giovedì 31 gennaio 2013

Lei lo chiamava "l'uomo perfetto"




Articolo di Krishna Pokharel per "The Wall Street Journal" pubblicato da "il Foglio" per gentile concessione di MF/Milano Finanza (traduzione di Marion Sarah Tuggey)


Lei lo chiamava "l'uomo perfetto".
Lui ha ancora il suo numero memorizzato sul cellulare, sotto il nome di Jewi, che deriva da una parola in sanscrito che significa vita. "Era la persona più vicina al mio cuore," dice il giovane che presto dovrà dire davanti a un giudice che cosa è accaduto quella notte in cui la ragazza è stata violentata a bordo di un autobus, un attacco che ha lasciato il mondo sconvolto - e la sua amica morta.


"Mi ritrovo annichilito dalle immagini dell'incidente di quella notte sull'autobus, immagini che si accavallano nella mia mente," dice il ventottenne specialista informatico, rimasto gravemente ferito la notte del 16 dicembre. Possente e diretto, ora deve camminare col bastone. Parlando con il Wall Street Journal, ha fornito nuovi dettagli sull'assalto e ha descritto la sua relazione complessa e intima con l'amica ventitreenne, una piccola ragazza appena laureata. I nomi di entrambi non sono stati resi noti, in ottemperanza alla legge indiana sull'identificazione di una donna vittima di stupro.
Ci sono state tante proteste di piazza e molte richieste di giustizia, in India e non, dopo quella notte. Cinque uomini sono stati arrestati: sono accusati di violenza, rapimento e omicidio. I loro avvocati li dichiarano innocenti - anche una sesta persona è accusata, ma essendo minorenne è a processo presso il tribunale dei Minori. Non si è riusciti a trovare un avvocato che lo rappresenti.
UNA COPPIA MODERNA
Il giovane e la sua amica erano una coppia moderna, che si frequentava pur essendo legati alle caste e alla tradizione. Vivevano lontani da casa, e si stavano facendo strada nella sempre più ampia classe dei professionisti - lei era una fisioterapista che cercava il suo primo lavoro, lui guida un team specializzato in "voice technology" per le grandi aziende.
Parlavano dei problemi, facevano le vacanze assieme e si consultavano anche per comprare un paio di scarpe. Una volta lei lo dissuase dall'investire in una compagnia che si rivelò poi essere una frode. Lui le diede i dettagli del suo login per accedere a Facebook. Le loro famiglie erano consapevoli della loro vicinanza, e non interferivano, dicono il giovane e la famiglia di lei. Ma i due amici pensavano che la loro sarebbe rimasta sempre un'amicizia e non un matrimonio, ci dice.


Lui proviene dalla casta bramina, suo padre è un noto avvocato. La sua famiglia vive in una casa di tre piani con l'ala riservata alla servitù. La sua amica proveniva dalla casta agricola kurmi, più bassa nella gerarchia hindu. La sua famiglia vive in una piccola casa di cemento e mattoni vicina all'aeroporto di Delhi, dove suo padre lavora come operaio. Differenze come queste erano decisamente d'ostacolo all'unione dei due, e il giovane afferma di non aver mai voluto andare contro la volontà della sua famiglia di vederlo assieme a una compagna tradizionale all'interno della comunità bramina.
"Non ne parlavamo perché avrebbe solo inasprito la nostra relazione", dice della sua amica. "Come amici, avevamo lo stesso status". In un'intervista, la madre della giovane donna rispose così a una domanda su un possibile matrimonio: "Non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere in futuro". Il padre del giovane dice che l'argomento del matrimonio non era mai emerso, ma se il figlio li avesse davvero pregati, "ci avrebbero pensato su".
"BEVO IL LATTE OGNI GIORNO"
I due si incontrarono la prima volta nel dicembre 2010. Non fu esattamente un successo. Un amico comune aveva detto che il ragazzo avrebbe potuto aiutarla con gli studi Krishna Pokharel di, e le diede il suo numero. "Ciao, come stai?", scrisse lei in un sms. "Come va?". Lui pensò che fosse il loro amico in comune che lo prendeva in giro. "Lo so che sei tu, amico", rispose. "E' il tuo nuovo numero?".


"Non sono un ragazzo, sono una ragazza", rispose lei. L'amico comune intervenne per bloccare la confusione. Due mesi dopo, quando la ragazza si recò a Nuova Delhi dal suo college a Dehradun, a cinque ore di auto, lui andò a incontrarla per la prima volta alla stazione degli autobus. Si avvicinò alla persona che lui pensava di aver riconosciuto. Lei indossava un top rosso, una gonna blu e tacchi alti, ci racconta. Per rompere il ghiaccio, si avvicinò e disse: "Dove prendo l'autobus per Dehradun?".
Senza nemmeno alzare gli occhi, lei indicò un punto da qualche parte. Quindi lui dovette presentarsi. Dopo un pranzo da McDonald's e un tour pomeridiano all'antico Red Fort di Delhi, iniziavano un po' a conoscersi. "Le dissi che sono di Gorakhpur", una città nel nord dell'India, ci dice, ricordando quel giorno. "Che sono di una famiglia bramina. Ho due fratelli e tre sorelle. Sono molto vicino a mia madre. Mio padre è un avvocato. Prego Dio ogni giorno. Amo il buon cibo e mi piace andare al cinema. Bevo latte ogni giorno, e sono appassionato di orologi ne ho una bella collezione".
Sarebbe divenuta una bella amicizia, mentre lui trovava la sua strada a Nuova Delhi, dove si era trasferito nel 2006 dopo aver studiato ingegneria in un college tecnico. Tornato a casa a Gorakhpur, aveva fondato un gruppo che voleva concentrarsi sull'empowerment femminile e sui bambini. Ma la sua famiglia lo consigliò di "testare se stesso, prima di lavorare per gli altri," dice. Arrivò all'Hcl Infosystems, il suo attuale datore di lavoro, nel 2008.
"E' una persona professionalmente molto efficiente, tranquilla, molto responsabile e un gran lavoratore", dice il suo capo. L'amicizia cresceva, lui e la ragazza parlavano spesso al telefono. "Era per me l'amica con cui parlare tranquillamente del mio status finanziario e dei miei problemi famigliari", ci racconta. Lei lo chiamava "l'uomo perfetto". Iniziarono a viaggiare assieme per visitare i luoghi sacri. Il 10 maggio 2011, giorno del compleanno di lei, si incontrarono a Haridwar, un centro di pellegrinaggio hindu sul fiume Gange, a circa un'ora di strada da dove lei studiava.
Viaggiarono in tram fino ai templi sulle colline prima di vedere i devoti fare le loro abluzioni serali e pregare il fiume. A quel tempo, la sua famiglia aveva imparato a conoscere il ragazzo e ad apprezzarlo. Era l'amico con cui lei parlava più spesso, racconta la madre della ragazza. "Noi lo ritenevamo un gentiluomo", dice. "Era affidabile". Cinque mesi dopo, la coppia visitò Vaishno Devi, un altro luogo di pellegrinaggio sull'Himalaya.


"Faceva davvero freddo. Prendemmo lo Shalimar Express da Dehradun", racconta. Si arrampicarono per circa sette miglia fino al santuario, pregarono lì quella sera, e ridiscesero all'hotel la mattina seguente. "Comprammo delle medicine per le gambe, che ci facevano male", ci racconta, sorridendo teneramente a quel pensiero.
"Mi fece anche un trattamento fisioterapico alle gambe", dice, mimando un massaggio alla gamba. A marzo, andarono assieme a un santuario dedicato al guru spirituale indiano Sai Baba, nello stato del Maharashtra. Dopo pochi mesi, le diede alcuni libri motivazionali quando andarono a Rishikesh, un altro sito sacro hindu famoso anche per essere stato visitato dai Beatles nel 1968. L'ultimo regalo per lui fu una cravatta grigia. E' ancora impacchettata nel suo appartamento di Nuova Delhi. "Cercavo di fare cose che la facessero felice", racconta. "Perché così anche io ero felice".
Durante i loro viaggi, condividevano la stanza dell'hotel. Si tenevano per mano e si abbracciavano, racconta, ma non andarono mai oltre. "Per quanto riguardava la relazione uomo-donna, ho una visione conservatrice", afferma. Cantavano, scherzavano e giocavano a carte e scacchi. Pensava molto spesso a lei quando erano separati.
"DIDI, DOVE DEVI ANDARE?"
Quando si incontrarono il 16 dicembre, il giorno dell'aggressione, i due non si vedevano da molte settimane. "Era stato un giorno strano e noioso", dice. Quella sera, dopo aver visto il film "La Vita di Pi" in un centro commerciale, camminarono nei pressi di una fontana e fecero qualche foto. Lui voleva restare ancora un po', ma lei aveva fretta di andare a casa. Chiamarono un risciò fino a una fermata dove lei potesse prendere un autobus per andare a casa. C'era un autobus in attesa, e qualcuno dall'autobus esclamò: "Didi, dove devi andare?".
Didi significa sorella maggiore. Quello era l'imputato minorenne poi accusato del crimine, ci racconta il giovane. Prosegue dicendo che salirono sull'autobus e si sedettero nella seconda fila di sedili. La fila di fronte era occupata da due uomini che sembravano passeggeri, così come altri due seduti dall'altra parte del corridoio, dice. Le cose restarono tranquille per circa cinque minuti, disse, e iniziò a rilassarsi.
"Per oggi ok, ma non salire su questi autobus in futuro", ci racconta di aver raccomandato alla sua amica. Poco dopo tre uomini chiesero alla coppia cosa facessero l'uno all'altra di notte. E fu a quel punto, dice il giovane, che capì che erano in guai seri. Lui e la sua amica iniziarono a urlare. Lei tentò di chiamare la polizia, ma uno degli uomini agguantò il telefono, ci racconta. Iniziò a lottare con uno degli uomini, e sentì che qualcuno urlava: "Porta la spranga, porta la spranga!".
Lo colpirono più e più volte alla testa e alle gambe, ci racconta. Stordito e sanguinante, cadde a terra. La polizia ha accusato gli assalitori di aver usato una delle sbarre metalliche del portabagagli dell'autobus durante l'assalto. La trascinarono sul retro dell'autobus, dice. Le luci erano spente, e lui la udiva urlare e chiedere aiuto, ma era inchiodato a terra da uno o più uomini. La polizia sostiene che la ragazza subì uno stupro di gruppo e fu anche brutalizzata con una sbarra metallica. "Ripenso a quei momenti, ancora e ancora e ancora", afferma. "Solo un'ora prima tutto andava bene, e d'improvviso tutto era andato così tragicamente male". Alla fine sentì che dicevano: ‘E' morta, è morta'".
LA DIFESA DEGLI AVVOCATI
La coppia fu scaraventata fuori dall'autobus a lato di una superstrada, secondo quel che dicono il giovane e la polizia. I due erano stati denudati. La sua amica era ancora viva, e furono portati in ospedale. Un avvocato, che rappresenta l'autista dell'autobus, ha dichiarato che il suo cliente ha ammesso che è avvenuto uno stupro sul suo autobus, ma che rifiuta ogni accusa e si dichiara innocente.
Un avvocato di due degli accusati dichiara che i suoi clienti non erano nemmeno sull'autobus al momento dell'incidente. Un avvocato di un altro degli accusati dice che il suo cliente è stato torturato per fargli firmare una falsa confessione; la polizia ha rifiutato di commentare tali accuse. L'avvocato ha richiesto lo spostamento del processo fuori Nuova Delhi, sostenendo che il suo cliente non riceverà un processo equo in loco.
La Corte suprema ha rifiutato la richiesta giovedì. Anche l'avvocato del quinto accusato ha asserito che il suo cliente è innocente. Il padre della ragazza morta, parlando dei tentativi del giovane amico nella notte dell'aggressione, ha dichiarato: "Gli saremo eternamente grati". Se lui non fosse stato lì, dice, sua figlia sarebbe potuta sparire senza lasciare traccia.
"FECE IL GESTO DI ABBRACCIARMI"
Cinque giorni dopo, il giovane visitò la sua amica nell'unità di terapia intensiva dell'Ospedale Safdarjung di Delhi. Era stata picchiata e violentata in modo così selvaggio che gran parte del suo intestino era stato rimosso chirurgicamente. Racconta di averle chiesto scusa per aver permesso che la trascinassero via. Lei rispose che se solo fossero rimasti un po' di più alla fontana come lui desiderava, probabilmente avrebbero perso l'autobus.
Gli ricordò che erano passati esattamente due anni dal loro primo sms, e cercò di abbracciarlo, ma non poteva sollevarsi a causa di tutte le macchine che erano attaccate al suo corpo. "Fece il gesto di abbracciarmi", dice. Più tardi, fu trasferita a Singapore per essere curata. Il giovane racconta di aver appreso della sua morte dalla televisione. Oggi pensa a quel che avrebbe potuto essere fra loro due. "Avrei voluto stare con lei tutta la vita", ha detto recentemente in un'intervista. "Anche se questo avrebbe significato fare l'estremo passo di andare contro i desideri della mia famiglia".