giovedì 4 ottobre 2012

Cinquanta sfumature di grigio


Dice, sono dogmatico. Per carità, io adoro il grigio, anzi, i filoconfederati come me, «preoccupati solamente di morire, di sposarsi e dell’onore della Virginia», sono perfettamente consapevoli che esistono cinquanta sfumature di grigio. E le amano tutte. A patto, però, che si ammetta, che anche nell’età del relativismo, esistono pur ancora il bianco e il nero. Belli, limpidi, solidi e stabili come sempiterni dogmi cromatici. Il bianco è bianco, lo è sempre stato e sempre lo sarà; e tale deve essere assunto, senza sporcizie mentali. Idem il nero.
Non bisogna perciò pensare che non esistano difficoltà, o sfumature, nella vita, esistono eccome, così come esistono le verità. Entrambe vanno accettate. Nell’accettazione delle verità esistono certamente delle difficoltà date dalla finitezza della mente umana, ma esse non vanno confuse con il dubbio. Esso è importantissimo perché indice di un’intelligenza sveglia, di un certo acume critico. Ma i dubbi esistono solo per essere sanati, con la ricerca della verità. Il dubbio buono è quello che chiede di essere soppresso (Il dubbio buono è il dubbio morto). Il dubbio assunto a regola di vita, il dubbio fine a se stesso, invece, è un cancro filosofico e si chiama scetticismo. A ciascuno di noi è stata data una sola vita da vivere: se vogliamo viverla degnamente, non la possiamo aggrappare ai punti interrogativi. Abbiamo bisogno, per esistere ragionevolmente, di verità indiscutibili sulle quali poggiare la nostra esistenza. Quali sono? Ad esempio, per i credenti cattolici sono le verità cattoliche, cui il fedele non può prescindere senza scivolare ai margini della comunione ecclesiale, senza divenire un generico credente, de facto protestante, pur senza protesta. O peggio, senza rischiare di perdere  la fede.
LE CERTEZZE VITALI
(OVVERO SILLOGE DELLE VERITA’ DELLE QUALI IL CATTOLICO E’ INFALLIBILMENTE CERTO)
  1. Esistenza di un Dio creatore di tutte le cose, visibili ed invisibili, che è Padre, e dunque che non solo ha creato, ma si interessa e si appassiona ancora alle sue creature.
  2. La venuta di Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio, morto in croce e risorto dai morti per la nostra salvezza, vivo e presente in mezzo a noi, nei cuori e nell’Eucarestia.
  3. La presenza nella Chiesa dello Spirito Santo, che è Spirito di verità e perciò garantisce che la verità di fede venga infallibilmente custodita dal magistero del Papa e si mantenga attiva nel popolo di Dio.
  4. La possibilità di sapere in ogni momento se e quando si è in reale e totale comunione con la Chiesa, attraverso il ministero apostolico dei vescovi e il carisma di guida certa ed unificante del successore di Pietro.
  5. L’intramontabile valore della legge morale, sempre sostanzialmente identica a se stessa, iscritta nel cuore e nella mente dell’uomo, nelle Tavole della Legge, e riassunta ed animata dal precetto evangelico dell carità.
  6. L’itinerario sacramentale come strada sicura voluta e posta dal Fondatore della Chiesa, perché tutti i credenti possano arrivare agevolmente a realizzare in maniera progressiva la conformità a Cristo, modello e archetipo di ogni uomo.
  7. Il giudizio definitivo (particolare e universale), giusto e misericordioso, che concluderà ogni umana avventura e assegnerà ad ogni uomo il suo eterno valore al cospetto di Dio.
  8. La vita risorta ed eterna, la felicità piena ed incorruttibile, come ultima meta che dà senso a tutto lo scorrere effimero dei giorni terreni.
Queste verità, se accolte, difendono coloro che si affidano a Cristo – che è «Luce da Luce», cioè il Logos sostanziale ed eterno di Dio – dalla tentazione di affidarsi a ciò che è inaffidabile. Alle mode antropologiche, alle teorie relativistico-confusionarie del postmodernismo. Anche questa è una fortuna non da poco, dono gratuito del Padre, grazia. Come è stato giustamente notato daGilbert K. Chesterton, «Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente, perché inizia a credere a tutto», il mondo che ha smarrito la fede non è che non creda più a niente, al contrario, tende a credere a tutto: non solo crede alle promesse elettorali, ma crede agli oroscopi, che perciò non mancano mai nelle pagine delle riviste; crede ai gesti scaramantici, alla pubblicità, perfino alle creme di bellezza; crede all’esistenza degli extraterrestri, all’evoluzionismo e alla metempsicosi, crede alle opinioni dell’amica della cliente dell’estetista. Crede a tutto, appunto, altro che pretesa ed ostentata scientificità. Pertanto la corretta e più adeguata distinzione tra gli uomini del nostro tempo parrebbe essere non tanto tra credenti e non credenti, quanto tra credenti e creduloni.
Benedetto XVI, nel corso della messa del Crisma, ha parlato del problema dell’analfeabetismo religioso “che si diffonde in mezzo alla nostra società così intelligente”, come tipico del nostro tempo: «Gli elementi fondamentali della fede, che in passato ogni bambino conosceva, sono sempre meno noti. Ma per poter vivere ed amare la nostra fede, per poter amare Dio e quindi diventare capaci di ascoltarlo in modo giusto, dobbiamo sapere che cosa Dio ci ha detto; la nostra ragione ed il nostro cuore devono essere toccati dalla sua parola». Spesso invece non si conosce la Parola, perché non viene letta né meditata (parlo dei cattolici, perché protestanti, ebrei ed islamici studiano), oppure si sente citare il Vangelo a sproposito, in modo palesemente errato o per uno sconclusionato uso e consumo proprio, dei propri interessi e del proprio tornaconto personale. E’ vero che si tratta di superficialità più che di malizia, ma è altrettanto vero che ne fanno spesso le spese i piccoli.
Se vogliamo essere testimoni affidabili, nonché credenti seri, dobbiamo invece saper rendere conto della nostra fede e non bofonchiare mezze ragioni tentennate nelle dispute verbali o anche solamente nel confronto dialogico civile con i non credenti; quasi fosse un punto d’onore dal quale non si debba indietreggiare mai, come dice Socrate nel Critone platonico: «non si deve disertare, né ritirarsi, né abbandonare il proprio posto, e in guerra e in tribunale e in ogni altro luogo» (Critone, 51B).
Perché, nonostante tutte le magagne e i peccati di noi poveri fedeli, e di tutto il popolo di Dio: «Solo la certezza che c’è un Dio all’origine di ogni cosa; la certezza del suo desiderio di farci felici; le certezze della venuta tra noi del suo unico Figlio e della fondazione della Chiesa come sacramento universale di salvezza, ci consentono di sconfiggere ogni assurdità e ogni disperazione che tenti di avvelenare i nostri giorni» (Giacomo card. Biffi).
(M. Donadoni)