sabato 6 giugno 2015

Incontro con i giovani presso il Centro diocesano giovanile “San Giovanni Paolo II”. Discorso del Papa

<br>

Incontro con i giovani presso il Centro diocesano giovanile “San Giovanni Paolo II”. Discorso del Papa: “Per vincere ogni traccia di pessimismo ci vuole il coraggio di spendersi con gioia e dedizione nella costruzione di una società accogliente, rispettosa di tutte le diversità, orientata alla civiltà dell’amore. Di questo stile di vita voi avete un grande testimone molto vicino: il beato Ivan Merz. San Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato a Banja Luka. Sia sempre vostro protettore e vostro esempio!
Sala stampa della Santa Sede
(NdR) Lo stesso Papa anticipando le domande di quattro giovani dice: Io ora ascolterò le domande e in un dialogo darò le risposte. Il discorso che avevo preparato - "preconfezionato"- lo consegno ora a mons. Marko Semren, Incaricato della pastorale giovanile.
Discorso del Santo Padre (Non letto. Consegnato a mons. Semren)
Cari giovani,
ho desiderato tanto questo incontro con voi giovani di Bosnia ed Erzegovina e dei Paesi vicini. A ciascuno rivolgo un caro saluto. Trovandomi qui in questo “Centro” dedicato a san Giovanni Paolo II, non posso dimenticare quanto egli ha fatto per i giovani, incontrandoli e incoraggiandoli in ogni parte del mondo. Alla sua intercessione affido ognuno di voi, come anche tutte le iniziative che la Chiesa cattolica ha intrapreso nella vostra terra per testimoniare la sua vicinanza e la sua fiducia nei giovani. Noi tutti camminiamo insieme! 

Conosco i dubbi e le speranze che portate nel cuore. Ce li hanno ricordati il Vescovo Mons. Marko Semren e i vostri rappresentanti, Darko e Nadežda. In particolare, condivido l’auspicio che alle nuove generazioni siano assicurate reali prospettive per un futuro dignitoso nel Paese, evitando così il triste fenomeno dell’esodo. A tale riguardo le Istituzioni sono chiamate a mettere in atto opportune e coraggiose strategie per favorire i giovani nella realizzazione delle loro legittime aspirazioni; in questo modo essi saranno in grado di contribuire fattivamente all’edificazione e alla crescita del Paese. La Chiesa, da parte sua, può dare il suo apporto con adeguati progetti pastorali, focalizzati sulla formazione della coscienza civica e morale della gioventù, aiutandola così ad essere protagonista della vita sociale. Questo impegno della Chiesa è già in atto, specialmente attraverso la preziosa opera delle scuole cattoliche, giustamente aperte non solo agli studenti cattolici, ma anche a quelli di altre confessioni cristiane e altre religioni. Tuttavia, la Chiesa deve sentirsi chiamata ad osare sempre di più, partendo dal Vangelo e spinta dallo Spirito Santo che trasforma le persone, la società e la Chiesa stessa.
Anche a voi giovani spetta un compito decisivo nell’affrontare le sfide di questo nostro tempo, che sono certamente sfide materiali, ma prima ancora riguardano la visione dell’uomo. Infatti, insieme con i problemi economici, con la difficoltà di trovare lavoro e la conseguente incertezza per il futuro, si avverte la crisi dei valori morali e lo smarrimento del senso della vita. Di fronte a questa situazione critica, qualcuno potrebbe cedere alla tentazione della fuga, dell’evasione, chiudendosi in un atteggiamento di isolamento egoista, rifugiandosi nell’alcol, nella droga, nelle ideologie che predicano l’odio e la violenza. Sono realtà che conosco bene perché purtroppo sono presenti anche nella città di Buenos Aires, da cui provengo. Per questo vi incoraggio a non lasciarvi abbattere dalle difficoltà, ma a far emergere senza paura la forza che viene dal vostro essere persone e cristiani, dal vostro essere semi di una società più giusta, fraterna, accogliente e pacifica. Voi giovani, insieme a Cristo, siete la forza della Chiesa e della società. Se vi lasciate plasmare da Lui, se vi aprite al dialogo con Lui nella preghiera, con la lettura e la meditazione del Vangelo, diventerete profeti e testimoni di speranza!
A questa missione siete chiamati: salvare la speranza alla quale vi spinge la vostra stessa realtà di persone aperte alla vita; la speranza che avete di superare l’attuale situazione, di preparare per il futuro un clima sociale e umano più degno di quello attuale; la speranza di vivere in un mondo più fraterno, più giusto e pacifico, più sincero, più a misura d’uomo. Vi auguro di prendere sempre più coscienza che siete figli di questa terra, che vi ha generato e che chiede di essere amata e aiutata a riedificarsi, a crescere spiritualmente e socialmente, anche grazie all’indispensabile contributo delle vostre idee e della vostra opera. Per vincere ogni traccia di pessimismo ci vuole il coraggio di spendersi con gioia e dedizione nella costruzione di una società accogliente, rispettosa di tutte le diversità, orientata alla civiltà dell’amore. Di questo stile di vita voi avete un grande testimone molto vicino: il beato Ivan Merz. San Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato a Banja Luka. Sia sempre vostro protettore e vostro esempio!
La fede cristiana ci insegna che siamo chiamati a un destino eterno, ad essere figli di Dio e fratelli in Cristo (cfr 1 Gv 3,1), ad essere creatori di fraternità per amore a Cristo. Mi rallegro per l’impegno nel dialogo ecumenico e interreligioso intrapreso da voi giovani cattolici e ortodossi, con il coinvolgimento anche del mondo giovanile musulmano. In questa importante attività svolge un ruolo significativo questo “Centro Giovanile San Giovanni Paolo II”, con iniziative di conoscenza reciproca e di solidarietà, per favorire la convivenza pacifica tra le diverse appartenenze etniche e religiose. Vi incoraggio a proseguire con fiducia questa opera, impegnandovi nei progetti comuni, con gesti concreti di vicinanza e di aiuto ai più poveri e bisognosi.
Cari giovani, la vostra presenza festosa, la vostra sete di verità e di ideali alti sono segni di speranza! La giovinezza non è passività, ma sforzo tenace per raggiungere mete importanti, anche se costa; non è chiudere gli occhi alla difficoltà, ma rifiutare i compromessi e la mediocrità; non è evasione o fuga, ma impegno di solidarietà con tutti, particolarmente con i più deboli. La Chiesa conta e vuole contare su di voi, che siete generosi e capaci dei migliori slanci e dei più nobili sacrifici. Per questo i vostri Pastori, e io con loro, vi chiediamo di non isolarvi, ma di essere sempre uniti tra di voi, per godere la bellezza della fraternità ed essere più efficaci nella vostra azione.
Dal vostro modo di amarvi e di impegnarvi tutti possano vedere che siete cristiani: i giovani cristiani della Bosnia ed Erzegovina! Senza paura; senza fuggire dalla realtà; aperti a Cristo e ai fratelli. Siete parte viva del grande Popolo che è la Chiesa: il Popolo universale, in cui tutte le nazioni e le culture possono ricevere la benedizione di Dio e trovare la via della pace. In questo Popolo ognuno di voi è chiamato a seguire Cristo e dare la vita per Dio e per i fratelli, nella strada che il Signore vi indicherà, anzi, che vi indica! Già oggi, adesso, il Signore vi chiama: volete rispondergli? Non abbiate paura. Non siamo soli! Siamo sempre con il Padre celeste, con Gesù nostro Fratello e Signore, con lo Spirito Santo; e abbiamo la Chiesa e Maria per madre. La Madonna vi protegga e vi dia sempre la gioia e il coraggio di testimoniare il Vangelo.
Vi benedico tutti, e vi chiedo per favore di pregare per me.


*

Incontro con i giovani. Centro diocesano giovanile “San Giovanni Paolo II”. Testimonianze 
 Sala  stampa della Santa Sede 
TESTIMONIANZA DI DARKO MAJSTOROVIĆ (ore 19.11) Giovane cattolico
Mi chiamo Darko Majstorovic, sono professore di educazione fisica e ho 24 anni. In questi pochi minuti cercherò di condividere con voi la mia storia personale ed il ruolo della fede nella vita di un ragazzo cattolico in Bosnia ed Erzegovina.

La società dove sono cresciuto è stata sempre quella dove gli altri hanno parlato, hanno imposto i loro pensieri, le loro idee, e con la velocità della luce diffondevano pregiudizi in lungo e in largo in questo stato. Un po’ confuso ma deciso, con l’intenzione di raggiungere l’obiettivo, mi sono avventurato nel cammino, solo, nella mia avventura, alla ricerca di me stesso e del mio sguardo che si era perso negli sguardi degli altri. Le parole “nostro”, “loro”, non ho mai capito perché venivano usate. Per me siamo NOI, nonostante un po’ diversi, comunque sempre uniti nella stessa quotidianità, e camminando sulla stessa terra.
Desiderare la pace, intercedere per la pace e godere di i tutti benefici di essa, era l’unico mio desiderio. Così nel 2013 ho continuato i miei studi a Pale, che fa parte dell’entità Serba, mentre abitavo a Sarajevo. La tensione e paura che ho avuto davanti ai miei colleghi, perché sono croato e cattolico, è venuta meno con la scoperta di essere accettato.
La volontà di Dio era che io scoprissi l’Associazione degli studenti cattolici Emmaus, e non c’è voluto molto tempo per diventare parte integrante di questa Associazione e per far parte di tutte le attività, e nello stesso tempo anche parte delle attività di questo Centro giovanile Giovanni Paolo II. Al primo impatto ho sentito: questa è la pace che tanto cercavo. La vita comune, piena di rispetto reciproco per la diversità in questo Centro, ha fatto cadere e dissolvere l’onda del passato che mi perseguitava nella mia vita. Crescere nella fede, aiutare gli altri, chiedere se avevano bisogno e non chiedere il loro nome, sono valori che ho imparato in questo Centro.
Non cammino più in maniera sbandata perché ho trovato la forza in Lui, che è la Strada, la Verità e la Vita, Gesù Cristo. Più che mai ho capito che sono stato chiamato anch’io come individuo a seminare il seme della pace e dimostrare ai giovani di Bosnia ed Erzegovina che i veri cambiamenti sono possibili, è importante girare la testa nel verso giusto, dove basta avere tanta voglia e buona volontà.
Sono lo stesso Darko dell’inizio di questa storia ed oggi sono il presidente dell’Associazione degli studenti cattolici Emmaus. Santo Padre, con la mia storia volevo dare testimonianza della mia vita in questo paese. Il mio desiderio è che la Sua Visita nel nostro paese, questo incontro con noi giovani e le Sue parole siano di incoraggiamento per noi, per non avere paura di fronte alle sfide delle diversità tra noi, per salvaguardare gli altri, per salvaguardare noi stessi, perché tolleranza e conciliazione siano la carta vincente per un domani migliore. Grazie!

TESTIMONIANZA DI NADEŽDA MOJSILOVIĆ  (ore 19.23) Giovane ortodossa
Santo Padre, 
la benedizione, l’onore e l’opportunità di rivolgermi a Lei come membro della Chiesa ortodossa serba, come cittadina della Bosnia ed Erzegovina e come coordinatrice del lavoro con i giovani, attraverso il programma ‘Camminiamo insieme’ del tempio di S.Vasilij Ostroški in Sarajevo orientale e del Centro per la pastorale giovanile Giovanni Paolo II. Vivendo in Bosnia ed Erzegovina, in questo stato multiculturale e multiconfessionale, sono consapevole delle mie alte responsabilità di fronte alle mie radici cristiane, ai miei contemporanei e di fronte alle future generazioni. Per questo accetto con cuore puro i miei compiti per contribuire al comune accordo e alla pace reciproca tra le persone. Il lavoro e il conseguimento di questi obiettivi rappresentano per me un passo importantissimo nella mia vita e le danno pieno senso. Il nostro progetto ‘Camminiamo insieme’ raccoglie giovani cristiani da tutta la Bosnia ed Erzegovina, appartenenti alle due confessioni religiose, ortodossa e cattolica. Oltre al fatto di vivere gli uni accanto agli altri, da poco tempo lavoriamo anche insieme. Il nostro obiettivo è di conoscerci attraverso il lavoro, di riconoscere le somiglianze e di accettare le diversità reciproche con comprensione e tolleranza. Con questo, sono sicura, contribuiamo a scavalcare i pregiudizi che abbiamo tra di noi e verso gli altri, con l’ardente desiderio di conservare la pace in Bosnia ed Erzegovina. ‘Camminiamo insieme’, ancora, non è solo un progetto. Camminando insieme noi, giovani dal cuore aperto agli altri, ci convinciamo sempre più che è questa varietà la ricchezza delle persone di questo paese. Guidati dalle comuni virtù cristiane ci impegniamo ad essere modello per giovani in questo paese. Ma anche fuori. Guidati dallo spirito cristiano e confidando nella Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, per questa via noi camminiamo con la preghiera sincera rivolta al nostro carissimo Dio, amore senza tempo, riconoscenti dell’amore che ci porge generosamente ogni giorno. Che Dio ci dia la grazia di essere all’altezza di questo amore e di regalarlo disinteressatamente e con cuore puro agli altri. Intanto spero sinceramente che, dopo questo incontro di noi giovani con Lei, capo della Chiesa cattolica, potremo diffondere la forte convinzione che la pace è la più alta di tutte le nostre aspirazioni e che preservare le nostre anime è un imperativo affinché l’amore e la fiducia regnino tra noi. E che permangano nei secoli dei secoli. Amen

*

Francese 
Chers jeunes,
J’ai beaucoup désiré cette rencontre avec vous, jeunes de Bosnie-Herzégovine, ainsi que des pays voisins. J’adresse à chacun un salut chaleureux. Me trouvant ici dans ce « Centre » dédié à saint Jean-Paul II, nous ne pouvons pas oublier tout ce qu’il a fait pour les jeunes, en les rencontrant et en les encourageant dans toutes les parties du monde. Je confie chacun de vous à son intercession, de même que toutes les initiatives que l’Église catholique a entreprises dans votre terre pour témoigner sa proximité et sa confiance dans les jeunes. Nous marchons tous ensemble !
Je connais les doutes et les espérances que vous portez dans votre coeur. Monseigneur Marko Semren et vos représentants, Darko et Nadežda, nous les ont rappelés. Je partage en particulier le souhait que de réelles perspectives en vue d’un avenir digne dans le pays soient assurées aux nouvelles générations, évitant ainsi le triste phénomène de l’exode. À cet égard, les Institutions sont appelées à mettre en oeuvre des stratégies opportunes et courageuses pour permettre aux jeunes de réaliser leurs légitimes aspirations; de cette façon, ils seront en mesure de contribuer efficacement à l’édification et à la croissance du pays. L’Église, pour sa part, peut apporter sa contribution avec des projets pastoraux adéquats, axés sur la formation de la conscience civique et morale de la jeunesse, l’aidant ainsi à être protagoniste de la vie sociale. Cet engagement de l’Église est déjà en cours,
spécialement à travers la précieuse oeuvre des écoles catholiques, ouvertes à juste titre non seulement aux étudiants catholiques, mais aussi à ceux des autres confessions chrétiennes et des autres religions. Toutefois, l’Église doit se sentir appelée à oser toujours plus, en partant de l’Évangile et poussée par l’Esprit Saint qui transforme les personnes, la société et l’Église elle-même.
À vous aussi, jeunes, revient une tâche décisive, celle d’affronter les défis de notre temps ; ce sont certainement des défis matériels, mais, bien avant, ils concernent la vision de l’homme. En effet, avec les problèmes économiques, avec la difficulté de trouver du travail et l’incertitude qui en découle pour l’avenir, on perçoit la crise des valeurs morales et la perte du sens de la vie. Face à cette situation critique, on pourrait céder à la tentation de la fuite, de l’évasion, en se fermant dans une attitude d’isolement égoïste, en se réfugiant dans l’alcool, dans la drogue, dans les idéologies qui prêchent la haine et la violence. Ce sont des réalités que je connais bien parce que malheureusement elles sont présentes aussi dans la ville de Buenos Aires, dont je viens. C’est pourquoi je vous encourage à ne pas vous laisser abattre par les difficultés, mais à faire émerger sans peur la force qui vient de votre être de personnes et de chrétiens, de votre être de semences d’une société plus juste, fraternelle, accueillante et pacifique. Vous, jeunes, avec le Christ, vous êtes la force de l’Église et de la société. Si vous vous laissez modeler par lui, si vous vous ouvrez au dialogue avec lui dans la prière, par la lecture et la méditation de l’Évangile, vous deviendrez prophètes et témoins d’espérance !
Vous êtes appelés à cette mission : sauver l’espérance à laquelle vous pousse votre réalité même de personnes ouvertes à la vie ; l’espérance que vous avez de dépasser la situation actuelle, de préparer pour l’avenir un climat social et humain plus digne que l’actuel ; l’espérance de vivre dans un monde plus fraternel, plus juste et plus pacifique, plus sincère, plus à la mesure de l’homme. Je vous souhaite de prendre toujours plus conscience que vous êtes enfants de cette terre, qui vous a engendrés et qui demande d’être aimée et aidée à se rebâtir, à croître spirituellement et socialement, grâce aussi à l’indispensable contribution de vos idées et de votre oeuvre. Pour vaincre toute trace de pessimisme il faut le courage de se dépenser avec joie et dévouement dans la construction d’une société accueillante, respectueuse de toutes les diversités, orientée vers la civilisation de l’amour. De ce style de vie vous avez un grand témoin très proche : le bienheureux Ivan Merz. Saint Jean-Paul II l’a proclamé bienheureux à Banja Luka. Qu’il soit toujours votre protecteur et votre exemple !
La foi chrétienne nous enseigne que nous sommes appelés à un destin éternel, à être enfants de Dieu et frères dans le Christ (cf. 1 Jn 3, 1), à être créateurs de fraternité par amour du Christ. Je me réjouis pour l’engagement dans le dialogue oecuménique et interreligieux entrepris par vous, jeunes catholiques et orthodoxes, avec l’implication aussi de jeunes musulmans. Dans cette importante activité, ce « Centre de jeunesse Saint-Jean-Paul II » joue un rôle significatif, avec des initiatives de connaissance réciproque et de solidarité, pour favoriser la cohabitation pacifique entre les diverses appartenances ethniques et religieuses. Je vous encourage à poursuivre avec confiance cette oeuvre, en vous engageant dans les projets communs, avec des gestes concrets de proximité et d’aide aux plus pauvres et aux personnes dans le besoin.
Chers jeunes, votre présence festive, votre soif de vérité et de hauts idéaux sont des signes d’espérance ! La jeunesse n’est pas passivité, mais effort tenace pour atteindre des buts importants, même si cela coûte ; ce n’est pas fermer les yeux devant les difficultés, mais refuser les compromis et la médiocrité ; elle n’est ni évasion ni fuite, mais l’engagement d’une solidarité avec tous, particulièrement avec les plus faibles. L’Église compte et veut compter sur vous, qui êtes généreux et capables des meilleurs élans et des plus nobles sacrifices. C’est pourquoi vos Pasteurs, et moi avec eux, nous vous demandons de ne pas vous isoler, mais d’être toujours unis entre vous, pour bénéficier de la beauté de la fraternité et être plus efficace dans votre action.
Par votre façon de vous aimer et de vous engager, tous pourront voir que vous êtes chrétiens : les jeunes chrétiens de la Bosnie-Herzégovine ! Sans peur ; sans fuir la réalité ; ouverts
au Christ et à vos frères. Vous êtes une part vivante du grand Peuple qu’est l’Église : le Peuple universel, dans lequel toutes les nations et toutes les cultures peuvent recevoir la bénédiction de Dieu et trouver le chemin de la paix. Dans ce Peuple, chacun de vous est appelé à suivre le Christ et à donner sa vie pour Dieu et pour ses frères, sur le chemin que le Seigneur vous indiquera, ou plutôt, qu’il vous indique ! Déjà aujourd’hui, maintenant, le Seigneur vous appelle : voulez-vous lui répondre ? N’ayez pas peur. Nous ne sommes pas seuls ! Nous sommes toujours avec le Père céleste, avec Jésus notre Frère et Seigneur, avec l’Esprit Saint ; et nous avons l’Église et Marie pour Mère. Que la Vierge Marie vous protège et vous donne toujours la joie et le courage de témoigner de l’Évangile !
Je vous bénis tous et je vous demande, s’il vous plaît, de prier pour moi.
Inglese 
Dear Young Friends,
I have greatly wished to have this meeting with you, young men and women of Bosnia and Herzegovina and nearby countries. I offer to each one of you a warm greeting. Being here in this Centre dedicated to Saint John Paul II, I cannot forget how much he did for young people, meeting them and encouraging them all around the world. To his intercession I entrust each of you, as well as every initiative which the Catholic Church has undertaken in your land to express her closeness to young people and indeed her confidence in them. We are on this journey together!
I know the doubts and the hopes that you have in your hearts. Some of these have been expressed by Bishop Marko Semren and your representatives, Darko and Nadežda. In a special way, I join you in hoping that new generations may be offered real prospects for a dignified future in your country, thus avoiding the sad phenomenon of mass migration. In this regard, institutions are being called upon to put in place timely and courageous plans that will help young men and women to realize their legitimate aspirations; they will thus be able to contribute energetically to the upbuilding and growth of the country. The local Church, for her part, can contribute by means of suitable pastoral projects, focusing on educating the civic and moral conscience of the youth, and so help them to be protagonists in society. The Church’s commitment can already be seen, especially through the precious work of her Catholic schools, which are rightly open not only to Catholic students but to students of other Christian communities and other religions. However, the Church must always dare to hope for more, starting from the Gospel and driven by the Holy Spirit who transforms persons, society, and the Church herself.
Young friends, you also have a decisive role to play in confronting the challenges of our times: certainly material challenges, but more so those which concern the vision of the human person. In fact, along with economic problems, difficulty in finding work and the consequent uncertainty regarding the future, there is a crisis of moral values and a diminished sense of the purpose of life. Faced with this critical situation, some may give in to the temptation to flee, to avoid the problems, becoming self-absorbed, taking refuge in alcohol, drugs, or ideologies which preach hatred and violence. These are realities which I know well because they were unfortunately also present in Buenos Aires, where I come from. Thus I encourage you not to let yourselves be overcome by the difficulties, but to let the strength that comes from your being human and Christian flourish without fear; you will be then be able to sow seeds of a more just, fraternal, welcoming and peaceful society. Together with Christ, you young men and women are the vitality of the Church and society. If you let Christ form you, if you are open to dialogue with him in prayer, by reading and meditating upon the Gospel, you will become prophets and witnesses to hope!
You are called to this mission: to reclaim the hope in your present circumstances of being open to the wonders of living; the hope which you have to overcome the way things are; hope to prepare for the future marked by a more dignified social and human environment; hope to live in a more fraternal world which is more just and peaceful, more genuine, worthier of the measure of mankind. My hope is that you will be always more aware that you are sons and daughters of this earth which has given life to you. This earth asks you to love her and to help her rebuild, to grow spiritually and socially, also with the help of your ideas and your work. To overcome every trace of pessimism, you will need the courage to offer yourselves joyfully and with dedication to the building of a welcoming society, a society which is respectful of all differences and oriented towards a civilization of love. An great example of this way of living is seen in Blessed Ivan Mert. Saint John Paul II Beatified him in Banja Luka. May he always be an example for you and be your protector.
The Christian faith teaches us that we are called to an eternal destiny, to be sons and daughters of God, brothers and sisters in Christ (cf. 1 Jn 3:1), who create fraternity for the love of Christ. I am so pleased by the ecumenical and interreligious works taken up by you, young Catholics and Orthodox, with the involvement of Muslim young people as well. The John Paul II Youth Centre plays a central role in this important work, with initiatives that deepen mutual understanding and solidarity, allowing the various ethnic and religious groups to coexist peacefully together. I encourage you to continue this work, dedicating yourselves to common projects with real gestures that show your closeness and support to the poorest and most needy.
Dear young people, your joyful presence, your thirst for truth and high ideals are signs of hope! Being young does not mean being passive, but rather means being tenacious in your efforts to achieve important goals, even if this comes at a price. Being young does not mean closing your eyes to difficulties: instead, it requires a refusal to compromise or be mediocre. It does not mean escaping or fleeing, but engaging rather in solidarity with everyone, especially the weakest. The Church counts on you and will continue to count on you who are generous and capable of great energy and noble sacrifices. For this reason, together with your pastors I ask you: do not isolate yourselves, but rather be ever more united among yourselves so that you may enjoy the beauty of fraternity and be always more fruitful in your actions.
Everyone will see that you are Christians by how you, young Christians of Bosnia and Herzegovina, love one another and how committed you are to service. Be not afraid; do not flee from reality; be open to Christ and to your brothers and sisters. You are a vital part of that great people who make up the Church: a universal people, a people in whom all nations and cultures can receive God’s blessing and can discover the path to peace. With this people, each of you is called to follow Christ and to give your life to God and to your brothers and sisters, in the way that the Lord will reveal to you, or perhaps is revealing to you now! Will you respond? Do not be afraid. We are not alone. We are always in the presence of God our heavenly Father, with Jesus our
Brother and Lord, in the Holy Spirit; and we have the Church and Mary our Mother. May she protect you and always give you the joy and courage to witness to the Gospel.
I bless each of you, and I ask you please to pray for me.
Spagnolo 
Queridos jóvenes
He deseado tanto este encuentro con vosotros, jóvenes de Bosnia y Herzegovina y de los países vecinos. Dirijo a todos un cordial saludo. Al encontrarme aquí, en este «Centro» dedicado a san Juan Pablo II, no puedo olvidar lo mucho que hizo por los jóvenes, encontrándose con ellos y animándoles en todas las partes del mundo. Encomiendo a su intercesión a cada uno de vosotros, así como todas las iniciativas que la Iglesia católica ha emprendido en vuestra tierra para testimoniar su cercanía y su confianza en los jóvenes. Todos nosotros caminamos juntos.
Conozco las dudas y esperanzas que lleváis en el corazón. Nos las ha recordado Mons. Marko Semren y vuestros representantes, Darko y Nadežhda. En particular, comparto la esperanza de que se asegure a las nuevas generaciones la posibilidad real de un futuro digno en el país, evitando así el triste fenómeno del éxodo. A este respecto, las instituciones están llamadas a poner en marcha oportunas y audaces estrategias para animar a los jóvenes y favorecerlos en sus legítimas aspiraciones; de este modo, serán capaces de contribuir activamente a la construcción y al crecimiento del país. Por su parte, la Iglesia puede dar su contribución con adecuados proyectos pastorales centrados en la conciencia cívica y moral de la juventud, ayudándola así a ser protagonista de la vida social. Este compromiso de la Iglesia ya está en marcha, especialmente a través de la valiosa labor de las escuelas católicas, justamente abiertas no sólo a los estudiantes católicos, sino también a los de otras confesiones cristianas y de otras religiones. Sin embargo, la Iglesia debe sentirse llamada a lanzarse cada vez más a partir del Evangelio y el impulso del Espíritu Santo, que transforma las personas, la sociedad y la Iglesia misma.
También vosotros, jóvenes, tenéis que desempeñar un papel decisivo a la hora de afrontar los desafíos de nuestro tiempo, que son ciertamente retos materiales, pero que, antes aún, se refieren a la visión del hombre. En efecto, junto con los problemas económicos, la dificultad de encontrar trabajo y la consiguiente incertidumbre por el futuro, se percibe la crisis de los valores morales y la pérdida del sentido de la vida. Ante esta crítica situación, algunos pueden caer en la tentación de la fuga, de la evasión, encerrándose en una actitud de aislamiento egoísta, refugiándose en el alcohol, en las drogas, en las ideologías que predican el odio y la violencia. Son realidades que conozco bien porque, lamentablemente, también están presentes en la ciudad de Buenos Aires, de donde yo vengo. Por eso os animo a que no os dejéis abatir por las dificultades, sino que hagáis valer sin miedo la fuerza que viene de vuestro ser personas y cristianos, de ser semillas de una sociedad más justa, fraterna, acogedora y pacífica. Vosotros, jóvenes, junto con Cristo, sois la fuerza de la Iglesia y de la sociedad. Si os dejáis plasmar por él, si entabláis un diálogo con él en la oración, con la lectura y la meditación del Evangelio, os convertiréis en profetas y testigos de la esperanza.
Estáis llamados a esta misión: salvar la esperanza a la que os empuja vuestra propia realidad de personas abiertas a la vida; la esperanza que tenéis de superar la situación actual, para preparar en el futuro un clima social y humano más digno del actual; la esperanza de vivir en un mundo más fraterno, más justo y pacífico, más sincero, más a medida del hombre. Os deseo que toméis conciencia cada vez más de que sois hijos de esta tierra, que os ha visto nacer y que pide ser amada y ayudada a reedificarse, a crecer espiritual y socialmente, gracias a la contribución indispensable de vuestras ideas y actividades. Para vencer todo rastro de pesimismo se necesita el valor de gastarse la vida con alegría y dedicación en la construcción de una sociedad acogedora, respetuosa de toda la diversidad, orientada a la civilización del amor. Tenéis muy cerca un gran testimonio de
este estilo de vida: el beato Ivan Merz. San Juan Pablo II lo ha proclamado beato en Banja Luka. Que sea siempre vuestro protector y vuestro ejemplo.
La fe cristiana nos enseña que estamos llamados a un destino eterno, a ser hijos de Dios y hermanos en Cristo (cf. 1 Jn 3,1), a ser creadores de fraternidad por amor a Cristo. Me alegro por el compromiso en el diálogo ecuménico e interreligioso emprendido por vosotros, jóvenes católicos y ortodoxos, con la implicación de los jóvenes musulmanes. En esta importante actividad desempeña un papel importante este «Centro Juvenil san Juan Pablo II», con iniciativas de conocimiento mutuo y de solidaridad, para fomentar la convivencia pacífica entre las diferentes pertenencias étnicas y religiosas. Os animo a continuar con confianza esta obra, comprometiéndoos en proyectos comunes con gestos concretos de cercanía y ayuda a los más pobres y necesitados.
Queridos jóvenes, vuestra presencia festiva, vuestra sed de verdad y de altos ideales son signos de esperanza. La juventud no es pasividad, sino esfuerzo tenaz por alcanzar metas importantes, aunque cueste; no es un cerrar los ojos ante las dificultades, sino rechazar las componendas y la mediocridad; no es evasión o fuga, sino el compromiso de solidaridad con todos, especialmente con los más débiles. La Iglesia cuenta y quiere contar con vosotros, que sois generosos y capaces de los mejores impulsos y de los sacrificios más nobles. Por eso, vuestros Pastores, y yo con ellos, os pedimos que no os aisléis, sino que estéis siempre unidos entre vosotros, para disfrutar de la belleza de la fraternidad y ser más eficaces en vuestra actividad.
Que por vuestro modo de amaros y comprometeros todo el mundo pueda ver que sois cristianos: los jóvenes cristianos de Bosnia y Herzegovina. Sin miedo; sin huir de la realidad; abiertos a Cristo y a los hermanos. Sois parte viva del gran pueblo que es la Iglesia: el Pueblo universal, en el que todas las naciones y culturas pueden recibir la bendición de Dios y encontrar el camino de la paz. En este Pueblo, cada uno de vosotros está llamado a seguir a Cristo y a dar la vida por Dios y por los hermanos en la vía que el Señor le indicará, más aún, que ya os indica. Ya hoy, ahora, el Señor os llama: ¿queréis responder? No tengáis miedo. No estamos solos. Estamos siempre con el Padre celestial, con Jesús, nuestro Hermano y Señor, con el Espíritu Santo; y tenemos como madre a la Iglesia y a María. Que la Santísima Virgen María os proteja y os dé siempre la alegría y el valor de dar testimonio del Evangelio.
Os bendigo a todos, y os pido que, por favor, recéis por mí.
Portoghese 
Queridos jovens!
Desejei intensamente este encontro convosco, jovens da Bósnia-Herzegovina e dos países vizinhos. A cada um dirijo a minha afectuosa saudação. Estando aqui neste «Centro» dedicado a São João Paulo II, não posso esquecer tudo o que ele fez pelos jovens, encontrando-os e encorajando-os em todas as partes do mundo. À sua intercessão confio cada um de vós, bem como todas as iniciativas que a Igreja Católica empreendeu na vossa terra para testemunhar a sua proximidade e a sua confiança nos jovens. Todos nós caminhamos juntos!
Conheço as dúvidas e as esperanças que trazeis no coração. Recordaram-no-las o Bispo D. Marko Semren e os vossos representantes, Darko e Nadežda. Em particular, compartilho os votos de que sejam asseguradas, às novas gerações, reais perspectivas dum futuro dignificante no país, evitando assim o triste fenómeno do êxodo. A propósito, as instituições são chamadas a pôr em prática estratégias oportunas e corajosas para favorecer os jovens na realização das suas legítimas aspirações; deste modo, serão capazes de contribuir efectivamente para a edificação e o crescimento do país. A Igreja, por sua vez, pode dar a sua contribuição com projectos pastorais adequados, centrados na formação da consciência cívica e moral da juventude, ajudando-a, assim, a ser protagonista da vida social. Este compromisso da Igreja já é realidade, especialmente através do valioso trabalho das escolas católicas, justamente abertas não só aos estudantes católicos mas também aos das restantes confissões cristãs e doutras religiões. No entanto, a Igreja deve sentir-se chamada a ousar cada vez mais, partindo do Evangelho e impelida pelo Espírito Santo que transforma as pessoas, a sociedade e a própria Igreja.
Também a vós, jovens, cabe um papel decisivo na resposta aos desafios do nosso tempo, que são certamente desafios materiais, mas antes ainda dizem respeito à visão do homem. De facto, juntamente com os problemas económicos, com a dificuldade de encontrar trabalho e a consequente incerteza relativamente ao futuro, nota-se a crise dos valores morais e a perda do sentido da vida. Diante desta situação crítica, alguém poderia ceder à tentação da fuga, da evasão, fechando-se numa postura de isolamento egoísta, refugiando-se no álcool, na droga, nas ideologias que pregam o ódio e a violência. Trata-se de realidades que conheço bem, porque, infelizmente, estão presentes também na cidade de Buenos Aires, donde provenho. Por isso, encorajo a não vos deixardes abater pelas dificuldades, mas a fazer surgir sem medo a força que deriva do vosso ser pessoas e cristãos, do vosso ser sementes duma sociedade mais justa, fraterna, acolhedora e pacífica. Unidos a Cristo, vós, jovens, sois a força da Igreja e da sociedade. Se vos deixardes plasmar por Ele, se vos abrirdes ao diálogo com Ele na oração, através da leitura e meditação do Evangelho, tornar-vos-eis profetas e testemunhas de esperança!
Sois chamados a esta missão: salvar a esperança, para a qual vos impele a vossa própria realidade de pessoas abertas à vida; a esperança que tendes de superar a situação actual, de preparar para o futuro um clima social e humano mais digno do que o presente; a esperança de viver num mundo mais fraterno, mais justo e pacífico, mais sincero, mais à medida do homem. Desejo-vos que tenhais uma consciência cada vez maior de serdes filhos desta terra, que vos gerou e pede para ser amada e ajudada a reedificar-se, a crescer espiritual e socialmente, graças também à contribuição indispensável das vossas ideias e do vosso trabalho. Para vencer qualquer vestígio de pessimismo, é preciso a coragem de gastar-se, com alegria e dedicação, na construção duma sociedade acolhedora, respeitosa de todas as diferenças, orientada para a civilização do amor. Deste estilo de vida tendes uma grande testemunha muito próxima de vós: o Beato Ivan Merz. São João Paulo II proclamou-o Beato em Banja Luka. Que ele seja sempre o vosso protector e o vosso exemplo!
A fé cristã ensina-nos que somos chamados a um destino eterno, chamados a ser filhos de Deus e irmãos em Cristo (cf. 1 Jo 3, 1), a ser criadores de fraternidade por amor a Cristo. Alegro-
me pelo empenho no diálogo ecuménico e inter-religioso abraçado por vós, jovens católicos e ortodoxos, com o envolvimento também do mundo juvenil muçulmano. Em tão importante actividade, desempenha um papel significativo este «Centro Juvenil São João Paulo II», com iniciativas de conhecimento mútuo e de solidariedade, para favorecer a convivência pacífica entre as diferentes pertenças étnicas e religiosas. Encorajo-vos a perseverar confiadamente nesta obra, comprometendo-vos nos projectos comuns, com gestos concretos de proximidade e ajuda aos mais pobres e necessitados.
Queridos jovens, a vossa presença jubilosa, a vossa sede de verdade e de altos ideais são sinais de esperança! A juventude não é passividade, mas esforço tenaz por alcançar metas importantes, mesmo que isso custe; não é fechar os olhos às dificuldades, mas recusar os comprometimentos e a mediocridade; não é evasão ou fuga, mas compromisso de solidariedade com todos, particularmente com os mais frágeis. A Igreja conta e quer contar convosco, que sois generosos e capazes dos melhores impulsos e dos mais nobres sacrifícios. Por isso os vossos Pastores, e eu com eles, pedimos que não vos isoleis, mas permaneçais unidos entre vós, para gozar a beleza da fraternidade e ser mais eficazes na vossa acção.
Pelo modo como vos amais e comprometeis, todos podem ver que sois cristãos: os jovens cristãos da Bósnia-Herzegovina! Sem medo; sem fugir da realidade; abertos a Cristo e aos irmãos. Sois parte viva do grande povo que é a Igreja: o povo universal, em que todas as nações e as culturas podem receber a bênção de Deus e encontrar o caminho da paz. Neste povo, cada um de vós é chamado a dar a vida por Deus e pelos irmãos, seguindo a Cristo pela estrada que Ele vos indicar; antes, que vos indica! Já hoje, agora mesmo, o Senhor chama-vos: quereis responder-Lhe? Não tenhais medo. Não estamos sozinhos! Estamos sempre com o Pai celeste, com Jesus nosso Irmão e Senhor, com o Espírito Santo; e temos a Igreja e Maria por mãe. Que Nossa Senhora vos proteja e conceda sempre a alegria e a coragem de testemunhar o Evangelho.
A todos vos abençoo e peço, por favor, que rezeis por mim.
***
Al termine dell’incontro, dopo l’offerta dei doni, il Papa saluta alcuni giovani malati e si affaccia dal terrazzo per benedire i fedeli riuniti all’esterno dell’edificio. Quindi si trasferisce in auto all’aeroporto di Sarajevo per far ritorno a Roma.