La luce ci fa comunicare, ci dà energia e scandisce il tempo
Il fisico Eugenio Fazio illustra i contenuti del convegno internazionale Fiat Lux – Let there be light, in programma a Roma dal 3 a 5 giugno
“L’uomo non è in grado di inventare niente: tutte le tecnologie, anche le più moderne, sono già codificate in natura e con un livello di specializzazione impressionante. Procedure che già esistono e che l’uomo pensa di aver scoperto ma, in realtà, ha solo ripreso e riadattato”. Questo, dopo anni di studi, insegnamento e ricerche, è uno dei principi guida nel lavoro di scienziato del professor Eugenio Fazio, docente di fisica sperimentale e ottica presso la facoltà di Ingegneria dell’Università Sapienza di Roma.
Il professor Fazio è, con padre Rafael Pascual, uno degli ispiratori e coordinatori del convegno internazionale Fiat Lux – Let there be light, il cui obiettivo è affrontare il tema della luce con un approccio interdisciplinare, coinvolgendo, da tutto il mondo, illustri esponenti del mondo scientifico, umanistico e teologico.
Professor Fazio, la luce è quindi uno dei suoi campi di specializzazione?
Sì. In questo momento insegno fisica generale, complementi di fisica, ottica e progettazione ottica. Come lavoro di ricerca, mi occupo di luce e nanotecnologie, focalizzandomi sulla realizzazione di materiali dalle proprietà particolari. Studi che mi hanno mostrato come queste proprietà che noi riproduciamo con la tecnologia già esistessero in natura. Alcuni tipi di foglia, per esempio, hanno una nanostruttura superidrofobica su cui l’acqua assolutamente non si ferma. Oppure ci sono alghe capaci di utilizzare la luce nel sistema riproduttivo, cambiando sesso a seconda dell’età.
In cosa consiste l’approccio interdisciplinare di Fiat Lux?
L’idea del congresso è nata otto anni fa dialogando con alcuni colleghi fisici in un pranzo. Si trattava quindi di un contesto che già in sé favoriva l’incontro culturale e gli scambi reciproci. In base alla mia esperienza di docente universitario, mi sono reso conto che mondo scientifico e umanistico comunicano molto poco. Allora abbiamo cercato di creare un luogo in cui la realtà scientifica e quella umanistica potessero incontrarsi e dialogare. Questo è lo spirito di Fiat Lux. Il nostro obiettivo è avere filosofi che parlano di filosofia, scienziati che parlano di scienza, ognuno col proprio linguaggio ma cercando di fare uno sforzo per comprendersi gli uni con gli altri. Lo spirito del convegno è puramente ecumenico e si basa sulla capacità di ascolto e accoglienza di persone che possono pensarla in modo diverso da me ma non opposto. Il diverso non è l’opposto, ma semplicemente ciò che si occupa di cose diverse.
Al di là del ruolo di coordinatore, su cosa verterà il suo intervento?
Parlerò degli studi che sto portando avanti sull’emissione di luce da parte di strutture biologiche, in particolare semi, illustrando in che modo la luce sia utilizzata dalla natura come forma di comunicazione. Nel corso dei miei studi mi sono chiesto perché la luce esista in natura e quale sia il suo ruolo. Ne ho dedotto che essa ha principalmente tre funzioni. Innanzitutto è un mezzo per scambiare informazioni e per comunicare: noi siamo in grado di percepire la realtà perché la vediamo oppure due uomini che si guardano negli occhi e si comunicano delle cose; in secondo luogo, la luce è energia; infine, ci permette di codificare lo scorrere del tempo. Basti pensare all’alternanza fra giorno e notte. Queste tre funzioni raggruppano tutti gli utilizzi della luce in natura. Aspetti diversi che entrano in gioco contemporaneamente anche a livello microscopico: per esempio, quando un seme riceve acqua e inizia a germinare, emette luce. Questa luce ha le stesse proprietà della luce solare solo che è prodotta quando il seme è sottoterra e serve a comunicare, ad altre parti dello stesso seme, quando attivare determinati processi. È un trasporto di energia, uno scambio di informazioni ma anche una specie di cronometro dello sviluppo del seme.
Si riuscirà mai veramente a comprendere la vera natura della luce che è contemporaneamente onda e particella?
La dualità onda-particella è intrinseca nella fisica delle cose. Pensiamo anche al suono, alla voce o agli elettroni che si comportano come particelle, ma si muovono su “onde” elettriche. Tutta la fisica può essere spiegata utilizzando le onde. Si tratta quindi semplicemente dell’approccio che abbiamo nella scoperta di come funziona la natura.
Lo stesso principio applicato a contesti diversi…
Esattamente. Le regole che governano la natura non sono tantissime. Sono sempre le stesse a livello microscopico e macroscopico. Non per niente, ad esempio, i fisici che studiano le interazioni nucleari si sono messi a osservare il volo degli uccelli. Gli ambiti sono diversi, ma le regole di coesione sono sempre le stesse. Ci sono forze che non si riescono a codificare o governare. Due cariche elettriche se sono dello stesso segno si respingono e se sono di segno opposto si attraggono. E questo è un qualcosa di puramente fisico. Ma pensiamo all’amore: se io amo una persona, appena la vedo mi avvicino. È una forza di attrazione. Se la odio, mi allontano. Allora, tutto ha dei comportamenti simili chiaramente con relazioni e leggi proprie. Tutto è governato dagli stessi principi che, ovviamente, devono essere contestualizzati nello specifico fenomeno osservato.
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Tutte le informazioni sul convegno, i partecipanti e i loro interventi sono disponibili sul sito www.fiatluxconference.com.