mercoledì 10 giugno 2015

Professore, dietro la lavagna!



di Enrico Maria Romano
Davanti a certi libri, anche chi ha l’abitudine di leggere assai e di commentare quel che legge, resta basito e spiazzato. Di Giorgio Nadali avevamo recensito anni fa un simpatico libretto intitolato I monaci sugli alberi (San Paolo, 2010), in cui l’autore riportava moltissimi aneddoti, curiosità e particolarità del mondo religioso e delle chiese, specie del cristianesimo.
Mai avremmo pensato di recensire un libro come il presente, in cui il prof. Nadali racconta, con documenti significativi e interessanti, come è stato prima diffamato dalla stampa laica, poi processato in Curia e infine rimosso dall’insegnamento della religione cattolica! Amato (e onorato) insegnamento che portava avanti dal secolo scorso, ovvero dal 1988, e non da ieri. Ma andiamo con ordine e vediamo i passaggi salienti dell’affaire Nadali per trarne riflessioni e valutazioni utili ai lettori.
Il 21 ottobre 2014 il prof. Nadali mostra a 9 studenti, che liberamente hanno scelto di avvalersi dell’IRC e dopo il loro esplicito assenso, un video sulla realizzazione pratica di un aborto. Si tratta del famoso filmato Il grido silenzioso (1984) realizzato dal medico americano “Bernard Nathanson, un tempo fervido abortista e poi convertitosi, molto prima della sua scomparsa nel 2011” (p. 86). Il video, benché crudo, è usato da molti docenti cattolici ed è in vendita presso le librerie Paoline della Penisola. La sua crudezza non gli ha impedito di essere “proiettato in versione integrale ed in orario di massimo ascolto (prima serata) da Enzo Biagi nel programma Linea diretta di Rai 1 l’8 marzo 1985” (p. 52).
Durante la visione del filmato, inspiegabilmente, accade un fatto sconcertante: un tizio, di età piuttosto avanzata, “fa capolino dalla porta semi socchiusa dell’aula” (pp. 18-19) e chiede di entrare, dicendo di essere un insegnante di una fantomatica “Scuola Popolare”! Fatto uscire, l’esponente dell’associazione laicista e anticattolica, dopo la fine delle lezioni scolastiche, cerca e trova i 9 alunni del Nadali e li terrorizza insultando il docente di IRC e accusandolo di manipolazione. “Gli studenti se ne vanno. Il martedì successivo la lezione si svolge regolarmente e serenamente (…). Continua la lezione di bioetica teorica. Niente video. Nessuna lamentela. Poi tutto cambia. Il martedì successivo non c’è nessuno in classe (…). Sono tutti dal preside” (p. 19).
Il preside, di idee avverse al Nostro, lo convoca in direzione e dopo una bella ramanzina lo sospende per otto giorni, anche perché avrebbe pronunciato scurrilità contro giovani anarchici entrati nella scuola in tutt’altro contesto e una settimana prima del contestato video. Delle scurrilità però ci si ricorda solo quando ad usarle sono gli ambienti cattolici o comunque personalità antitetiche al sistema dominante. Strano…
Il quotidiano La Repubblica avvelena il clima con un articolo del 28 novembre 2014 in cui il Nadali viene dipinto come un mostro. “Il documentario su un aborto chirurgico mostrato a scuola, durante l’ora di religione, con un’ecografia in cui si vede nel dettaglio l’eliminazione del feto. Un filmato shock girato negli anni Ottanta da un ginecologo pro life e fatto vedere in classe per spiegare alle studentesse di 16 anni come si fa un’interruzione di gravidanza. E convincerle a non farlo. E’ successo all’istituto superiore Cardano di Milano” (p. 21, n. 6). E allora? Un IDR (insegnante di religione) dovrebbe mostrare cosa è un aborto per convincerle a farlo? Ma l’aborto è solo una tipologia particolare di omicidio, con molte aggravanti e a volte alcune attenuanti. Tutti gli uomini veri dovrebbero fare di tutte per farlo regredire e scomparire dal pianeta. Ma per un giornale laicista e ateista comeRepubblica non è così!
Ma già il 24, pochi giorni prima del velenoso articolo, il Nadali era convocato dalla Curia Arcivescovile di Milano per “comunicazioni urgenti” (p. 36).
Incredibile la Memoria difensiva presentata alla Curia (cf. pp. 37-49). Addirittura il prof. Nadali, che è un giornalista iscritto all’Ordine e ha pubblicato 9 libri (cosa che non capita a tutti i docenti di Liceo…), deve difendersi dalle ridicole e fantasiose accuse di alcuni studenti, che non sono certamente la maggioranza visti i 25 anni di docenza acquisita (con 18 classi a settimana). Le accuse sono quella di esigere una verifica scritta a Quadrimestre (quindi lo si accusa di fare bene il proprio lavoro!!); o di aver avuto dei cali di alunni avvalentesi in alcune classi (cosa pressoché comune oggi); o di usare troppo l’aula video; o di non dare spazio a discussioni libere (accusa rivoltagli da un solo ex studente ora all’Università)…
C’è da restare allucinati dalla gravità delle colpe del Nadali! Perfino deve difendersi in Curia dal suo uso di Facebook (usato da oltre un terzo dei docenti per comunicare cogli alunni) e dall’aver criticato apertamente la violenza islamica.
In tempi piuttosto stretti, il 12 dicembre 2014 la Curia ambrosiana notifica al Nadali la revoca dell’idoneità all’IRC (insegnamento della religione cattolica). Benché insegni con continuità dal 1988, abbia avuto l’idoneità nel 1990, sia un intellettuale e uno studioso, un giornalista e uno scrittore affermato, un cattolico convinto e di vita specchiata… Lo stesso Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, interpellato dal Nadali, critica nettamente “l’intolleranza verso Il Grido Silenzioso quando immagini ben più drammatiche vengono pubblicamente diffuse senza alcuna cautela” (p. 52).
Il successivo ricorso all’Arcivescovo (cf. pp. 55-70) e l’appello al Santo Padre (cf. pp. 86-88) non sembrano finora aver cambiato le sorti del professore: ovvero la perdita del posto di lavoro! La risposta del card. Scola, attraverso un Cancelliere Arcivescovile, non pare adeguata alla gravità del provvedimento preso. Si parla di limiti a proposito della didattica del Nadali. Limiti che negli anni non sarebbero stati rimossi…
Ma tutti gli insegnanti hanno limiti e difetti ed oggi il mondo della scuola è particolarmente duro. Lo stesso rapporto cogli studenti non è più né autoritario né facilmente dialogico. Abbondano i pregiudizi verso gli gli IDR e verso gli educatori in genere. Revocare, dopo 25 anni di professione, l’idoneità ad un IDR dovrebbe avvenire o per fatti di grave natura penale (furto, rapina, spaccio di droga, etc.) oppure per la violazione dei chiarissimi canoni 804 e 805. Il primo richiede dall’IDR, “retta dottrina, testimonianza di vita cristiana e abilità pedagogica”. Il secondo parla della rimozione degli IDR per “motivi di religione o di costumi”.
Sulla retta dottrina e sui buoni costumi, cose principali, non si può dir nulla al prof. Nadali. E nulla dice il documento di revoca dall’IRC (cf. pp. 50-54). Sull’abilità pedagogica si può sempre eccepire. Ma è singolare che questo avvenga dopo una campagna di stampa dovuta alla visione di un filmato pro life e contrario all’aborto. La Chiesa che non difende i suoi membri, come lo sono gli IDR (battezzati, che danno testimonianza di vita cristiana davanti a studenti e colleghi), si auto-censura e si auto-penalizza.
Se le varie Curie diocesane non sapranno o non vorranno più difendere gli insegnanti cattolici questo favorirà un aumento della caccia alle streghe e un’esasperazione del laicismo nella scuola, oggi più che notevole. Con danno palese della fede, dell’educazione, della moralità, della stessa presenza della Chiesa in Italia. Ma questo per debolezza, per ignavia o per ideologia non si vuole capire…