sabato 6 giugno 2015

Cattedrale di Sarajevo. Incontro con clero, religiose, religiosi e seminaristi. Discorso pronunciato a braccio dal Santo Padre e testo originale

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s. Ljubica Sekerijafra,  Fra Jozo Puskaric,  don Zvonimir Matijevic
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I.TESTIMONIANZA DI LJUBICA ŠEKERIJA,
SUORA DELLA CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DELLA DIVINA CARITÀ

Santo Padre!
Il mio nome è suor Ljubica Šekerija. Appartengo alla Congregazione delle Suore delle Figlie del Divina Carità. Prima della guerra, per più di cinquanta anni le suore della mia congregazione si sono prese cura delle persone anziane e disabili nel territorio di Travnik, in Bosnia centrale, arcidiocesi di Vrbosnia. Ho lavorato per cinque anni nel sanatorio civile che ospitava pazienti di diverse nazioni e confessioni, soprattutto musulmani.
Quando è scoppiata la guerra in Bosnia ed Erzegovina, sono comparsi miliziani stranieri provenienti da alcuni paesi arabi del Medio Oriente.

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Incontro con sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi nella Cattedrale di Sarajevo. Discorso di Papa Francesco: “Vi incoraggio a proseguire con gioia il vostro servizio pastorale, la cui fecondità è data dalla fede e dalla grazia, ma anche dalla testimonianza di una vita umile e distaccata dagli interessi del mondo. Non cadete, per favore, nella tentazione di diventare una specie di élite chiusa in sé stessa
Sala stampa della Santa Sede

Nel pomeriggio, preso congedo dalla Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco raggiunge in auto la Cattedrale di Sarajevo dedicata al Sacro Cuore di Gesù, dove incontra i sacerdoti, le religiose, i religiosi e i seminaristi.  Al Suo arrivo, previsto per le 16.20, è accolto dal Rettore della Cattedrale. Quindi sosta in adorazione davanti al SS.mo Sacramento e si sofferma in preghiera sulla tomba del Servo di Dio Josip Stadler, primo Arcivescovo di Sarajevo ed edificatore della Cattedrale. 
Nel corso dell’incontro, introdotto dall’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Sarajevo, Card. Vinko Puljić, e dalle testimonianze di un sacerdote, di un religioso e di una religiosa, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:
(...) Memoria, amore e perdono
(NdR) Il Papa dice ai presenti di aver preparato ovviamente un discorso da leggere, - "che è bello" -, ma aggiunge: lo consegno ora al cardinale Puljic. Preferisco parlare a braccio dopo aver ascoltato le testimonianze di due sacerdoti e una religiosa. Il Santo Padre riflette sul dolore e sulle sofferenze e chiede di non dimenticare mai. "Non per odiare, bensì per amare", spiega e poi citando san Paolo chiede ancora di "non dimenticare gli antenati, coloro che hanno trasmesso la fede". Poi il Santo Padre sottolinea: Occorre riprendere la memoria per costruire pace. In ore come queste, alla luce di queste testimonianze appena ascoltate, c'è una sola parola piena di significato: perdonare!! Non dovete dimenticare mai le testimonianze dei vostri antenati. Che la vostra vita sia degna della Croce di Cristo. Non dovete essere mondani. Così si diventa una caricatura e le caricature non hanno memoria e non sanno cosa sono i martiri e cos'è veramente Gesù. Dovete crescere con questi ricordi di fede, con queste testimonianze di amore e dono. Che il giardino della famiglia fiorisca e doni a tutti tanti figli e tante vocazioni. Vediamo ovunque tante crudeltà. Voi dovete fare sempre il contrario: fratellanza, amore e perdono. Portate così la Croce di Cristo. E' quello che la Chiesa chiede a ognuno di voi. Piccoli testimoni della Croce di Gesù. Pregata per me. Grazie

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Testo originale
Ho preparato un discorso per voi, ma dopo aver sentito le testimonianze di questo Sacerdote, di questo Religioso, di questa Religiosa, sento il bisogno di parlarvi a braccio.
Loro ci hanno raccontato vita, ci hanno raccontato esperienze, ci hanno raccontato tante cose brutte e belle. Consegno il discorso – che è bello – al Cardinale Arcivescovo.
Le testimonianze parlavano da sole. E questa è la memoria del vostro popolo! Un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro. Questa è la memoria dei vostri padri e madri nella fede: qui hanno parlato solo tre persone, ma dietro di loro ci sono tanti e tante che hanno sofferto le stesse cose.

Care sorelle, cari fratelli, non avete diritto di dimenticare la vostra storia. Non per vendicarvi, ma per fare pace. Non per guardare [a queste testimonianze] come a una cosa strana, ma per amare come loro hanno amato. Nel vostro sangue, nella vostra vocazione, c’è la vocazione, c’è il sangue di questi tre martiri. E c’è il sangue e c’è la vocazione di tante religiose, tanti preti, tanti seminaristi. L’autore della Lettera agli Ebrei ci dice: Mi raccomando, non dimenticatevi dei vostri antenati, quelli che vi hanno trasmesso la fede. Questi [indica i testimoni] vi hanno trasmesso la fede; questi vi hanno trasmesso come si vive la fede. Lo stesso Paolo ci dice: “Non dimenticatevi di Gesù Cristo”, il primo Martire. E questi sono andati sulle tracce di Gesù.
Riprendere la memoria per fare pace. Alcune parole mi sono rimaste nel cuore. Una, ripetuta: “perdono”. Un uomo, una donna che si consacra al servizio del Signore e non sa perdonare, non serve. Perdonare un amico che ti ha detto una parolaccia, con il quale avevi litigato, o una suora che è gelosa di te, non è tanto difficile. Ma perdonare chi ti picchia, chi ti tortura, chi ti calpesta, chi ti minaccia con il fucile per ucciderti, questo è difficile. E loro lo hanno fatto, e loro predicano di farlo!
Un’altra parola che mi è rimasta è quella dei 120 giorni del campo di concentramento. Quante volte lo spirito del mondo ci fa dimenticare questi nostri antenati, le sofferenze dei nostri antenati! Quei giorni sono contati, non per giorno, ma per minuti, perché ogni minuto, ogni ora è una tortura. Vivere tutti insieme, sporchi, senza pasto, senza acqua, con il caldo o con il freddo, e questo per tanto tempo! E noi, che ci lamentiamo quando abbiamo un dente che ci fa male, o che vogliamo avere la tv nella nostra stanza con tante comodità, e che chiacchieriamo della superiora o del superiore quando il pasto non è tanto buono… Non dimenticate, per favore, le testimonianze dei vostri antenati. Pensate a quanto hanno sofferto queste persone; pensate a quei sei litri di sangue che ha ricevuto il padre – il primo che ha parlato – per sopravvivere. E fate una vita degna della Croce di Gesù Cristo.
Suore, sacerdoti, vescovi, seminaristi mondani, sono una caricatura, non servono. Non hanno la memoria dei martiri. Hanno perso la memoria di Gesù Cristo crocifisso, l’unica gloria nostra.
Un’altra cosa che mi viene in mente è quel miliziano che ha dato la pera alla suora; e quella donna musulmana che adesso vive in America, che portò da mangiare… Tutti siamo fratelli. Anche quell’uomo crudele ha pensato… non so che cosa ha pensato, ma ha sentito lo Spirito Santo nel suo cuore e forse ha pensato a sua mamma e ha detto: “Prendi questa pera e non dire nulla”. E quella donna musulmana andava oltre le differenze religiose: amava. Credeva in Dio e faceva del bene.
Cercate il bene di tutti. Tutti hanno la possibilità, il seme del bene. Tutti siamo figli di Dio.
Benedetti voi, che avete così vicine queste testimonianze: non dimenticatele, per favore. La vostra vita cresca con questo ricordo. Io penso a quel sacerdote, al quale è morto il papà quando era bambino, poi è morta la mamma, poi è morta la sorella, ed è rimasto solo… Ma lui era il frutto di un amore, di un amore matrimoniale. Pensate a quella suora martire: anche lei era figlia di una famiglia. E pensate anche al francescano, con due sorelle francescane; e mi viene in mente quello che ha detto il Cardinale Arcivescovo: che cosa succede al giardino della vita, cioè la famiglia? Una cosa brutta, succede: che non fiorisce. Pregate per le famiglie, perché fioriscano in tanti figli e ci siano anche tante vocazioni.
E finalmente, vorrei dirvi che questa è stata una storia di crudeltà. Anche oggi, in questa guerra mondiale vediamo tante, tante, tante crudeltà. Fate sempre il contrario della crudeltà: abbiate atteggiamenti di tenerezza, di fratellanza, di perdono. E portate la Croce di Gesù Cristo. La Chiesa, la santa Madre Chiesa, vi vuole così: piccoli, piccoli martiri, davanti a questi piccoli martiri, piccoli testimoni della Croce di Gesù.
Il Signore vi benedica! E, per favore, pregate per me. Grazie.