sabato 20 settembre 2014

Tre periferie per Papa Francesco



Il  tweet di Papa Francesco: "Cari giovani, ascoltate dentro di voi: Cristo bussa alla porta del vostro cuore." (20 settembre 2014)

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L’Europa, la Cina e lo stesso Papa: sono queste le tre periferie di cui ha parlato questa mattina, sabato 20 settembre, il Pontefice improvvisando un breve discorso ai nuovi vescovi dipendenti da Propaganda fide. Impegnati in questi giorni in un seminario di aggiornamento, i 95 presuli sono stati presentati a Papa Francesco, all’inizio dell’udienza nella sala Clementina, dal cardinale prefetto Fernando Filoni.
Ai presuli, originari di quattro continenti, il vescovo di Roma ha detto, riferendosi all’Europa, che «c’è un quinto continente un po’ invecchiato. E questa è una “periferia”. Alcuni dicono che l’Europa non è la “madre Europa”, ma la “nonna Europa”. Non so se è vero! Ma questo continente è una “periferia”». Per questo motivo ha detto «le Chiese nuove devono sostenere l’Europa con le preghiere e anche con l’aiuto, affinché si riprenda. Penso a tanti Paesi dell’Europa che sono stati generosi nell’invio di missionari e adesso non hanno sacerdoti, non hanno preti, non hanno suore. E questo è un segno di invecchiamento: è una periferia». Da qui il forte invito a non dimenticare «questo quinto continente, che è nostro, è della nostra Chiesa. È una Chiesa, la Chiesa dell’Europa, che ha bisogno di preghiera e di aiuto».
La seconda periferia evocata dal Pontefice è la Cina. «Dobbiamo anche pregare per questa Chiesa, la Chiesa della Cina, per i nuovi vescovi della Cina — ha esortato — che hanno fatto un corso, ma non come il vostro. Loro fanno un altro corso, “esistenziale”, un altro metodo, che la Provvidenza ha scelto per loro. Preghiamo perché le cose possano andare bene e questa periferia possa venire per incontrarci tutti». La terza “periferia” è infine lo stesso Papa. «Pregate pure per questa “periferia”, pregate per me», ha concluso.
Ai vescovi dipendenti da Propaganda fide. 
Conversione missionaria
Di seguito il testo del discorso consegnato dal vescovo di Roma — dopo quello improvvisato a braccio — ai presuli dipendenti da Propaganda fide ricevuti sabato mattina, 20 settembre.
Cari Fratelli,
vi do il mio cordiale benvenuto, insieme ai responsabili del Dicastero Missionario, guidati dal Cardinale Fernando Filoni, che ringrazio per le parole con le quali ha introdotto il nostro incontro. Vi auguro che questo Seminario di aggiornamento sia fruttuoso per ciascuno sia spiritualmente sia pastoralmente. Voi avete risposto con fede e generosità alla chiamata del Signore, che vi ha scelti per essere Pastori del suo gregge. Non vi siete lasciati impaurire dalle difficoltà e dalle sfide del mondo attuale (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 52-75), che rendono ancora più ardua oggi la missione dei Vescovi, ma avete posto la vostra fiducia nel Signore, a imitazione dei primi discepoli e di san Pietro, il quale esclamò: «Sulla tua parola getterò le reti!» (Lc 5, 5). Anche voi siete chiamati, con tutti i Pastori della Chiesa, a porre alla base della vostra missione la Parola di Gesù, per offrire speranza al mondo.
Durante queste due settimane avete guardato alle varie dimensioni della vita e del ministero episcopale, che rispondono alla missione fondamentale della Chiesa: annunciare il Vangelo. Come ho sottolineato nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, si avverte oggi l’imperiosa necessità di una conversione missionaria (cfr. 19-49); una conversione che riguarda ogni battezzato e ogni parrocchia, ma che naturalmente i Pastori sono chiamati a vivere e testimoniare per primi, in quanto guide delle Chiese particolari. Pertanto vi incoraggio a ordinare la vostra vita e il vostro ministero episcopale a questa trasformazione missionaria che interpella oggi il Popolo di Dio.
Al centro di questa conversione missionaria della Chiesa c’è il servizio all’umanità, a imitazione del suo Signore che ha lavato i piedi ai suoi discepoli. La Chiesa, in quanto comunità evangelizzatrice, è chiamata a crescere nella prossimità, ad accorciare le distanze, ad abbassarsi fino all’umiliazione se è necessario e assumere la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo (cfr. Esort. ap. Evangelii gaudium, 24). In questa prospettiva, il Concilio Vaticano II, trattando del dovere del Vescovo quale guida della famiglia di Dio, sottolinea che i Vescovi nell’esercizio del loro ministero di padri e pastori in mezzo ai loro fedeli devono comportarsi come «coloro che servono», avendo sempre sotto gli occhi l’esempio del Buon Pastore, che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per tutti (cfr. Esort. ap. postsin. Pastores gregis, 16 ottobre 2003, 42). Un esempio luminoso di tale servizio pastorale sono i santi Martiri coreani, Andrea Kim Taegŏn, sacerdote, Paolo Chŏng Hasang e Compagni, la cui memoria liturgica celebriamo proprio oggi. Ancorati in Cristo, Buon Pastore, essi non hanno esitato a versare il proprio sangue per il Vangelo, di cui erano dispensatori fedeli e testimoni eroici.
La Chiesa ha bisogno di Pastori, cioè servitori, di Vescovi che sappiano mettersi in ginocchio davanti agli altri per lavare loro i piedi. Pastori vicini alla gente, padri e fratelli miti, pazienti e misericordiosi; che amano la povertà, sia come libertà per il Signore sia come semplicità e austerità di vita. Voi siete chiamati a sorvegliare incessantemente il gregge a voi affidato, per mantenerlo unito e fedele al Vangelo e alla Chiesa. Sforzatevi di dare un autentico impulso missionario alle vostre Comunità diocesane, perché crescano sempre di più con nuovi membri, grazie alla vostra testimonianza di vita e al vostro ministero episcopale esercitato come servizio al Popolo di Dio. Siate vicini ai vostri sacerdoti, curate la vita religiosa, amate i poveri.
Mentre mi rivolgo a voi, non posso fare a meno di andare con il mio pensiero a quei Confratelli che, per varie ragioni, non sono qui con noi. A tutti mando un saluto fraterno e benedicente. Come vorrei, ad esempio, che i Vescovi cinesi ordinati negli anni recenti fossero presenti all’incontro di oggi! In fondo al cuore, però, auspico che non sia lontano quel giorno! Desidero assicurarli non solo della mia e della nostra solidarietà, ma anche di quella dell’Episcopato mondiale perché, nella comune fede, sentano che, se a volte possono avere l’impressione di essere soli, più forte è la certezza che le loro sofferenze porteranno frutto — e gran frutto! — per il bene dei loro fedeli, dei loro concittadini e di tutta la Chiesa.
Cari fratelli, stiamo vivendo un tempo di cammino sinodale sulla famiglia. Mentre confido anche sulle vostre preghiere per la prossima Assemblea del Sinodo, mi piace sottolineare con voi che le famiglie sono alla base dell’opera evangelizzatrice, con la loro missione educativa e con la partecipazione attiva alla vita delle comunità parrocchiali. Vi incoraggio a promuovere la pastorale familiare, affinché le famiglie, accompagnate e formate, possano dare sempre meglio il loro apporto alla vita della Chiesa e della società. La Vergine Maria, Stella dell’Evangelizzazione, vi accompagni con la sua tenerezza materna. Su tutti voi e sulle vostre Diocesi, invoco la benedizione del Signore.
L'Osservatore Romano