mercoledì 6 novembre 2013

In difesa dell’obiezione di coscienza



Nuovo appello della Conferenza episcopale degli Stati Uniti sul tema dei servizi abortivi inclusi nelle assicurazioni sanitarie dei lavoratori.

Piani assicurativi sanitari che non obblighino le persone a violare le loro convinzioni morali e religiose. I vescovi cattolici degli Stati Uniti tornano ad appellarsi alle autorità federali chiedendo interventi per tutelare l’obiezione di coscienza di quanti si oppongono alla diffusione delle pratiche abortive. Il cardinale arcivescovo di Boston, Sean Patrick O’Malley, presidente del Comitato per le attività pro-vita della Conferenza episcopale, in una lettera inviata ai membri del Congresso, ha chiesto sostegno per l’approvazione di un proposta di legge con la quale si vorrebbe introdurre maggiore trasparenza nei piani assicurativi per quanto concerne la copertura economica dei vari servizi offerti, tra cui quelli volti a interrompere volontariamente la gravidanza. Si tratta, in particolare, dell’Abortion Insurance Full Disclosure Act, che toglierebbe il “segreto” nei piani assicurativi al fine di garantire una assoluta trasparenza in tema di copertura dei costi per i servizi abortivi. In base agli attuali regolamenti sanitari, un assicuratore può infatti evitare di specificare nei piani proposti ai clienti, indipendentemente dalle loro convinzioni morali o religiose, quale quota dei premi pagati può andare al sostegno collettivo di questi “servizi” definiti di prevenzione e cura per la salute delle donne.
Citando, fra l’altro, un sondaggio del 2009, il cardinale O’Malley ha sottolineato che la maggior parte dei cittadini statunitensi e, in particolare la maggioranza delle donne, non vogliono la copertura dell’aborto all’interno dei loro piani assicurativi sanitari. I cittadini, ha osservato il porporato, «devono essere messi in grado di compiere una scelta informata su piani sanitari per se stessi e per le loro famiglie che non violino le loro convinzioni morali e religiose».
In un precedente intervento il cardinale O’Malley aveva ricordato che dal 1973 il numero di aborti registratosi negli Stati Uniti ha toccato i cinquantacinque milioni: «La portata di questa perdita di nascite — ha sottolineato il porporato — è sconcertante ma ancora oggi la Corte di giustizia e molti altri nella nostra società la ritengono relegata a una questione di scelta personale». Il cardinale O’Malley ha auspicato che «le preghiere per difendere la vita e la libertà religiosa, la testimonianza per la dignità di ogni persona, il servizio di carità e le altre intenzioni di preghiera che richiamano l’infinito amore e la misericordia di Dio possano animare un rinnovamento di amore e di impegno per il vero bene a favore del prossimo».
Nella lettera inviata ai membri del Congresso il porporato ha osservato che «le persone che sono a favore della tutela della vita non solo hanno una scelta limitata per quanto concerne l’offerta dei piani assicurativi sanitari ma la legge rende anche quasi impossibile scoprirne i contenuti». Pertanto, ha concluso, ogni tipo di scelta a favore della vita resterebbe «vuota» se la legge non ponesse le persone in grado di essere informate in maniera trasparente e completa sui contenuti dei piani sanitari.
La riforma del sistema sanitario varata dall’amministrazione Obama, prevede che i piani di assicurazione sanitaria per i dipendenti di qualsiasi organizzazione includano dei servizi minimi obbligatori, fra i quali sono fatti rientrare anche i servizi abortivi, quali gli interventi chirurgici per la sterilizzazione e la prescrizione di tutti i contraccettivi presenti negli elenchi del Food and Drug Administration, compresi farmaci che provocano l’aborto nel corso delle prime settimane di gravidanza. Anche il cardinale arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale. Timothy Michael Dolan, ha sottolineato in un recente intervento che «forzare i cittadini a scegliere tra violare la loro coscienza e rinunciare alla loro salute è letteralmente irragionevole. Si tratta di un attacco tanto alla possibilità di accedere alla cure sanitarie quanto alla libertà religiosa. Ciò rappresenta una sfida storica alla libertà religiosa».
L'Osservatore Romano