Udienza alla Comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica dove si preparano i Nunzi Apostolici. Papa Francesco: "Non si può rappresentare qualcuno senza rispecchiarne i tratti, senza evocarne il volto. (...) Non siete chiamati ad essere alti funzionari di uno Stato, una casta superiore auto-preservante e gradita ai salotti mondani, ma ad essere custodi di una verità che sostiene dal profondo coloro che la propongono, e non il contrario"
Sala stampa della Santa Sede
Alle ore 12 di oggi, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza la Comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica (ateneo vaticano che prepara i Nunzi Apostolici). Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Cari fratelli,
vi accolgo al termine di un anno di studi e di vita comunitaria. Ringraziamo il Signore per questo tempo che vi ha donato per formarvi e per crescere insieme nel servizio alla Chiesa. Esprimo la mia viva riconoscenza al Presidente, Mons. Giampiero Gloder, come pure a tutti coloro che, in diverse mansioni e in varie forme, collaborano alla vostra formazione culturale e spirituale, e all’ordinato e sereno svolgimento della vostra vita all’Accademia. Volentieri colgo questa occasione per ringraziarvi di aver messo la vostra vita a disposizione della Chiesa e della Santa Sede e vi incoraggio a proseguire con gioia e serenità sul cammino intrapreso, che non è facile. Vorrei sottolineare alcuni punti di questo vostro cammino.
Anzitutto la vostra missione. Voi vi preparate a rappresentare la Santa Sede presso la Comunità delle Nazioni e nelle Chiese locali alle quali sarete destinati. La Santa Sede è la sede del Vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità, che non si siede sul vano orgoglio di sé, ma sul coraggio quotidiano della condiscendenza – ossia dell’abbassamento – del suo Maestro. La vera autorità della Chiesa di Roma è la carità di Cristo, non ce n’è un’altra. Questa è la sola forza che la rende universale e credibile per gli uomini e il mondo; questa è il cuore della sua verità, che non erige muri di divisione e di esclusione, ma si fa ponte che costruisce la comunione e richiama all’unità del genere umano; questa è la sua segreta potenza, che alimenta la sua tenace speranza, invincibile nonostante le momentanee sconfitte.
Non si può rappresentare qualcuno senza rispecchiarne i tratti, senza evocarne il volto. Gesù dice: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv14,9). Non siete chiamati ad essere alti funzionari di uno Stato, una casta superiore auto-preservante e gradita ai salotti mondani, ma ad essere custodi di una verità che sostiene dal profondo coloro che la propongono, e non il contrario. È importante che non vi lasciate inaridire dai continui spostamenti, anzi, occorre coltivare radici profonde, custodire la memoria viva del perché si è intrapresa la propria strada, non lasciarsi svuotare dal cinismo, né consentire che si sbiadisca il volto di Colui che è alla radice del proprio percorso, o che si confonda la voce che ha dato origine al proprio cammino.
“Ricordati di Gesù Cristo” (2 Tm 2,8), diceva Paolo al suo discepolo. Non perdere la memoria di Gesù Cristo, che è proprio all’inizio del vostro cammino. La preparazione specifica che vi offre l’Accademia è mirata a far crescere le realtà che incontrerete, amandole anche nella pochezza che forse dimostrano. Vi preparate, infatti, a diventare “ponti”, pacificando e integrando nella preghiera e nel combattimento spirituale, le tendenze ad affermarsi sopra gli altri, la presunta superiorità dello sguardo che impedisce l’accesso alla sostanza della realtà, la pretesa di sapere già abbastanza. Per fare ciò è necessario non trasporre, nell’ambito in cui si opera, i propri schemi di comprensione, i propri parametri culturali, i propri retroterra ecclesiali.
Il servizio al quale sarete chiamati, richiede di tutelare la libertà della Sede Apostolica, che per non tradire la sua missione davanti a Dio e per il vero bene degli uomini non può lasciarsi imprigionare dalle logiche delle cordate, farsi ostaggio della contabile spartizione delle consorterie, accontentarsi della spartizione tra consoli, assoggettarsi ai poteri politici e lasciarsi colonizzare dai pensieri forti di turno o dall’illusoria egemonia del mainstream. Voi siete chiamati a cercare, nelle Chiese e nei popoli in mezzo ai quali esse vivono e servono, il bene che va incoraggiato. Per realizzare al meglio questa missione occorre deporre l’atteggiamento di giudice e indossare l’abito del pedagogo, di colui che è capace di far uscire dalle Chiese e dai suoi ministri le potenzialità di bene che Dio non manca di seminare.
Vi esorto a non aspettare il terreno pronto, ma ad avere il coraggio di ararlo con le vostre mani - senza trattori o altri mezzi più efficaci di cui non potremo mai disporre - per prepararlo alla semina, aspettando, con la pazienza di Dio, il raccolto, di cui forse non sarete voi a beneficiare; a non pescare negli acquari o negli allevamenti, ma ad avere il coraggio di scostarvi dai margini di sicurezza di quanto già si conosce e gettare le reti e le canne da pesca in zone meno scontate, senza adattarsi a mangiare pesci preconfezionati da altri.
La missione del Rappresentante Pontificio richiede la ricerca di pastori autentici, con l’inquietudine di Dio e con la mendicante perseveranza della Chiesa, che senza stancarsi sa che ci sono, perché Dio non li fa mancare. Cercate, guidati non da prescrizioni esterne ma dalla bussola interiore con la quale si orienta la propria vocazione di pastore, con la misura esigente che si deve applicare a sé stessi per non smarrirsi nel declino. Cercare uomini di Dio, paterni con coloro che sono loro affidati; uomini insoddisfatti del mondo perché consapevoli della sua “penultimità” e della intima certezza che rimarrà sempre e comunque bisognoso di quanto sembra disprezzare.
Cari fratelli, la missione che un giorno sarete chiamati a svolgere vi porterà in tutte le parti del mondo. In Europa, bisognosa di svegliarsi; in Africa, assetata di riconciliazione; in America Latina, affamata di nutrimento e interiorità; in America del Nord, intenta a riscoprire le radici di un’identità che non si definisce a partire dalla esclusione; in Asia e Oceania, sfidate dalla capacità di fermentare in diaspora e dialogare con la vastità di culture ancestrali.
Nel lasciarvi queste riflessioni, vi ringrazio per la vostra visita, tanto gradita e vi esorto a non lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà che inevitabilmente incontrerete. Siate certi dell’aiuto e del sostegno del Signore, che sempre ci è fedele! Vi prometto di accompagnarvi con la mia preghiera, ma vi chiedo anche, per favore, di pregare per me. La Madonna vi segua nel vostro cammino e nella vostra preparazione, vi insegni quel profondo amore per la Chiesa che vi sarà tanto necessario e proficuo nella missione che vi attende. Tutta la vostra vita è al servizio del Vangelo e della Chiesa. Non dimenticatelo mai!
Con questi auspici e queste esortazioni, invoco su di voi, sui vostri formatori ed insegnanti, sulle Suore – grazie per essere qui - e su tutto il personale, l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo, mentre di vero cuore vi Benedico.
Possiamo pregare l’Angelus insieme…
Alle ore 12 di oggi, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza la Comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica (ateneo vaticano che prepara i Nunzi Apostolici). Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Cari fratelli,
vi accolgo al termine di un anno di studi e di vita comunitaria. Ringraziamo il Signore per questo tempo che vi ha donato per formarvi e per crescere insieme nel servizio alla Chiesa. Esprimo la mia viva riconoscenza al Presidente, Mons. Giampiero Gloder, come pure a tutti coloro che, in diverse mansioni e in varie forme, collaborano alla vostra formazione culturale e spirituale, e all’ordinato e sereno svolgimento della vostra vita all’Accademia. Volentieri colgo questa occasione per ringraziarvi di aver messo la vostra vita a disposizione della Chiesa e della Santa Sede e vi incoraggio a proseguire con gioia e serenità sul cammino intrapreso, che non è facile. Vorrei sottolineare alcuni punti di questo vostro cammino.
Anzitutto la vostra missione. Voi vi preparate a rappresentare la Santa Sede presso la Comunità delle Nazioni e nelle Chiese locali alle quali sarete destinati. La Santa Sede è la sede del Vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità, che non si siede sul vano orgoglio di sé, ma sul coraggio quotidiano della condiscendenza – ossia dell’abbassamento – del suo Maestro. La vera autorità della Chiesa di Roma è la carità di Cristo, non ce n’è un’altra. Questa è la sola forza che la rende universale e credibile per gli uomini e il mondo; questa è il cuore della sua verità, che non erige muri di divisione e di esclusione, ma si fa ponte che costruisce la comunione e richiama all’unità del genere umano; questa è la sua segreta potenza, che alimenta la sua tenace speranza, invincibile nonostante le momentanee sconfitte.
Non si può rappresentare qualcuno senza rispecchiarne i tratti, senza evocarne il volto. Gesù dice: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv14,9). Non siete chiamati ad essere alti funzionari di uno Stato, una casta superiore auto-preservante e gradita ai salotti mondani, ma ad essere custodi di una verità che sostiene dal profondo coloro che la propongono, e non il contrario. È importante che non vi lasciate inaridire dai continui spostamenti, anzi, occorre coltivare radici profonde, custodire la memoria viva del perché si è intrapresa la propria strada, non lasciarsi svuotare dal cinismo, né consentire che si sbiadisca il volto di Colui che è alla radice del proprio percorso, o che si confonda la voce che ha dato origine al proprio cammino.
“Ricordati di Gesù Cristo” (2 Tm 2,8), diceva Paolo al suo discepolo. Non perdere la memoria di Gesù Cristo, che è proprio all’inizio del vostro cammino. La preparazione specifica che vi offre l’Accademia è mirata a far crescere le realtà che incontrerete, amandole anche nella pochezza che forse dimostrano. Vi preparate, infatti, a diventare “ponti”, pacificando e integrando nella preghiera e nel combattimento spirituale, le tendenze ad affermarsi sopra gli altri, la presunta superiorità dello sguardo che impedisce l’accesso alla sostanza della realtà, la pretesa di sapere già abbastanza. Per fare ciò è necessario non trasporre, nell’ambito in cui si opera, i propri schemi di comprensione, i propri parametri culturali, i propri retroterra ecclesiali.
Il servizio al quale sarete chiamati, richiede di tutelare la libertà della Sede Apostolica, che per non tradire la sua missione davanti a Dio e per il vero bene degli uomini non può lasciarsi imprigionare dalle logiche delle cordate, farsi ostaggio della contabile spartizione delle consorterie, accontentarsi della spartizione tra consoli, assoggettarsi ai poteri politici e lasciarsi colonizzare dai pensieri forti di turno o dall’illusoria egemonia del mainstream. Voi siete chiamati a cercare, nelle Chiese e nei popoli in mezzo ai quali esse vivono e servono, il bene che va incoraggiato. Per realizzare al meglio questa missione occorre deporre l’atteggiamento di giudice e indossare l’abito del pedagogo, di colui che è capace di far uscire dalle Chiese e dai suoi ministri le potenzialità di bene che Dio non manca di seminare.
Vi esorto a non aspettare il terreno pronto, ma ad avere il coraggio di ararlo con le vostre mani - senza trattori o altri mezzi più efficaci di cui non potremo mai disporre - per prepararlo alla semina, aspettando, con la pazienza di Dio, il raccolto, di cui forse non sarete voi a beneficiare; a non pescare negli acquari o negli allevamenti, ma ad avere il coraggio di scostarvi dai margini di sicurezza di quanto già si conosce e gettare le reti e le canne da pesca in zone meno scontate, senza adattarsi a mangiare pesci preconfezionati da altri.
La missione del Rappresentante Pontificio richiede la ricerca di pastori autentici, con l’inquietudine di Dio e con la mendicante perseveranza della Chiesa, che senza stancarsi sa che ci sono, perché Dio non li fa mancare. Cercate, guidati non da prescrizioni esterne ma dalla bussola interiore con la quale si orienta la propria vocazione di pastore, con la misura esigente che si deve applicare a sé stessi per non smarrirsi nel declino. Cercare uomini di Dio, paterni con coloro che sono loro affidati; uomini insoddisfatti del mondo perché consapevoli della sua “penultimità” e della intima certezza che rimarrà sempre e comunque bisognoso di quanto sembra disprezzare.
Cari fratelli, la missione che un giorno sarete chiamati a svolgere vi porterà in tutte le parti del mondo. In Europa, bisognosa di svegliarsi; in Africa, assetata di riconciliazione; in America Latina, affamata di nutrimento e interiorità; in America del Nord, intenta a riscoprire le radici di un’identità che non si definisce a partire dalla esclusione; in Asia e Oceania, sfidate dalla capacità di fermentare in diaspora e dialogare con la vastità di culture ancestrali.
Nel lasciarvi queste riflessioni, vi ringrazio per la vostra visita, tanto gradita e vi esorto a non lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà che inevitabilmente incontrerete. Siate certi dell’aiuto e del sostegno del Signore, che sempre ci è fedele! Vi prometto di accompagnarvi con la mia preghiera, ma vi chiedo anche, per favore, di pregare per me. La Madonna vi segua nel vostro cammino e nella vostra preparazione, vi insegni quel profondo amore per la Chiesa che vi sarà tanto necessario e proficuo nella missione che vi attende. Tutta la vostra vita è al servizio del Vangelo e della Chiesa. Non dimenticatelo mai!
Con questi auspici e queste esortazioni, invoco su di voi, sui vostri formatori ed insegnanti, sulle Suore – grazie per essere qui - e su tutto il personale, l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo, mentre di vero cuore vi Benedico.
Possiamo pregare l’Angelus insieme…