: oltre 20 su 76. Però, abbiamo anche una cubana con noi, che si chiama Rosa Miriam Elizalde: eccola là. Potrà salutarla mentre girerà. E allora, noi Le diamo il benvenuto in mezzo a noi, Le assicuriamo che seguiremo questo viaggio con estrema attenzione rendendoci conto che è di grande importanza per il mondo intero: Lei avrà modo di dare messaggi per la pace per tutte le Nazioni in circostanze assolutamente eccezionali. Se vuole dire una breve parola di introduzione anche Lei, prima di salutare i colleghi… Grazie mille!
Santo Padre:
Grazie per il benvenuto! Buongiorno. Vi auguro un buon viaggio e un buon lavoro. Se non sbaglio, credo che questo sia il [viaggio] più lungo che io faccio, un giorno in più di quello in Brasile… Avrete lavoro! Vi ringrazio tanto, tanto per il lavoro che fate e che farete. Padre Lombardi ha detto una parola: pace. Credo che oggi il mondo sia assetato di pace. Ci sono le guerre, i migranti che fuggono, questa ondata migratoria che viene dalle guerre, per fuggire dalla morte, per cercare la vita… Oggi mi sono emozionato tanto perché a salutarmi davanti alla Casa Santa Marta c’era una delle due famiglie che sono nella parrocchia di Sant’Anna, in Vaticano, accolte lì, siriani, profughi… Si vedeva nel volto il dolore di questo! Quella parola: “pace”… Io vi ringrazio per tutto quello che voi farete nel vostro lavoro per fare ponti: piccoli ponti, piccoli, ma un piccolo ponte e un altro e un altro e un altro, fanno il grande ponte della pace.
Buon viaggio, buon lavoro. Pregate per me. Grazie.
Un’ultima cosa, di cui padre Lombardi ha parlato, e che ma uno di voi mi ha sottolineato, è questa: è giusto che io dica e mandi un saluto grande a tanti vostri colleghi che in questo momento stanno lavorando e lavoreranno negli uffici.



*

Il ponte di Francesco

I tre profili della missione a Cuba e negli Stati Uniti

Roma,  (ZENIT.orgBruno Forte | 27 hits

Sono almeno tre i profili che rendono particolarmente rilevante il viaggio apostolico di Papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti, che inizia oggi: il primo è quello che potrebbe definirsi geo-politico; il secondo è quello storico - culturale; il terzo quello propriamente pastorale. Il profilo geo-politico risulta...

*

Il disgelo Cuba-Usa, «un avvenimento che ci riempie di speranza» 
 Vatican Insider 
(Andrea Tornielli) Nel suo primo discorso all'Avana davanti a Raul Castro, il Papa manda un saluto a Fidel, incoraggia il percorso che ha portato alla riapertura delle relazioni diplomatiche con Washington, e chiede libertà e mezzi per la Chiesa nel Paese. E domani Francesco incontrerà Fidel nella sua abitazione. (...) 

*

Vatican Insider
(Andrea Tornielli) Spazi, mezzi di trasporto, accesso ai mezzi di comunicazione: questo i vescovi cubani sperano sia il «regalo» che lascia la visita di Francesco. Non sono invece in programma incontri con i dissidenti, anche se rimane un barlume di speranza per la possibilità di un saluto a margine di uno degli eventi pubblici di questi giorni. Il saluto che Francesco ha indirizzato a Fidel Castro, chiedendo (...)

*

Vatican Insider
(Andrea Tornielli) Intervista con il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson: «La polarizzazione di molti cattolici tra conservatori e progressisti è un problema. La gente guarda a Francesco, la sua apertura ha incoraggiato tante persone a considerare in modo diverso la Chiesa cattolica». In che modo gli americani stanno per ricevere Papa Francesco? Che cosa si aspettano e quali sfide attendono Bergoglio negli Stati Uniti? (...)