giovedì 18 giugno 2015

Saremo in tanti. Tantissimi.

Famiglia: centinaia di migliaia di manifestanti attesi a piazza San Giovanni

I promotori del Comitato “difendiamo i nostri figli”, rinnovano la chiamata alla mobilitazione nazionale per tutte le famiglie e le persone, cattolici e laici, credenti e non credenti, che vogliono pubblicamente ribadire il diritto dei genitori di educare e istruire i figli, specialmente con riguardo alle tematiche della affettività e della sessualità, e che vogliono dire ‘no’ a progetti di legge come il ddl Cirinnà che arrivano a legittimare anche la pratica dell’utero in affitto e che, de facto, consentono l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso.
Interventi di diverse fedi e confessioni cristiane
L’evento sarà animato dalla testimonianza di molte famiglie che hanno vissuto sulla loro pelle i tentativi di indottrinamento gender nelle loro scuole. Interverranno, tra gli altri,  Costanza Miriano e Mario Adinolfi, oltre all’avvocato Gianfranco Amato e all’avvocato Simone Pillon. Interverrà anche Kiko Arguello iniziatore del Cammino Neocatecumenale. Chiuderà l’incontro il portavoce del comitato prof. Massimo Gandolfini. Il programma prevede anche brevi saluti da parte di numerosi rappresentati dei diversi gruppi etnici presenti in Italia e di varie organizzazioni laiche, confessionali, cristiane e di altre fedi, dal mondo islamico ed ebraico, fino alla comunità indiana dei Sikh. Interverranno anche i responsabili delle confessioni protestanti. Tutte realtà che hanno aderito alla manifestazione e garantito viva partecipazione, a testimonianza della trasversalità dei temi al centro dell’iniziativa, questioni che stanno a cuore al grande popolo delle famiglie.
Ideologia gender disorienta figli e nipoti fin dalla scuola dell’infanzia
“Rigettiamo con forza il tentativo di infiltrare nelle scuole di ogni ordine e grado progetti educativi che, con il pretesto del legittimo contrasto al bullismo, mirano alla destrutturazione dell’identità sessuale dei bambini”, dichiara il prof. Gandolfini. “Teorie senza basi scientifiche – definite dallo stesso Papa Francesco “un errore della mente umana” - che hanno lo scopo dichiarato di rompere ogni corrispondenza tra l’identità sessuale biologica e la strutturazione della personalità, e che di conseguenza disorientano i nostri figli e nipoti fin dalla scuola dell’infanzia modificando la stessa antropologia umana”.
Famiglie da ogni parte d'Italia
Gli organizzatori hanno già ricevuto adesioni per qualche centinaio di migliaia di persone. “Potevamo scegliere altri luoghi di aggregazione presenti nella città di Roma – aggiunge Gandolfini -  ma la nostra sfida è riempire piazza San Giovanni con centinaia di migliaia di famiglie che arriveranno da ogni parte di Italia, per proteggere l’innocenza dei bambini e il loro diritto ad avere un padre e una madre e per ribadire la più netta contrarietà ad ogni tentativo di cambiare la nostra bella Costituzione, equiparando le convivenze omosessuali al matrimonio”. 
Intervenire sul ddl Cirinnà prima che il Parlamento legiferi
“Un primo effetto di questa iniziativa – sottolinea il portavoce del Comitato – è stato lo slittamento alla prossima settimana del parere del Governo sul ddl Cirinnà, dopo il quale partirà la discussione di duemila emendamenti”. “Noi vogliamo intervenire – prosegue Gandolfini - prima che il Parlamento legiferi, perché le esperienze di Francia e Spagna dimostrano che la protesta successiva alla promulgazione di leggi sbagliate, pur avendo un grande valore simbolico non portano ad un risultato concreto”.
Rompere il silenzio della stampa sui temi della famiglia
​“In questo modo vogliamo anche augurarci che la carica popolare di questa mobilitazione dal basso - conclude il prof. Gandolfini - rompa il consueto silenzio degli organi di stampa, troppo spesso distratti da cronache di costume e portati a trascurare le famiglie italiane che, come un’immensa foresta in crescita, non fanno alcun rumore ma costituiscono l’ossatura del nostro Paese”. Radio Vaticana

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Il cambio di passo dei vescovi italiani: non siamo capipopolo 

(Paolo Rodari)  Benedicono i laici e la loro iniziativa, ma in scia a quanto ha auspicato Francesco nell’assemblea generale dello scorso fine maggio, non vogliono fare i «vescovi pilota», gerarchie che dall’alto guidano delle truppe. Piuttosto intendono restare un passo indietro, condividendo sì il contenuto della manifestazione seppure avendo maturato la convinzione, e non è un distinguo da poco, che in questo momento non siano le adunate a poter cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi diritti.
Otto anni dopo il Family day che seppellì i Di.co., la Conferenza episcopale italiana non ha cambiato la propria posizione sui temi eticamente sensibili, nel caso del raduno di sabato prossimo il “no” al ddl Cirinnà sulle unioni civili. Tuttavia, differente è la sua modalità di partecipazione: «Diciamo no in maniera diversa», ha spiegato alla Radio Vaticana il segretario generale della Cei, Nunzio Galatino. Perché «nessuno nella Chiesa cattolica italiana in questo momento, né vescovi né sacerdoti né laici si sogna di alzare bandiera bianca rispetto alla Cirinnà, all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, all’introduzione subdola della gender theory nella scuola».
In diversi comunicati dei vescovi locali in vista di sabato, si comprende la posizione delle gerarchie, un equilibrio cercato fra l’adesione ai contenuti ma anche un certo smarcamento dalla forma di difesa degli stessi. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, ad esempio, scrive della propria «vicinanza» a una manifestazione di cui condivide «gli obiettivi ». E, nello stesso tempo, ricorda che il compito della Chiesa è quello di educare «a vivere la dimensione affettiva in termini sempre più sereni e positivi ». Parole che aprono lo spazio a una nuova modalità di presenza nella società, non più una ripetizione di tanti “no”, quanto un’educazione alla positività della vita stessa. Sullo sfondo c’è il dibattito relativo al rapporto fra Chiesa e mondo post secolarizzato. Si può scegliere se prendere congedo dal mondo negando la legittimità dell’epoca contemporanea: «Un salto mortale all’indietro verso il medioevo», sosteneva Dietrich Bonhoeffer. Oppure se partire da una concezione dell’essere cristiani capace di far nascere un rapporto positivo con il mondo, la storia e la modernità: Dio acquista potenza attraverso la sua impotenza e salva l’uomo attraverso le ferite del corpo di Gesù. Dio, per dirla con Francesco, si trova dentro le ferite e il peccato del mondo.
Francesco disse anche questo quando, venti giorni fa, incontrò quello che era “il braccio armato” della Cei in Italia, l’associazione Scienza e vita: accanto alle piaghe dell’aborto e dell’eutanasia ce ne sono altre, i profughi che muoiono in mare, i morti sul lavoro, il terrorismo, la guerra, la fame. Sabato non tutti questi attentati saranno elencati. Ma la forma di “partecipazione” dei vescovi alla manifestazione, unita alle parole del Papa, a questo sembra voler portare, a un laicato che anzitutto sappia dire sì alla positività della vita. Sembra essere arrivato, insomma, il tempo perché le spade che lo scrittore inglese Chesterton chiedeva di sguainare «per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», vengano riposte.
La Repubblica