Di Antonio Righi.
La difficoltà sempre più diffusa per una coppia ad avere bambini è un dato certo. Le cause no. Si può trattare di problemi ormonali, di disfunzioni del ciclo, di motivazioni psicologici – ansia, stress – di fattori legati all’inquinamento, persino a un’errata alimentazione. Non c’è quindi un’unica diagnosi e di conseguenza una cura che vada bene per tutti i casi. Sta di fatto però che il problema dell’infertilità esiste,ed è causa di dolore e disperazione. Per questo motivo, spesso le coppie ricorrono alla fecondazione in vitro, ovvero alla fecondazione artificiale, i cui risultati non sono certi e rischiano di aumentare ancora di più la sofferenza e l’umiliazione. Il desiderio di generare vita finisce con il ferire la dignità umana e l’etica. La fecondazione artificiale, infatti, ancora prima di implicare un problema religioso è una minaccia alla coscienza e alla morale. Le parole di questa donna sono, a mio avviso, di profondo equilibrio e chiarezza: “Questa soluzione ( il concepimento artificiale) non ci piaceva, non soltanto per motivi religiosi, ma anche semplicemente umani. – Il trattamento ‘meccanico’ dei coniugi e della loro intimità sessuale, il congelamento degli embrioni in eccesso, l’aborto selettivo nel caso troppi embrioni trasferiti nell’utero continuassero a svilupparsi”. Questa coppia si ritiene fortunata per aver conosciuto la Naprotecnologia, grazie alla quale ha potuto capire e risolvere le cause dell’infertilità. Naprotecnologia è un’abbreviazione di Natural Procreative Technology, letteralmente: la tecnologia della procreazione naturale. Il suo fondatore è un ginecologo, chirurgo americano, Thomas W. Hilgers che è anche il direttore dell’Istituto Scientifico Paolo VI con sede in Omaha, nello stato del Nebraska, negli Stati Uniti. Questo metodo è oggi molto diffuso anche in Polonia e in Irlanda e può vantare un’efficacia nel 50% dei casi.
La difficoltà sempre più diffusa per una coppia ad avere bambini è un dato certo. Le cause no. Si può trattare di problemi ormonali, di disfunzioni del ciclo, di motivazioni psicologici – ansia, stress – di fattori legati all’inquinamento, persino a un’errata alimentazione. Non c’è quindi un’unica diagnosi e di conseguenza una cura che vada bene per tutti i casi. Sta di fatto però che il problema dell’infertilità esiste,ed è causa di dolore e disperazione. Per questo motivo, spesso le coppie ricorrono alla fecondazione in vitro, ovvero alla fecondazione artificiale, i cui risultati non sono certi e rischiano di aumentare ancora di più la sofferenza e l’umiliazione. Il desiderio di generare vita finisce con il ferire la dignità umana e l’etica. La fecondazione artificiale, infatti, ancora prima di implicare un problema religioso è una minaccia alla coscienza e alla morale. Le parole di questa donna sono, a mio avviso, di profondo equilibrio e chiarezza: “Questa soluzione ( il concepimento artificiale) non ci piaceva, non soltanto per motivi religiosi, ma anche semplicemente umani. – Il trattamento ‘meccanico’ dei coniugi e della loro intimità sessuale, il congelamento degli embrioni in eccesso, l’aborto selettivo nel caso troppi embrioni trasferiti nell’utero continuassero a svilupparsi”. Questa coppia si ritiene fortunata per aver conosciuto la Naprotecnologia, grazie alla quale ha potuto capire e risolvere le cause dell’infertilità. Naprotecnologia è un’abbreviazione di Natural Procreative Technology, letteralmente: la tecnologia della procreazione naturale. Il suo fondatore è un ginecologo, chirurgo americano, Thomas W. Hilgers che è anche il direttore dell’Istituto Scientifico Paolo VI con sede in Omaha, nello stato del Nebraska, negli Stati Uniti. Questo metodo è oggi molto diffuso anche in Polonia e in Irlanda e può vantare un’efficacia nel 50% dei casi.
Cos’è la Naprotecnologia?
Si tratta di un metodo naturale, ovvero di un metodo che si basa sullo studio dell’andamento del ciclo mestruale per individuare le problematiche legate alla fertilità e alla salute della donna (parti prematuri, rischi di aborto, depressioni post-partum, sindrome premestruale, endometriosi, cisti ovariche, perdite di sangue etc.) per poi adottare le cure specifiche. Non prevede quindi il ricorso a una fecondazione in vitro: nessun embrione dovrà essere scartato e nessun embrione sarà congelato.
Ma, in concreto, come funziona?
La Naprotecnologia osserva in modo rigoroso e scientifico il funzionamento del ciclo femminile. Per effettuare queste osservazioni utilizza il modello Creighton, elaborato sulla base di ricerche iniziate nel 1952 da un gruppo di scienziati. Questo modello registra l’andamento e i cambiamenti dei biomarcatori del ciclo: il muco cervicale e altre perdite. Spieghiamo meglio: gli scienziati hanno rilevato che quando si avvicina l’ovulazione il muco cervicale viene prodotto in maggiore quantità assumendo determinate caratteristiche di elasticità e densità. La presenza o l’assenza del muco è fondamentale per la sopravvivenza degli spermatozoi e quindi per il concepimento. Nel modello Creighton vengono annotate in una tabella tutte le caratteristiche di questi biomarcatori la cui interpretazione aiuterà a fornire la diagnosi delle cause della infertilità. A seconda della diagnosi saranno scelte le cure che possono essere farmacologiche e chirurgiche.
Quali sono i passi da seguire?
Come prima cosa si dovrà capire il problema: questo significa che la donna sarà seguita da un istruttore per un periodo di 2-6 mesi, che le insegnerà il funzionamento del modello Creighton ovvero come annotare e riconoscere i cambiamenti delle proprie perdite e del muco. Potranno essere anche eseguite anche analisi biochimiche, ecografie, studi del seme maschile. Tutto questo serve per fare la diagnosi che verrà sottoposta al medico naprotecnologo per prescrivere la cura. Questa fase ha una durata di 1 – 6 mesi. L’ultima tappa prevede il mantenimento di 12 cicli buoni; verrà utilizzato di nuovo il modello Creighton per controllare che questi 12 cicli corrispondano ai valori richiesti.
Un esempio pratico:
Per essere più chiari riportiamo la testimonianza del medico naprotecnologo Raffaella Pingitore che lavora in Svizzera. Si tratta del caso di una donna di 36 anni che desiderava una gravidanza da otto anni ed era ricorsa anche a cinque fecondazioni artificiali.
“Le ho fatto registrare la tabella dei marcatori della fertilità e abbiamo notato che aveva un ciclo regolare, con un buon muco fertile, una fase di muco fertile soddisfacente, ma dei livelli ormonali al settimo giorno dopo l’ovulazione, un po’ bassi, il che indica un’ovulazione un po’ difettosa. Aveva anche dei sintomi di endometriosi (…). In questo caso è stata eseguita una laparoscopia, è stata trovata l’endometriosi e sono stati asportati i focolai di endometriosi sull’utero, sulle ovaie e sulle tube. Si è poi proseguita la cura anche con dei farmaci (…)”. Dopo un anno questa donna è rimasta spontaneamente in cinta.
La Naprotecnologia non deve essere considerata come un semplice metodo naturale ma un trattamento basato su ricerche e cure avanzate.
Come avere maggiori informazioni?
La casa editrice Mimep-Docete delle suore loretane con sede vicino a Milano ha pubblicato il libro con dvdInfertilità non è detta l’ultima parola per spiegare e far conoscere questo metodo anche in Italia. Il dvd contiene delle preziose interviste alla dr.ssa Pingitore e al dr. Barbato per fare chiarezza e rispondere in modo concreto ai dubbi.
Concludo con una breve riflessione: grazie alla Naprotecnologia non bisognerà più scegliere tra il diritto della madre di avere un bambino e il diritto del bambino alla rispetto della sua dignità.
Erica de Ponti
Fonte: Libertà e persona
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Per maggiori informazioni:
Mimep-Docete: info@mimep.it – www.memep.it – tel. 0295741935
dr.ssa Raffaella Pingitore: tel.: +4191.923.38.18 – info@raffaellapingitore.ch
dr. Michele Barbato: info@serenita.org – tel.: 039.60.81.590 – cell.: 342.138.23.79