martedì 9 ottobre 2012

Un vero dono di Dio!

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 9 ottobre 2012.- Riprendo di seguito l’intervento del cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, tenuto ieri pomeriggio durante la 2ª Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi.
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Al n. 115 dell'Instrumentum laboris leggiamo che "il fiorire in questi decenni in modo spesso gratuito e carismatico di gruppi e movimenti dediti in modo prioritario all'annuncio del Vangelo è un altro dono della Provvidenza alla Chiesa".
Il Magistero degli ultimi Pontefici ha ribadito in molte circostanze questa natura provvidenziale della "nuova stagione aggregativa dei fedeli laici", evidenziandone la stretta relazione con la "rinnovata Pentecoste" del Concilio Vaticano II. In particolare, il Beato Giovanni Paolo II non ha mancato di rimarcare il dinamismo missionario dei movimenti e delle nuove comunità che: "rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l'attività missionaria propriamente detta. Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridare vigore, soprattutto tra i giovani, alla vita cristiana e all'evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi". Il Papa Benedetto XVI a sua volta ha ribadito che "strumento provvidenziale per un rinnovato impulso missionario sono i movimenti ecclesiali e le nuove comunità; accoglieteli e promuoveteli nelle vostre Diocesi". E in un'altra occasione ha incoraggiato i vescovi ad accoglierli "con molto amore".
Purtroppo movimenti e nuove comunità rimangono ancora una risorsa non ancora pienamente valorizzata nella Chiesa, un dono dello Spirito e un tesoro di grazie ancora nascosti agli ocehi di molti Pastori, forse intimoriti dalla novità che apportano alla vita delle diocesi e delle parrocchie. Il Santo Padre è ben consapevole di questa difficoltà, perciò esorta i Pastori a "non spegnere i carismi, essere grati anche se sono scomodi". Si esige dunque una vera "conversione pastorale" dei vescovi e dei preti, chiamati a riconoscere che i movimenti sono innanzitutto un dono prezioso piuttosto che un problema.
Lo slancio missionario delle nuove realtà, infatti, non deriva da un entusiasmo emotivo e superficiale, ma scaturisce da esperienze molto serie ed esigenti di formazione dei fedeli laici ad una fede adulta, capace di rispondere adeguatamente alle sfide della secolarizzazione. La novità della loro azione, dunque, non va ricercata nei loro metodi, ma nella capacità di riaffermare la centralità di Dio nella vita dei cristiani, una questione fondamentale negli insegnamenti del Santo Padre Benedetto XVI. Anche per il compito delIa nuova evangelizzazione vale l'antico adagio scolastico: “operari sequitur esse”, perché il nostro agire esprime sempre ciò che siamo. L'evangelizzazione non è solo e non è tanto questione di "saper fare", ma è innanzitutto una questione di "essere", essere cioè cristiani veri e autentici.
D'altronde i metodi di evangelizzazione che movimenti e nuove comunità adottano sono all'apparenza diversissimi, veramente multiformi, ma tutti riconducibili alle "tre leggi della nuova evangelizzazione" che l'allora Cardinale Ratzinger formulò per catechisti e insegnanti di religione in occasione del Giubileo del 2000: innanzitutto la "legge dell’espropriazione", ovvero non parlare a nome proprio, ma a nome delia Chiesa, tenendo fermo che "evangelizzare non è semplicemente una forma di parlare, ma una forma di vivere", cioè la chiara coscienza di appartenere a Cristo e al Suo Corpo (Chiesa!) che trascende il proprio io. La seconda è la "legge del granellino di senapa", cioè il coraggio di evangelizzare con pazienza e perseveranza, senza pretendere di ottenere risultati immediati, e ricordando sempre che la legge dei grandi numeri non è la legge del Vangelo. È un'attitudine che possiamo riconoscere, ad esempio, nell'opera di evangelizzazione intrapresa da movimenti e nuove comunità nelle zone più secolarizzate della terra. La terza "legge" è quella del chicco di grano, che per dare la vita deve morire, deve accettare la logica della croce. In queste leggi è racchiuso il segreto più profondo dell'efficacia dell'impegno evangelizzatore della Chiesa in tutti i tempi.

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Il commento che segue è di Giacomo Galeazzi.

Gli episcopati riferiscono a Roma. Continente per continente, le relazioni presentate in Vaticano tracciano lo stato di salute della cristianità. Come un piccolo Concilio, il Sinodo dei vescovi ripensa la Chiesa e la sua funzione del mondo. Manca il potere deliberativo, ma a volte anche un assise con funzione consultiva può contribuire a cambiare le cose.

I lavori del sinodo generale sulla nuova evangelizzazione vanno avanti. Questa mattina i padri sinodali presenti erano 255, di questi 142 erano i partecipanti per la prima volta a un’assise sinodale. Si è svolta poi una meditazione di monsignor Joseph Absi, arcivescovo titolare dei greco-melchiti di Siria, prima dell’inizio dei lavori.

Quindi il Segretario generale del sinodo, monsignor Nikola Eterovic, ha annunciato che tutta l’assemblea dei padri sinodali s’impegnava, su richiesta dei vescovi siriani, a pregare per la Siria dove le violenze infuriano da un anno e mezzo. «La gente in Europa oggi ha fame e sete di speranza», afferma in aula il cardinale Peter Erdo, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, presentando in aula il rapporto sulla situazione del Continente, che descrive come fiaccato da tre fattori negativi: «il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, la crisi economica e l’indebolimento dell’identità culturale e religiosa».


La Chiesa, assicura, fa la sua parte e tra le iniziative «per rispondere alla crisi familiare, si è potuta persino intraprendere la visita di tutte le famiglie cattoliche nel nome della parrocchia, con l’incarico del vescovo». «Molti laici - rileva - ricevono ora la formazione per questa missione». I nuovi movimenti ecclesiali «sono una vera benedizione per la Chiesa, se riescono ad evitare la tentazione postmoderna di accontentarsi di sentimenti e percezioni particolari». Il dibattito è franco. 

Nella Chiesa Cattolica «purtroppo movimenti e nuove comunità rimangono ancora una risorsa non ancora pienamente valorizzata nella Chiesa, un dono dello Spirito e un tesoro di grazie ancora nascosti agli occhi di molti Pastori, forse intimoriti dalla novità che apportano alla vita delle diocesi e delle parrocchie», denuncia il cardinale Sranislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici". E non basta l'istituzione. «Anche se indispensabile, l’organizzazione istituzionale della Chiesa non è sufficiente: gran parte dell’umanità di oggi non ritrova il Vangelo nell’evangelizzazione permanente della Chiesa", avverte il presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano, l’arcivescovo messicano Carlos Aguiar Retes.

«In Africa - rileva da parte sua il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam in Tanzania e presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar - vi sono elementi culturali che impediscono una vera evangelizzazione.

Tra questi elementi si possono citare i perenni conflitti su base tribale, le malattie, la corruzione, il traffico di esseri umani, l’atrocità degli abusi sui bambini e la violenza nei confronti dei minori e delle donne». inoltre «la Chiesa in Africa viene privata degli evangelizzatori più qualificati, mentre la Chiesa occidentale, ricca dal punto di vista materiale, riceve evangelizzatori il cui obiettivo principale è il guadagno materiale». Sull’Asia ha parlato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombaye e segretario Generale della «Federation of Asian Bishops’ Conferences».

«L’India e la Cina, dove vive il 37% della popolazione mondiale - ricorda - stanno emergendo quali protagonisti della scena internazionale in molti settori». «Le sfide che dobbiamo affrontare - dice il cardinale indiano - sono immense. Ma le possibilità sono grandi. La giovane Asia è benedetta da un’esplosione di comunicazioni senza precedenti. Ciò non va visto come una minaccia, bensì come un gran dono di Dio, da usare per diffondere la Buona novella».

Il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio ed ex segretario di Stato, ha fatto un “appello”, in conclusione del suo intervento al sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, “affinché tutti portiamo avanti il nostro lavoro d’evangelizzazione con grande umiltà, sapendo che non siamo i primi a lavorare nella vigna del Signore né saremo gli ultimi. Non siamo i primi perché altri, per duemila anni, ci hanno preceduto in questo impegno pastorale. Non siamo nemmeno gli ultimi, perché altri verranno dopo di noi a portare avanti quest’opera, fino al termine della storia umana, quando avremo cieli nuovi e terra nuova”.

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Traggo l'articolo che segue dal Foglio di oggi, 9 ottobre, a firma di Paolo Rodari.

Papa Ratzinger avvisa i Padri sinodali: "Questa NON è una costituente!"

Nato da un’idea di Paolo VI che lo istituì nel 1965 per mantenere viva l’esperienza del Concilio Vaticano II, il Sinodo dei vescovi, la cui tredicesima edizione è dedicata al tema della nuova evangelizzazione e della trasmissione della fede, ha visto iniziare i lavori ieri (tutto si concluderà il 28 ottobre) in Vaticano.
262 padri sinodali e 94 invitati tra esperti e uditori, hanno ascoltato Benedetto XVI prendere la parola, a braccio, all’interno di un’Aula del Sinodo (dietro il palazzo dell’ex Sant’Uffizio) gremita di berrette rosso porpora e viola. Nelle sue parole, pronunciate in piedi innanzi all’assemblea, la prima importante indicazione di metodo: “Il Sinodo non è un’assemblea costituente” ha detto.
Alle diverse spinte perché il Papa adotti il Sinodo dei vescovi come il luogo dove governare collegialmente la chiesa, e non principalmente come momento di consultazione, Ratzinger ha risposto da subito citando gli apostoli: “Gli apostoli non hanno varato la chiesa con la forma di una costituente che doveva fare la costituzione” ma come una comunità che quando si riunisce “ascolta l’iniziativa di Dio”.
Se, almeno in Italia, dal post Concilio a oggi la spinta per un governo più collegiale è arrivata principalmente dalla scuola di Bologna che fu dei compianti Giuseppe Alberigo e don Giuseppe Dossetti – memorabile lo scritto “L’officina bolognese, 1953-2003” nel quale chiedevano “la creazione di un vero e proprio organo che insieme al vescovo di Roma presieda agli aspetti comuni della vita delle chiese in analogia con il concistoro medievale e con il sinodo permanente orientale”. E ancora: “Sarebbe necessario riconoscere al sinodo dei vescovi una capacità legislativa vera e propria” – oggi sono invece le chiese di lingua tedesca a chiedere riforme in questo senso. Riforme che, almeno stando alle parole del Papa di ieri, non sembrano essere all’ordine del giorno.
Il Sinodo seguirà l’iter di sempre. Dopo gli interventi liberi dei padri sull’argomento, verranno votate e quindi presentate al Papa delle proposizioni. Queste gli serviranno per scrivere e pubblicare una esortazione post sinodale e cioè un documento che raccoglie, rielabora e propone quanto da quelle preposizioni è stato recepito.
Oltre le indicazioni di metodo, il fuoco del Sinodo. Per il Papa è l’annuncio della fede. “Il cristiano” ha detto in questo senso “non deve essere tiepido. E tiepido, senz’altro, non è stato il relatore del Sinodo, l’arcivescovo di Washington Donald William Wuerl, “conservatore ma creativo” e cioè fedele alla dottrina ma aperto al mondo secondo il vaticanista americano John Allen.
Ieri Wuerl ha tenuto la sua “relatio ante disceptationem” dove ha detto chiaro che i nemici dell’annuncio cristiano sono esterni alla chiesa ma anche interni. Fuori c’è la “secolarizzazione”, uno “tsunami – ‘maris aestuantis impetus’ ha detto citando in lingua latina – che ha scardinato tutto il paesaggio culturale, portando via indicatori sociali come il matrimonio, la famiglia, il concetto di bene comune e la distinzione fra bene e male”.
Dentro, nella chiesa, c’è stato il post Concilio. Cioè? C’è stata “l’ermeneutica della discontinuità che ha permeato gran parte degli ambienti dei centri d’istruzione superiore e che ha avuto anche riflessi in aberrazioni nella pratica della liturgia”.
Poco dopo l’intervento, davanti a una cinquantina di giornalisti riuniti nella sala stampa vaticana Wuerl ha ulteriormente sviscerato questi concetti. “La secolarizzazione, unita all’individualismo e al laicismo, ha svilito tutto l’ordine naturale. E’ uno tsunami che ha colpito principalmente il mondo occidentale. La divisione fra bene e male, l’evidenza che esiste un ordine naturale” a cui piegarsi “sono state annientate”.
E’ per questo motivo che oggi sembra d’essere “ai tempi della chiesa paleocristiana. Oggi, ha detto, “dobbiamo fare come la chiesa paleocristiana che comunicava il Vangelo a chi non ne sapeva nulla”. Ma questa comunicazione non può essere fatta “tradendo la propria identità” ha ricordato ritornando sui tradimenti post conciliari. E ancora: “Dopo il Concilio “è dovuta arrivare la nuova stesura del catechismo per ricordare a tutti cos’è la dottrina”.
Già ieri pomeriggio c’è stato il via ai primi interventi il cui contenuto viene però comunicato soltanto nella giornata di oggi. La prassi dei lavori è la seguente: di mattina i padri intervengono secondo una scaletta predefinita e non possono parlare più di cinque minuti. Nel pomeriggio gli intervento sono invece liberi e non possono superare i tre minuti. Il Papa, invece può intervenire come e quando vuole.

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Per le Relazioni dei Padri sui Continenti:

- Per l’Europa: S. Em. R. Card. Péter ERDŐ, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell'Europa (C.C.E.E.) (UNGHERIA)
- Per l’Africa: S. Em. R. Card. Polycarp PENGO, Arcivescovo di Dar-es-Salaam, Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (S.C.E.A.M. - S.E.C.A.M.) (TANZANIA)
- Per l’America: S. E. R. Mons. Carlos AGUIAR RETES, Arcivescovo di Tlalnepantla, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.) (MESSICO)
- Per l’Asia: S. Em. R. Card. Oswald GRACIAS, Arcivescovo di Bombay, Segretario Generale della "Federation of Asian Bishops' Conferences" (F.A.B.C.) (INDIA)
- Per l’Oceania: S. E. R. Mons. John Atcherley DEW, Arcivescovo di Wellington, Presidente della Conferenza Episcopale, Presidente della Federazione delle Conferenze dei Vescovi Cattolici di Oceania (F.C.B.C.O.) (NUOVA ZELANDA)