giovedì 25 giugno 2015

Scandalosamente semplice



Dunque la Gender Theory non esiste. Peccato che proprio Judith Butler, autrice del libro che segnò l’irruzione della questione gender nel dibattito accademico, in una intervista al giornale “Le Nouvel Observateur”, solo due anni fa, usi proprio questo termine: Teoria del Gender. Eppure, poche ore dopo il Family Day del 20 giugno 2015, un mucchio di opinionisti copia-incolla hanno copiato e incollato l’annuncio che la Gender Theory non esiste e non è mai esistita. Alcuni poi hanno scritto che sì, qualcosa esiste, ma figuriamoci se nega la differenza maschio/femmina, quella differenza che una Miriano, quasi sorpresa nel doverlo fare, ha cercato di raccontare alle famiglie, anche loro altrettanto sorprese, che manifestavano in piazza.
Peccato che nella stessa intervista, la stessa Butler spieghi come non esiste una “natura” femminile o maschile. In questo tentativo, secondo molti osservatori scomposto e nervoso, di demolire la “piazza” del 20 giugno tanti, forse troppi, opinionisti copia-incolla hanno copiato e incollato un’altra notizia sensazionale: Kiko Arguello, colui che abbandonati gli agi della sua famiglia, sulle orme di un moderno San Francesco, va a vivere con i poveri e i rom (si, proprio gli zingari) e che dedica la sua vita agli ultimi degli ultimi, proprio lui, che ha insegnato per anni a accogliere il “nemico”, l’”altro”, il “diverso”, lui che ha fondato un cammino di iniziazione alla vita cristiana dove in piccole comunità sono stati accolti e amati poveri, prostitute, delinquenti, carcerati, zingari, borghesi ipocriti, ricconi corrotti, insomma il “peggio”, ebbene, sì, lui, proprio lui ha inchiodato le donne ad una colpa terribile.
Kiko Arguello, il predicatore della misericordia di Dio senza limiti, colui che ha creduto nella conversione dei “peggiori peccatori”, colui che ha evangelizzato in tutti i continenti sostenendo la possibilità che ogni donna e ogni uomo possano essere amati da Dio qualunque cosa abbiano fatto, lui ha sostenuto, come un qualunque rozzo maschilista, che se avviene un femminicidio, ebbene la colpa è della donna. E che dalla sua predicazione siano nate comunità fatte di neri, bianchi, gialli, eterosessuali e omosessuali, ricchi e poveri, e persino uomini e donne, insomma comunità dove l’integrazione è vissuta realmente, beh questo è insignificante. E’ insignificante che Kiko Arguello abbia realizzato una casa in Israele dove rabbini, iman e preti cattolici dialogano nel rispetto reciproco, in pace tra loro in una terra martoriata dalla violenza.
Il suo dire in quel 20 giugno è pieno di riferimenti teologici, biblici, esegetici, perfino filosofici, espresso in un italiano-spagnolo a volte incespicante, ma chiaro nel suo senso (annunciare Cristo risorto), e però… c’è un però: gli opinionisti copia-incolla, quelli che sanno tutto, sostengono che il succo del discorso è proprio lì, nel bieco giustificazionismo maschilista. Eppure ascoltando bene le sue parole e cogliendone il senso, Kiko  Arguello dice qualcos’altro di molto più scandaloso, che purtroppo è sfuggito agli opinionisti copia-incolla: l’uomo (o la donna) che rinnega il rapporto filiale con Dio vive un inferno interiore, una dimensione esistenziale devastante in grado di piegarlo all’orrore. E aggiunge, cosa ancora altrettanto scandalosa, che senza l’amore siamo destinati alla morte esistenziale. Scandalosamente semplice.

* psichiatra e psicoterapeuta