sabato 30 novembre 2013

Da Mosca adozioni solo all'Italia

Bambina

«Perché non ha le nozze gay»
Le adozioni di bambini russi saranno consentite solo all'Italia, che non ammette le nozze gay. Lo ha dichiarato oggi il rappresentante del Cremlino per i diritti dell'Infanzia, Pavel Astakhov, come riferisce l'agenzia Interfax.

"Ci risulta che attualmente l'Italia è l'unico Paese i cui cittadini hanno la possibilità di adottare bambini russi", ha spiegato Astakhov, "perché questo Paese non riconosce il matrimonio omosessuale, e, di conseguenza, non dobbiamo cambiare nulla nell'accordo vigente e, inoltre, loro rispettano i termini di questo accordo".

La Russia, ha aggiunto il rappresentane per i diritti dell'infanzia russo, non affiderà i propri bambini e orfani ai Paesi con i quali non ha accordi bilaterali in proposito, precisando che oggi la Russia ha un accordo bilaterale di adozione solo con l'Italia, mentre la Francia non ha completato le procedure di ratifica del documento.

A giugno la Duma ha approvato una legge che vieta l'adozione di bambini russi da parte di cittadini di Paesi in cui sono consentite le nozze tra persone dello stesso sesso e genitori singoli. Inoltre, dal primo gennaio 2013 i genitori americani sono stati banditi dalla adozione di bambini provenienti dalla Russia nell'ambito della cosiddetta legge Dima Yakovlev, varata in risposta al Magnitsky Act degli Usa.
Avvenire
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Un sito internet su iniziativa del patriarcato di Mosca. A difesa della maternità e dell’infanzia

Un sito internet interamente dedicato alla famiglia e alla difesa della maternità e dell’infanzia: lo ha aperto nei giorni scorsi il patriarcato di Mosca allo scopo di contribuire, in tale campo, alla diffusione di informazioni e al miglioramento della relativa cultura giuridica. Il sito, pk-semya.ru, comprende sezioni specifiche intitolate “piccola Chiesa”, sfide attuali, manifestazioni, analisi e un elenco di numeri telefonici da chiamare in caso di difficoltà, un database su questioni riguardanti la famiglia alle quali risponderanno sacerdoti autorizzati dal patriarcato, un’audioteca, una videoteca e una biblioteca specializzate. La notizia, diffusa da Pravoslavie.ru, è stata ripresa da Orthodoxie.com.
In un videomessaggio rivolto ai visitatori, l’arciprete Dimitri Smirnov, presidente della commissione incaricata della famiglia e della difesa della maternità e dell’infanzia, si congratula con coloro che in Russia sono favorevoli alla rinascita delle famiglie numerose: «Apriamo un nuovo sito internet», ha spiegato, perché «nel mondo attuale è impossibile promuovere delle idee senza le tecnologie contemporanee, e noi ci siamo preoccupati di creare un tale strumento, nello spirito dei tempi». Si tratta di «una predicazione a tutto tondo sulla famiglia, la maternità e l’infanzia, dal punto di vista cristiano, che si è ormai perso in gran parte». L’allocuzione è accompagnata da istruzioni visive che presentano la struttura, tutte le sezioni e le potenzialità del sito.
La commissione patriarcale è stata creata dal sinodo della Chiesa ortodossa russa alla fine del 2011 con l’obiettivo di elaborare e realizzare un sistema di misure destinate a risolvere la crisi dei valori familiari nella società e al sostegno ecclesiale della famiglia. In una recente intervista, riportata fra l’altro sul nuovo sito internet, Smirnov ha commentato favorevolmente l’iniziativa di alcuni deputati che hanno presentato un disegno di legge alla Duma teso a vietare il finanziamento pubblico delle cliniche dove si praticano aborti “liberi”, cioè senza precise indicazioni mediche. L’arciprete ha paragonato l’aborto alla pena di morte: «L’unica differenza è che i bambini sono assolutamente innocenti». Si è detto inoltre preoccupato per la tendenza crescente del numero di aborti chimici attraverso la “pillola del giorno dopo” o altri farmaci, aumentati del 20 per cento, soprattutto fra le giovanissime, mentre complessivamente le interruzioni volontarie di gravidanza sembrerebbero in calo. Recentemente il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un provvedimento che modifica una serie di leggi sulla tutela della salute pubblica; in particolare, impone un divieto sulla pubblicità dell’aborto, fornendo anche istruzioni per i medici.
Nel messaggio inviato un paio di settimane fa al terzo forum nazionale sulla “santità della maternità”, dedicato ai valori della famiglia nel moderno spazio di informazione, il patriarca di Mosca, Cirillo, ha detto che «non è un segreto che i media, compresi i vari social network, abbiano un impatto significativo non solo sulla formazione dell’individuo ma anche sui valori e le priorità della vita. Purtroppo, però, fanno spesso ricorso a idee molto lontane dagli alti principi morali». Il risultato è la perdita dell’importanza di parole quali «fedeltà» e «dovere», la svalutazione del concetto di amicizia e di amore, nozioni alla base della famiglia e del matrimonio. «Con la perdita di questi punti di riferimento — ha aggiunto Cirillo — la società è finita in una grave crisi spirituale, di difficile soluzione», soffocata dai moderni ideali del consumismo, da un concetto di vita egoistico, dalla ricerca di nuovi piaceri. Al cuore di questa crisi c’è, in primo luogo, la crisi dei valori della famiglia, in quanto «pilastro della tradizione, garanzia della continuità delle generazioni, principale scuola di educazione morale e spirituale della persona». Il primate ortodosso ha incoraggiato per questo il centro «Gloria» che ha sviluppato un programma demografico a livello nazionale sulla “santità della maternità”, lavorando per creare nella comunità un’immagine positiva della grande famiglia tradizionale e promuovere un atteggiamento responsabile riguardo la maternità e la paternità.
L'Osservatore Romano

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Affido, scorciatoia gay per le adozioni
di Gianfranco Amato
Nel mondo cattolico si sono registrati interventi di politici, intellettuali, e persino di qualche esponente del clero, che si sono spinti ad affermare di non avere obiezioni al fatto che una bambina di tre anni venga affidata a una coppia di uomini omosessuali, a condizione che tale coppia garantisca una certa stabilità. Aggiungendo che, nel caso specifico, si poteva pensare che il giudice avesse comunque agito privilegiando il bene della bambina. Chiamiamoli per comodità “cattolici possibilisti”. Questi cattolici, in realtà, si sono incautamente arrischiati ad entrare nel merito della recente vicenda legata al discusso provvedimento del Tribunale per i minorenni di Bologna, senza conoscerne gli atti. Ora che è noto il contenuto della motivazione di tali provvedimenti appare ancora più evidente l’errore di valutazione commesso dai “cattolici possibilisti”.
Nel decreto 2 luglio 2013 il Giudice Tutelare di Parma, ad esempio, sostiene tranquillamente che per quanto riguarda l’affido di minori il concetto giuridico di “famiglia” ben può ricomprendere anche una coppia omosessuale, ad onta della sentenza della Corte Costituzionale 138 del 2010, con cui è stato ribadito che la famiglia intesa come società naturale è solo quella fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Sono davvero sicuri i “cattolici possibilisti” di essere d’accordo con l’impostazione del Giudice Tutelare di Parma?

Lo stesso Giudice, peraltro, nel medesimo provvedimento ha ritenuto che la circostanza per cui «i componenti del nucleo abbiano il medesimo sesso non possa considerarsi ostativo all’affidamento di un minore», ciò anche perché «come rilevato da recente giurisprudenza di legittimità, in assenza di certezze scientifiche o dati di esperienza, costituisce mero pregiudizio la convinzione che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale».  Sono davvero sicuri i “cattolici possibilisti” di essere d’accordo con questa impostazione? Credono anch’essi che costituisca mero pregiudizio la convinzione che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale? Credono anch’essi che non vi siano certezze scientifiche o dati di esperienza che indichino come sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale? 
Il decreto del Giudice Tutelare di Parma è stato oggetto di impugnazione da parte del Pubblico Ministero per «l’assoluta approssimazione con la quale il Servizio Sociale aveva predisposto la documentazione di affido e l’assoluta superfluità di un tale provvedimento stante la possibilità di dare adeguato sostegno alla famiglia senza alimentare a confusione di ruoli». Sempre secondo il P.M. ricorrente, sarebbe inoltre risultato evidente che «la sedicente coppia» vivesse «l’esperienza dell’affido come un surrogato di genitorialità»; che fosse «incredibile e se vero imbarazzante per un Servizio Sociale la circostanza assunta dell’impossibilità di reperire una coppia con figli idonea all’affido»; che «la scelta degli affidatari, operata con modalità comparative assolutamente non chiare», apparisse «frutto di una vera e propria sperimentazione socio-giuridica più che frutto di una ordinaria prassi». Sono davvero sicuri i “cattolici possibilisti” che il P.M. si sia sbagliato e che, quindi, sia giusto in questa delicata materia procedere a «sperimentazioni socio-giuridiche»?
Il Tribunale per i minorenni di Bologna con decreto 31 ottobre 2013 ha respinto il ricorso in appello del P.M., ribadendo, tra l’altro, come «in assenza di certezze scientifiche o dati di esperienza, costituisce mero pregiudizio la convinzione che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Ancora una volta ci chiediamo se i “cattolici possibilisti” siano davvero convinti di questa impostazione. Credono anch’essi che costituisca mero pregiudizio la convinzione che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale? Crede anch’egli che non vi siano certezze scientifiche o dati di esperienza che indichino come sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale?
In realtà molti di questi “cattolici possibilisti” sono persone troppo intelligenti ed avvedute per non essersi accorti di cosa realmente stia dietro questa oscura vicenda. Lo ha chiarito anche il vice-presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani Giancarlo Cerrelli, in un articolo sul settimanale Tempi del 18 novembre, dall'eloquente titolo L’affidamento della bimba di Bologna? Una trovata per introdurre l’adozione alle coppie gay. Scrive infatti Cerrelli: «Il “caso di Bologna”, pertanto, non è da sottovalutare, perché sembra essere, come detto, il progetto pilota per introdurre l’adozione dei minori da parte delle persone omosessuali nel nostro ordinamento. Con il provvedimento del Tribunale per i minorenni di Bologna ci si è incamminati verso una frattura dei legami genitoriali naturali a favore della creazione di rapporti legali artificiali, che non tiene conto del vero interesse del minore ad avere genitori complementari e sessualmente differenti. Tale processo giuridico porterà a depotenziare la genitorialità naturale, a favore di simulacri di genitorialità, con grave danno per la nostra società». 
Noi ci permettiamo di essere un po’ più maliziosi del Vice Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici. Questo ci sembra, infatti, il reale rischio dell’affidamento della minore alla coppia gay: il disegno potrebbe prevedere una convivenza di diversi anni, poi una richiesta di adozione per sollevare una questione di costituzionalità del divieto di adozione da parte delle coppie gay, facendo valere l’interesse della minore, ormai abituatasi alla convivenza e a chiamare i due uomini non più “zii”, ma papà e mamma (o genitore 1 e genitore 2). Così ancora una volta la magistratura potrà supplire la politica e spalancare le porte all’adozione dei minori da parte di coppie omosessuali. Davvero i “cattolici possibilisti” sono così ingenui da non aver compreso l’humus culturale che sottende i provvedimenti giudiziari citati (basta leggerli), e da non averne intuito le gravi conseguenze? Francamente ne dubitiamo.