venerdì 22 novembre 2013

Globalizzazione: “E’ come il comunismo e il nazismo”




Intervento del cardinale Rodríguez Maradiaga sulla giustizia. L’uomo non è una cifra

Senza etica niente sviluppo. Una lucida analisi delle storture del mercato e del «capitalismo senza regole» è quella che il cardinale Rodríguez Maradiaga compie nel suo nuovo libro Senza etica niente sviluppo (Editrice Missionaria Italiana, pagine 64, euro 5, con introduzione di Stefano Zamagni), in libreria da venerdì 22 novembre. Secondo il porporato, è la «via etica» quella che l’economia è chiamata oggi a percorrere, lasciandosi interpellare da «un interrogativo fondamentale: quale posto occupa l’uomo nelle forme attuali della globalizzazione?».(Oscar Rodríguez Maradiaga) «Lo sviluppo equo garantisce il progresso dei popoli e la crescita umana e non può esser ridotto esclusivamente a una visione economica» perché «il punto di partenza» è sempre l’uomo e quando questo non avviene «lo sviluppo continuerà a produrre nuove disuguaglianze e a incoraggiare nuove ingiustizie». È la denuncia del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, che ha proposto una linea concreta per uno «sviluppo» capace «di promuovere la giustizia sociale». A dare lo spunto alla sua riflessione è stato il terzo Festival della dottrina sociale in corso a Verona sul tema «Meno disuguaglianze, più differenze».
Il cardinale ha subito rilevato come «a due anni dal completamento del cosiddetto millennium goals la povertà non è stata dimezzata come si era auspicato». Ma «d’altra parte la povertà non si può ridurre solo con misure monetarie, non è una questione che riguarda solo il reddito perché questo non può riassumere la somma totale della vita umana». Inoltre «il Fondo monetario internazionale — ha proseguito il porporato — dice che lo sviluppo è sostenibile in base a cifre economiche. Ma l’essere umano non è una cifra». Così «lo sviluppo non può essere solo crescita economica ma deve rispondere alla domanda di una vita integrale dignitosa per ogni uomo in ogni luogo».
Si tratta dunque, secondo il cardinale Rodríguez Maradiaga, di realizzare quella giustizia sociale «che risponde a tre valori irrinunciabili per la persona umana: mantenimento della vita, stima e libertà». In questa prospettiva «la dottrina sociale della Chiesa ricorda che la giustizia sociale si realizza tenendo conto della dimensione strutturale dei problemi» e operando per la loro soluzione che deve venire da «un permanente e forte legame tra la dimensione etica e la dimensione tecnica dell’economia».
Parlando, in particolare, sulla questione dell’austerità, di stretta attualità soprattutto in Europa, il cardinale ha rilevato che «austerità non è in se stessa una cosa cattiva ma oggi, per l’interpretazione che ne viene fatta in ambiti politici ed economici, è diventata una parolaccia». In effetti «le misure di austerità hanno provocato un’accelerazione della disuguaglianza con un aumento della povertà». Ma anche a questo riguardo la dottrina sociale della Chiesa indica «la direzione e i contenuti» di una crescita giusta. Il cardinale ha presentato anche i problemi dell’America latina, sottolineando che in questa realtà «non si parla più del prodotto interno lordo, ma di prodotto interno criminale e questo è triste». Non è mancato un riferimento alla complementarietà tra etica ed economia: «Solo uno sviluppo umano sostenibile ed equo — ha detto — garantisce il progresso dei popoli».
Tutto questo comporta per la Chiesa «una grande sfida»: si tratta di «evangelizzare lo sviluppo umano». Per il cardinale, la pastorale sociale diventa «più efficace e feconda quanto più i soggetti, individuali o associati, vivono nella comunione tra loro e con Colui che è morto e risorto. Ogni soggetto ecclesiale — ha spiegato — concorre a questa pastorale secondo il proprio carisma e il proprio ministero, dando un apporto specifico secondo i principi di sussidiarietà, di complementarietà e di reciprocità». In altre parole, ha proseguito, «la Chiesa, in questa comunità articolata in più soggetti, deve rendere visibile Gesù Cristo, annunciandolo e testimoniandolo come speranza, realizzandosi come casa e scuola di comunione». E in questo è decisivo il ruolo dei laici. Ma, ha avvertito il porporato, non si tratta tanto di interrogarsi sul posto dei laici nella Chiesa, bensì sui modi della loro integrazione nella sinfonia delle vocazioni, dei ministeri e delle missioni».
Il cardinale ha invitato quindi a «dialogare con i nuovi areopaghi culturali per far vivere quell’umanità che in Cristo raggiunge il suo compimento e che è il principio della ristrutturazione del sociale ampiamente inteso». E «i problemi cruciali relativamente al sociale», appaiono, secondo il cardinale Rodríguez Maradiaga, «l’agnosticismo e il relativismo etico; l’assolutizzazione della libertà; la separazione tra etica personale ed etica pubblica; la separazione della legge morale e del diritto; una laicità statale sempre più chiusa rispetto all’essenza etica delle persone e sempre più preda del nichilismo; una democrazia ridotta prevalentemente a regole procedurali e messa in crisi da poteri forti, da consistenti fenomeni di populismo; la sottovalutazione della dimensione istituzionale e pubblica della famiglia, che enfatizzandone le dimensioni soggettive e psicologiche, la equipara a un gruppo di mera convivenza, assimilandola alle unioni di fatto, aprendo le porte alla richiesta di riconoscimento giuridico anche per le unioni omosessuali». E ancora «la crisi del rapporto tra uomo e ambiente». Di fronte a questi problemi si deve rispondere cercando di «rendere le persone consapevoli della propria capacità di conoscere la verità e il suo anelito verso un senso ultimo e definitivo».
Dunque «per rendere più visibile il fatto che Cristo è veramente la nostra unica speranza» è necessario «coltivare — ha spiegato — una ragione integrale, sapienziale, vivificata dall’agape. Solo grazie a una ragione capace di trascendere i dati empirici per giungere, nella sua ricerca della verità, a qualcosa di assoluto, di ultimo, di fondante, è possibile superare lo scetticismo e il relativismo morale, per conoscere la persona secondo il volume totale delle sue dimensioni costitutive, per promuoverne la dignità, cominciando dall’inviolabile diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte, e dal riconoscimento della sua ineludibile dimensione religiosa». Ed è possibile anche «proporre una libertà che non sia radicale; evidenziare la continuità tra vita personale ed etica pubblica; indicare nella legge morale naturale il fondamento granitico del diritto e dell’obbligazione etica prima ancora che nel consenso della maggioranza; additare il fondamento di verità di quei principi pratici, su cui convergono le varie famiglie spirituali delle società multiculturali e che costituiscono il cuore etico delle democrazie; riaffermare che la morale è parte costitutiva della vita economica; rivalutare l’amore nella vita sociale; ridare un’anima etica alla democrazia; elaborare e diffondere quell’antropologia relazionale che risponde alla piena verità dell’uomo e che consente di superare una concezione del tutto privatistica del matrimonio e della famiglia, nonché di considerare quanto sia incongrua la pretesa di attribuire una realtà coniugale all’unione fra persone dello stesso sesso». Secondo il cardinale, di fronte «a tali problematiche occorre render più visibile la figura di Gesù Cristo come speranza». Però, ha concluso, «l’evangelizzazione del sociale e la sua umanizzazione traggono vigore e speranza dalla testimonianza stessa della novità di vita donata dal Signore Gesù, quando trova adesioni e consenso in un numero significativo di uomini di buona volontà. Ciò accade ogni giorno, allorché si pone mano ad iniziative nuove nella cooperazione, nell’economia e nella cultura».
L'Osservatore Romano


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Globalizzazione, il cardinale Maradiaga: “E’ come il comunismo e il nazismo”

La denuncia del coordinatore degli "otto saggi" scelti da Papa Francesco per elaborare una riforma della Curia romana nel suo libro "Senza etica niente sviluppo"


“La globalizzazione come comunismo e nazismo”. Parola del cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, coordinatore degli “otto saggi” scelti da Papa Francesco per elaborare una riforma della Curia romana e consigliarlo nel governo della Chiesa.  “Come il comunismo e il nazionalsocialismo – scrive il porporato salesiano nel suo ultimo libro “Senza etica niente sviluppo”, pubblicato dalla Emi, che ilfattoquotidiano.it ha letto in anteprima – ogni sistema di organizzazione del mondo che sacrifichi la realtà dell’esistenza umana a un’ideologia cieca è da condannare. Laglobalizzazione ha creato la percezione che le possibilità di consumo e di godimento siano illimitate. E quando i mezzi necessari per raggiungere questi bisogni vengono meno, allora affiorano sentimenti di risentimento e di frustrazione“.
In un altro passaggio l’arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras e presidente di Caritas internationalis sottolinea che “le morti per fame superano quelle causate dalle mitragliatrici e dai campi di concentramento vecchia maniera (nazisti o sovietici) o moderni (come i campi di ‘accoglienza’ per i migranti), o dai ghetti per le minoranze”. Parole importantissime anche perché sono pronunciate da uno dei porporati più vicini a Papa Francesco che, dopo aver svolto il ruolo di grande elettore nel conclave che ha eletto Bergoglio, è stato subito scelto dal Pontefice argentino per lavorare alla riforma della Curia romana nello spirito della collegialità richiesta dai cardinali durante le congregazioni generali che hanno preceduto le votazioni nella Cappella Sistina.
Nel suo libro “Senza etica niente sviluppo” Maradiaga, considerato tra i papabili già nel conclave del 2005 successivo alla morte di Giovanni Paolo II, sottolinea che oggi nel mondo c’è il maggior numero di miliardari mai registrato finora (1226) ma, ci sono 925 milioni di persone che soffrono la fame. “Solo negli Stati Uniti – denuncia Maradiaga – si sono spesi 50 miliardi di dollari in cibo per animali domestici l’anno scorso, la stessa cifra promessa dal G8 nel 2005 ai Paesi più poveri, promessa che ancora non è stata mantenuta. In Cina la General Motors vende un’auto ogni 12 secondi, mentre ogni 12 secondi un bambino muore di fame nel mondo. La globalizzazione – precisa il porporato – ha molte contraddizioni, è complessa e ambigua. Il modo in cui la gestiamo è la chiave del nostro lavoro e della nostra responsabilità per il futuro”.
Il cardinale salesiano sottolinea, inoltre, che se da un lato il numero di persone che vivono in povertà estrema è dimezzato negli ultimi tre decenni, dall’altro l’ineguaglianza è arrivata a livelli mai raggiunti prima. “Lo sviluppo tecnologico e il sistema economico neoliberista come unico progetto globale – sostiene Maradiaga – hanno portato con sé la dura realtà del mercato -casinò e del capitalismo senza regole, dove è normale scommettere sui titoli e sull’andamento dei mercati al solo scopo di ottenere un profitto slegato dall’economia reale“. La denuncia del porporato è chiara: “Si sta creando un mondo in cui l’avidità di pochi lascia le maggioranze ai margini della storia. La globalizzazione appare più come un mito che una realtà. Soltanto la logica dei mercati finanziari è stata globalizzata e l’assolutismo di questo capitale sta creando veri e propri scempi. Potremmo dire che solo i ricchi sono globalizzati”.
Sulla crisi economica esplosa nel 2008 Maradiaga afferma che essa “ha indotto a mettere in dubbio uno dei pilastri centrali della globalizzazione: il fatto che il mercato sappia governare sé stesso e che il modello del capitalismo neoliberale sia la sola risposta. Il 2008 è stata una lezione costosa e lo è ancor di più perché è una lezione dalla quale non abbiamo imparato. L’economia globale è ancora sull’orlo di un tracollo. I timori di una crisi del debito sovrano si stanno spandendo nella zona euro. I mercati finanziari globali sono in turbolenza. Il vero timore è che si sia imparata la lezione sbagliata. La crisi economica è stata usata da diversi governi come una motivazione razionale per tagliare gli aiuti. L’aiuto dei principali paesi donatori è diminuito del 3 per cento nel 2011″.
E qui Maradiaga fa sua la lezione dell’ex capo di gabinetto della Casa Bianca, Rahm Israel Emanuel: “Mai lasciare che una buona crisi vada sprecata”. “La finanza e il business – conclude il porporato – possono lavorare per il beneficio di tutti, non solo per gli azionisti. Il ritorno a un modello equo basato sul dovere nei confronti della collettività è la chiave per ridurre il divario fra ricchi e poveri. Dobbiamo fare in modo – conclude Maradiaga – che la globalizzazione e il capitale vadano a beneficio dell’universale bene comune”.
F. A. Grana
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“Via le poltrone di troppo e Ior sotto vigilanza, così cambierà la Curia”. Intervista a Oscar Andres Rodríguez Maradiaga
La Repubblica - Rassegna "Fine settimana"
 
(Paolo Rodari) A Verona, dove ieri ha aperto il terzo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa intitolato “Meno diseguaglianze, più differenze”, Maradiaga ha attaccato il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale dicendo che «guardano solo i dati (...)

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Anche il papa fa autocritica. E corregge tre errori
Chiesa - L'Espresso
 
(Sandro Magister) Abbassa il "rating" della sua intervista a Scalfari. Rettifica i suoi giudizi sul Concilio Vaticano II. Prende le distanze dalle correnti progressiste che l'hanno fin qui più applaudito. Ma i media tacciono su questo suo cambio di passo (...)