mercoledì 6 novembre 2013

La basilica del Getsemani restaurata dai musulmani

La basilica restaurata


I francescani hanno voluto investire nella formazione di sei ragazzi palestinesi

ANDREA AVVEDUTO

Ci sono voluti ben 18 mesi di lavoro e un budget complessivo di 600.000 euro per restituire la basilica del Getsemani ai suoi antichi splendori. I restauri dei preziosi mosaici sono terminati, e i 5000 pellegrini che ogni giorno visitano a Gerusalemme la chiesa dell’agonia potranno di nuovo attardarsi tra le antiche navate col naso all’insù, immersi  in un’ambientazione notturna rafforzata proprio da quei mosaici dove, su uno  sfondo  azzurro cupo, si accende il cielo stellato incorniciato tra i rami d’ulivo.  

La grande basilica dalle 12 volte progettata dall’architetto Antonio Barluzzi con il contributo di diversi paesi in tutto il mondo (da cui il nome “Basilica delle Nazioni”) venne terminata nel 1924 e da allora non venne mai restaurata. Per questo la Custodia di Terra Santa ha deciso – costretta anche dai segni che il tempo ha lasciato ben impressi sulle volte della chiesa - di rimettere a nuovo uno dei luoghi più importanti di tutta la cristianità, a pochi passi da quell’orto santo dove tutto concorre a rievocare la scena notturna di quel giovedì di Pasqua, quando tra le fronde degli ulivi e al chiaro di luna, Gesù patì l’agonia e l’abbandono alla volontà del Padre.

“I francescani avrebbero potuto affidare il progetto a maestranze giunte dall’estero – afferma Carla Benelli, responsabile dei progetti culturali di ATS pro Terra Sancta, braccio laico della Custodia  e coordinatore dell’iniziativa - ma hanno scelto di investire nella formazione di giovani locali palestinesi”. Sei ragazzi in tutto provenienti dal Mosaic Centre di Gerico; tra questi ben cinque sono musulmani.

“Affidare il restauro della basilica vicino all’orto degli ulivi a dei ragazzi musulmani (dopo aver contribuito al restauro di altre due sinagoghe) è stata una bella sfida – continua Benelli – ma si sentono grati e orgogliosi di aver partecipato a quest’opera di conservazione”. 

Oltre ai segni del tempo, vengono a galla anche quelli della Storia recente. Sul maestoso mosaico del timpano, dove viene raffigurato Gesù come mediatore tra Dio e l’umanità, sono stati rintracciati i segni “di quei proiettili sparati sulla facciata durante la guerra dei sei giorni nel 1967”. Il progetto ha ottenuto il supporto del Palestinian Municipality Support Program del Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme, del Comune di Rovereto e dalla Fondazione italiana Opera Campana. Il Custode di Terra Santa p. Pizzaballa ha più volte sottolineato l’importanza e la valenza educativa di questo lavoro. Grazie alle scuole gerosolimitane più di mille bambini tra gli 8 e i 12 anni sono venuti a visitare la chiesa, aperta proprio per loro durante gli orari di chiusura, dalle 12 alle 14. Tanti non erano a conoscenza di questo patrimonio dell’umanità, conosciuto e venerato da più di un miliardo di persone. “Mentre vanno a scuola, la mattina, i bambini vedono file di pullman in coda che fanno scendere i pellegrini e si chiedono: perché proprio lì?”.

I frati francescani hanno pensato così di favorire le visite scolastiche per far conoscere ai piccoli eredi di questo patrimonio una chiesa che appartiene anche a loro, bambini musulmani e cristiani. “Il più delle volte rimangono sbalorditi nel vedere un posto così bello e così vicino a casa loro, nel cuore della Gerusalemme est”. Non l’avrebbero mai immaginato. Tanto che una bambina musulmana alla fine del tour ha chiesto ai frati: “posso tornare anche con i miei genitori?”.

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La poesia e il canto travalicano le differenze religiose

Una poetessa cristiana ed una soprano di fede islamica si esibiscono a Novara


Il prossimo 8 novembre alle 21 a Novara presso la Sala del Piccolo Coccia verranno presentate in anteprima le poesie della libanese Nada El Hage, poesie che saranno a breve pubblicate dall’editrice “Interlinea”.
La El Hage sarà accompagnata dalla soprano Hiba Al Kawas. L’evento assume un’importanza particolare perché il sodalizio tra la El Hage e la Al Kawas, è il sodalizio tra una cristiana e una musulmana che operano nel contesto culturale in cerca di quell’Assoluto universale che unisce gli uomini a prescindere dal credo di appartenenza.
Siffatta operazione assume un rilievo ancora maggiore se la si colloca in Libano, in particolare, e nel mondo arabo-islamico in generale, entrambi lacerati da divisioni e settarismi.
Da anni la Al Kawas ricerca nella tradizione islamica, soprattutto quella mistica, e in quella culturale araba le voci che esaltano la ricerca dell’universale. In questo contesto la El Hage, cristiana praticante, è un perno, un simbolo di ricerca perenne e costante di Dio.
Se la poesia è lo specchio dell’anima, la poesia di Nada El Hage non può che essere intrisa di sensibilità, di amore per la vita, ma soprattutto di amore per Colui che ha creato l’universo. “L’ultimo cui si aspira (al-mubtaghi) e il Fine ultimo (al-muntahi)”, ovvero Dio, rappresenta uno dei fulcri principali della poesia e della vita della poetessa libanese. La continua ricerca, il continuo anelare a Dio pare talvolta svolgersi in totale solitudine.
Tuttavia si tratta prevalentemente di una solitudine della fede, una solitudine mistica, che non si limita però a cercare rifugio in Dio.
Nelle poesie di Nada El Hage l’amore è un punto di partenza che si libra verso l’Assoluto: gli occhi ardono di passione per la visione dell’Assoluto, il cuore divampa in preda a uno slancio d’amore che desidera abbracciare e fondersi con Dio. La vita ruota intorno a questo amore per l’infinito.
Gli uomini non sono altro che particelle che si cercano vicendevolmente per completare e rafforzare la propria luce.
Durante questa incessante ricerca le particelle urtano contro le pareti delle tenebre oppure finiscono nel baratro oppure si rintanano in un angolo in attesa oppure vengono ustionate dal fuoco dell’inferno, ciononostante c’è sempre una mano che le trae in salvo, un angelo che le trasporta via.
Per Nada El Hage la poesia è il punto culminante della fusione tra il Creatore e il Creato, tra Colui che ama e l’amato, tra ciò che è rivelato e ciò che è segreto, tra l’aggrapparsi all’essenza e l’affrancarsi dall’essenza stessa, tra ciò che è percepito con i sensi e la privazione dei sensi.
La poesia di Nada El Hage non è un mero esercizio linguistico e di stile, è un invito a un banchetto che svela i propri segreti solo a chi li invoca. Quest’ultimo viene rapito in estasi dalla magia della poesia come una vittima pronta al sacrificio che arde dal desiderio di incontrare Dio.
La poetessa ha dichiarato più volte di procedere “lungo un cammino interiore lastricato di luce”, della Luce. La poesia rappresenta il riscatto dalla morte dell’anima che deve affrontare l’ignoto. E’ l’oasi che ristora dall’irrequietezza di un mondo incomprensibile. E’ una grazia che si apre sull’eternità. La poesia è una preghiera recitata con trasporto e ammantata di nostalgia e struggimento.
Nada El Hage ricorre molto spesso all’uso dei colori e alle loro sfumature. “L’oro appeso alle porte del mondo” è l’oro delle icone che rappresenta l’eternità, poiché il poeta è libero di cogliere l’attimo e di recitarlo all’infinito. Il tempo in questo modo viene sconfitto così come la morte.
Ci troviamo innanzi a una poesia della speranza, dell’Amore che sconfigge la morte, un canto inesauribile, una preghiera profonda e un ringraziamento a Dio. Il Dio di Nada El Hage è senza dubbio il Dio cristiano, ma è anche un Dio che nel Suo amore accoglie l’universo intero.
In campo fenomenologico, Edith Stein dottore della Chiesa ha definito l’esperienza mistica come “unione trasformante, che si realizza tramite l’amor perfetto”. Gerda Walter, di estrazione marxista e ateista, autrice de “La Fenomenologia della Mistica”, giunta alla mistica attraverso la parapsicologia, che l’ha condotta ad aprirsi verso dimensioni spirituali più profonde, è arrivata a concepire l’essere umano come una trinità, spirituale, psichica e corporea, che si ricongiunge proprio nell’esperienza mistica “come punto dell’attualizzazione della coscienza che emerge dall’ esperienza dell’abbandono”.
Secondo la definizione di Sant’Agostino, l'esperienza mistica è “il punto in cui la mente giunge all’essere in sé, nel lampo di una trepidante visione”. Si tratta di un dono divino, il dono della visione, che in Cristo trovano “il criterio della propria autenticità, e la finitezza e la singolarità della persona viene superata quando il mistico riesce a fare del proprio sé un’estasi dell’interno”. Ebbene, nei versi della El Hage l’afflato mistico trova una voce vibrante e assetata di Dio, una voce che spicca per la propria autenticità e unicità nel panorama della letteratura araba contemporanea.
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Poesie di Nada El Hage
VELI DI PASSIONE
Come un alito impercettibile
Come un campanello inascoltato
Come polvere che desidera
Che s’illude di afferrarmi mentre io non mi avvicino
Di pormi domande mentre io non rispondo
Di conoscermi mentre io mi sottraggo
Avanzo, avanza
Tra la noncuranza e la vita
Tra lo spazio e la stanchezza
Tutti i nostri passi precedenti e a venire
Nell’orizzonte di lapislazzuli
E oro sospeso alle porte del mondo.
Come se fossimo giunti sin qui per estraniarci
Come se ci salvassimo per essere sconfitti
Come se ci voltassimo per entrare in battaglia
Come se amassimo per comprendere
Che la sola particella che conta è quella che abbiamo diviso
Che l’anima risiede dove trova l’esistenza
Che la distrazione custodisce i segreti cancellandoli
Che le ammonizioni non badano alla verità celata tra i petali
Che il cielo che prova attrazione nei nostri confronti non scomparirà nel nulla
Riunirà a sé i corpi e si espanderà…
Negli esseri che camminano
Verso il loro destino smarrendosi
E il sapore dei tesori nella nostalgia lo fissiamo consapevoli
Indossando veli di passione
Attendendo le porte dell’isolamento,
Suonando le campane, dalle anime avvolte dalla pioggia
Luccicanti, soddisfatte e serene nel cuore.
*
ECCO COLUI CHE SCRIVE A NOME MIO
Perché abbiamo perso i sigilli per poi tornare a noi più lucenti di prima?
Ci riscaldiamo innanzi a loro e ci risvegliamo illuminati dal loro sole radioso.
Il sigillo mi lega a te,
Ecco il recipiente che attende l’abbondanza dello spirito,
Ecco Colui che scrive a nome mio
Non hai forse scelto una stella che ti custodisse
Una luna che invocasse per te un figlio, un segreto e qualcuno che ti accogliesse.
Ecco il sigillo potente
Sostieni la mia preoccupazione e conducimi
dall’involucro della vita alla soglia della visione
come una cascata più esile di un respiro…
*
PERCHÉ SONO VIVA 
Musicata e cantata da Hiba Al Kawas 
Ti amo perché sono viva
In un punto del cielo
Aspiro a tutto il cielo
Perché mi è mancato il sapore delle cose
Perché ho celato alla mia essenza il mio segreto e il suo profumo esala fragrante dai miei pori
Ti amo
Perché il cielo mi invita al tuo amore.
(Musica composta nel 2002)
*
LE STELLE DELLA FEDE BRILLANO NEI TUOI OCCHI       
Musicata e cantata da Hiba Al Kawas 
Le stelle della fede brillano nei tuoi occhi
Le luci disseminate nel tuo cuore
Raccolte dalle tue mani
La luna guarda le tue gote 
Spettri di spiritelli
Luccicano tra le foglie dell’albero le mie alture
Danzano cantano vagano
Ritornano e riaffiorano nella mia vita 
Se solo alcune nubi cantassero
E ci inondassero con la loro brezza
E abbracciassero il cielo con un cuore
Un cuore che viva e si libri nell’aria 
Il tuo amore è il frumento del tempo
L’alone logorato della mia fronte
Prima di te dopo di te nessun limite
Per te sono voce ed eco
Un cuore che vive e si libra nell’aria. 
(Musica composta nel 2007) 
(Traduzione dall’arabo di Valentina Colombo)