mercoledì 10 giugno 2015

Non si può essere tranquilli



Aperto in Laterano il ritiro spirituale dei sacerdoti. 

Come nel cenacolo il giorno di Pentecoste, anche durante un ritiro spirituale Maria ricopre un ruolo speciale. Lo ha ricordato il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, nella messa celebrata mercoledì 10 giugno nella basilica di San Giovanni in Laterano in apertura del terzo ritiro mondiale dei sacerdoti organizzato dall’International Catholic Charismatic Renewal Services e dalla Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships.Maria, madre della Chiesa, ha detto il porporato, «ha reso possibile l’esplosione missionaria che avvenne a Pentecoste». E a lei, ha aggiunto citando la Evangelii gaudium, bisogna guardare per «credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto» e per imparare da lei che era «contemplativa del mistero di Dio nel mondo».
Nell’omelia il presidente del Pontificio consiglio al quale è affidato l’accompagnamento pastorale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità della Chiesa, è entrato nel merito del ritiro che i sacerdoti provenienti da tutto il mondo seguiranno fino a domenica 14 giugno. Con un apparente paradosso il porporato ha auspicato che queste giornate non portino tranquillità ai sacerdoti, ma inquietudine: «una profonda inquietudine missionaria», uno slancio interiore per ripartire con accresciuto entusiasmo nella vocazione di ognuno. C’è infatti il rischio che, dopo anni di sacerdozio, si possa cedere «alla tentazione di volgersi indietro», di essere stanchi «di se stessi», e di perdere il calore del “primo amore”, di quando sentirono la chiamata del Signore.
Perciò il cardinale Ryłko ha suggerito alcuni itinerari interiori per il ritiro che, subito dopo la messa, e i saluti dei presidenti dei due organismi organizzatori, inizia con la meditazione sul tema «Chiamati alla santità per la nuova evangelizzazione» del predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Innanzitutto, ha sottolineato il porporato, va ricordato che il nucleo di un ritiro spirituale per un sacerdote è costituito sempre da una «rinnovata scoperta del dono e del mistero» della propria vocazione: capire cioè se si sente solo la sana stanchezza della fatica pastorale, o anche quella pericolosa dell’autoreferenzialità e dello scoraggiamento.
È questo un passaggio fondamentale perché preliminare all’obbiettivo successivo, quello cioè di risvegliare uno slancio missionario che risponda all’invito di Papa Francesco a essere protagonisti di una Chiesa “in uscita”, con «le porte sempre aperte»: una Chiesa «povera e amica dei poveri», capace «di camminare con la gente e, in particolare, con chi è povero, escluso dalla cultura dello scarto», e non grado «di riscoprire le viscere materne della misericordia».
Terzo livello del percorso auspicato dal cardinale per i sacerdoti è, infine, quello relativo alla modalità attraverso la quale porre in atto lo slancio missionario: quella cioè della speranza e della gioia. «Un cristiano — ha ricordato il porporato richiamando ancora una volta l’Evangelii gaudium di Papa Francesco — non può mai essere triste». E il sacerdote, in particolare, deve essere «testimone di gioia e di speranza», anche quando «occorre seminare nelle lacrime» di un mondo pieno di difficoltà e di problemi.
Ecco perché è importante porsi alla «scuola» di Maria: da lei si impara uno stile dell’attività evangelizzatrice, e seguendola si può recuperare e alimentare la «dolce e confortante gioia di evangelizzare».
L'Osservatore Romano