Di Maurizio Moscone, docente di filosofia nei seminari diocesani ‘Redemptoris Mater’.
ROMA, Saturday, 26 January 2013.
1. La scuola statale e la crisi dei valori
Il progetto educativo della scuola cattolica è ispirato al Vangelo ed è finalizzato alla formazione integrale della persona, nella convinzione che “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”(1).
La scuola cattolica, “al pari delle altre scuole, - afferma il Concilio Vaticano II – persegue le finalità culturali proprie della scuola e la formazione morale dei giovani” (2); il suo fine specifico “è di dar vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dello spirito evangelico di libertà e carità, di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura, che in essi ha realizzato il battesimo, e di coordinare infine l’insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell’uomo, che gli alunni via via acquistano, sia illuminata dalla fede”(3).
Il compito che si prefigge la scuola cattolica è quindi diverso da quello della scuola statale che mira soprattutto a formare cittadini responsabili e competenti.
La scuola statale è, però, generalmente informata da una cultura radicale-laicista, uniforme e monolitica, che viene veicolata da buona parte del personale scolastico e diffusa tramite i libri di testo, soprattutto di storia e di filosofia.
Tale cultura è, di fatto, anticristiana e nega i presupposti basilari che favoriscono l’accoglimento dell’annuncio evangelico: l’esistenza dell’anima, di Dio e della legge morale naturale.
La fede cristiana si è inculturata, agli inizi, nella società greca e romana, che non dubitava dell’esistenza di Dio (anche se gli attribuiva caratteri antropomorfici) e dell’anima, e riconosceva l’esistenza di norme morali indipendenti dal divenire storico e inscritte nel profondo dell’essere umano.
Queste precomprensioni di carattere antropologico, morale e religioso erano patrimonio comune dei greci e dei romani ed erano presenti, anche se in modo irriflesso, tanto nell’uomo della strada che nello studioso. Di conseguenza, l’attività educativa, sia della famiglia che della scuola, poggiava su dei pilastri condivisi sui quali veniva edificata, tramite l’aiuto dei genitori e dei docenti, la personalità delle giovani generazioni.
Nella società greco-romana erano presenti, quindi, dei semina Verbi , che venivano seminati e coltivati nell’anima del giovane tramite la scuola e lo predisponevano ad all’ “ascolto” del Vangelo. .
La scuola odierna è impregnata di “pensiero debole”, nichilista e ateo, che costituisce unoggettivo ostacolo all’evangelizzazione. Secondo tale pensiero, Dio e l’anima sono dei significati che esprimono una visione del mondo arcaica, legata ad epoche passate, senza alcun rapporto con la realtà odierna.
In vari parti di Europa vengono portati aventi progetti “educativi” che corrodono profondamente le nostre radici cristiane.
Un esempio è rappresentato dal programma di Educazione alla salute approvato di recente dal Governo di sinistra della Croazia.
Il quarto capitolo del programma è intitolato: Parità di diritti di genere tra i sessi e comportamento sessuale responsabile. In esso viene affermato che gli scolari devono apprendere l’ideologia del gender a partire dalla quarta elementare, e quindi essere educati a scegliere il proprio orientamento sessuale: eterosessuale, omosessuale, bisessuale ecc., ecc.
Inoltre viene introdotta una precoce sessualizzazione dei bambini, che inizia dalla terza elementare e si ispira alla sessuologia di Kinsey. Il programma prevede che gli alunni di questa classe saranno invitati dagli insegnanti a toccarsi vicendevolmente, anche nelle parti del corpo ritenute “indesiderabili” e, nel caso si sentissero in imbarazzo, verranno aiutati a comprendere i motivi di questo disagio.
In quinta elementare viene affrontato il tema della masturbazione intesa come “parte integrante della sessualità dell'uomo” e le connesse “credenze, un tempo dominanti, che ritenevano la masturbazione come dannosa”. Secondo il programma di sesta elementare gli alunni dovranno “discutere il modo in cui la pornografia mostra la sessualità dell'uomo nonché i ruoli sessuali maschili e femminili”.
Ai genitori viene negato il diritto di esonerare i propri figli dalla partecipazione alle lezioni di educazione sessuale, che sono obbligatorie per tutti gli alunni.
2. Identità ecclesiale della scuola cattolica
Nel contesto socio-culturale odierno secolarizzato e scristianizzato è forse richiesto alla scuola cattolica di riscoprire sempre più la sua identità ecclesiale per offrire ai giovani un progetto educativo orientato cristianamente, che li aiuti nella loro crescita personale e li difenda dalla cultura di morte diffusa soprattutto dai mezzi di comunicazione sociale.
La scuola cattolica, in quanto soggetto ecclesiale, educa cristianamente e, nel contempo, evangelizza, infatti; come affermava Giovanni Paolo II: “le scuole cattoliche sono contemporaneamente luoghi di evangelizzazione[ e ] di educazione integrale”(4).
In quanto luoghi di evangelizzazione, le scuole cattoliche sono aperte a tutti e favoriscono, come scrive la Congregazione per l’Educazione Cattolica, “un dialogo vitale tra giovani di religioni e di ambienti sociali differenti”(5).
Tali scuole svolgono quindi una funzione pubblica perché offrono un servizio rivolto, indiscriminatamente, a tutti i giovani e finalizzato alla loro educazione integrale. Questa ultima, in quanto educazione ispirata al Vangelo, può realizzarsi in modo veramente efficace soltanto se la scuola, essendo consapevole del suo carattere specificamente ecclesiale, “si colloca all’interno di una pastorale organica della comunità cristiana”(6). Tale pastorale chiama in causa la responsabilità dei Vescovi e dei Parroci nei riguardi dei problemi relativi all’educazione cristiana.
E’ oggi necessario riscoprire la forza dell’impulso evangelico, che, nei secoli passati, ha spinto personalità carismatiche come Calasanzio, La Salle e Don Bosco ad aprire scuole per i ragazzi e i giovani più poveri; anche se oggi in Occidente la povertà vissuta dalle giovani generazioni è connotata soprattutto in senso spirituale, poiché nell’epoca odierna i nuovi poveri “possiamo incontrarli tra coloro i quali hanno smarrito il senso autentico della vita e sono privi di qualsiasi slancio vitale, a cui non vengono proposti valori e non conoscono più la bellezza della fede”(7).
La scuola cattolica, come afferma il Concilio Vaticano II, “conserva la sua somma importanza anche nelle circostanze presenti”(8) ed è necessaria soprattutto per i giovani che non conoscono la bellezza della fede.
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NOTE
1) Conc. Ecumen. Vat. II, Gaudium et spes, 34.
2) Conc. Ecumen. Vat. II, Gravissimum educationis, 8.
3) Ibidem.
4) Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, 102.
5) Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, 12.
6) Ibidem.7) Ibidem.8) Conc. Ecumen. Vat. II, Gravissimum educationis, 8.
2) Conc. Ecumen. Vat. II, Gravissimum educationis, 8.
3) Ibidem.
4) Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, 102.
5) Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, 12.
6) Ibidem.7) Ibidem.8) Conc. Ecumen. Vat. II, Gravissimum educationis, 8.
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