venerdì 26 giugno 2015

Una svolta nella storia del laicato cattolico



Manifestazione di laici senza cappelli ecclesiali
"Penso che la manifestazione di sabato 20 giugno a San Giovanni, spiega Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, segni una svolta nella storia del laicato cattolico. Eravamo abituati, di solito, a una convocazione che nasceva dall’alto e poi a una condivisione e realizzazione della stessa. Oggi è avvenuto esattamente il contrario:  una convocazione che è nata dal basso, le famiglie si sono sostanzialmente auto-convocate. Noi del comitato abbiamo semplicemente canalizzato e organizzato questa richiesta, sentitissima da parte delle famiglie, e abbiamo, questo sì, interpretato il loro sentimento di essere comprese, ascoltate e accompagnate. Forse si sta vivendo, anche all’interno del mondo cattolico, un certo senso di smarrimento: Si ha la sensazione che si affrontino determinati temi ma altri temi, che riguardano la vita familiare, coniugale, la vita quotidiana con tutte le sue difficoltà, con tutte quelle difficoltà che caratterizzano oggi la famiglia, si ha un po’ la sensazione che passino in secondo piano. Le famiglie hanno voluto dare una grande manifestazione delle loro esigenze.
Gender sì, gender no a scuola
D. – Chi promuove il “gender” nell’educazione scolastica definisce la manifestazione di San Giovanni inutile: dicono che non c’è nessun pericolo di educazione ‘gender’ nelle scuole”. Voi cosa rispondete?
R. – Rispondo che è una pura falsità. In realtà non c’è nessun percorso in cui chiaramente e apertamente si parla di educazione “gender”. La strategia è proprio quella di far passare l’educazione “gender” sotto la maschera dei percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità e alla lotta al bullismo e alla discriminazione. In realtà, se andiamo a valutare tutti questi percorsi, vedremo che si basano sull’idea che per vincere la lotta al bullismo e alla discriminazione bisogna educare i bambini ad essere una sorta di asessuati, cioè né maschio né femmina, e che possano invece, nel prosieguo della loro vita, scegliere generi diversi. Questo è esattamente l’ideologia gender, quello “sbaglio della mente umana”, come l’ha definito efficacemente Papa Francesco, che noi vogliamo assolutamente bloccare. Vogliamo allertare le famiglie dicendo: “State sul pezzo, attenzione, guardate dentro le vostre scuole, dentro i vostri circoli didattici, perché questo è quello che già sta accadendo”.
Il disegno di legge Cirinnà e la manifestazione di San Giovanni
D. – In Parlamento, il dibattito sul disegno di legge Cirinnà non sembra più blindato, ma sembra mettere la famiglia naturale, citando la Costituzione italiana, al centro dell’iniziativa...
R. – Pensiamo che sia un altro dei frutti della mobilitazione di sabato scorso. Guardi che se non ci fosse stato il 20 giugno, il ddl Cirinnà passava tranquillo, con qualche piccola opposizione di intellettuale cattolico, che sarebbe stato emarginato. Quando abbiamo dato ai parlamentari il vero senso della popolazione, il vero modo di sentire della gente, perché se un milione di persone va in piazza vuol dire che dietro ci sono altri milioni di persone che la pensano in quella maniera. Allora hanno incominciato ad alzarsi alcune attenzioni che altrimenti non ci sarebbero state. Ma l’attenzione fondamentale è: non si tratta di negare diritti alle persone di pari sesso che vogliono vivere insieme. Si tratta di dire che la famiglia è una sola, ed è quella fondata su un papà e su una mamma e che come tali possono generare dei figli. Perché, che piaccia o no, i figli nascono da un uomo e da una donna, non da due pari sesso.
Laici e associazionismo cattolico
D. – Come guardate all’associazionismo cattolico tradizionale?
R. – Con una ampia condivisione di principi e di valori e speriamo anche un’ampia condivisione di strategie. L’associazionismo cattolico ha dei meriti storici e attuali enormi: non abbiamo nessuna intenzione di fondare una nuova associazione. Vogliamo, speriamo, di poter lavorare tutti insieme in gruppo per difendere dei valori di altissimo livello, un po’ tutti, cercando anche di non perderci in quelle che io chiamo a volte “perdite di tempo” per studiare le strategie, i movimenti e quant’altro. Il 20 giugno ha insegnato a tutti una cosa: le persone sono allarmate e desiderano essere protagoniste della vita associativa e della vita politica. Se in 18 giorni – perché 18 giorni è durato l’allestimento della manifestazione di San Giovanni, si riesce a mobilitare centinaia di migliaia di persone non è perché il comitato è bravo o perché abbiamo inventato chissà quali strategie; è perché la gente è pronta. Semplicemente, dice: “Dateci voce”. Lo dico all’associazionismo cattolico e, mi permetta, lo dico con rispetto, anche ai nostri pastori. RV