domenica 25 maggio 2014

Papa Francesco al suo arrivo in Israele




Papa Francesco al suo arrivo in Israele: "Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace"
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
"Non ce n’è un’altra. Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. La “soluzione di due Stati” diventi realtà e non rimanga un sogno".
(Testo italiano ufficiale - Sala stampa) 
Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
Eccellenze, Signore e Signori,
vi ringrazio cordialmente per l’accoglienza nello Stato di Israele, che ho la gioia di visitare in questo mio pellegrinaggio. Sono grato al Presidente, Signor Shimon Peres, e al Primo Ministro, Signor Benjamin Netanyahu, per le cortesi espressioni rivoltemi, e ricordo volentieri gli incontri avuti con loro in Vaticano. Come sapete, vengo pellegrino a 50 anni dallo storico viaggio del Papa Paolo VI. Da allora sono cambiate molte cose tra la Santa Sede e lo Stato di Israele: le relazioni diplomatiche, che ormai da un ventennio esistono tra noi, hanno favorito l’accrescersi di rapporti buoni e cordiali, come testimoniano i due Accordi già firmati e ratificati e quello in via di perfezionamento. In questo spirito rivolgo il mio saluto a tutto il popolo d’Israele ed auguro che si realizzino le sue aspirazioni di pace e prosperità.
Sulle orme dei miei Predecessori sono giunto come pellegrino in Terra Santa, dove si è dispiegata una storia plurimillenaria e sono accaduti i principali eventi legati alla nascita e allo sviluppo delle tre grandi religioni monoteiste, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam; perciò essa è punto di riferimento spirituale per tanta parte dell’umanità. Auspico dunque che questa Terra benedetta sia un luogo in cui non vi sia alcuno spazio per chi, strumentalizzando ed esasperando il valore della propria appartenenza religiosa, diventa intollerante e violento verso quella altrui.
Durante questo mio pellegrinaggio in Terra Santa visiterò alcuni luoghi tra i più significativi di Gerusalemme, città di valore universale. Gerusalemme significa "città della pace". Così la vuole Dio e così desiderano che sia tutti gli uomini di buona volontà. Ma purtroppo questa città è ancora tormentata dalle conseguenze di lunghi conflitti. Tutti noi sappiamo quanto sia urgente la necessità della pace, non solo per Israele, ma anche per tutta la regione. Si moltiplichino perciò gli sforzi e le energie allo scopo di giungere ad una composizione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. In unione con tutti gli uomini di buona volontà, supplico quanti sono investiti di responsabilità a non lasciare nulla di intentato per la ricerca di soluzioni eque alle complesse difficoltà, così che Israeliani e Palestinesi possano vivere in pace. Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Non ce n’è un’altra. Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. La "soluzione di due Stati" diventi realtà e non rimanga un sogno.
Un momento particolarmente toccante del mio soggiorno nel vostro Paese sarà la visita al Memoriale di Yad Vashem, a ricordo dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah, tragedia che rimane come simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo quando, fomentata da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il popolo a cui appartiene e la religione che professa. Prego Dio che non accada mai più un tale crimine, di cui sono state vittime (..) anche tanti cristiani e altri. Sempre memori del passato, promuoviamo un’educazione in cui l’esclusione e lo scontro lascino il posto all’inclusione e all’incontro, dove non ci sia posto per l’antisemitismo, in qualsiasi forma si manifesti, e per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza verso persone e popoli.
Con cuore profondamente addolorato penso a quanti hanno perso la vita nell’efferato attentato avvenuto ieri a Bruxelles. Nel rinnovare la mia viva deplorazione per tale criminoso atto di odio antisemita, affido a Dio Misericordioso le vittime e invoco la guarigione per i feriti.
La brevità del viaggio limita inevitabilmente le possibilità di incontro. Vorrei da qui salutare tutti i cittadini israeliani ed esprimere loro la mia vicinanza, in particolare a chi vive a Nazareth e in Galilea, dove sono presenti anche tante comunità cristiane.
Ai Vescovi e ai fedeli cristiani rivolgo il mio saluto fraterno e cordiale. Li incoraggio a proseguire con fiducia e speranza la loro serena testimonianza a favore della riconciliazione e del perdono, seguendo l’insegnamento e l’esempio del Signore Gesù, che ha dato la vita per la pace tra l’uomo e Dio, tra fratello e fratello. Siate fermento di riconciliazione, portatori di speranza, testimoni di carità. Sappiate che siete sempre nelle mie preghiere.
Desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Shimon Peres, e al Signor Presidente Mahmoud Abbas, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera.
Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. E tutti –specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli – abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera.
Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace.
Signor Presidente, Signor Primo Ministro, Signore e Signori, vi ringrazio nuovamente per la vostra accoglienza.
Che la pace e la prosperità scendano in abbondanza su Israele. Dio benedica il suo popolo con la pace! Shalom!


Al termine della Cerimonia di benvenuto, il Papa si è trasferito in elicottero a Jerusalem.

*

Francese
Monsieur le Président,
Monsieur le Premier Ministre,
Excellences, Mesdames et Messieurs,
Je vous remercie cordialement pour l’accueil dans l’État d’Israël, que j’ai la joie de visiter au cours de mon pèlerinage. Je suis reconnaissant au Président, Monsieur Shimon Pérès, et au Premier Ministre, Monsieur Benjamin Netanyahu, pour les courtoises paroles qu’ils m’ont adressées, et je me souviens volontiers des rencontres avec eux au Vatican. Comme vous le savez, je viens en pèlerin 50 ans après le voyage historique du Pape Paul VI. Depuis lors, beaucoup de choses ont changé entre le Saint-Siège et l’État d’Israël : les relations diplomatiques, qui existent entre nous désormais depuis une vingtaine d’années, ont favorisé l’accroissement de relations bonnes et cordiales, comme en témoignent les deux Accords déjà signés et ratifiés et celui en voie de perfectionnement. Dans cet esprit, j’adresse mon salut à tout le peuple d’Israël et je souhaite que se réalisent ses aspirations à la paix et à la prospérité.
Sur les traces de mes prédécesseurs je suis venu comme pèlerin en Terre Sainte, où s’est déroulée une histoire plurimillénaire et où se sont produits les principaux événements liés à la naissance et au développement des trois grandes religions monothéistes, le Judaïsme, le Christianisme et l’Islam ; c’est pourquoi elle est le point de référence spirituel pour une bonne partie de l’humanité. Je souhaite donc que cette Terre bénie soit un lieu où il n’y ait aucune place pour celui qui, en instrumentalisant et en exacerbant la valeur de sa propre appartenance religieuse, devient intolérant et violent envers celle d’autrui.
Durant mon pèlerinage en Terre Sainte, je visiterai certains lieux parmi les plus significatifs de Jérusalem, ville de valeur universelle. Jérusalem signifie ‘‘cité de la paix’’. C’est ainsi que Dieu la veut et c’est ainsi que tous les hommes de bonne volonté désirent qu’elle soit. Mais malheureusement, cette ville est encore tourmentée par les conséquences de longs conflits. Nous savons tous combien la nécessité de la paix est urgente, non seulement pour Israël, mais encore pour toute la région. Par conséquent, que se multiplient les efforts et les énergies en vue d’arriver à une résolution juste et durable des conflits qui ont causé tant de souffrances. En union avec tous les hommes de bonne volonté, je supplie tous ceux qui sont investis de responsabilité de ne laisser passer aucune tentative pour la recherche de solutions équitables aux difficultés complexes, de manière qu’Israéliens et Palestiniens puissent vivre en paix. Il faut entreprendre toujours avec courage et sans se lasser la voie du dialogue, de la réconciliation et de la paix. Il n’y en a pas d’autre. Par conséquent, je renouvelle l’appel que, de ce lieu, Benoît XVI a lancé : qu’il soit universellement reconnu que l’État d’Israël a le droit d’exister et de jouir de la paix et de la sécurité dans des frontières internationalement reconnues. Qu’il soit également reconnu que le Peuple palestinien a le droit à une patrie souveraine, à vivre avec dignité et à voyager librement. Que la ‘‘solution de deux États’’ devienne réalité et ne demeure pas un rêve.
Un moment particulièrement touchant de mon séjour dans votre pays sera la visite au Mémorial de Yad Vashem, en souvenir des six millions de juifs victimes de la Shoah, tragédie qui demeure comme un symbole du point où peut arriver la méchanceté de l’homme quand, fomentée par de fausses idéologies, il oublie la dignité fondamentale de chaque personne, qui mérite un respect absolu quel que soit le peuple auquel elle appartient et la religion qu’elle professe. Je prie Dieu pour que plus jamais ne se produise un tel crime, dont ont été victimes aussi tant de chrétiens et d’autres. Nous souvenant toujours du passé, promouvons une éducation où l’exclusion et l’affrontement laissent place à l’inclusion et à la rencontre, où il n’y ait pas de place pour l’antisémitisme, quelle que soit la forme sous laquelle il se manifeste, ni pour une quelconque expression d’hostilité, de discrimination ou d’intolérance envers des personnes et des peuples. La brièveté du voyage limite inévitablement les possibilités de rencontres. Je voudrais d’ici saluer tous les citoyens israéliens et leur exprimer ma proximité, en particulier à ceux qui vivent à Nazareth et en Galilée, où sont présentes aussi de nombreuses communautés chrétiennes.
Aux Évêques et aux fidèles chrétiens, j’adresse mon salut fraternel et cordial. Je les encourage à poursuivre avec confiance et espérance leur témoignage serein en faveur de la réconciliation et du pardon, en suivant l’enseignement et l’exemple du Seigneur Jésus, qui a donné sa vie pour la paix entre l’homme et Dieu, entre frère et frère. Soyez ferment de réconciliation, porteurs d’espérance, témoins de charité. Sachez que vous êtes toujours dans mes prières.
Monsieur le Président, Monsieur le Premier Ministre, Mesdames et Messieurs, je vous remercie de nouveau pour votre accueil.
Que la paix et la prospérité descendent en abondance sur Israël. Que Dieu bénisse son peuple avec la paix ! Shalom !
Inglese
Mr President,
Mr Prime Minister,
Your Excellencies, 
Ladies and Gentlemen,
I thank you most heartily for your welcome to the State of Israel, which I have the joy of visiting on this pilgrimage.  I am grateful to President Shimon Peres and to Prime Minister Benjamin Netanyahu for their kind words and I willingly recall my meetings with them in the Vatican.  As you know, I have come on pilgrimage to mark the fiftieth anniversary of the historic visit of Pope Paul VI.  Since then, much has changed in the relationship between the Holy See and the State of Israel: diplomatic relations, established some twenty years ago, have favored the development of good relations, as witnessed by the two Agreements already signed and ratified, and a third which is in the process of being finalized.  In this spirit I greet all the people of Israel with prayerful good wishes that their aspirations of peace and prosperity will achieve fulfillment.
In the footsteps of my predecessors, I have come as a pilgrim to the Holy Land, rich in history and home to the principal events in the origin and growth of the three great monotheistic religions, Judaism, Christianity, and Islam.  As such, it is of immense spiritual significance for a great part of humanity.  So I express my hope and prayer that this blessed land may be one which has no place for those who, by exploiting and absolutizing the value of their own religious tradition, prove intolerant and violent towards those of others.
During my pilgrimage to the Holy Land I will visit some of the most significant places in Jerusalem, a city of universal importance.  Jerusalem, of course, means “city of peace”.  This is what God wills it to be, and such is the desire of all people of good will.  Yet sadly Jerusalem remains deeply troubled as a result of longstanding conflicts.  We all know how urgent is the need for peace, not only for Israel but also for the entire region.  May efforts and energies be increasingly directed to the pursuit of a just and lasting solution to the conflicts which have caused so much suffering.  In union with all men and women of good will, I implore those in positions of responsibility to leave no stone unturned in the search for equitable solutions to complex problems, so that Israelis and Palestinians may live in peace.  The path of dialogue, reconciliation and peace must constantly be taken up anew, courageously and tirelessly.  There is simply no other way.  And so I renew the appeal made in this place by Pope Benedict XVI: the right of the State of Israel to exist and to flourish in peace and security within internationally recognized borders must be universally recognized.  At the same time, there must also be a recognition of the right of the Palestinian people to a sovereign homeland and their right to live with dignity and with freedom of movement.  The “Two State Solution” must become reality and not remain merely a dream.
A particularly moving part of my stay will be my visit to the Yad Vashem Memorial to the six million Jews who were victims of the Shoah, a tragedy which is the enduring symbol of the depths to which human evil can sink when, spurred by false ideologies, it fails to recognize the fundamental dignity of each person, which merits unconditional respect regardless of ethnic origin or religious belief.  I beg God that there will never be another such crime, which also counted among its victims many Christians and others.  Ever mindful of the past, let us promote an education in which exclusion and confrontation give way to inclusion and encounter, where there will be no place for anti-Semitism in any of its forms or for expressions of hostility, discrimination or intolerance towards any individual or people.
Although my brief visit makes it impossible to meet everyone, I would like even now to greet all Israel’s citizens and to express my closeness to them, particularly those living in Nazareth and in Galilee, where many Christian communities are found.
To the Bishops and the Christian faithful I offer a warm and fraternal greeting.  I encourage them to persevere in their quiet witness of faith and hope in the service of reconciliation and forgiveness, following the teaching and example of the Lord Jesus, who gave his life to bring about peace between God and man, and between brothers.  May you always be a leaven of reconciliation, bringing hope to others, bearing witness to charity!  Know that you are constantly in my prayers.
Mr President, Mr Prime Minister, Ladies and Gentlemen, I thank you once again for your kind welcome.
May peace and prosperity descend in abundance upon Israel.  And may God bless his people with peace!  Shalom!
Spagnolo
Señor Presidente,
Señor Primer Ministro,
Excelencias, Señoras y Señores:
Les agradezco cordialmente la acogida en el Estado de Israel, que me complace visitar en esta peregrinación que estoy realizando. Agradezco al Presidente, Señor ShimonPeres, y al Primer Ministro, SignorBenjaminNatanyahu, sus amables palabras, mientras recuerdo con agrado nuestros encuentros en el Vaticano. Como saben, vengo como peregrino 50 años después del histórico viaje del Papa Pablo VI. Desde entonces han cambiado muchas cosas entre la Santa Sede y el Estado de Israel: las relaciones diplomáticas, que desde hace 20 años se han establecido entre nosotros, han favorecido cada vez más intercambios buenos y cordiales, como atestiguan los dos Acuerdos ya firmados y ratificados y el que se está fraguando en estos momentos. En este espíritu, dirijo mi saludo a todo el pueblo de Israel y deseo que se realicen sus aspiraciones de paz y prosperidad.
Tras las huellas de mis Predecesores, he llegado como peregrino a Tierra Santa, escenario de una historia plurimilenaria y de los principales acontecimientos relacionados con el nacimiento y el desarrollo de las tres grandes religiones monoteístas, el Judaísmo, el Cristianismo y el Islam; por eso, es un punto de referencia espiritual para gran parte de la humanidad. Deseo que esta Tierra bendita sea un lugar en el que no haya espacio alguno para quien, instrumentalizando y exasperando el valor de su pertenencia religiosa, se vuelve intolerante o violento con la ajena.
Durante esta peregrinación en Tierra Santa, visitaré algunos de los lugares más significativos de Jerusalén, ciudad de valor universal. Jerusalén significa “ciudad de la paz”. Así la quiere Dios y así desean que sea todos los hombres de buena voluntad. Pero desgraciadamente esta ciudad padece todavía las consecuencias de largos conflictos. Todos sabemos que la necesidad de la paz es urgente, no sólo para Israel, sino para toda la región. Que se redoblen, por tanto, los esfuerzos y las energías para alcanzar una resolución justa y duradera de los conflictos que han causado tantos sufrimientos. Junto a todos los hombres de buena voluntad, suplico a cuantos están investidos de responsabilidad que no dejen nada por intentar en la búsqueda de soluciones justas a las complejas dificultades, de modo que israelíes y palestinos puedan vivir en paz. Es necesario retomar siempre con audacia y sin cansarse  el camino del diálogo, de la reconciliación y de la paz. No hay otro camino. Así pues, renuevo el llamamiento que Benedicto XVI hizo en este lugar: que sea universalmente reconocido que el Estado de Israel tiene derecho a existir y a gozar de paz y seguridad dentro de unas fronteras internacionalmente reconocidas. Que se reconozca igualmente que el pueblo palestino tiene derecho a una patria soberana, a vivir con dignidad y a desplazarse libremente. Que la “solución de los dos Estados” se convierta en una realidad y no se quede en un sueño.
Un momento especialmente intenso de mi estancia en su país será la visita al Memorial de YadVashem, en recuerdo de los seis millones de judíos víctimas de la Shoah, tragedia que se ha convertido en símbolo de hasta dónde puede llegar la maldad del hombre cuando, alimentada por falsas ideologías, se olvida de la dignidad fundamental de la persona, que merece respeto  absoluto independientemente del pueblo al que pertenezca o la religión que profese. Pido a Dios que no suceda nunca más un crimen semejante, entre cuyas víctimas se cuentan también muchos cristianos y otras personas. Sin olvidar nunca el pasado, promovamos una educación en la que la exclusión y la confrontación dejen paso a la inclusión y el encuentro, donde no haya lugar para el antisemitismo, en cualquiera de sus formas, ni para manifestaciones de hostilidad, discriminación o intolerancia hacia las personas o los pueblos.
La brevedad del viaje limita inevitablemente las posibilidades de encuentros. Desde aquí quisiera saludar a todos los ciudadanos israelíes y manifestarles mi cercanía, especialmente a los que viven en Nazaret y en Galilea, donde están presentes también muchas comunidades cristianas.
A los Obispos y a los fieles laicos cristianos aquí presentes dirijo mi saludo fraterno y cordial. Los animo a proseguir con confianza y esperanza su sereno testimonio a favor de la reconciliación y del perdón, siguiendo la enseñanza y el ejemplo del Señor Jesús, que dio la vida por la paz entre los hombres y Dios, entre hermano y hermano. Sean fermento de reconciliación, portadores de esperanza, testigos de caridad. Sepan  que están siempre en mis oraciones.
Señor Presidente, Señor Primer Ministro, Señoras y Señores, les agradezco nuevamente su acogida.
Que la paz y la prosperidad desciendan abundantemente sobre Israel. Que Dios bendiga su pueblo con la paz. ¡Shalom!
Portoghese
Senhor Presidente,
Senhor Primeiro-Ministro, 
Excelências, Senhoras e Senhores!
Agradeço-vos cordialmente pela recepção no Estado de Israel, que tenho a alegria de visitar nesta minha peregrinação. Estou agradecido ao Senhor Presidente Shimon Peres e ao Senhor Primeiro-Ministro Benjamin Netanyahu pelas amáveis palavras que me dirigiram, e lembro com alegria os nossos encontros no Vaticano. Como sabeis, venho peregrino à distância de cinquenta anos da histórica viagem do Papa Paulo VI. Desde então muitas coisas mudaram entre a Santa Sé e o Estado de Israel: as relações diplomáticas, que existem entre nós já há vinte anos, têm favorecido o incremento de boas e cordiais relações, como testemunham os dois Acordos já assinados e ratificados e o que está em fase de aperfeiçoamento. Neste espírito, dirijo a minha saudação a todo o povo de Israel, com votos de que se realizem as suas aspirações de paz e prosperidade.
Seguindo os passos dos meus Antecessores, vim como peregrino à Terra Santa, onde se desenrolou uma história plurimilenar e tiveram lugar os principais eventos relacionados com o nascimento e o desenvolvimento das três grandes religiões monoteístas: o judaísmo, o cristianismo e o islamismo; por isso, ela é ponto de referência espiritual para grande parte da humanidade. Espero, pois, que esta Terra bendita seja um lugar onde não haja espaço algum para quem, instrumentalizando e exacerbando o valor da sua filiação religiosa, se torne intolerante e violento para com a religião alheia.
Durante esta minha peregrinação à Terra Santa, visitarei alguns dos lugares mais significativos de Jerusalém, cidade de valor universal. Jerusalém significa «cidade da paz». Assim Deus a quer e assim todos os homens de boa vontade desejam que seja. Mas, infelizmente, esta cidade é ainda atormentada pelas consequências de longos conflitos. Todos nós sabemos quão urgente e necessária seja a paz, não só para Israel, mas também para toda a região. Por isso, multipliquem-se esforços e energias com a finalidade de chegar a uma solução justa e duradoura dos conflitos que causaram tantos sofrimentos. Em união com todos os homens de boa vontade, suplico a quantos estão investidos de responsabilidade que não deixem nada de intentado na busca de soluções équas para as complexas dificuldades, de tal modo que israelitas e palestinenses possam viver em paz. É preciso empreender sempre, com coragem e sem se cansar o caminho do diálogo, da reconciliação e da paz. Não há outro caminho. Por isso, renovo o apelo que dirigiu Bento XVI deste lugar: seja universalmente reconhecido que o Estado de Israel tem o direito de existir e gozar de paz e segurança dentro de fronteiras internacionalmente reconhecidas. Seja igualmente reconhecido que o Povo Palestinense tem o direito a uma pátria soberana, a viver com dignidade e a viajar livremente. Que a «solução de dois Estados» se torne realidade e não permaneça um sonho!
Momento particularmente tocante da minha estada no vosso País será a visita ao Memorial de Yad Vashen, erguido em recordação dos seis milhões de judeus vítimas do Shoah, tragédia que permanece símbolo dos extremos aonde pode chegar a malvadez do homem, quando, atiçado por falsas ideologias, esquece a dignidade fundamental de cada pessoa, a qual merece respeito absoluto seja qual for o povo a que pertença e a religião que professe. Peço a Deus que jamais se repita semelhante crime, de que foram vítimas também muitos cristãos e não só. Sempre lembrados do passado, promovamos uma educação onde a exclusão e o conflito cedam o lugar à inclusão e ao encontro, onde não haja lugar para o anti-semitismo, seja qual for a forma em que se manifeste, nem para qualquer expressão de hostilidade, discriminação ou intolerância contra indivíduos e povos.
A brevidade da viagem limita, inevitavelmente, as possibilidades de encontro. Queria daqui saudar todos os cidadãos israelitas e exprimir-lhes a minha solidariedade, de modo particular a quantos vivem em Nazaré e na Galileia, onde estão presentes também muitas comunidades cristãs.  
Aos Bispos e aos fiéis cristãos, dirijo a minha saudação fraterna e cordial. Encorajo-os a continuarem a prestar, com confiada esperança, o seu sereno testemunho a favor da reconciliação e do perdão, seguindo a doutrina e o exemplo do Senhor Jesus, que deu a vida pela paz entre o homem e Deus, entre irmão e irmão. Sede fermento de reconciliação, portadores de esperança, testemunhas de caridade. Sabei que vos tenho sempre presente nas minhas orações.
Senhor Presidente, Senhor Primeiro-Ministro, Senhoras e Senhores, de novo vos agradeço pela vossa recepção.
Que a paz e a prosperidade desçam em abundância sobre Israel. Deus abençoe o seu povo com a paz! Shalom!