sabato 2 febbraio 2013

Segni di unità e di pace a Gerusalemme




L’omaggio delle Chiese cristiane al nuovo Patriarca armeno apostolico. A Gerusalemme segni di unità e pace. Visita del rabbino David Rosen a monsignor Fouad Twal

L’unità è «il nostro desiderio e il desiderio di Cristo» e l’auspicio è di «lavorare insieme» attraverso «una grande collaborazione tra le due Chiese»: a ribadirlo, martedì scorso, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, e l’arcivescovo ortodosso Nourhan Manougian, eletto il 24 gennaio Patriarca armeno apostolico di Gerusalemme.Monsignor Twal, accompagnato da una delegazione di vescovi, sacerdoti e religiosi, si è recato al Patriarcato armeno insieme a tutte le altre Chiese di Gerusalemme per salutare l’arcivescovo Manougian ed esprimergli le felicitazioni e la gioia per la sua elezione, avvenuta durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, «un segno» per il Patriarca di Gerusalemme dei Latini che ha posto questa nomina appunto sotto l’emblema dell’unità.
Dal canto suo Manougian — che succede a Torkom Manougian, deceduto il 12 ottobre 2012 all’età di 93 anni — ha ricordato che la Chiesa armena condivide la custodia dei luoghi santi con la Chiesa greco ortodossa e la Chiesa cattolica latina e anche con le Chiese siriaca e copta. Il suo Patriarca è anche uno dei cinque “custodi” (protettori) dei luoghi santi.
Anche la Custodia di Terra Santa, rappresentata dal suo vicario, padre Artemio Vítores, si è recata in delegazione al Patriarcato armeno per congratularsi con sua beatitudine Nourhan Manougian. Quest’ultimo ha rinnovato il desiderio che le due fraternità mantengano le buone relazioni che da secoli le uniscono. «Lungo la storia e a dispetto dei dibattiti teologici — si legge sul sito on line della Custodia di Terra Santa — le due comunità hanno infatti saputo allacciare legami d’intesa fraterna, rendendosi scambievoli servizi anche quando le vicende politiche del Paese erano precarie. I francescani sono particolarmente grati agli armeni, per averli accolti dopo la loro espulsione dal Cenacolo nel 1551 e protetti per otto anni». Gli armeni, infatti, offrirono alloggio ai frati all’interno della cinta muraria del loro quartiere, poco lontano dal convento degli Arcangeli. Recentemente, quest’ospitalità è stata in parte restituita agli armeni, «allorquando Torkom Manougian ha potuto terminare la sua lunga vita presso l’infermeria del convento di San Salvatore a Gerusalemme, visitato regolarmente dai suoi fratelli, ma anche dai frati francescani dell’infermeria che l’hanno circondato, ogni giorno, con le loro preghiere».
Sempre nella giornata di martedì 29 c’è stata a Gerusalemme un’altra importante visita, quella effettuata dal rabbino David Rosen, direttore delle relazioni interreligiose dell’American Jewish Committee, presso il Patriarcato latino. Rosen si è informato su quali siano le azioni e i risultati concreti del Consiglio delle istituzioni religiose di Terra Santa. Monsignor Twal — informa lo stesso Patriarcato — gli ha risposto che «tutti i responsabili religiosi cercano di fare ciò che possono», riconoscendo che gli Stati Uniti e l’Unione europea prendono in considerazione i loro pareri e appelli. Un punto debole tuttavia è rappresentato dalla mancanza di un collegamento con le autorità politiche e «senza politica — ha detto Twal — si possono fare grandi discorsi ma abbiamo chiaramente bisogno del potere esecutivo per concretizzare le nostre domande. Oggigiorno non domandiamo che una cosa: la pace». Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini e il rabbino Rosen si sono trovati d’accordo sull’importanza dell’educazione per evitare ogni estremismo religioso. Monsignor Twal ha ricordato a proposito il ruolo cruciale delle scuole del Patriarcato latino e dell’Università di Madaba in Giordania.
La delegazione dell’American Jewish Committee, guidata dal presidente Robert Elman, aveva in precedenza fatto tappa ad Amman, in Giordania, per discutere con il re Abdallah dei recenti sviluppi politici e strategici nel Medio Oriente. «Da due decenni la Giordania è un partner forte a favore della pace in Israele», ha riconosciuto Elman, e il suo sovrano Abdallah «continua a essere una voce a favore della pace e un dirigente pragmatico in una regione turbolenta».
L'Osservatore Romano, 2 febbraio 2013.