sabato 26 gennaio 2013

Ai bordi del campo non si impara a giocare!



(Silvio Guidi) «Houston, abbiamo un problema» ha esordito Enrico Mentana, direttore del Tg La7, citando le celebri parole di Jim Lovell, il comandante dell’Apollo 13, durante l’incontro tra i giornalisti e l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, che si è svolto il 26 gennaio all’Istituto dei ciechi, in occasione della ricorrenza di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli scrittori. I lavori, moderati da don Davide Milani, responsabile della comunicazione dell’arcidiocesi, sono stati introdotti dalla presentazione del «Rapporto Giovani», l’indagine che l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori ha realizzato su un campione di novemila intervistati in Italia. A partire da questi dati il cardinale Scola ha discusso con Mentana e con gli altri giornalisti in sala sul tema del rapporto delle nuove generazioni con il mondo dell’informazione (come aveva annunciato il titolo dell’incontro «Nuove generazioni, comunicazione, futuro»). «I giovani — ha detto Mentana — hanno sete di informazione, un fatto che li accomuna alle generazioni precedenti, ma hanno a disposizione strumenti che i loro padri neanche potevano immaginare. Vedono la realtà da una vetrina ma c’è un diaframma invisibile e impenetrabile tra quello che sanno e quello che possono fare. E questo non è senza conseguenze: se i giovani li lasciamo ai bordi del campo non impareranno mai a giocare. La politica a questo è sorda, visto che si tende sempre a tutelare chi un lavoro ce l’ha già e rischia di perderlo e non chi si trova a vivere in un Paese in cui sono rimasti solo posti in piedi». 
Tre giovani su quattro, si legge nei dati forniti dal Rapporto, non credono che avere il mondo in tasca con uno smartphone abbia aumentato in modo significativo il loro livello di partecipazione alle decisioni del proprio Stato. Ed è più minoritario del previsto un uso “ingenuo” o poco avvertito del web. Dalle risposte alle domande proposte dall’Istituto Giuseppe Toniolo per delineare il volto della nuova “cittadinanza digitale” risulta piuttosto diffusa negli intervistati la consapevolezza dei diversi gradi di affidabilità delle fonti reperibili in Rete. I ragazzi — ha rilevato il cardinale — sono capaci di distanza critica e consapevoli che le decisioni che contano passano ancora per i vecchi canali. «Chi ha tra i diciannove e i trenta anni si muove in internet come un pesce nell’acqua» ha continuato Scola, ma questo non è necessariamente sinonimo di “liberazione”; nella nostra epoca «la questione numero uno è che c’è poca riflessione su che cosa sia davvero un’esperienza intera di libertà. L’abbiamo ridotta a libertà di scelta e sganciata dal principio del bene e del male; ci sono libertà tanto conclamate e poco realizzate. Di fatto questa libertà fatica a essere realizzata, è un problema che l’indagine dell’Istituto Toniolo ha documentato». È un dato che «costringe a sana inquietudine — ha continuato il porporato — e fa riflettere, nell’appiattimento di questa nostra stanca Europa».
«Un altro grande problema dell’informazione — ha continuato con un cenno di autocritica Mentana — è che si accosta con retorica e carità pelosa al tema degli ultimi, dedicando magari servizi e inchieste agli insospettabili che frequentano le mense della Caritas, ma provando indifferenza se non disprezzo antropologico per chi resta indietro». Tra i limiti dell’informazione, ha ripreso Scola, c’è poi «la difficoltà a lasciarsi interpellare dalla realtà e a riproporla nella sua verità. La tensione permanente del giornalista dovrebbe tendere al vero e non fermarsi al verosimile». Per esempio, ha continuato il cardinale, non è vero che le chiese si stanno svuotando, «a messa vedo molti capelli bianchi e molti capelli tinti, molti anziani e tanti ragazzi, quello che manca, spesso, è la generazione di mezzo. Quando la realtà mi provoca, la domanda di significato sorge da sola; il perché del bambino è in funzione al passo che deve fare ma questo vale anche per me, alla mia età. Si riparte dall’essere soggetto di qualcosa. Se non siete già il presente — ha concluso il cardinale rivolgendosi ai giovani in sala — non potrete essere il futuro».
L'Osservatore Romano, 27 gennaio 2013.