mercoledì 16 settembre 2015

In fuga dalla tentazione di Narciso



Al via il primo incontro mondiale dei giovani consacrati. 

«Ravvivare la fede e il dono della vocazione, che Dio ha depositato nel cuore di ognuno di noi», per vivere «in costante atteggiamento di gratitudine, conducendo una vita segnata dalla passione per Cristo e per l’umanità, aperti sempre alla speranza». Lo ha chiesto l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, alle migliaia di giovani che martedì sera, 15 settembre, hanno animato in piazza San Pietro la veglia di preghiera con cui si è aperto il primo incontro mondiale a loro dedicato.
Ragazze e ragazzi di tutto il mondo, appartenenti all’ordine delle vergini, istituti secolari, eremiti, monaci, monache, suore, frati, religiosi, membri delle società di vita apostolica e delle nuove comunità, sono stati salutati dapprima dal cardinale João Braz de Aviz, prefetto del dicastero organizzatore, che li ha esortati a riscoprire la gioia «dei primi momenti della chiamata» nella fedeltà al carisma dei fondatori; poi hanno ascoltato la riflessione del presule francescano incentrata su tre parole: «Animo, siate forti! perseverate, siate fedeli! e portate frutto, risvegliate il mondo!».
La prima, ha spiegato, è un inno alla generosità. «Non siate — ha raccomandato Rodríguez Carballo — vittime della pigrizia che porta a scegliere il cammino più comodo e facile. Non allineatevi al numero di coloro che udendo la “Tromba dello Spirito” (sant’Agostino) non possono rispondere a causa del rumore e della dispersione o perché sono troppo attaccati ai propri piani e progetti. Non siate di quelli che davanti alla chiamata dicono “domani, per domani rispondere lo stesso” (Lope de Vega). Non siate di coloro che vivono un processo di discernimento vocazionale senza fine. Non formate parte di una certa “aristocrazia dello Spirito” che sentendosi chiamata dal Signore non si impegna mai a seguirlo». 
Quanto al secondo tema, quello della fedeltà, l’arcivescovo segretario ha ricordato che si tratta della «tentazione a cui cedono tanti nel momento presente. Di fronte alle esigenze che comporta la vita consacrata decidono di lasciare, dimenticando la parola che un giorno hanno dato al Signore nella loro professione», prendendo i voti. «Forse — ha osservato — tutto è cominciato con piccole infedeltà che sono andate spegnendo la passione, che hanno portato a grandi e gravi infedeltà. Forse tutto è cominciato con una vita dominata dalla mediocrità, dalla rassegnazione e dalla mancanza di speranza, o da una vita non più alimentata da profonda comunione con Cristo». Analizzando le complesse cause di tutto ciò, ha rievocato Paolo vi, per il quale la fedeltà «non è la virtù del nostro tempo». Di conseguenza, «è necessario riaccendere costantemente il fuoco dell’amore a Cristo», alimentando la fedeltà «con una vita forgiata secondo i sentimenti di Cristo, attraverso un progetto di vita “ecologico” nel quale abbiamo tempo per noi stessi, per gli altri e per Dio. Senza questo progetto, la tentazione di lasciare si farà sentire». Ecco allora l’invito a rinnovare «la nostra fiducia in Lui» per sperimentare che la sua grazia in noi non sarà vana. Il modello è Maria.
Infine, terzo tema: «Portate frutto, risvegliate il mondo». Perché, ha spiegato, «non siamo consacrati per noi stessi. Nemmeno possiamo chiuderci nelle nostre beghe di casa. Siamo consacrati per vivere secondo la logica del dono, donandoci, in libertà evangelica (obbedienza), senza nulla di proprio, assumendo la minorità come forma di vita (povertà), e con cuore indiviso (castità), a Cristo e agli altri». Per questo i giovani consacrati devono essere «padri e madri, non zitelli», fuggendo dalla tentazione di Narciso, della chiusura in interessi egoistici, piani e progetti personali. 
Infine monsignor Rodríguez Carballo ha esortato i presenti ad avere «il cuore pieno di Dio»: solo così «in esso entreranno tutti gli uomini e le donne che incontrerete»; solo così «il vostro cuore sarà casto e fecondo»; solo così «sarete Vangelo vivente, e darete frutti».

L'Osservatore Romano