Giuliano Ferrara trova "vergognosa la deformazione delle parole di Kiko Arguello", l'iniziatore del cammino neocatecumenale che sabato scorso al Family Day ha dato una personale interpretazione del femminicidio sostenendo che il fenomeno nasce dall'abbandono delle mogli.
Molti, però, non hanno apprezzato questa lettura delle sue parole e hanno sottolineato che il discorso di Arguello non voleva colpevolizzare le donne, bensì dare una spiegazione cristiana al femminicidio. Tra questi anche Giuliano Ferrara che in un tweet giudica appunta "vergognosa" la versione fornita dai media - incluso l'Huffington Post: "Istinto a uccidere del maschio nasce da idolatria dell'amore senza Dio", scrive nella seconda parte del tweet, dando in questo modo e nella sua visione il senso reale delle frasi di Arguello. Ovvero: non sono le donne a causare il femminicidio, bensì la mancanza di amore verso Dio che fa precipitare gli uomini abbandonati in un inferno istintuale.
Huffington Post
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Avete ascoltato davvero quello che dice Kiko?di LUCANDREA MASSARO
Probabilmente avete ascoltato questo frammento del discorso di Kiko Arguello a Roma:
Assai più probabilmente non avete ascoltato la versione integrale del famigerato discorso sul femminicidio che il fondatore del Cammino Neocatecumenale ha fatto al cosiddetto “Family Day” di sabato 20 giugno:
Kiko fa un discorso che parte dall'esegesi neotestamentaria, dalle lettere di San Paolo sulla morte e resurrezione di Cristo e ricorda al suo uditorio come “Siamo condannati a vivere per noi stessi”, una condizione così grave che Cristo è dovuto morire per trarcene fuori. E' il dramma del peccato originale, una vita attaccata al proprio ombelico.
Ovvio che chi non abbia il dono della fede o una sensibilità religiosa, può travisare il discorso di Arguelo il quale non dice mai – ma proprio mai – che la colpa del femminicidio è delle donne. Dice – dopo una lunga digressione sul capitolo della Genesi dedicata al peccato originale e al farsi dio da parte di Adamo ed Eva – che è la perdita di legame tra l'uomo e Dio, cioè il suo riconoscersi creatura, ma soprattutto creatura amata eternamente dal Padre, all'origine della violenza. Kiko spiega che l'opera di Satana nella storia è quella di volerci sottrarre il nostro “essere persona” ovvero la nostra relazione con Dio. Convince Eva e poi Adamo a farsi dio col solo scopo di glorificarsi da soli.
Il femminicidio è quindi – secondo Kiko – causato dalla lontananza sostanziale degli uomini dall'Essere. Chi non sa più che è Dio a donargli la dignità di “persona”, cerca questa sostanza essenziale per il proprio equilibrio, nel ruolo sociale di “marito” di “compagno” di “padre” e da quel ruolo ricava il suo “essere amato”: solo dal rapporto con la moglie, non da un rapporto con Dio. Quando la moglie lascia il marito, egli sperimenta quindi l'assenza di quello che lui a sua volta sperimenta come unica fonte di amore (ma che potremmo dire essere dipendenza, l'amore cristianamente inteso genera libertà), e dunque quello che i cristiani chiamano “inferno”. Egli sente una “morte tanto profonda” che cerca subito la vendetta tramite la violenza inflitta ai figli e alla moglie. “Noi – sostiene Kiko – non possiamo vivere senza essere amati”. Quella di Kiko Arguello è unalectio sull'uomo secolarizzato e sulla perdita di fede.
Ci sono due errori (si errori) nel discorso di Kiko:
Il primo è quello di non spiegare che ci sono tanti atei che non sono assassini di mogli, e che non è solo la fede o la comprensione dell'essere creatura che ferma la mano dell'uomo. L'errore è comprensibile nel contesto della manifestazione dove il 99% dei presenti era più o meno religioso o in grado di comprendere pienamente i riferimenti teologici.
Il secondo è legato al primo: quello di non capire che certe parole nella società dell'informazione verranno sicuramente strumentalizzate e che qualunque discorso va costruito per pillole che anche se parcellizzate non diano adito a dubbi, non siano in alcun modo strumentalizzabili: il discorso complesso non ha posto nei media, è bene ricordarlo.
aleteia