giovedì 14 novembre 2013

Essenzialità e amicizia

Francesco e Napolitano (LaPresse)


Diverse sono le chiavi di lettura della visita di Papa Francesco al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano nel palazzo del Quirinale, ma due parole possono riassumerne il significato: amicizia ed essenzialità. Tratti che hanno colpito nello svolgimento dell’incontro e sono riconoscibili nei discorsi pronunciati, ma che più in generale segnano oggi i rapporti e le preoccupazioni comuni tra i due colli più alti di Roma.
L’amicizia è senza dubbio la prima dimensione di questo nuovo incontro tra Napolitano, il presidente per la prima volta rieletto nella storia della Repubblica, e Francesco, vescovo di Roma per la prima volta preso «quasi alla fine del mondo», ma con radici indiscutibilmente italiane. Se infatti Napolitano ha parlato di vicinanza e di affetto «ben al di là del tessuto dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato in Italia», il Pontefice gli ha fatto eco sottolineando il «segno di amicizia» rappresentato dalla sua visita.
Già più volte, in questi primi mesi del pontificato, il presidente Napolitano ha mostrato verso Papa Francesco un’attenzione che oltrepassa persino «l’eccellente stato delle reciproche relazioni», grazie anche all’amicizia manifestata dal capo dello Stato nei confronti di Benedetto XVI. E a lui ha rivolto con delicatezza il pensiero il suo successore, che non manca occasione per ricordarlo con autentico affetto, mentre Napolitano ha voluto richiamarne il messaggio per i centocinquant’anni dell’unità italiana.
Il quadro è quello di rapporti istituzionali appunto eccellenti, costruiti nel tempo dopo la fine del potere temporale, un esito drammatico ma che in un memorabile discorso tenuto non a caso alla vigilia del concilio il cardinale Montini descrisse come provvidenziale. Rapporti che sono poi maturati nel corso del Novecento dalla Conciliazione all’inserimento nella Costituzione dei Patti lateranensi, e dall’accordo di revisione del Concordato alla «quotidiana collaborazione al servizio della persona umana» ricordata da Papa Francesco.
Proprio questa è l’altra dimensione dell’incontro tra il capo dello Stato e il Pontefice, che indica una strada comune: quella dell’essenzialità, rispecchiata dalla sobrietà e da alcune novità nello svolgimento della visita, come l’incontro di Papa Francesco con le famiglie dei dipendenti del Quirinale. Per oltrepassare «l’orizzonte di un rapporto tra istituzioni», ha sottolineato il presidente Napolitano in un discorso dai toni alti e autentici.
Ancora una volta colpisce la sintonia tra i due colli romani nell’attenzione alla realtà italiana e internazionale, ma ancor più impressiona, «nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione», l’invito comune a un’attenzione per la persona umana, credenti e non credenti insieme. Su uno sfondo drammatico dove incombono le sfide del tempo presente, minacciato da tensioni e da una persistente crisi economica.
Soprattutto preoccupano la costruzione della pace e il sostegno alla famiglia. Ma importante è il riconoscimento da parte del presidente Napolitano delle «potenzialità nuove» del messaggio cristiano: non solo nell’opera volta a combattere l’insensibilità sociale, ma per lo stimolo nei confronti della stessa politica. Per costruire insieme una cultura dell’incontro e levare più in alto lo sguardo. g.m.v.
L'Osservatore Romano

*

Il Papa da Napolitano: «Più sforzi per lavoro e famiglia»

La prima visita di Francesco al Quirinale si è svolta in un clima sobrio e cordiale. Il Presidente della Repubblica sull'Italia ha detto: «Basta clima destabilizzante»

ANDREA TORNIELLI
«Moltiplicare gli sforzi» per combattere la disoccupazione in questo momento di crisi economica; attenzione alla sofferenza degli immigrati, valorizzazione della famiglia e la sua stabilità, che proprio in occasioni come quelle che stiamo vivendo mostra il suo «insostituibile compito». Sono queste le sottolineature che Francesco ha fatto nel discorso pronunciato di fronte al presidente Giorgio Napolitano, nel corso della sua prima visita al Quirinale. Dopo che il presidente gli aveva rivolto un saluto pieno di apprezzamento per la novità dell'approccio di Bergoglio: la sua capacità di incontro e di dialogo con tutti

Niente corteo con i corazzieri a cavallo, niente lunga trafila di macchinoni del seguito papale per questa visita. Francesco è giunto nel palazzo che per tre secoli fu residenza dei Papi a bordo della sua Ford Focus blu metalizzato, senza che il traffico del centro della capitale venisse bloccato. Bergoglio è apparso molto concentrato, e forse un po' a disagio davanti agli onori militari, nonostante il cerimoniale improntato alla sobrietà come mai era accaduto prima. Dopo il colloquio privato con il Presidente, i discorsi pubblici. Nel suo, Napolitano ha voluto precisare: «Non vorrei che la solennità formale di questa cerimonia appannasse i sentimenti di genuino affetto che la sua figura ha suscitato».

Il Presidente ha parlato di sentimenti che «vanno bel al di là dei rapporti istituzionali», ha accennato all'assenza di ogni «dogmatismo» nell'approccio del Pontefice e al suo lasciare spazi «al dubbio», ha parlato dell'impegno comune per la pace in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Ma ha parlato anche del valore dell'amore per gli altri nel messaggio cristiano e dell'importanza per l'Europa di questo retaggio.

Napolitano ha anche fatto cenno alla situazione della politica italiana, segnata da una «faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante». Ha evidenziato la «necessità di recuperare partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga della corruzione». Una politica che appare ancora molto lontano dal messaggio del Papa che è «dialogo, dialogo, dialogo».

«Grazie per la generosità», ha sussurrato il Papa all'orecchio del Presidente al termine del discorso. «Convinta...», ha replicato commosso Napolitano.

Nel suo intervento, Francesco ha quindi ringraziato Napolitano per i «tanti gesti di attenzione» che ha avuto nei confronti del Papa e per quelli già manifestati nei confronti di Benedetto XVI, al quale Bergoglio ha rivolto «il nostro pensiero e il nostro affetto».

«Rendendole visita in questo luogo così carico di simboli e di storia - ha detto Francesco - vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo». Il Papa ha citato l'inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi e la revisione del Concordato, avvenuta trent'anni fa, che rappresenta «il solido quadro di riferimento» per rapporti sereni tra Stato e Chiesa, «nella distinzione dei rispettivi ruoli e ambiti d’azione».

Parlando delle «questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti», Francesco ha ricordato la crisi economica, «che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro. È necessario - ha detto il Papa - moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa».

«Il compito primario che spetta alla Chiesa - ha aggiunto - è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano».

Francesco ha quindi ricordato le sue prime visite in Italia e in particolare quella a Lampedusa, «dove ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che, a causa delle guerre o della miseria, si avviano verso l’emigrazione in condizioni spesso disperate; e dove ho visto l’encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell’opera di accoglienza». Al centro delle «speranze e delle difficoltà sociali», ha detto ancora Bergoglio, c’è la famiglia. «Con rinnovata convinzione, la Chiesa - ha ricordato il Papa - continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata».

Francesco ha quindi augurato all'Italia di saper «nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo», e si è infine associato «alla stima e all’affetto che il popolo italiano nutre» per Napolitano.

Mentre era in corso il colloquio privato tra il Papa e il Presidente, la delegazione vaticana - guidata dal Sostituto Becciu, in assenza del Segretario di Stato Pietro Parolin, che terminata la convalescenza arriverà a Roma dopodomani - ha incontrato quella italiana guidata dal premier Enrico Letta e della quale facevano parte anche i ministri Alfano e Bonino. Hanno accompagnato il Papa al Quirinale anche i cardinali Bagnasco, Vallini e Bertello. Francesco ha anche rivolto un breve saluto ai dipendenti del palazzo presidenziale, accolto dalle famiglie e dai bambini: «Dietro alle funzioni istituzionali c'è sempre la famiglia», ha detto a braccio il Papa. Ai bambini ha detto: «Voi siete molto importanti». E ha concluso chiedendo ai funzionari del Quirinale di pregare per lui: «Ne ho bisogno».

Napolitano ha regalato al Papa una stampa di Piranesi che raffigura il palazzo del Quirinale, mentre Francesco ha donato al Presidente due bronzi del maestro Veroi. A Bergoglio è stato mostrato anche il prezioso Codice purpureo di Rossano, risalente al VI secolo, che viene restaurato a Roma in questo periodo e contiene straordinarie miniature riproducenti scene evangeliche.
 Tornielli