“Se volete conservare la carità, fratelli, innanzitutto non pensate che essa sia avvilente e noiosa; non pensate che essa si conservi in forza di una certa mansuetudine, anzi di remissività e di negligenza. Non così essa si conserva. Non credere allora di amare il tuo servo, per il fatto che non lo percuoti; oppure che ami tuo figlio, per il fatto che non lo castighi; o che ami il tuo vicino allorquando non lo rimproveri; questa non è carità, ma trascuratezza. Sia fervida la carità nel correggere, nell’emendare; se i costumi sono buoni, questo ti rallegri; se sono cattivi siano emendati, siano corretti.
Non voler amare l’errore nell’uomo, ma l’uomo; Dio infatti fece l’uomo, l’uomo invece fece l’errore. Ama ciò che fece Dio, non amare ciò che fece l’uomo stesso […] Anche se qualche volta ti mostri crudele, ciò avvenga per il desiderio di correggere. Ecco perché la carità è simboleggiata dalla colomba che venne sopra il Signore. Quella figura cioè di colomba, con cui venne lo Spirito Santo per infondere la carità in noi. Perché questo? Una colomba non ha fiele: tuttavia in difesa del nido combatte col becco e con le penne, colpisce senza amarezza. Anche un padre fa questo; quando castiga il figlio, lo castiga per correggerlo…ma è senza fiele. Tali siate anche voi verso tutti… Chi è quel padre che non dà castighi? E tuttavia sembra che egli infierisca. L’amore infierisce, la carità infierisce: ma infierisce, in certo qual modo, senza veleno, al modo delle colombe e non dei corvi”.
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Il presidente della Cei a Scienza & Vita. Sostegno alla famiglia
«Quando il matrimonio è svilito a convivenza o ad accordo provvisorio tra due persone; quando la genitorialità è svincolata dall’amore e dalla fedeltà tra un uomo e una donna»; quando la sessualità «si riduce a mero strumento di soddisfazione, si compromette la vocazione integrale della persona umana e si fa passare un messaggio che condiziona fortemente le persone e soprattutto le nuove generazioni». È questo uno dei passaggi principali dell’intervento pronunciato questa mattina, venerdì, dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), nel corso di un convegno organizzato dall’associazione Scienza & Vita.
«Quale scienza per quale vita?», il titolo dell’incontro, un’occasione non solo per ricordare il decennale dell’organizzazione, sorta all’indomani del referendum sulla legge 40 riguardante la procreazione medicalmente assistita, ma soprattutto, ha rilevato il presidente della Cei, per fare il punto della situazione «sulla strada che rimane da fare e sulle sfide sempre più insidiose che una cultura di morte dissemina sul cammino di tanti uomini e donne, e che finisce per pervadere tutto il tessuto sociale, condizionando le scelte e gli stili di vita». Di qui, la formulazione di un nuovo appello «ai responsabili politici del nostro Paese» perché «pongano la famiglia al centro delle loro iniziative». Infatti, «se abbandonata a se stessa, la famiglia più facilmente si disgrega; se sostenuta, tutela la vita e le persone, assicura uno sviluppo più armonico della persona, contribuendo in modo insostituibile alla crescita anche economica della società». Il sostegno alla famiglia è, in questo senso, anche «il migliore degli investimenti» in vista di una ripresa economica.
Proprio in questo quadro, secondo il porporato, i giovani «non vengono educati ai valori e agli ideali più alti, ma a loro surrogati, finendo per accontentarsi di obiettivi bassi». Si tratta, viene ribadito, di una sorta di «colonizzazione ideologica», a indicare «la pervasività delle concezioni contrarie alla vita o alla verità dell’uomo». È una colonizzazione «perché è presente al punto di diventare dominante, assoluta, indiscussa perché invisibile eppure ben radicata». Di qui, l’importanza di proseguire l’impegno di sensibilizzazione culturale e di formazione delle coscienze.
In questo senso, si sottolinea come «vivere slegati dalla propria identità, dalla propria sessualità biologica, significa condannarsi a una prigionia terribile: la propria solitudine». In particolare, il porporato ha espresso preoccupazione per la «sistematica diffusione, a partire da luoghi che, come la scuola, dovrebbero rappresentare un modello in senso contrario, dell’ideologia del gender: il sesso di una persona non le sarebbe dato da ciò che essa è costitutivamente, ma sarebbe oggetto di una libera scelta di ognuno». Il tutto con «incalcolabili conseguenze psicologiche e relazionali».
Nella sua riflessione sulla vita come «bene umano fondamentale», il cardinale Bagnasco ha dunque osservato come ogni giorno si «affacciano nuove teorie e pratiche contrarie alla vita, sintomi di una malattia spirituale profonda che affligge il nostro tempo». Tuttavia, «il nostro mandato di cristiani e il vostro di associazione è quello di testimoniare la carità, opponendosi non solo con la teoria ma anche con la condivisione e il sostegno dei più deboli, a quanto deturpa la vita umana e ne oscura la bellezza. È la via da sempre percorsa dai credenti e dalla Chiesa, ma indicata con maggior forza ancora da Papa Francesco, che ci esorta, appunto con le parole e la testimonianza, a difendere e sostenere soprattutto i più piccoli». Per il presidente della Cei, «non si può senza malizia affermare la bontà dell’aborto, della sperimentazione sugli esseri umani o della distruzione di embrioni». Se «da un certo punto di vista, infatti, la creazione di embrioni favorisce il sorgere della vita e il bene della prole; si oppone però in modo grave al bene stesso della vita, oltre a quelli della relazionalità e della sponsalità». Non è accettabile il ragionamento secondo il quale è «moralmente buona ogni azione che va a vantaggio dell’uomo in quanto soddisfa il suo desiderio», un procedimento meramente logico che giustifica «tante pratiche lesive della vita». Oggi la «cultura della vita» è dunque «una vera guerra, in difesa dell’uomo, che sottostà, sebbene non riconosciuta, a ogni forma di violenza e di ingiusta contrapposizione».
L'Osservatore Romano
«Quale scienza per quale vita?», il titolo dell’incontro, un’occasione non solo per ricordare il decennale dell’organizzazione, sorta all’indomani del referendum sulla legge 40 riguardante la procreazione medicalmente assistita, ma soprattutto, ha rilevato il presidente della Cei, per fare il punto della situazione «sulla strada che rimane da fare e sulle sfide sempre più insidiose che una cultura di morte dissemina sul cammino di tanti uomini e donne, e che finisce per pervadere tutto il tessuto sociale, condizionando le scelte e gli stili di vita». Di qui, la formulazione di un nuovo appello «ai responsabili politici del nostro Paese» perché «pongano la famiglia al centro delle loro iniziative». Infatti, «se abbandonata a se stessa, la famiglia più facilmente si disgrega; se sostenuta, tutela la vita e le persone, assicura uno sviluppo più armonico della persona, contribuendo in modo insostituibile alla crescita anche economica della società». Il sostegno alla famiglia è, in questo senso, anche «il migliore degli investimenti» in vista di una ripresa economica.
Proprio in questo quadro, secondo il porporato, i giovani «non vengono educati ai valori e agli ideali più alti, ma a loro surrogati, finendo per accontentarsi di obiettivi bassi». Si tratta, viene ribadito, di una sorta di «colonizzazione ideologica», a indicare «la pervasività delle concezioni contrarie alla vita o alla verità dell’uomo». È una colonizzazione «perché è presente al punto di diventare dominante, assoluta, indiscussa perché invisibile eppure ben radicata». Di qui, l’importanza di proseguire l’impegno di sensibilizzazione culturale e di formazione delle coscienze.
In questo senso, si sottolinea come «vivere slegati dalla propria identità, dalla propria sessualità biologica, significa condannarsi a una prigionia terribile: la propria solitudine». In particolare, il porporato ha espresso preoccupazione per la «sistematica diffusione, a partire da luoghi che, come la scuola, dovrebbero rappresentare un modello in senso contrario, dell’ideologia del gender: il sesso di una persona non le sarebbe dato da ciò che essa è costitutivamente, ma sarebbe oggetto di una libera scelta di ognuno». Il tutto con «incalcolabili conseguenze psicologiche e relazionali».
Nella sua riflessione sulla vita come «bene umano fondamentale», il cardinale Bagnasco ha dunque osservato come ogni giorno si «affacciano nuove teorie e pratiche contrarie alla vita, sintomi di una malattia spirituale profonda che affligge il nostro tempo». Tuttavia, «il nostro mandato di cristiani e il vostro di associazione è quello di testimoniare la carità, opponendosi non solo con la teoria ma anche con la condivisione e il sostegno dei più deboli, a quanto deturpa la vita umana e ne oscura la bellezza. È la via da sempre percorsa dai credenti e dalla Chiesa, ma indicata con maggior forza ancora da Papa Francesco, che ci esorta, appunto con le parole e la testimonianza, a difendere e sostenere soprattutto i più piccoli». Per il presidente della Cei, «non si può senza malizia affermare la bontà dell’aborto, della sperimentazione sugli esseri umani o della distruzione di embrioni». Se «da un certo punto di vista, infatti, la creazione di embrioni favorisce il sorgere della vita e il bene della prole; si oppone però in modo grave al bene stesso della vita, oltre a quelli della relazionalità e della sponsalità». Non è accettabile il ragionamento secondo il quale è «moralmente buona ogni azione che va a vantaggio dell’uomo in quanto soddisfa il suo desiderio», un procedimento meramente logico che giustifica «tante pratiche lesive della vita». Oggi la «cultura della vita» è dunque «una vera guerra, in difesa dell’uomo, che sottostà, sebbene non riconosciuta, a ogni forma di violenza e di ingiusta contrapposizione».
L'Osservatore Romano
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Sinodo. La battaglia di Germania
Chiesa - L'Espresso
(Sandro Magister) I vescovi tedeschi si battono per aprire la strada a divorzio e omosessualità. Ma sei di loro si sono dissociati. E un giurista critica a fondo in un libro le tesi del cardinale Kasper. "È una crisi di fede", commenta il cardinale africano Sarah (...)
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Amici di Francesco: le sorprese di Kasper
www.rossoporpora.org
(Giuseppe Rusconi) Nell'incontro mensile del 'Cenacolo' , svoltosi giovedì 28 maggio, si è discusso di Irlanda, Sinodo, coppie omosessuali e aborto. Ha fatto discutere anche l'espressione utilizzata dal cardinale Segretario di Stato Parolin per connotare il 'sì' di Dublino: "Sconfitta per l'umanità". (...)
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Bagnasco, ideologia gender pericolosa: "Contese su ovuli e gameti sono preoccupanti"
La Repubblica
Il cardinale all'associazione Scienza & Vita: "Se uno vuole essere maschio o femmina chi può vietarglielo? E' giusto, si dice, che si possa decidere con libertà" ma è un'idea "pericolosa" con "incalcolabili conseguenze". La biopolitica, l'arbitrio della politica sulla vita umana, "sono rese possibili dall'indebolimento della famiglia" (...)