di Annalisa Teggi
«Donna, se’ tanto grande e tanto vali,/ che qual vuol grazia e a te non ricorre,/ sua disïanza vuol volar sanz’ali» (Paradiso, canto 33)
Spazio alle donne, si dice. Qualcuno lo dimostra candidando le signore a capo delle liste per le elezioni europee. Ma da sempre qualcun altro ha indicato nella Donna una capofila, recitando il rosario più che invocando le «quote rosa». E maggio è il mese per eccellenza della Vergine Madre e la si celebra con quella forma di preghiera che riflette sui Misteri e ripete l’Ave Maria. Un gesto attuale, non un rito polveroso. Un bravo giornalista come Giovannino Guareschi, che girava in bicicletta per la Bassa emiliana, parlava del suo mestiere definendolo «il solito eterno rosario della cronaca, che io anche stavolta andrò lentamente sgranando cantando vita e miracoli d’ogni chicco».
Non è assurdo fondere rosario e cronaca, cioè vedere nelle preghiere alla Madonna un quadro del mondo, più compiuto di quello che leggiamo sui giornali: ogni chicco di realtà è più una litania che un colpo di scena, ci si scontra costantemente con le solite cose, eppure anche con l’imprevedibile; tutto è sempre uguale e tutto resta così inafferrabile nel bene e nel male… mistero doloroso, mistero gaudioso, mistero luminoso, mistero glorioso. Compio dunque l’azzardo di fare quest’esercizio: recito il rosario dei giorni che mi sono passati per mano, abbozzo l’idea che sarebbe bello ricordarsi più spesso che la nostra storia umana è una processione che sta al passo di una Madre.
Parto dalla cronaca domestica. Puntualmente a maggio, la rosa è fiorita nel mio piccolo ritaglio d’erba; tra trifogli, margherite e mughetti, lei è senza dubbio la regina del giardino, eppure è sotto perenne attacco di afidi, oidio, cocciniglia: è una regalità insidiata, come una corona di spine. Rosa Mystica. Ecco, arrivano a casa i figli da scuola e hanno preparato il loro regalo per la festa della mamma. Loro sono così, disobbediscono e sbuffano, eppure stanno cocciutamente aggrappati all’affetto che gli dai. Mater amabilis.
Sposto lo sguardo alla cronaca nazionale. A Ugnano una prostituta è stata uccisa e crocifissa; l’assassino ha confessato e gli inquirenti l’hanno definito l’uomo della porta accanto. Qualunque grido, quello strozzato della vittima e quello bestemmiato del carnefice, non si ferma sulla terra, perché ha bisogno del cielo. Ianua coeli. Sulle coste della Sicilia sono sbarcati più di 2.000 migranti: siriani, somali, etiopi, eritrei e nigeriani, bambini, cadaveri, donne gravide. Senza casa, sono in fondo specchio del bisogno anche nostro di un porto, di una dimora stabile, che accolga e sani i dubbi, i rancori, le ferite. Domus Aurea.
Da oltre confine arriva voce di altre storie. Quasi 300 ragazzine nigeriane sono state rapite da scuola dagli islamisti di Boko Haram. Il mondo del web alza la voce, bene; eppure resta straziante pensare al terrore di giovani vite trattate da bestie e all’angoscia delle loro famiglie. Consolatrix afflictorum. Dalla Siria e dall’Ucraina giunge un triste bollettino di guerra, che noi possiamo solo intuire dietro l’eco di frasi fatte: «Attacco nella notte», «nuove esplosioni», «circa 30 le vittime dell’ultimo attentato». Regina pacis. Per tutto questo, e per ciò che Tu sola vedi, ora pro nobis.
Spazio alle donne, si dice. Qualcuno lo dimostra candidando le signore a capo delle liste per le elezioni europee. Ma da sempre qualcun altro ha indicato nella Donna una capofila, recitando il rosario più che invocando le «quote rosa». E maggio è il mese per eccellenza della Vergine Madre e la si celebra con quella forma di preghiera che riflette sui Misteri e ripete l’Ave Maria. Un gesto attuale, non un rito polveroso. Un bravo giornalista come Giovannino Guareschi, che girava in bicicletta per la Bassa emiliana, parlava del suo mestiere definendolo «il solito eterno rosario della cronaca, che io anche stavolta andrò lentamente sgranando cantando vita e miracoli d’ogni chicco».
Non è assurdo fondere rosario e cronaca, cioè vedere nelle preghiere alla Madonna un quadro del mondo, più compiuto di quello che leggiamo sui giornali: ogni chicco di realtà è più una litania che un colpo di scena, ci si scontra costantemente con le solite cose, eppure anche con l’imprevedibile; tutto è sempre uguale e tutto resta così inafferrabile nel bene e nel male… mistero doloroso, mistero gaudioso, mistero luminoso, mistero glorioso. Compio dunque l’azzardo di fare quest’esercizio: recito il rosario dei giorni che mi sono passati per mano, abbozzo l’idea che sarebbe bello ricordarsi più spesso che la nostra storia umana è una processione che sta al passo di una Madre.
Parto dalla cronaca domestica. Puntualmente a maggio, la rosa è fiorita nel mio piccolo ritaglio d’erba; tra trifogli, margherite e mughetti, lei è senza dubbio la regina del giardino, eppure è sotto perenne attacco di afidi, oidio, cocciniglia: è una regalità insidiata, come una corona di spine. Rosa Mystica. Ecco, arrivano a casa i figli da scuola e hanno preparato il loro regalo per la festa della mamma. Loro sono così, disobbediscono e sbuffano, eppure stanno cocciutamente aggrappati all’affetto che gli dai. Mater amabilis.
Sposto lo sguardo alla cronaca nazionale. A Ugnano una prostituta è stata uccisa e crocifissa; l’assassino ha confessato e gli inquirenti l’hanno definito l’uomo della porta accanto. Qualunque grido, quello strozzato della vittima e quello bestemmiato del carnefice, non si ferma sulla terra, perché ha bisogno del cielo. Ianua coeli. Sulle coste della Sicilia sono sbarcati più di 2.000 migranti: siriani, somali, etiopi, eritrei e nigeriani, bambini, cadaveri, donne gravide. Senza casa, sono in fondo specchio del bisogno anche nostro di un porto, di una dimora stabile, che accolga e sani i dubbi, i rancori, le ferite. Domus Aurea.
Da oltre confine arriva voce di altre storie. Quasi 300 ragazzine nigeriane sono state rapite da scuola dagli islamisti di Boko Haram. Il mondo del web alza la voce, bene; eppure resta straziante pensare al terrore di giovani vite trattate da bestie e all’angoscia delle loro famiglie. Consolatrix afflictorum. Dalla Siria e dall’Ucraina giunge un triste bollettino di guerra, che noi possiamo solo intuire dietro l’eco di frasi fatte: «Attacco nella notte», «nuove esplosioni», «circa 30 le vittime dell’ultimo attentato». Regina pacis. Per tutto questo, e per ciò che Tu sola vedi, ora pro nobis.
Fonte: Tempi.it
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A.A.A. Femminilità perduta cercasi
di M. C. Corvo
Ogni donna ha impressa la femminilità donata da Dio, unica e irripetibile, diversa da quella di tutte le altre donne del pianeta
“Prof, è possibile non riuscire a guardarsi allo specchio perché il tuo corpo ti sembra orrendo?
Non perché tu non ti piaccia, ma semplicemente perche la gente pensa che tu sia un uomo.
Forse perche mio padre, che voleva fossi maschio, mi ha cresciuta facendomi fare lavori “maschili” con lui.
Forse perché non faccio proprio lo sport più comune e femminile di questo mondo.
Forse perché a me non è mai piaciuto fare la civetta rincoglionita con i ragazzi.
Non lo so perché, però io non riesco a stare bene con me stessa; ma non perché non mi piaccio, ma solo perché la gente mi vede all’opposto di quello che sono!
E quando arrivano a dirti “qualsiasi maschio sarebbe più femminile di te”, beh, a quel punto l’autostima cade a pezzi.”
Cara Beatrice, quando ho letto la tua lettera sono rimasta di stucco!
Sarà per i tuoi capelli lunghi, biondi ed abboccolati, sarà per il tuo bel viso, ma mai avrei pensato di affibbiarti i giudizi di cui mi parli!
Innanzitutto benvenuta nel Club dello Specchio Negato!
Quale donna non ha mai provato la brutta sensazione di stare davanti ad un giudice impietoso quando, si trova davanti a quel maledetto specchio?
Quello specchio che il mattino già ti guarda sadicamente per rispondere all’antica domanda:“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
Aooh!!! Una volta che lui ti rispondesse: “O mia regina, la più bella sei tu!”
Nooo! Niente da fare!!!
Quel fedifrago ti mette in risalto i capelli che non hanno un verso, quei chili di troppo che vorresti tanto regalare alla tua più acerrima nemica, gli occhi che vorresti azzurri o neri o…insomma: tutto ma non quel colore castano sbiadito!
Cara Beatrice, tu arriverai ad accettare il tuo aspetto fisico, perché sei davvero una bella ragazza!Ma siccome mi sembra già di leggere il tuo pensiero (“Prof, lei mi dice così perché non è obiettiva; sono una sua alunna e mi vuol bene. E poi che altro mi potrebbe dire? È un’insegnante di religione e, si sa; deve dire cose carine. È quasi obbligata dal suo ruolo”) cercherò di darti dei punti fermi.
1. Lo specchio non è solo ciò che appaio; è anche ciò che sono!
Noi ci vediamo attraverso il nostro sguardo e il nostro livello di accettazione. L’ideale sarebbe guardarsi e dirsi: “Eccomi qua, questa sono io. Sono fatta così e mi piaccio. Passa una buona giornata, amica mia!”
La realtà è che spesso ci guardiamo, ci osserviamo e ci detestiamo.
Vai a fare una passeggiata e le altre sembrano tutte più carine di te; sfogli un giornale e tutte le ragazze sembrano avere una pelle di porcellana; vuoi un paio di jeans nuovi e la taglia a portata di scaffale è la 38 (se vuoi la 40 sei già una sfigatissima adolescente sovrappeso); ma come si fa ad arrivare indenni in questo percorso ad ostacoli?
Un obiettivo estetico non raggiunto può avere il potere (solo se glielo diamo, però!) di farci sentire inadeguate anche come donne.
2. Imparare a guardare i nostri difetti come dei sassolini persi nella grande distesa dorata dei nostri punti-forza e capire che bellezza e fascino non sono affatto sinonimi!
La bellezza fisica, infatti, senza il fascino, ne esce come imperfetta perché non arriva al cuore ed alla mente. Chi ha fascino, cancella anche i limiti fisici perché l’incanto che produce coinvolge l’intelligenza più che la fisicità e si manifesta attraverso gesti, atti, modi, sguardi, sorrisi, parole: è l’espressione di tutta la forza della personalità di cui il corpo è immagine visibile.
Come si fa a non capire che gli sguardi degli altri si devono conquistare non solo con le tette in bella mostra?
3. Decidere di amarsi quando saremo più belle? SBAGLIATO!!!
Il nostro corpo non è un pesante involucro che tentiamo di abbellire mentre, in segreto, lo disprezziamo. Dei milioni di pensieri che facciamo ogni giorno, gran parte vertono sui nostri difetti e sui nostri errori.
4: Dobbiamo smettere anche noi di criticare l’aspetto fisico degli altri.
Ogni volta che puntiamo un dito contro un’altra persona, le altre tre dita rimangono verso di noi, perché stiamo paragonando il suo aspetto a quel fisico perfetto che, ironia della sorte, è lo stesso metro di giudizio che utilizziamo per il nostro corpo.
Per liberare noi stessi dalla trappola del “fisico perfetto”, dobbiamo innanzitutto liberare gli altri da quella trappola!
5: Ed ora ci togliamoci un piccolo sassolino dalla scarpa, riguardo alla femminilità.
Mi piacerebbe attaccare un manifesto in giro per la città, con su scritto un appello: ridate la femminilità alle ragazze!
Restituite loro la discrezione e portatevi via quell’odiosa sfacciataggine; riconsegnate loro la delicatezza e gli affascinanti comportamenti.
Ridate alle ragazze la femminilità che si acquisisce tenendo conto dei propri desideri e fatele padrone della loro vita!
E la femminilità deve essere piaciuta tanto anche a Dio, se si è divertito a creare l’umanità “maschio e femmina”!
“Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”(Gn 1,27).
Ognuna di noi ha impressa la femminilità di Dio!
È un’Orma Divina unica ed irripetibile, perché ognuna di noi ha una femminilità diversa da tutte le altre donne del pianeta!
Siamo portatrici sane dell’Orma Femminile Divina!
E tu sei la mia giovane donna grintosa e bellissima!!!
Farfalla in trasformazione continua!
Con tantissima stima!
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