Discorso di Papa Francesco al Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Gregorios III Laham, il Sinodo e i fedeli della Comunità Greco-Melchita, in occasione del loro pellegrinaggio a Roma: “Ripeto anche a voi: non ci rassegniamo a pensare al Medio Oriente senza i cristiani”
Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza il Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, S.B. Gregorios III Laham, il Sinodo e i fedeli della Comunità Greco-Melchita, in occasione del loro pellegrinaggio a Roma.Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro nel corso dell’Udienza:
Beatitudine,
cari fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,
Con gioia vi accolgo presso San Pietro, dove siete venuti a riaffermare il profondo legame della Chiesa di Antiochia dei Greco-melchiti con il suo successore. Venite come testimoni delle origini apostoliche della nostra fede. Da allora, la gioia del Vangelo continua a illuminare l’umanità, e in essa voi camminate, nonostante le numerose prove che avete conosciuto nella storia e fino ai nostri giorni.
Il mio pensiero va subito ai fratelli e alle sorelle della Siria, che patiscono da lungo tempo una “grande tribolazione”; prego per quanti hanno perso la vita e per i loro cari. Voglia il Signore asciugare le lacrime di questi suoi figli; la vicinanza di tutta la Chiesa li conforti nell’angoscia e li preservi dalla disperazione.
Crediamo fermamente nella forza della preghiera e della riconciliazione, e rinnoviamo il nostro accorato appello ai Responsabili perché cessi ogni violenza e attraverso il dialogo si trovino soluzioni giuste e durature ad un conflitto che ha già causato troppi danni. In particolare, esorto al rispetto vicendevole tra le varie confessioni religiose, per assicurare a tutti un futuro basato sui diritti inalienabili della persona, compresa la libertà religiosa. La vostra Chiesa da secoli ha saputo convivere pacificamente con altre religioni ed è chiamata a svolgere un ruolo di fraternità in Medio Oriente.
Ripeto anche a voi: non ci rassegniamo a pensare al Medio Oriente senza i cristiani. Tuttavia, molti vostri fratelli e sorelle sono emigrati, e una folta rappresentanza dalle comunità in diaspora è qui presente. Le incoraggio a mantenere salde le radici umane e spirituali della tradizione melchita, custodendo dovunque l’identità greco-cattolica, perché la Chiesa intera ha bisogno del patrimonio dell’Oriente cristiano, di cui anche voi siete eredi. Al tempo stesso, siete segno visibile per tutti i nostri fratelli orientali della auspicata comunione col Successore di Pietro. In questa festa di sant’Andrea Apostolo, fratello di san Pietro, il mio pensiero va a Sua Santità Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, e alle Chiese Ortodosse.
Preghiamo il Signore che ci aiuti a proseguire il cammino ecumenico, nella fedeltà ai principi del Concilio Ecumenico Vaticano II. Aiuti voi ad essere sempre cooperatori dell’evangelizzazione, coltivando la sensibilità ecumenica e interreligiosa. Ciò è possibile grazie all’unità, alla quale sono chiamati i discepoli di Cristo (cfr At 4,32); e l’unità esige sempre la conversione da parte di tutti. Al riguardo, l’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente ha offerto indicazioni molto efficaci affinché i pastori e i fedeli vivano generosamente le rispettive responsabilità nella Chiesa e nella società. Le divisioni all’interno delle nostre comunità ostacolano seriamente la vita ecclesiale, la comunione e la testimonianza. Accompagno, perciò, il Patriarca e i Vescovi in questo impegno, affinché possano contribuire in tal modo all’edificazione del Corpo di Cristo. Ma vorrei tanto incoraggiare anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli laici ad offrire il loro essenziale apporto.
Invochiamo l’intercessione della Tuttasanta Madre di Dio, dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e di sant’Andrea, al quale ci rivolgiamo con le parole della tradizione bizantina: «Tu, che fra gli Apostoli fosti chiamato per primo, come fratello del Corifeo, implora dal Signore onnipotente la pace per il mondo e la grande misericordia per le anime nostre» (Apolytikion della Memoria). Di cuore imparto a voi e alle vostre comunità la Benedizione Apostolica.
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Messaggio del Papa a Bartolomeo I: cristiani d'Oriente e Occidente uniti per promuovere pace e libertà
Un appello per la pace in Medio Oriente e per la tutela della libertà religiosa nel mondo: è questo il cuore del messaggio che Papa Francesco ha inviato al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, in occasione della festa di Sant’Andrea. Il messaggio è stato letto dal card. Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani e capo di una delegazione della Santa Sede recatasi ad Istanbul, in Turchia. Per l’occasione, è stata celebrata una Divina Liturgia nella Chiesa patriarcale del Fanar. Stamattina, intanto, durante la Messa a Santa Marta, il Papa ha pregato secondo le intenzioni di Bartolomeo I.
“Dialogo, perdono e riconciliazione sono i soli mezzi possibili per risolvere il conflitto in Medio Oriente”: scrive così Papa Francesco nel suo messaggio a Bartolomeo I. Ricorda “la drammatica situazione di tante persone che soffrono a causa di violenza, guerra, fame, povertà e disastri naturali” e ribadisce il diritto dei cristiani mediorientali “di rimanere nella loro patria”. Per questo, esorta a pregare “per la pace nella regione” e chiede che “si continui a lavorare per la riconciliazione e il giusto riconoscimento dei diritti dei popoli”. Guardando, poi, al martirio di Sant’Andrea, il Pontefice ricorda tutti quei cristiani che, nel mondo, “sperimentano la discriminazione e a volte pagano con il sangue il prezzo della loro professione di fede”. Come ai tempi dell’Editto di Costantino, dunque, che 1700 anni fa pose fine alla persecuzione religiosa nell’Impero romano d’Oriente e di Occidente, anche oggi – scrive il Papa – “i cristiani d’Oriente e di Occidente devono dare una testimonianza comune per poter diffondere il messaggio di salvezza del Vangelo al mondo intero”. Una “cooperazione efficace ed impegnata tra i cristiani” è dunque “urgente e necessaria”, per “tutelare ovunque il diritto di esprimere pubblicamente la propria fede” e affinché i cristiani stessi “siano trattati equamente quando promuovono il contributo del cristianesimo nella società e cultura contemporanea”.
Sul fronte ecumenico, poi, il Papa ricorda che nel 2014 ricorrerà il 50.mo anniversario dello storico incontro, a Gerusalemme, tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora; ribadisce che i cristiani sono “membri di una stessa famiglia”, che “sperimentano già la gioia dell’autentica fraternità in Cristo”, pur consapevoli che “la piena comunione” non è stata ancora raggiunta. Di qui, il richiamo al dovere dei cristiani di “prepararsi a ricevere questo dono di Dio attraverso la preghiera, la conversione interiore, il rinnovamento della vita e il dialogo fraterno”.
Infine, Papa Francesco sottolinea l’intenzione di “proseguire le relazioni fraterne tra la Chiesa di Roma ed il Patriarcato ecumenico” e conclude il suo messaggio con parole di “profonda stima e calorosa amicizia in Cristo”, scambiando idealmente con Bartolomeo I “un fraterno abbraccio di pace”.
Giunta ad Istanbul giovedì scorso, la delegazione della Santa Sede rimarrà in Turchia fino a questa domenica. Una visita che rientra nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre, appunto, ad Istanbul per Sant’Andrea. Oltre al card. Koch, sono presenti mons. Brian Farrell e mons. Andrea Palmieri, segretario e sottosegretario del dicastero per l’Unità dei cristiani. Ad Istanbul, si è poi unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. Oltre a partecipare alla Divina Liturgia nella chiesa del Fanar, gli esponenti della Santa Sede hanno avuto un incontro con il Patriarca Bartolomeo e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. La delegazione ha inoltre fatto visita alla sede della Scuola di teologia del Patriarcato Ecumenico a Halchi, chiusa dalle autorità turche nel 1971 e di cui si attende il permesso per la riapertura.
Radio Vaticana
“Dialogo, perdono e riconciliazione sono i soli mezzi possibili per risolvere il conflitto in Medio Oriente”: scrive così Papa Francesco nel suo messaggio a Bartolomeo I. Ricorda “la drammatica situazione di tante persone che soffrono a causa di violenza, guerra, fame, povertà e disastri naturali” e ribadisce il diritto dei cristiani mediorientali “di rimanere nella loro patria”. Per questo, esorta a pregare “per la pace nella regione” e chiede che “si continui a lavorare per la riconciliazione e il giusto riconoscimento dei diritti dei popoli”. Guardando, poi, al martirio di Sant’Andrea, il Pontefice ricorda tutti quei cristiani che, nel mondo, “sperimentano la discriminazione e a volte pagano con il sangue il prezzo della loro professione di fede”. Come ai tempi dell’Editto di Costantino, dunque, che 1700 anni fa pose fine alla persecuzione religiosa nell’Impero romano d’Oriente e di Occidente, anche oggi – scrive il Papa – “i cristiani d’Oriente e di Occidente devono dare una testimonianza comune per poter diffondere il messaggio di salvezza del Vangelo al mondo intero”. Una “cooperazione efficace ed impegnata tra i cristiani” è dunque “urgente e necessaria”, per “tutelare ovunque il diritto di esprimere pubblicamente la propria fede” e affinché i cristiani stessi “siano trattati equamente quando promuovono il contributo del cristianesimo nella società e cultura contemporanea”.
Sul fronte ecumenico, poi, il Papa ricorda che nel 2014 ricorrerà il 50.mo anniversario dello storico incontro, a Gerusalemme, tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora; ribadisce che i cristiani sono “membri di una stessa famiglia”, che “sperimentano già la gioia dell’autentica fraternità in Cristo”, pur consapevoli che “la piena comunione” non è stata ancora raggiunta. Di qui, il richiamo al dovere dei cristiani di “prepararsi a ricevere questo dono di Dio attraverso la preghiera, la conversione interiore, il rinnovamento della vita e il dialogo fraterno”.
Infine, Papa Francesco sottolinea l’intenzione di “proseguire le relazioni fraterne tra la Chiesa di Roma ed il Patriarcato ecumenico” e conclude il suo messaggio con parole di “profonda stima e calorosa amicizia in Cristo”, scambiando idealmente con Bartolomeo I “un fraterno abbraccio di pace”.
Giunta ad Istanbul giovedì scorso, la delegazione della Santa Sede rimarrà in Turchia fino a questa domenica. Una visita che rientra nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre, appunto, ad Istanbul per Sant’Andrea. Oltre al card. Koch, sono presenti mons. Brian Farrell e mons. Andrea Palmieri, segretario e sottosegretario del dicastero per l’Unità dei cristiani. Ad Istanbul, si è poi unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. Oltre a partecipare alla Divina Liturgia nella chiesa del Fanar, gli esponenti della Santa Sede hanno avuto un incontro con il Patriarca Bartolomeo e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. La delegazione ha inoltre fatto visita alla sede della Scuola di teologia del Patriarcato Ecumenico a Halchi, chiusa dalle autorità turche nel 1971 e di cui si attende il permesso per la riapertura.
Radio Vaticana