L'ANNUNCIO di oggi, 28 novembre |
Ci aspettano “giorni di vendetta” dove esploderà l’ "ira” di Dio; questo termine, in ebraico, indica anche lo zelo e la gelosia, l'amore ardente di Dio che non può rassegnarsi nel vedere i suoi figli incapaci di accogliere il Messia, perduti a inseguire idoli falsi e vani. Tutto ciò che Gesù profetizza e accadrà è il segno della sua misericordia che offre sino all'ultimo, in mille modi diversi, anche attraverso le drammatiche conseguenze dei peccati, l'occasione per riconoscere nel suo Figlio il Messia. Nel mondo esiste il male e il peccato, e l'unico modo per salvare l'umanità è affrontarlo e piegarlo al bene. La Croce ha compiuto e continua a compiere questo miracolo, assumendo il male e la morte conseguenze dei peccati per trasformarli in porte di speranza dischiuse sul Cielo. Se proprio Gerusalemme, il luogo che Dio ha scelto per sua dimora, con il suo Tempio e le sue liturgie, è incapace di accogliere il Signore, essa “sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti” e il "Popolo", purificato nell' "ira" ardente d'amore, saprà finalmente riconoscere il Messia. Allo stesso modo, se li abbiamo convertiti in idoli che ci impediscono di aprirci a Cristo, anche i luoghi che ci sono più cari e familiari, persino quelli che Dio aveva benedetto per incontrarsi con noi, saranno ridotti ad un cumulo di macerie “perché tutto ciò che il Padre ha scritto di noi si compia”, e ci convertiamo alla sua volontà. Per questo, quando in famiglia, sul lavoro, nella stessa nostra povera Chiesa, accadranno “tutte queste cose”, sarà importante comprendere l'urgenza del momento favorevole; “quando sono scosse le fondamenta” della vita, imitando il “giusto” del salmo che sa riconoscere la visita del Signore e per questo “fugge come un passero verso il monte”, siamo chiamati anche noi a non indugiare nella conversione, e non “tornare nella città” per rimettere insieme i cocci degli errori passati e salvare il salvabile. “In quei momenti”, infatti, prorompe la voce del Signore che ci ordina di “risuscitare”, secondo l’originale greco tradotto con “alzate" gli occhi e "sollevate" il capo. La passione di Cristo per ogni uomo, che precede sempre e di nuovo la risurrezione, viene a salvarci “sconvolgendo” addirittura il corso della natura con "segni nel sole, nella luna e nelle stelle", e verga amori, lavoro, studio con le stigmate del suo amore. Se si ode oggi nella nostra vita “il fragore del mare e dei flutti”, è il segno che Gesù viene a purificarci “sulla nube” della sua shekinà ; con la “Gloria e la Potenza” della Croce gloriosa viene per “condurre prigioniero” il nostro uomo vecchio e farlo “cadere a fil di spada”: dalle ceneri della carne Egli saprà trarre un cuore capace di amare davvero. Così, mentre “gli uomini muoiono di paura” di fronte ai cataclismi, alle crisi economiche, alle malattie, alle conseguenze del peccato che ha voluto cancellare Dio, noi restiamo saldi nel suo amore. Dove il mondo vede morte e “calamità”, gli occhi dei cristiani sanno riconoscere la passione di Cristo nella passione del mondo. "Guarderanno a Colui che hanno trafitto": nella distruzione del mondo riconoscono impresse le piaghe di Gesù. Siamo le sue avanguardie tra le macerie della società, i segni della sua gloriosa potenza: proprio dove tutto cade, il Signore ci “solleva” in una vita nuova. La missione profetica della Chiesa è sperare laddove tutti disperano, puntando il cielo mentre vi è “sulla terra angoscia di popoli in ansia”. Il sostantivo "synochē", tradotto con "angoscia", significa letteralmente "costrizione", e nella versione greca della Bibbia è usato a proposito di un "assedio". L'"aporia", tradotto con "ansia", rimanda a un passaggio impraticabile, una strada senza uscita: "l'aporia è la difficoltà irrisolvibile, l' impasse logica … nella quale la realtà che si mostra nell'esperienza entra in conflitto con la realtà mostrata dalla logica" (Dizionario filosofico). Quante volte la logica dei nostri ragionamenti entra in conflitto con l'evidenza amara della realtà! E così nel mondo, dove la logica di teorie politiche e sistemi ideologici non regge l'urto con il peccato che "costringe" la storia in un "assedio" mortale. Nell’aporia della vita siamo chiamati ad “alzare la testa” per mostrare ad ogni uomo la Verità che supera ogni contraddizione, perché tutte le assume nell'unica logica possibile, quella dell'amore che pone fine al male prendendolo su di sé per bruciarlo nell' "ira" di un cuore ardente di gelosia.