sabato 27 giugno 2015
Eugenia Roccella sulla "Buona Scuola"
di Lucia Bellaspiga
La “Buona scuola” di Renzi si è appena portata a casa la fiducia del Senato al maxiemendamento, e immediatamente parte la polemica, in particolare riguardo al comma 16, che assicura la «pari opportunità», promuovendo «nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Un testo interpretabile in modi diversi e che per questo preoccupa le associazioni dei genitori e non solo. «Così il Senato vorrebbe introdurre l’assurda teoria di genere nel sistema scolastico», sostiene la onlus ProVita. «Infatti il maximemendamento rinvia alla legge 119 del 2013, che a sua volta si ispira a questa pericolosa teoria», spiega il presidente Toni Brandi, «e questo è totalmente contrario a quello che il popolo italiano ha chiaramente espresso nella manifestazione straordinaria del 20 giugno. Se la nostra voce non verrà ascoltata, promuoveremo un referendum abrogativo della “Buona Scuola”». Referendum minacciato anche da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: «Un conto è la lotta alla discriminazione, altro è creare confusione nei bambini e inculcare loro che il genere è una scelta culturale». Duro anche il Comitato “Difendiamo i nostri figli”: «È vero che il testo è confuso, ma è comunque pericoloso».
Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, lo ha detto e ripetuto: il maxiemendamento sulla scuola, che l’altro ieri ha avuto la fiducia in Senato e il 7 luglio passerà alla Camera per il voto finale, non apre all’ideologia del gender. In particolare il discusso articolo 16, che introduce attività extracurricolari per «contrastare la violenza e le discriminazioni di genere », non sarebbe affatto il cavallo di Troia attraverso il quale il «pensiero unico» del gender riuscirà a imporsi e a fare danni. Eppure le associazioni di genitori restano preoccupate, chiedendo a gran voce una circolare con cui il ministro Giannini garantisca un «no» inequivocabile all’indottrinamento, mentre le realtà cattoliche non comprendono la fiducia accordata dai senatori di area popolare (tranne Carlo Giovanardi, che è uscito dall’Aula). «Il mio gruppo aveva preparato quattro emendamenti – spiega la deputata del Ncd Eugenia Roccella – ma non è stato possibile discuterli
perché il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha stabilito che il maxiemendamento non era emendabile».
Ma l’articolo 16 fa o no riferimento al gender?
Il termine gender non appare mai. Si parla però di genere, che in realtà è un termine ambiguo. In particolare di «educazione alla parità dei sessi e prevenzione della violenza di genere», dunque in teoria non c’è alcuna legittimazione del gender. D’altra parte questo emendamento si riferisce alla legge contro la violenza sulle donne e ne riprende il titolo, “Contrasto alla violenza di genere”, eppure quando questa passò non ci furono proteste né manifestazioni.
Però il recente passato dimostra che questi termini vengono manipolati e dietro concetti altamente condivisibili, come la lotta al bullismo o all’omofobia, si insinua proprio l’ideologia del gender. I tre famigerati libri con cui l’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, in realtà introduceva nelle scuole di ogni ordine e grado proprio la teoriadel gender, insegnano...
Ecco perché noi volevamo riformulare il testo, per evitare ogni ambiguità: oggi tutto viene strumentalizzato. Ma è esagerato sostenere che questa norma introduca il gender nelle scuole, anche perché ahimè si è già introdotto. La diffusione di libretti, video, incontri sul gender oggi avviene in mille modi, ma purtroppo non è controllabile sul piano normativo. Dalle materne in su succede che specialisti Asl indottrinino le mamme, che insegnanti assegnino letture fuorvianti, che associazioni Lgbt vengano invitate dagli studenti stessi o addirittura l’Unione Europea finanzi iniziative del genere... Il solo strumento concreto che abbiamo per difendere i nostri figli, allora, è esigere il consenso informato da parte dei genitori, esattamente come avviene per l’ora di religione, che è facoltativa, con l’obbligo da parte della scuola di organizzare attività alternative: ho presentato una proposta di legge apposita ed è questo che abbiamo chiesto al ministro
Giannini.
Molti elettori avrebbero preferito che i senatori di area popolare non votassero la fiducia alla 'buona scuola' a meno che non si eliminassero i termini facilmente manipolabili.
Sarebbe stato un boomerang: la legge sarebbe passata ugualmente e la maggioranza ne sarebbe uscita indebolita. Far cadere un governo è una responsabilità grave, ma soprattutto chiediamoci a cosa avrebbe portato: sia che si formi un nuovo governo, sia che si vada a nuove elezioni, per i temi antropologici sarebbe un disastro. Che cosa succederebbe con unioni civili, gender, 'omofobia', dato che sia la sinistra che Forza Italia hanno le stesse posizioni? Non scordiamo che l’emendamento al ddl sulla scuola che tanto ci allarma è stato firmato da Pd e Forza Italia insieme. La sola cosa che abbiamo potuto fare, dunque, è stato dare la fiducia ma esigere un impegno preciso, chiedendo anche che la circolare del ministro arrivi prima che il 7 luglio la riforma sulla scuola torni alla Camera.
Avvenire