(Stefania Careddu, Sante Cavalleri) Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione e dunque organizzatore e testimone privilegiato dei diversi raduni, racconta questo tempo speciale di grazia, che ha visto oltre 8 milioni di pellegrini sulla Tomba di Pietro e agli incontri con il successore Francesco
A chi si chiedeva a cosa potesse servire l’Anno della Fede che aveva indetto - il secondo dopo quello voluto da Paolo VI nel 1968 - Benedetto XVI rispose, nel motu proprio ‘Porta Fidei’, che la celebrazione sarebbe servita per “riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede”. Un’idea molto chiara, sostenuta e fortemente rilanciata da Papa Bergoglio: entrambi i Pontefici si sono spesi tantissimo per dare slancio e credibilità all’iniziativa. E se Benedetto ne ha guidato l’ avvio, nell’ottobre 2012, presiedendo la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” (i cui frutti, come quelli di tutte le iniziative di questo tempo speciale di grazia, si raccoglieranno in futuro) il culmine dell’Anno della fede è stato - almeno sul piano emotivo - quando Papa Francesco si è rivolto ai cresimandi (per lo più giovani) arrivati da tutto il mondo, insieme ai cresimati, per invocarli: “Rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore”. Un’esortazione che ha segnato la Giornata del 28 aprile, durante la quale ha conferito il sacramento della Confermazione a 44 di loro.
A caldo abbiamo chiesto a monsignor Rino Fisichella, presidente del dicastero per la Nuova Evangelizzazione, che ha organizzato gli eventi, quale bilancio si può azzardare a pochi giorni dalla chiusura del 24 novembre.
Un bilancio altamente positivo perché in ogni parte del mondo si è celebrato un Anno della fede con le iniziative più svariate. Accanto a quella che è stata la presenza qui a Roma, bisogna calcolare anche tutte le esperienze che si sono moltiplicate nel corso di questi tredici mesi.
Penso a tutte le catechesi sulla fede proposte dai vescovi nelle Cattedrali e dai sacerdoti nelle parrocchie, penso alla ripresa dell’insegnamento del Concilio Vaticano II – non dimentichiamo che questo Anno era dedicato anche ai 50 anni Concilio – ma anche alle esperienze di carità sorte anche in questi frangenti. Penso in sostanza alla vitalità che la Chiesa ha mostrato in un momento come quello che attraversiamo, certamente un momento di crisi globale, antropologica e non solo finanziaria, ma nel quale questo Anno ci ha messo dinanzi una vitalità ed un entusiasmo dei fedeli, dei battezzati e dei cristiani che sono incredibili. Spesso siamo portati a sottolineare gli aspetti più negativi e quindi a mostrare sempre più il lato della crisi e non evidenziamo con altrettanta forza l’esperienza positiva che si sta realizzando sotto i nostri occhi.
Si possono azzardare delle cifre sui partecipanti agli appuntamenti e ai pellegrinaggi?
A Roma, dove si è svolto in maniera più visibile l’Anno della fede con vari appuntamenti presieduti da Papa Francesco dopo la solenne apertura celebrata da Benedetto XVI, siamo a più di 8 milioni di pellegrini che sono venuti a fare la professione di fede sulla tomba di Pietro. Questo dato è significativo, non tanto per i numeri perché si tratta di stime per difetto: conteggiamo infatti solo quelli che si sono iscritti, cioè che hanno fatto conoscere la loro presenza, mentre ben sappiamo come il pellegrinaggio alla tomba di Pietro avvenga spesso in giornata, anche singolarmente e non solo per parrocchie e gruppi, e questo sfugge. Ma perché ci dice di un fiume ininterrotto di pellegrini che si sono fatti presenti per approfondire e testimoniare la loro fede.
Le dimissioni di Benedetto e l’elezione del nuovo Papa in che modo hanno influito sull’Anno della fede?
Hanno certamente influito perché il desiderio di molti fedeli di toccare direttamente Papa Francesco è innegabile. Un tempo si diceva che con Giovanni Paolo II i fedeli arrivavano per vedere il papa, con Benedetto si è detto che accorrevano per ascoltarlo, oggi penso si possa dire che gremiscono piazza San Pietro e gli altri luoghi degli appuntamenti con Francesco per toccare il Papa. E’ un’immagine che colpisce: in tutti questi eventi ciò che si vede è il desiderio di toccare il Santo Padre. Il Papa viene finanche strattonato: è incredibile la reazione di entusiasmo e di profonda umanità che accompagna questi incontri. La pazienza del papa, la sua capacità straordinaria di avvicinarsi a tutti, di avere un sorriso per tutti, di avere una battuta per ciascuno: questa è una ricchezza, i dialoghi del Pontefice con i pellegrini sono battute estemporanee ma sempre - ho avuto modo di ascoltarne tanti in questi incontri e raduni - centrano la questione che viene posta. Significa che il Papa ascolta, reagisce direttamente a quello che viene detto in qualche frazione di secondo. E c’è anche un forte coinvolgimento spirituale. Penso ai ragazzi che hanno ricevuto la cresima dalle mani di Francesco Il movimento di partecipazione agli eventi dell’Anno della fede va però oltre la dimensione personalistica legata all’indubbio carisma di Papa Bergoglio, perché abbraccia il contenuto stesso, il messaggio che doveva essere lanciato. Tutti questi eventi avevano in effetti già il loro percorso delineato: la presenza del nuovo Papa è stato un incentivo maggiore per essere presenti, ma tutti gli eventi in realtà hanno visto la partecipazione anche di un numero altissimo di persone che si erano già iscritte prima del Conclave.
L’Anno della Fede del resto è stata un’idea di Benedetto…
Papa Benedetto ha indetto l’Anno della fede il 16 ottobre 2011 durante la messa in Basilica a conclusione dell’incontro con i nuovi evangelizzatori. In quell’occasione, Benedetto si trovava dinanzi a 8000 nuovi evangelizzatori che il Pontificio Consiglio aveva convocato per presentargli questa nuova realtà che sta crescendo nella Chiesa. E il Papa aveva annunciato la pubblicazione di “Porta Fidei”, poi aveva approvato il programma, gli eventi, le iniziative, e non solo: si era impegnato a scrivere un’enciclica sulla fede che doveva essere consegnata al termine dell’Anno della fede. “Lumen fidei” è stata pubblicata invece da Francesco ma che rimane come un apporto specifico: un’enciclica, ha detto lui stesso, a quattro mani: ci sono l’idea, il progetto, alcuni contenuti di Benedetto ma anche l’attualità e personalità carismatica proprie di papa Francesco. Tra i due Pontefici, del resto, vi è profonda sintonia anche sull’Anno delle fede e Papa Francesco non solo ha sottoscritto il programma indicato da Benedetto, ma lo ha arricchito. Diverse iniziative sono state aggiunte a quelle programmate, le maglie della rete si sono allargate vista la disponibilità e dedizione di papa Francesco.
Tutti l’abbiamo vista in tv portare in visita a Benedetto la statua della Vergine di Fatima… Qualche settimana fa, prima che giungesse in Vaticano la statua della Madonna di Fatima, ho espresso a papa Francesco il desiderio che il percorso della processione nei Giardini Vaticani includesse il monastero Mater Ecclesiae e lui è stato molto contento di accogliere la proposta.
Così ho rivisto Benedetto con tanto affetto, e aver partecipato a questo momento di preghiera intensa con il Papa Emerito è stato per me un grandissimo dono. Benedetto era in buona forma e ha intonato canti e preghiere. La Chiesa di Cristo è guidata dallo Spirito Santo, il quale sa quali sono i momenti e gli uomini che debbono avere responsabilità per condurla nel cammino della storia.
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LE RELIQUIE DI SAN PIETRO IN PIAZZA
Per la prima volta le reliquie che la tradizione riconosce come quelle dell'apostolo al quale il Signore direttamente affidò la guida della Chiesa saranno esposte in piazza San Pietro. Succederà, per decisione di Papa Francesco, in occasione della liturgia conclusiva dell'Anno della Fede che significativamente si celebrerà nella stessa area dove Pietro ha dato la sua vita per il Signore. "La fede di Pietro – ha sottolineato monsignor Fisichella - confermerà ancora una volta che la porta per l'incontro con Cristo è sempre aperta e attende di essere varcata con lo stesso entusiasmo e convinzione dei primi credenti".
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LE DIECI TAPPE DI UN PELLEGRINAGGIO LUNGO UN ANNO
Un cammino lungo un intero anno scandito da dieci Giornate Internazionali organizzate dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione che hanno visto arrivare a Roma fedeli provenienti da diverse parti del mondo per il pellegrinaggio alla Tomba di Pietro. Tra i diversi eventi, tutti caratterizzati dalla Professione di fede, dalle catechesi, dall’adorazione eucaristica e dalla messa in piazza San Pietro con il Pontefice, particolarmente significativo è stato l’incontro con i cresimandi e i cresimati quando Bergoglio ha conferito il sacramento della Confermazione a 44 ragazzi. L’appuntamento con le Confraternite ha preceduto il grande raduno dei movimenti, delle associazioni e delle aggregazioni laicali del 18 e 19 maggio, mentre dal 26 al 29 settembre si sono ritrovati in Vaticano i catechisti, un mese prima, cioè, del megaincontro delle famiglie. “Nell’Anno della fede, vogliamo ringraziare il Signore per il dono della vita, in tutte le sue manifestazioni; e nello stesso tempo vogliamo annunciare il Vangelo della Vita”, ha detto Francesco alla Giornata dell’Evangelium Vitae a cui è seguita quella dei seminaristi, dei novizi, delle novizie e di quanti sono in cammino vocazionale. Il 2 giugno si è svolta poi l’adorazione eucaristica in contemporanea mondiale: un evento mai accaduto prima che ha permesso ai fedeli del mondo intero, dalle Isole Cook a Reykiavyk, in Islanda, passando per Cile, Burkina Faso, Taiwan, Iraq, Bangladesh, Stati Uniti d'America e Filippine, di pregare insieme, alla stessa ora, per le intenzioni proposte dal Papa.
A Sua Immagine
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Nell’ufficio di monsignor Rino Fisichella i rumori di via della Conciliazione arrivano ovattati. Sotto queste finestre nell’ultimo anno sono passati milioni di pellegrini di tutto il mondo. «Un fiume di fede – sintetizza l’arcivescovo – che ci auguriamo possa irrorare con più entusiasmo la vita delle diocesi e delle comunità locali, per realizzare quella che con papa Francesco potremmo definire la cultura dell’incontro ». Sì, perché l’Anno della fede è ormai al suo atto finale. «Ma il lavoro vero – afferma il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, cioè il dicastero che ha coordinato i grandi eventi di questo intenso periodo – comincia adesso». Lei ha detto di recente che lo scopo di questo Anno era far ritrovare ai credenti il gusto della fede. Obiettivo raggiunto? Direi che si sono poste le premesse perché questo accada. E proprio i milioni di pellegrini arrivati per visitare la tomba di Pietro lo testimoniano. Ma non basta. L’Anno della fede era una 'provocazione'. Adesso dobbiamo riscoprire la continuità. Ciò di cui abbiamo profondamente bisogno è che l’entusiasmo trasmessoci da papa Francesco possa diventare reale conversione di vita ed esprimersi in forme pastorali rinnovate, in gioia di credere e di vivere da cristiani e in impegno di evangelizzazione. Come dire che finisce l’Anno della fede, ma inizia il lavoro. Esattamente. Il vero grande lavoro comincia adesso ed è un lavoro che ci sarà affidato da papa Francesco tramite l’esortazione Evangelii gaudium, al fine di una rinnovata azione missionaria. La fede riscoperta e rivissuta con entusiasmo diventa adesso prodromo di un impegno concreto di evangelizzazione. Questo è il grande segno che dobbiamo cogliere, mettendo in gioco noi stessi, affinché l’Anno che abbiamo vissuto diventi azione di vita personale e comunitaria prolungata nel tempo. Questo documento si può paragonare a «Novo Millennio Ineunte» del dopo Giubileo? Penso che sia molto più immediato il collegamento con la Evangelii nuntiandi. Perché l’intento di papa Francesco è duplice. Innanzitutto offrire alla Chiesa un elemento comune su cui potersi impegnare in ordine all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Ma anche incoraggiare le singole Chiese locali ad affrontare le sfide particolari che ogni singola cultura e ogni singolo Paese presentano. C’è un elemento che l’ha particolarmente colpita e che dà la cifra dell’Anno della fede? Un’amica suora mi ha portato dalle Filippine una bottiglia che ho messo nella mia libreria e che contiene il logo dell’Anno della fede. È stata realizzata dai carcerati e a me dà la sensazione di quanto in profondità sia giunto il messaggio di questo anno, che ha toccato tutti gli ambienti ed è giunto persino in Cina. Commovente è poi il significato del manufatto in sé. Gli autori, infatti, chiudendo il logo nella bottiglia, hanno voluto esprimere il segno della privazione della loro libertà, ma anche la speranza che quella nave possa uscire dalla bottiglia e ritornare in mare aperto. Inoltre la diffusione capillare del messaggio è anche il motivo per cui il Papa consegnerà Evangelii gaudium a diverse categorie di persone. L’Anno è iniziato con Benedetto XVI e si chiude con Francesco. Quale contributo hanno dato rispettivamente i due Pontefici? Papa Benedetto ha avuto l’intuizione di indire l’Anno rendendosi conto del momento di difficoltà che la Chiesa stava vivendo. Papa Francesco ci ha mostrato con la sua testimonianza e con il suo insegnamento come la fede deve essere vissuta: cioè uscendo da noi stessi e andando incontro agli altri. Ora occorre realizzare una cultura dell’incontro, cioè far sì che questo dinamismo diventi comportamento abituale. La cultura dell’incontro del resto proviene dalla Rivelazione stessa di Dio. È il Signore che ci viene incontro. E io spero che, seguendo l’esempio del Papa, questa cultura nuova diventi uno dei frutti più maturi dell’Anno della fede. Anche perché l’uomo nostro contemporaneo è un uomo solo che si rinchiude sempre di più in se stesso, in un individualismo che si risolve in asfissia. E allora diventa inevitabile per noi restituirgli il senso della vita, per- ché come credenti noi stessi per primi lo abbiamo ritrovato nell’incontro con Cristo. Come è stato vissuto in Italia l’Anno della fede? Molto intensamente. Con una partecipazione dinamica ed entusiasta non solo ai grandi eventi, ma anche nelle diocesi. E colgo l’occasione per ringraziare la Cei, i vescovi, i tanti sacerdoti e i moltissimi laici che ci hanno aiutato nell’organizzazione.
Mimmo Muolo (Avvenire)
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CONGRESSO NAZIONALE DELLA MISERICORDIA
22/11/2013 - 24/11/2013
ROMA - VIA DI TORRE ROSSA 94 (ITALIA)
DIO È AMORE
Il tema del Congresso è contenuto in queste tre parole che costituiscono la più alta rivelazione della fede cristiana. Dopo gli appuntamenti del 22 e 23 novembre, i Congressisti sono invitati a partecipare domenica 24 novembre alla celebrazione della solennità di Cristo Re in Piazza San Pietro presieduta da Papa Francesco che concluderà l'Anno della fede. È stato chiesto al Santo Padre un Suo saluto.
Sede del Congresso:
Auditorium Michelangelo
Domus Pacis Torre Rossa Park
Via di Torre Rossa, 94
Auditorium Michelangelo
Domus Pacis Torre Rossa Park
Via di Torre Rossa, 94
Per informazioni e prenotazioni contattare la Segreteria Organizzativa:Joining People Srl
Via F. Ferraironi, 25 T3/A - 00177 Roma
Tel. +39 06/2020227 - Fax +39 06/20421308
Email info@joiningpeople.it
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