venerdì 22 maggio 2015

La Terra giustizia di Dio.




Maria Teresa Pontara Pederiva: "La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato" (Prefazione di Giancarlo Bregantini)

Ieri, a Trento, nell'ambito del Festival Biblico è stato presentato il libro di Maria Teresa Pontara Pederiva: "La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato". Vi proponiamo la Prefazione di mons.  Giancarlo Bregantini.
 Attualissimo questo libro di Maria Teresa Pontara Pederiva. Perché la questione ecologica diventa sempre più di estrema pregnanza, in tutte le sue componenti. E quindi il saper educare a essa con lungimiranza costituisce una priorità assoluta. Basti pensare alla rovente questione dell’ILVA di Taranto.
Conosco bene quel quartiere, per aver intessuto una solidale amicizia con i sacerdoti giuseppini che ne curano la parrocchia: le abitazioni vicinissime alle ciminiere, il fumo che ti entra in casa al soffio dei venti marini, la polvere sulle lenzuola stese che si fa veleno nei polmoni. Eppure, le fiamme degli altiforni si fanno anche fiamma che tiene acceso il gas di casa. Diventa lavoro per migliaia di operai e di famiglie. È pane, anche se amaro. E allora, che scegliere? Come conciliare il pane con il creato? Il rispetto dell’ambiente con la necessità del vivere quotidiano? Interrogativi immensi, che solo una magistratura decisa e tenace ci costringe a guardare con vivezza e, finalmente, con chiarezza. Forse tardivi, perché se fossimo stati accorti ed educati al creato non si sarebbe costruito un villaggio di case popolari accanto alle ciminiere, già da tempo presenti su quel territorio! 6 Ecco perché l’arte dell’educare al creato diventa sempre più necessaria. Anche perché gli errori e i limiti precedenti, frutto di poca sensibilità sociale e culturale, possono ora essere rimediati. E superati. La sensibilità è infatti cresciuta, più vicina alla storia odierna, soprattutto dei giovani, che sentono il loro cuore attento all’erba che cresce, al cielo azzurro, all’aria pulita, al territorio risanato, a un lavoro che garantisca il futuro. Ma l’autrice, per la sua accorta sensibilità in mezzo ai giovani cui insegna scienze naturali nei licei, sente che non sempre gli investimenti fatti sul piano formativo hanno prodotto davvero un reale cambiamento sociale, culturale e politico. Da qui il desiderio di scrivere questo bel libro, riccamente documentato, uno strumento utile per la formazione alla questione ecologica. Letta però non in chiave di buonismo, ma nella logica stringente ed esigente della giustizia. Come bene esprime il titolo. Perché di giustizia si tratta, filo rosso di tutto il libro. Solo in termini di giustizia, infatti, i nostri figli avranno quella stessa acqua limpida delle fontane del Trentino, che è la culla di questo libro oltre che del mio cuore di vescovo. Perché le generazioni future vantano lo stesso nostro diritto di avere un ambiente pulito, chiaro e luminoso. Non affumicato dai fumi, non privato del pane ma fraterno, fecondo e bello! Così l’arte dell’educare al creato si fa coraggio, scelta decisa e tenace. Anzi, l’autrice afferma con chiarezza che quest’arte diventa vera palestra di virtù sociali preziosissime, alla luce del magistero (del papa Benedetto XVI, soprattutto!) che su questo punto sta pubblicando documenti bellissimi e profetici, sulla scia anche delle Chiese protestanti e ortodosse. Documenti ben riassunti nel loro nocciolo dall’autrice, con competenza di studiosa di etica, alla luce della dottrina sociale della Chiesa. E allora l’educare al creato diventa scuola di gratuità e di stupore per la bellezza della vita. Perché c’è una grammatica 7 da rispettare, che non creo ma scopro, già presente prima di me. La dobbiamo solo custodire, perché possa fiorire in bellezza e freschezza. E come c’è un’ecologia dell’ambiente, c’è una ecologia del cuore. Entrambe da coltivare, con armonia! E come si cura la bellezza delle aiuole, ancor più si deve rispettare la creatura nel grembo della madre. Anzi, solo se c’è questo nativo rispetto verginale della creazione nel grembo materno potremo avere il rispetto di ogni altro filo d’erba, come ben dice la Caritas in veritate! Ci si accorge poi che se si rispetta il creato, il creato rispetta te. E se un paese dell’amata Calabria cura i suoi olivi difendendoli dal fuoco degli incendi estivi, quegli stessi olivi diventano poi le sentinelle che sapranno difendere, in autunno, le case vicine dalle frane improvvise. Come ho potuto constatare de visu più volte, nella mia esperienza di vescovo nel Mezzogiorno. È quell’armonia che il libro mai si stanca di sottolineare con argomentazioni bellissime e fitte. Così si evidenzia nel testo che la green economy diventa sempre più un futuro dal forte investimento, con ricche ricadute sul piano occupazionale e sociale. Prospettive di grande speranza per tutti, che l’autrice non manca mai di evidenziare nei vari capitoli. Ecco allora anche la riscoperta della bellezza nei monasteri, sulla scia dei grandi santi medievali: Francesco, Benedetto e Ildegarda di Bingen. Da loro dobbiamo e possiamo imparare le virtù ecologiche, che vanno insegnate nelle scuole e nelle parrocchie, piuttosto lente e tardive in questo lavoro educativo! A differenza dei monasteri e dei santuari, che grandemente coltivano l’arte dell’educare al creato. La controprova l’ho più volte amaramente sperimentata in Calabria: i paesi di mafia sono i più brutti, trascurati, disordinati. L’opposto dei monasteri. Perché la bellezza interiore produce quella esterna, come la bruttezza e cattiveria del cuore si riflette sul paesaggio trasandato e sudicio. Per cui posso 8 affermare, con forza, che il gusto del bello è la miglior forma di antimafia! E che dire delle proposte che vengono con chiarezza presentate nel testo? Sono il segno di una valenza educativa diffusa e variegata. Piacevole, nel lato espositivo, perché arricchisce il libro e lo rende un autentico testo di lavoro e una guida operativa. È apprezzabile soprattutto la naturale insistenza sul cambiamento dei nostri stili di vita, perché la sobrietà sia la misura reale della giustizia distributiva! Al lettore interessato viene riservato il gusto di scoprire altre pagine belle, come la consapevolezza del limite che l’ecologia insegna. Ma anche la stima per il lavoro dei nostri contadini, specie quelli di montagna: non solo producono cibo, ma sanno custodire l’intatta bellezza della natura con la cultura, in un intreccio fecondo, per cui la natura non viene violata dalla cultura ma anzi arricchita. In reciproca necessità e fecondità! Grazie allora alla nostra Maria Teresa, al suo attento sguardo al cuore dei ragazzi, alla sua penna feconda di studiosa e di scrittrice, altre volte gustata. E un grazie a tutti i lettori, con l’augurio che si possa sempre ripetere la grande parola della Genesi, dopo che Dio aveva contemplato il suo giardino: ... e Dio vide che era cosa buona, bella, per tutti!