Quando l’adultero bussa alla porta del bordello, sta esattamente cercando la cattedrale” -- G.K. Chesterton
Lo Spirito Santo agisce in modi potenti e insistenti. Papa Francesco ha diffuso il 26 novembre la sua prima esortazione apostolica,Evangelii Gaudium, (La gioia del Vangelo). Un'“esortazione apostolica” è un tipo particolare di scritto papale in cui il pontefice incoraggia i fedeli a intraprendere una certa attività; a differenza di un'“enciclica”, un'esortazione apostolica non definisce la dottrina ecclesiale. Nell'Evangelii Gaudium, papa Francesco esorta i fedeli, stimolati dall'Anno della Fede appena concluso, a intraprendere con rinnovata intensità l'opera della “Nuova Evangelizzazione”.
“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”, proclama Francesco all'inizio dell'esortazione. In breve, viviamo in un grande malessere spirituale, e il compito della Nuova Evangelizzazione è curare questa malattia con la gioia di Cristo. L'elemento centrale e l'obiettivo della Nuova Evangelizzazione è infatti un incontro con la vera persona di Gesù Cristo – non con un'idea, una filosofia o un programma politico.
Questa domenica, nella festa di Cristo Re, il vescovo della diocesi di Arlington (Virginia, Stati Uniti) nella quale vivo, monsignor Paul S. Loverde, ha diffuso la sua lettera pastorale sulla Nuova Evangelizzazione, "Go Forth with Hearts on Fire" (Farsi avanti con il cuore ardente). È un documento bello e ispiratore, splendidamente elaborato, in cui il vescovo Loverde esprime preoccupazione per il malessere spirituale della nostra cultura. Il presule osserva che quando è stato ordinato sacerdote, appena dieci giorni dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, “2 matrimoni su 10 finivano in un divorzio. L'aborto era illegale. Meno di 300.000 americani erano imprigionati”. Oggi, invece, “2 gravidanze su 10 terminano in un aborto, più di un milione all'anno... 4 matrimoni su 10 finiscono in divorzio... il matrimonio e la famiglia sono in fase di ridefinizione, e un americano adulto su 31 è in prigione o in libertà vigilata”.
I nostri pastori ci stanno esortando a fare un passo avanti e ad affrontare le necessità della nostra cultura con maggiore urgenza. Una parte significativa di questo compito è l'ascolto. Finora ho avuto solo il tempo di scorrere velocemente la Evangelii Gaudium, ma una parte del documento ha subito catturato la mia attenzione e mi ha colpito perché è particolarmente piena dello spirito e del timbro di papa Francesco. È una sezione intitolata “In ascolto del popolo”. In questo punto dell'esortazione Francesco parla dell'omiletica, sottolineando che il sacerdote “deve anche porsi in ascolto del popolo, per scoprire quello che i fedeli hanno bisogno di sentirsi dire”. Questo atto di ascolto profondo e amorevole permette al presbitero di collegarsi in modo reale alle speranze, alle aspirazioni e alle sofferenze del suo popolo. In una splendida frase, papa Francesco sottolinea poi che “non bisogna mai rispondere a domande che nessuno si pone”.
Adoro questa frase. Anche se le parole di Francesco in questo contesto sono essenzialmente rivolte ai sacerdoti che pronunciano le proprie omelie nel contesto della Messa, si possono applicare in modo più generale a tutti noi che cerchiamo di comunicare la verità di Dio ad altri. La Nuova Evangelizzazione riguarda la diffusione della Parola. Questa diffusione deve essere intrapresa in un modo che permette alla Parola di essere la risposta a una domanda che già arde nel cuore e nella mente di quanti l'ascoltano.
Il che ci porta all'uomo che bussa alla porta del bordello. La frase di Chesterton ci coglie alla sprovvista perché è un paradosso. Ovviamente l'uomo che bussa alla porta del bordello non cerca Dio, ma i piaceri del bordello, ma questo è vero solo a livello delle sue intenzioni deliberate. A un livello più profondo, al nocciolo dei desideri del suo cuore, cerca Dio. Può essere un ateo patentato, può passare i suoi giorni cercando di disilludere i credenti delle loro nozioni mitiche, ma l'evangelizzazione, vecchia o nuova, presuppone il fatto che quest'uomo che bussa alla porta del bordello, così come ogni altro essere umano, desideri naturalmente una realizzazione che può essere trovata in modo perfetto solo in Cristo.
Come posso dirlo? La ragione risiede nella nozione stessa del desiderio della realizzazione perfetta. Tutti noi abbiamo un desiderio di questo tipo. Il cinico pensa che la realizzazione perfetta sia una fantasia, ma ha ancora il desiderio di questa e vorrebbe trovarla se potesse. E ora ciò che è realmente affascinante: questo desiderio di realizzazione presuppone un termine ultimo di questo desiderio. In altre parole, non cercheremmo mai il bene in niente – un bicchier d'acqua, un caffè con un amico – se non ci fosse un Bene Ultimo che porta a compimento il nostro desiderio di realizzazione. Non ci verseremmo mai un bicchier d'acqua se non pensassimo che è il nostro Bene Ultimo, o qualcosa di necessario per il perseguimento del nostro Bene Ultimo.
Ovviamente possiamo sbagliarci sulla natura del Bene Ultimo. Il nostro uomo lo cerca nei piaceri del bordello. Un altro potrebbe cercarlo nella ricchezza o nel prestigio professionale – e così contrarre il malessere spirituale a cui si riferiscono papa Francesco e il vescovo Loverde. Il compito dell'evangelizzatore è aiutare quanti fraintendono la natura del Bene Ultimo a capire il proprio sbaglio e poi camminare con loro verso la fonte della vera realizzazione. Per fare questo, però, dobbiamo prima “ascoltare” sia le parole che le azioni di quanti sembrano scappare via dalla fede, o perfino disprezzarla. Questi nostri amici stanno commettendo degli errori, sicuramente, ma stanno anche mettendo in discussione la vita. Stanno chiedendo, alla porta del bordello o in qualsiasi altro posto, “È qui la mia realizzazione?”.
Questa è la domanda che dobbiamo ascoltare prima di provare a rispondere.
Daniel McInerny
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