Il tweet di Papa Francesco: "Il Regno dei cieli è per quelli che pongono la loro sicurezza nell’amore di Dio, non nelle cose materiali." (22 novembre 2013)
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Ieri sera Papa Francesco ha inaugurato con un videomessaggio il Festival della dottrina sociale che si svolge a Verona (v. infra).
Volevo soffermarmi su un dettaglio della vita personale del Papa.
Parlando dell’importanta del cooperativismo cristiano e del suo significato nell’economia di mercato, Francesco ha detto: «Io ricordo – ero ragazzo – avevo 18 anni: anno 1954, e ho sentito mio padre fare una conferenza sul cooperativismo cristiano e da quel tempo io mi sono entusiasmato con questo, ho visto che quella era la strada. È proprio la strada per una uguaglianza, ma non omogeneità, una uguaglianza nelle differenze. Anche economicamente è lenta. Io ricordo ancora quella riflessione del mio papà: va avanti lentamente, ma è sicura».
Non è stato detto molto, nelle biografie finora pubblicate, della figura del padre di Bergoglio, Mario (il familiare più “famoso” per le citazioni è la nonna paterna, Rosa Vasallo). Questo ricordo personale di Francesco aiuta a conoscerlo un po’ di più e anche a comprendere il suo impegno.
Nel videomessaggio inviato a Verona, Francesco ha parlato anche di una “mistica” della dottrina sociale della Chiesa. «Sembra toglierti immediatamente qualcosa; sembra che applicarla ti porti fuori dal mercato, dalle regole correnti. Guardando ai risultati complessivi, questa mistica porta invece un grande guadagno, perché è in grado di creare sviluppo proprio in quanto – nella sua visione complessiva – richiede di farsi carico dei disoccupati, delle fragilità, delle ingiustizie sociali e non sottostà alle distorsioni di una visione economicistica».
Il Papa qui sintetizza contenuti presenti anche nell’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI. La solidarietà, il cercare di farsi carico dei disoccupati, delle fragilità e delle ingiustizie sociali, anche se sembra andare contro il profitto immediato, in realtà crea sviluppo e dunque finisce con l’essere in tutti i sensi un guadagno.
*Videomessaggio del Papa al Festival della Dottrina sociale: «Occorre coraggio, un pensiero e la forza della fede per stare dentro il mercato mettendo al centro la dignità della persona, non l’idolo denaro»
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
«La Dottrina Sociale non sopporta che gli utili siano di chi produce e la questione sociale sia lasciata allo Stato o alle azioni di assistenza e di volontariato... Occorre coraggio, un pensiero e la forza della fede per stare dentro il mercato mettendo al centro la dignità della persona, non l’idolo denaro». Lo ha detto Francesco nel videomessaggio trasmesso questa sera a Verona, in apertura del Festival della dottrina sociale, che quest'anno riflette sul tema «Meno disuguaglianze, più differenze». Un titolo, ha spiegato il Papa, che «evidenzia la plurale ricchezza delle persone come espressione dei talenti personali e prende le distanze dalla omologazione che mortifica e rende disuguali».
Bergoglio è tornato a parlare di giovani e anziani. «Oggi, i giovani e i vecchi vengono considerati scarti perché non rispondono alle logiche produttive in una visione funzionalista della società, non rispondono ad alcun criterio utile di investimento... Non dobbiamo dimenticare, però, che i giovani ed i vecchi portano ciascuno una loro grande ricchezza: ambedue sono il futuro di un popolo».
Francesco ha quindi parlato della «percentuale dei giovani che in questo momento sono senza lavoro: in alcuni Paesi si parla del 40 o più per cento di giovani» disoccupati. «Questa è un’ipoteca, è un’ipoteca per un futuro. E se questo non si risolve presto, è la sicurezza di un futuro troppo debole o un non –futuro».
Il Papa ha poi rivolto un pensiero alla dottrina sociale della Chiesa, «un grande punto di riferimento», molto utile «per non perdersi». «Chi opera nell’economia e nella finanza - ha detto - è sicuramente attratto dal profitto e se non sta attento, si mette a servire il profitto stesso, così diventa schiavo del denaro. La dottrina sociale contiene un patrimonio di riflessioni e di speranza che è in grado anche oggi di orientare le persone e di conservarle libere. Occorre coraggio, un pensiero e la forza della fede per stare dentro il mercato, per stare dentro il mercato, guidati da una coscienza che mette al centro la dignità della persona, non l’idolo denaro».
L'applicazione della dottrina sociale, ha spiegato Bergoglio «contiene in sé una mistica. Sembra toglierti immediatamente qualcosa; sembra che applicarla ti porti fuori dal mercato, dalle regole correnti. Guardando ai risultati complessivi, questa mistica porta invece un grande guadagno, perché è in grado di creare sviluppo proprio in quanto – nella sua visione complessiva – richiede di farsi carico dei disoccupati, delle fragilità, delle ingiustizie sociali e non sottostà alle distorsioni di una visione economicistica».
«La dottrina sociale - ha detto il Papa - non sopporta che gli utili siano di chi produce e la questione sociale sia lasciata allo Stato o alle azioni di assistenza e di volontariato. Ecco perché la solidarietà è una parola chiave. Ma noi, in questo tempo, abbiamo il rischio di toglierla dal dizionario, perché è una parola incomoda, ma anche – permettetemi – è quasi una “parolaccia”. Per l’economia e il mercato, solidarietà è quasi una parolaccia».
Infine, Francesco ha parlato della cooperazione. Ha ricordato un episodio della sua vita familiare: «Io ricordo – ero ragazzo – avevo 18 anni: anno 1954, e ho sentito mio padre fare una conferenza sul cooperativismo cristiano e da quel tempo io mi sono entusiasmato con questo, ho visto che quella era la strada. È proprio la strada per una uguaglianza, ma non omogeneità, una uguaglianza nelle differenze. Anche economicamente è lenta. Io ricordo ancora quella riflessione del mio papà: va avanti lentamente, ma è sicura».
Il Papa ha citato un incontro avuto qualche mese fa con rappresentanti del mondo delle cooperative: «Mi ha molto consolato e penso sia una buona notizia per tutti sentire che, per rispondere alla crisi, si è ridotto l’utile, ma si è mantenuto il livello occupazionale. Il lavoro è troppo importante. Lavoro e dignità della persona camminano di pari passo. La solidarietà va applicata anche per garantire il lavoro; la cooperazione rappresenta un elemento importante per assicurare la pluralità di presenze tra i datori del mercato. Oggi essa è oggetto di qualche incomprensione anche a livello europeo, ma ritengo che non considerare attuale questa forma di presenza nel mondo produttivo costituisca un impoverimento che lascia spazio alle omologazioni e non promuove le differenze e l’identità».
L'invito al mondo della cooperazione è di «diventare un soggetto in grado di pensare alle nuove forme di Welfare. Il mio auspicio è che possiate rivestire di novità la continuità. E così imitiamo anche il Signore, che sempre ci fa andare avanti con sorprese, con le novità».