Riporto dal quotidiano on-line "La nuova bussola quotidiana".
Caro direttore,
vi ringrazio e mi complimento per il giornale ritornato.
Ho letto con attenzione il dossier su Enzo Bianchi sentendomi confortato da quanto da voi scritto.
Da tempo riscontravo contraddizioni tra quanto imposto dal nostro nuovo parroco e quanto detto dal Papa ma anche con quanto in parrocchia si conosceva e si faceva da tempo. Non capivo.
Ora mi è tutto più chiaro. Mi sono informato e ho scoperto che il nuovo parroco è convinto sostenitore e frequentatore di Bose.
Però avrei una domanda da porvi alla quale non so dare risposta. Come è possibile che Enzo Bianchi (leggo dal suo sito): nell'agosto 2003 ha fatto parte della delegazione nominata e inviata da papa Giovanni Paolo II a Mosca per portare al Patriarca Alessio II l'icona della Madre di Dio di Kaza?. Ha partecipato come "esperto" nominato da papa Benedetto XVI ai Sinodi dei vescovi sulla Parola di Dio (ottobre 2008) e sulla Nuova evangelizzazione per la trasmissione
della fede cristiana (ottobre 2012).
Mi domando, ma perché persino il Santo Padre lo ha scelto? Condivide le idee? Non capisco, parrebbe quasi aver ragione Bianchi quando si difende dicendo: "Cosa insinuate se persino il Papa mi convoca?".
Carlo De Pasquale
Abbiamo scelto questa tra le diverse lettere che sono giunte in redazione sul caso Enzo Bianchi, perché pone una domanda che in molti si sono fatti. Per questo lasciamo la risposta a monsignor Antonio Livi:
I lettori mettono il dito nella piaga. Rispondere a questo quesito significa soffrire molto, interiormente, per le sorti della fede in mezzo al popolo cristiano. Ma, allo stesso tempo, significa riscoprire l'utilità ecclesiale del nostro lavoro di studiosi e di pubblicisti.
Fino a papa Giovanni XXIII, che condannò le teorie di Teilhard de Chardin, l'autorità ecclesiastica interveniva subito e fermamente contro le dottrine eretiche o prossime all'eresia, o comunque tali da indurre il popolo a errori dottrinali. Poi questa prassi pastorale è stata abbandonata, per motivi che non sta a noi fedeli giudicare. Ad esempio, la teologia di Rahner, che pure molti studiosi seri considerano eretica, è stata accettata da molti vescovi come teologia da insegnare nelle Università pontificie e nei seminari. Le teorie del cardinale Martini, formalmente contrarie all'ortodossia su tanti punti di dogmatica e di morale, sono state tollerate, e alla sua morte molti esponenti dell'episcopato e anche della Santa Sede ne hanno parlato come di un "maestro della fede". Si potrebbero fare mille altri esempi.
Quanto a Bianchi, la sua nomina a "esperto" in due sinodi dei vescovi dipende esclusivamente dal fatto che parte dei nominati sottoposti al Papa per la nomina sono di competenza delle Conferenze episcopali, e la Cei ha designato tra gli altri Bianchi. Il papa Benedetto XVI, per conto suo, ha designato molti altri di ben altro orientamento dottrinale. Risultato: le raccomandazioni che dal Sinodo, alla fine dei lavori, sono state consegnate al Papa (pubblicate in inglese sul sito della Santa Sede) non sono affato nella linea delle cose che Bianchi va reclamando, ma sono nella linea del magistero della Chiesa.
Che fare allora di fronte a questo evidente abuso della libertà di parola che la Gerarchia lascia oggi anche ai più sfrontati contestatori e ribelli?
Un fedele deve sapere (e noi della "Bussola" siamo qui per farlo sapere a tutti) che "maestri della fede" sono solo i vescovi in comunione con il Papa, quindi un vescovo e addirittura un cardinale (come Martini) che critica Paolo VI per via dell'enciclica Humanae vitae e chiede che si faccia il contrario di quello che la Chiesa ha stabilito una volta per sempre (il celibato sacedotale e l'esclusione delle donne dall'ordinazione presbiterale) non è da prendersi in considerazione per quanto riguarda la fede ortodossa, che è l'unica che ci salva l'anima, l'unica che ci faccia essere membra vive del Corpo mistico (appartenere a una società o setta religiosa che si inventa una verità di comodo non garantisce affatto la salvezza eterna, anche se fa sentire qualche superficiale un cattolico "moderno", "adulto", "aperto" e "trendy").
Quanto ai semplici presbiteri o anche ai teologi e ai predicatori laici come Bianchi - per quanto si atteggino a "profeti" - se non si adeguano alla fede ortodossa non hanno alcun titolo perché il popolo li segua, sia nella dottrina che nel comportamento (morale, liturgico, disciplinare). Come ho scritto più volte, anche in questo sito, sono "falsi profeti" e "cattivi dottori".
E chi lo dice? Dovrebbero dirlo i vescovi e i cardinali, ma non tutti parlano a proposito. Lo dicono però i documenti ufficiali del Magistero: i testi del Vaticano II e il magistero ordinario dei papi, tutti: da Paolo VI a Benedetto XVI. Ciò che non è conforme a questi testi è da ritenersi (materialmente) eretico, anche se nessuna autorità eclclesiastica per il momento lo dice. Basta lo spirito di discernimento che, per grazia di Dio, ha ogni fedele istruito e in buona fede.
Chi nella Chiesa divulga questo criterio, come io faccio con i miei libri e con gli articoli sulla "Bussola" e altre testate giornalistiche, non parla a nome proprio né difende una fazione ideologica all'interno della Chiesa (nemmeno i cosiddetti lefevriani), ma difende il popolo dai cattivi pastori. E' un dovere grave di tutti, e non importa se costa talvolta la "persecuzione da parte dei buoni". Il beato Antonio Rosmini, fondatore dell'Istituto della Carità, diceva che la prima carità è proprio la "carità intellettuale", l'aiuto offerto agli altri cristiani perché distinguano, in mezzo a tante voci, la voce del Buon Pastore.
Antonio Livi
Abbiamo scelto questa tra le diverse lettere che sono giunte in redazione sul caso Enzo Bianchi, perché pone una domanda che in molti si sono fatti. Per questo lasciamo la risposta a monsignor Antonio Livi:
I lettori mettono il dito nella piaga. Rispondere a questo quesito significa soffrire molto, interiormente, per le sorti della fede in mezzo al popolo cristiano. Ma, allo stesso tempo, significa riscoprire l'utilità ecclesiale del nostro lavoro di studiosi e di pubblicisti.
Fino a papa Giovanni XXIII, che condannò le teorie di Teilhard de Chardin, l'autorità ecclesiastica interveniva subito e fermamente contro le dottrine eretiche o prossime all'eresia, o comunque tali da indurre il popolo a errori dottrinali. Poi questa prassi pastorale è stata abbandonata, per motivi che non sta a noi fedeli giudicare. Ad esempio, la teologia di Rahner, che pure molti studiosi seri considerano eretica, è stata accettata da molti vescovi come teologia da insegnare nelle Università pontificie e nei seminari. Le teorie del cardinale Martini, formalmente contrarie all'ortodossia su tanti punti di dogmatica e di morale, sono state tollerate, e alla sua morte molti esponenti dell'episcopato e anche della Santa Sede ne hanno parlato come di un "maestro della fede". Si potrebbero fare mille altri esempi.
Quanto a Bianchi, la sua nomina a "esperto" in due sinodi dei vescovi dipende esclusivamente dal fatto che parte dei nominati sottoposti al Papa per la nomina sono di competenza delle Conferenze episcopali, e la Cei ha designato tra gli altri Bianchi. Il papa Benedetto XVI, per conto suo, ha designato molti altri di ben altro orientamento dottrinale. Risultato: le raccomandazioni che dal Sinodo, alla fine dei lavori, sono state consegnate al Papa (pubblicate in inglese sul sito della Santa Sede) non sono affato nella linea delle cose che Bianchi va reclamando, ma sono nella linea del magistero della Chiesa.
Che fare allora di fronte a questo evidente abuso della libertà di parola che la Gerarchia lascia oggi anche ai più sfrontati contestatori e ribelli?
Un fedele deve sapere (e noi della "Bussola" siamo qui per farlo sapere a tutti) che "maestri della fede" sono solo i vescovi in comunione con il Papa, quindi un vescovo e addirittura un cardinale (come Martini) che critica Paolo VI per via dell'enciclica Humanae vitae e chiede che si faccia il contrario di quello che la Chiesa ha stabilito una volta per sempre (il celibato sacedotale e l'esclusione delle donne dall'ordinazione presbiterale) non è da prendersi in considerazione per quanto riguarda la fede ortodossa, che è l'unica che ci salva l'anima, l'unica che ci faccia essere membra vive del Corpo mistico (appartenere a una società o setta religiosa che si inventa una verità di comodo non garantisce affatto la salvezza eterna, anche se fa sentire qualche superficiale un cattolico "moderno", "adulto", "aperto" e "trendy").
Quanto ai semplici presbiteri o anche ai teologi e ai predicatori laici come Bianchi - per quanto si atteggino a "profeti" - se non si adeguano alla fede ortodossa non hanno alcun titolo perché il popolo li segua, sia nella dottrina che nel comportamento (morale, liturgico, disciplinare). Come ho scritto più volte, anche in questo sito, sono "falsi profeti" e "cattivi dottori".
E chi lo dice? Dovrebbero dirlo i vescovi e i cardinali, ma non tutti parlano a proposito. Lo dicono però i documenti ufficiali del Magistero: i testi del Vaticano II e il magistero ordinario dei papi, tutti: da Paolo VI a Benedetto XVI. Ciò che non è conforme a questi testi è da ritenersi (materialmente) eretico, anche se nessuna autorità eclclesiastica per il momento lo dice. Basta lo spirito di discernimento che, per grazia di Dio, ha ogni fedele istruito e in buona fede.
Chi nella Chiesa divulga questo criterio, come io faccio con i miei libri e con gli articoli sulla "Bussola" e altre testate giornalistiche, non parla a nome proprio né difende una fazione ideologica all'interno della Chiesa (nemmeno i cosiddetti lefevriani), ma difende il popolo dai cattivi pastori. E' un dovere grave di tutti, e non importa se costa talvolta la "persecuzione da parte dei buoni". Il beato Antonio Rosmini, fondatore dell'Istituto della Carità, diceva che la prima carità è proprio la "carità intellettuale", l'aiuto offerto agli altri cristiani perché distinguano, in mezzo a tante voci, la voce del Buon Pastore.
Antonio Livi