venerdì 30 maggio 2014

Al servizio dell’amore misericordioso



A Collevalenza la beatificazione di madre Speranza di Gesù. 

(Speranza Montecchiani, Superiora generale delle ancelle dell’Amore misericordioso) 
La vita di madre Speranza di Gesù, al secolo Maria Josefa Alhama Valera (1893-1983), fondatrice delle congregazioni delle ancelle e dei figli dell’Amore misericordioso, è stata caratterizzata dalla donazione totale ai più bisognosi. Umilmente si definiva la «portinaia del Signore».

Negli ultimi anni della sua vita, si dedicò giorno e notte ad accogliere e ascoltare i pellegrini che si recavano nel santuario dell’amore misericordioso a Collevalenza di Todi. Sabato mattina, 31 maggio, nello stesso santuario, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in rappresentanza del Papa, presiede il rito per la beatificazione della religiosa.
Con una gradualità sorprendente, Dio si è manifestato nella vita di madre Speranza come Padre misericordioso; l’ha condotta in un cammino di profonda purificazione interiore, necessario perché potesse accogliere il dono della conoscenza del mistero divino, che la portava ad assumere la missione di annunciare l’amore misericordioso. Nel 1927 entra in quell’esperienza mistica che la apre a una comunicazione diretta e immediata della paternità divina. Dio le manifesta il suo essere Padre misericordioso e le chiede di fondare una famiglia religiosa alla quale partecipare il cuore di questa sua esperienza interiore.
Il contenuto essenziale del carisma trasmesso dallo Spirito alla fondatrice per la sua famiglia religiosa è Dio amore misericordioso, il quale nel Signore Gesù si è manifestato meravigliosamente «ricco di misericordia» (Efesini, 2, 4) con ogni uomo, specialmente con chi è più povero e misero, sofferente e peccatore (Costituzioni 1).
Madre Speranza trova in Gesù la misericordia fatta carne, la manifestazione umana delle viscere di misericordia del nostro Dio. La preghiera, il lavoro, la vita fraterna, il vivere fedelmente i voti religiosi, la rinuncia di sé, il sacrificio, la gioia e la sofferenza, la ricerca costante della volontà di Dio, tutto in lei manifesta il profondo amore sponsale che unisce la sua anima a Gesù. La certezza di essere stata chiamata, nonostante la consapevolezza della sua nullità, per qualcosa di grande nella Chiesa e che stava dando vita a una realtà nuova voluta da Dio «per questi tempi difficili e di lotta per la Chiesa» è stato il movente che ha dato significato e impulso alle tante attività e opere da lei realizzate, ha sostenuto la sua piena dedizione ai più bisognosi e l’ha spinta ad andare avanti nella realizzazione del progetto di Dio, anche in mezzo a difficoltà di ogni tipo.
Quando nel maggio del 1929 madre Speranza comprende che Gesù le chiede di realizzare la fondazione di una congregazione intitolata ancelle dell’Amore misericordioso per aprire collegi ed educare bambini orfani, figli di famiglie numerose e di classi modeste della società, collegi per bambine disabili, si pone all’opera con straordinaria fiducia nella Provvidenza del Padre.
Nel 1930, fondata la congregazione delle ancelle, la fondatrice e le prime religiose subito si attivano con grande entusiasmo all’accoglienza e alla promozione dei minori bisognosi. Sebbene prive di mezzi materiali, dispose fin dall’inizio che per il mantenimento non si doveva gravare sulle loro famiglie, ma contare sul lavoro delle suore e soprattutto sulla Provvidenza divina.
Nell’arco di un decennio, aprì nel centro-nord della Spagna una decina di collegi, impegnandosi in una grande opera formativa ed educativa dei minori fortemente svantaggiati. Era ciò che serviva alla Spagna di quel tempo, lacerata dai disordini sociali e da manifestazioni antireligiose della seconda Repubblica (anni 1931-1936) e soprattutto della guerra civile (anni 1936-1939).
Con la fondazione della congregazione dei figli dell’Amore misericordioso nel 1951, la famiglia religiosa si completa e si arricchisce poiché la comune missione con le ancelle di annunciare l’amore misericordioso per loro è rivolta prevalentemente a favorire la comunione e la santità del clero diocesano.
L'Osservatore Romano

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Madre Speranza è Beata
di Lorenzo Bertocchi

Oggi, a Collevalenza di Todi (Pg), il Cardinale Angelo Amato proclama Beata la Venerabile Madre Speranza (1893-1983), fondatrice della Congregazione religiosa della Famiglia dell’Amore Misericordioso. Qui si trova il famosissimo santuario, meta di centinaia di migliaia di pellegrini, e qui riposano le spoglie mortali della Beata. Il Cardinale  Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia, ha ricordato che nell’epoca attuale, “in cui gli uomini si allontanano sempre più dalla pratica religiosa e vivono come se Dio non esistesse, Madre Speranza diventa segno profetico di annuncio e di testimonianza che Dio ci ama.”
Madre Speranza, al secolo Giuseppa Alhama Valera, nasce a Santomera in Spagna nel 1893, maggiore di nove fratelli di una famiglia molto povera. A ventuno anni decide di realizzare il sogno della sua vita: consacrarsi a Dio. Il 15 ottobre, festa di S. Teresa d’Avila, “ ... lasciai la casa paterna con la grande aspirazione di essere santa, di assomigliare un poco a Santa Teresa”. Da quel giorno seguiranno una serie ininterrotta di prove e segni straordinari, tra cui malattie gravissime e guarigioni inspiegabili, testimonianza della particolare predilezione del Signore. I suoi direttori e confessori la guideranno verso la comprensione della particolare chiamata a lei riservata: diffondere nel mondo la devozione all'Amore Misericordioso. Come tante altre anime sante non mancano diffidenze, anche da parte della Chiesa. Nel 1930 a Madrid emette i voti per la nascente congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, ma vive l'ostruzionismo del Vescovo della città che ordina e comanda che nessuno l’aiuti o collabori con lei. Madre Speranza va avanti, nell'obbedienza, ma prosegue il cammino. Nel giro di pochi anni apre in Spagna dodici case per bambini poveri e bisognosi, per anziani e malati assistiti anche a domicilio.
Nel 1936, in piena guerra civile spagnola, fa i suoi primi viaggi a Roma dove opererà fra i poveri della periferia romana, sulla via Casilina. Contemporaneamente deve difendersi davanti al Sant’Ufficio per accuse e diffamazioni sulla sua persona e sulla Congregazione appena nata. Intanto scoppia la Seconda Guerra Mondiale e la sua attività caritativa a Roma assume dimensioni fuori dal comune. Tra i bombardamenti e le minacce dei tedeschi, insieme alle suore accoglie bambini, nasconde profughi senza badare alle loro ideologie, cura i feriti dei bombardamenti, dà da mangiare a migliaia di operai e bisognosi in mense improvvisate, consola tutti.
Nel 1950 è completata la casa generalizia di Roma e si aprono diverse realtà in Italia; il 15 agosto del 1951, su divina ispirazione, fonda i Figli dell'Amore misericordioso. Saranno in tre ad emettere i voti e tre giorni dopo, il 18 agosto, Madre Speranza si stabilisce con loro e alcune Suore a Collevalenza, paesino dell’Umbria. Era un borgo di nemmeno mille abitanti sparsi nella campagna, famoso nei dintorni per un boschetto di lecci detto il “Roccolo”, dove i cacciatori si divertivano a prendere gli uccelli con le reti. Gesù le spiegò: “Speranza, trasformeremo questo “roccolo” in un luogo di conquista delle anime. Verranno a stormi più numerosi di questi passerotti”. Proprio sul terreno del Roccolo sorgerà il santuario di Collevalenza, una rete che ha rapito migliaia di anime.
I Figli dell'Amore Misericordioso ricevono, tra le altre, una particolare missione. Nel verbale di riunione della comunità dei Padri di Collevalenza del 21 Marzo 1955 si legge: "Comunica poi la Madre un incarico avuto dal Signore. I religiosi esercitino un atto di carità eroica consistente nell’offerta totale di ogni azione per la santità del Clero e delle anime a Lui consacrate. (…) Questo, prosegue la Madre, è il secolo di più santi, ma è pure il secolo in cui il Clero e le anime consacrate offendono di più il Signore perché è il secolo che dà più occasione di peccato. Chi rimane in piedi, conclude la Madre, disarmi il Signore".
Madre Speranza ben sapeva che l'amore di Dio non ha limiti, ma la sua via è quella del sacrificio, dell'offerta di sé, non un sentimento qualsiasi. “Mi dici, Gesù mio, che l’amore se non soffre e non si sacrifica non è amore. - scrive nel 1941 - Che insegnamento, Dio mio! Adesso mi rendo conto perché il tuo amore è così forte ed è fuoco che brucia e consuma”.
Quel fuoco era quello che ha scaldato Madre Speranza, e la sua vita è un unico interminabile tentativo di portare ad esso più anime possibile. Per far bruciare il peccato. “Care figlie – ha scritto - è necessario riconoscere e confessare che la Legge divina, naturale e positiva è giusta e pertanto che la sua infrazione è peccato, è lesione della giustizia, è iniquità, male gravissimo e sopra ogni altro detestabile. È necessario che il peccatore confuso e pentito esclami davanti a Dio misericordioso: Signore, ho peccato contro di te! Ho fatto il male ai tuoi occhi. Perdonami, Gesù mio”.