L'espressione (coniata da Massimo Gramellini, v. "La Stampa" di oggi, 24 gennaio) mi sembra particolarmente efficace non tanto e non solo (ahimè!) per il tragicomico caso in questione, ma perchè esprime bene la filosofia della vita di una intera generazione, quella dei bulli che sempre più spesso incontriamo nelle strade delle nostre città e che pensano di poter sempre e comunque badare e bastare a se stessi, una generazione quasi sempre senza padri o con troppi padri o con troppe madri, comunque cresciuti senza un padre che incarnasse il senso del dovere e una madre che ne temperasse le esigenze con la delicatezza che da sempre la contraddistingue. Soprattutto senza quel Padre che è Dio, il quale non si impone mai ed è sempre pronto ad amarci indipendentemente da chi siamo e da quello che abbiamo commesso. Certo, occorrerebbe che gli adolescenti abbiano la possibilità di incontrare questo Dio, di più: Dio stesso delega questo compito a noi uomini, a tutti i genitori, come dice il comandamento:
"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza.
Queste parole, che ti ordino oggi, saranno sul tuo cuore: le ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando siederai in casa tua e quando camminerai per strada, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Te le legherai come segno sulla mano e ti saranno come pendagli tra gli occhi; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte". (Deut. 6, 4-9)
Queste parole, che ti ordino oggi, saranno sul tuo cuore: le ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando siederai in casa tua e quando camminerai per strada, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Te le legherai come segno sulla mano e ti saranno come pendagli tra gli occhi; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte". (Deut. 6, 4-9)
Come sarebbe bello che i genitori cristiani si impegnassero in quest'Anno della Fede a parlare ai propri figli di Dio Padre, dal quale ogni paternità discende nei cieli e sulla terra! Quanti suicidi in meno ci sarebbero! Quanti delitti in meno, quante violenze in meno, se solo questi piccoli uomini sapessero di essere amati prima di tutto da Quel Padre. Come cristiano mi auguro che anche la cronaca di questi giorni sia una occasione per evangelizzare, per annunciare la Buona Notizia, l'Unica che ha il potere di cambiare completamente una vita. Per rendersene conto, basta pensare che domani celebreremo la festa della conversione di san Paolo, questo sì davvero un uomo autentico, sedotto da un incontro, ferito dalla Bellezza che tutti noi desideriamo.
Tuttavia la cosa più importante NON è questa, no: la cosa più importante non è il nostro desiderio, è invece che la Bellezza stessa desidera essere incontrata da noi, da me, da ciascuno, come dice la preghiera sacerdotale di Gesù: "Padre, Io in loro e Tu in Me affinchè siano perfettamente Uno e il mondo creda", cfr. Gv. 17, 20-26. E ' Lui, Gesù Cristo stesso, in primo luogo, che desidera che io mi incontri personalmente, intimamente, con Lui.
Tant'è: e questo basta.