lunedì 26 maggio 2014
Papa Francesco ai Rabbini Capo di Gerusalemme
Papa Francesco ai Rabbini Capo di Gerusalemme: "Non si tratta solamente di stabilire, su di un piano umano, relazioni di reciproco rispetto: siamo chiamati, come Cristiani e come Ebrei, ad interrogarci in profondità sul significato spirituale del legame che ci unisce"
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
"Si tratta di un legame che viene dall’alto, che sorpassa la nostra volontà e che rimane integro, nonostante tutte le difficoltà di rapporti purtroppo vissute nella storia".
(a cura Redazione "Il sismografo")
Stimati Gran Rabbini di Israele,
Fratelli e sorelle,
Sono particolarmente lieto di poter essere oggi insieme con voi: vi sono grato per la calorosa accoglienza e per le gentili parole di benvenuto che mi avete rivolto.
Come sapete, fin dal tempo in cui ero Arcivescovo di Buenos Aires ho potuto contare sull’amicizia di molti fratelli ebrei. Oggi sono qui due rabbini amici. Insieme ad essi abbiamo organizzato fruttuose iniziative di incontro e dialogo, e con loro ho vissuto anche momenti significativi di condivisione sul piano spirituale. Nei primi mesi di pontificato ho potuto ricevere diverse organizzazioni ed esponenti dell’ebraismo mondiale. Come già per i miei predecessori, queste richieste di incontro sono numerose.
Esse si aggiungono alle tante iniziative che hanno luogo su scala nazionale o locale e tutto ciò attesta il desiderio reciproco di meglio conoscerci, di ascoltarci, di costruire legami di autentica fraternità.
Questo cammino di amicizia rappresenta uno dei frutti del Concilio Vaticano II, in particolare della Dichiarazione Nostra aetate, che tanto peso ha avuto e di cui ricorderemo nel prossimo anno il 50° anniversario. In realtà, sono convinto che quanto è accaduto negli ultimi decenni nelle relazioni tra ebrei e cattolici sia stato un autentico dono di Dio, una delle meraviglie da Lui compiute, per le quali siamo chiamati a benedire il suo nome: «Rendete grazie al Signore dei Signori, / perché il suo amore è per sempre. / Lui solo ha compiuto grandi meraviglie, / perché il suo amore è per sempre» (Sal 136,3-4).
Un dono di Dio, che però non avrebbe potuto manifestarsi senza l’impegno di moltissime persone coraggiose e generose, sia ebrei che cristiani. Desidero in particolare fare menzione qui dell’importanza assunta dal dialogo tra il Gran Rabbinato d’Israele e la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo. Un dialogo che, ispirato dalla visita del Santo Padre Giovanni Paolo II in Terra Santa, prese inizio nel 2002 ed è ormai al suo dodicesimo anno di vita. Mi piace pensare, con riferimento al Bar Mitzvah della tradizione ebraica, che esso sia ormai prossimo all’età adulta: sono fiducioso che possa continuare ed abbia un futuro luminoso davanti a sé.
Non si tratta solamente di stabilire, su di un piano umano, relazioni di reciproco rispetto: siamo chiamati, come Cristiani e come Ebrei, ad interrogarci in profondità sul significato spirituale del legame che ci unisce. Si tratta di un legame che viene dall’alto, che sorpassa la nostra volontà e che rimane integro, nonostante tutte le difficoltà di rapporti purtroppo vissute nella storia.
Da parte cattolica vi è certamente l’intenzione di considerare appieno il senso delle radici ebraiche della propria fede. Confido, con il vostro aiuto, che anche da parte ebraica si mantenga, e se possibile si accresca, l’interesse per la conoscenza del cristianesimo, anche in questa terra benedetta in cui esso riconosce le proprie origini e specialmente tra le giovani generazioni.
La conoscenza reciproca del nostro patrimonio spirituale, l’apprezzamento per ciò che abbiamo in comune e il rispetto in ciò che ci divide, potranno fare da guida per l’ulteriore futuro sviluppo delle nostre relazioni, che affidiamo alle mani di Dio. Insieme potremo dare un grande contributo per la causa della pace; insieme potremo testimoniare, in un mondo in rapida trasformazione, il significato perenne del piano divino della creazione; insieme potremo contrastare con fermezza ogni forma di antisemitismo e le diverse altre forme di discriminazione. Il Signore ci aiuti a camminare con fiducia e fortezza d’animo nelle sue vie. Shalom!
Francese
Estimés Grands Rabbins d’Israël,
Je suis particulièrement heureux de pouvoir être aujourd’hui avec vous : je vous suis reconnaissant pour l’accueil chaleureux et pour les aimables paroles de bienvenue que vous m’avez adressées.
Comme vous le savez, depuis le temps où j’étais Archevêque de Buenos Aires j’ai pu compter sur l’amitié de nombreux frères juifs. Avec eux nous avons organisé de fructueuses initiatives de rencontre et de dialogue, et j’ai vécu aussi avec eux des moments significatifs de partage sur le plan spirituel. Dans les premiers mois du pontificat j’ai pu recevoir diverses organisations et différents représentants du judaïsme mondial. Comme déjà pour mes prédécesseurs, ces demandes de rencontre sont nombreuses. Elles s’ajoutent à beaucoup d’initiatives qui ont lieu à l’échelle nationale ou locale, et tout cela montre le désir réciproque de mieux se connaître, de s’écouter, de construire des liens de fraternité authentique.
Ce chemin d’amitié représente un des fruits du Concile Vatican II, en particulier de la déclaration Nostra aetate, qui a eu tant de poids et dont nous évoquerons l’an prochain le 50ème anniversaire. En réalité, je suis convaincu que tout ce qui est arrivé ces dernières décennies dans les relations entre juifs et catholiques a été un authentique don de Dieu, une des merveilles qu’il a accomplies, pour lesquelles nous sommes appelés à bénir son nom : « Rendez grâce au Seigneur des Seigneurs, / éternel est son amour. / Lui seul a fait de grandes merveilles, / éternel est son amour » (Ps 136, 3-4).
Un don de Dieu qui, toutefois, n’aurait pas pu se manifester sans l’engagement de très nombreuses personnes courageuses et généreuses, tant juives que chrétiennes. Je désire en particulier faire mention ici de l’importance qu’a eu le dialogue entre le Grand Rabbinat d’Israël et la Commission du Saint-Siège pour les Relations religieuses avec le Judaïsme. Un dialogue qui, inspiré par la visite du saint Pape Jean-Paul II en Terre Sainte, commença en 2002 et en est désormais à sa douzième année d’existence. J’aime penser, en référence au Bar Mitzvah de la tradition juive, qu’il est maintenant proche de l’âge adulte : j’ai confiance qu’il puisse continuer et qu’il a un avenir lumineux devant lui.
Il ne s’agit pas seulement d’établir, sur un plan humain, des relations de respect réciproque : nous sommes appelés, comme chrétiens et comme juifs, à nous interroger en profondeur sur la signification spirituelle du lien qui nous unit. Il s’agit d’un lien qui vient d’en-haut, qui dépasse notre volonté et qui demeure intact, malgré toutes les difficultés de relations malheureusement vécues au cours de l’histoire.
Du côté catholique, il y a certainement l’intention de considérer pleinement le sens des racines juives de sa propre foi. J’ai confiance, avec votre aide, que se maintienne également du côté juif, et si possible s’accroisse, l’intérêt pour la connaissance du christianisme, également sur cette terre bénie où il reconnaît ses propres origines, et spécialement parmi les jeunes générations.
La connaissance réciproque de notre patrimoine spirituel, l’appréciation pour ce que nous avons en commun et le respect devant ce qui nous divise, pourront servir de guide dans le développement futur de nos relations, que nous remettons entre les mains de Dieu. Ensemble nous pourrons donner une grande contribution à la cause de la paix ; ensemble nous pourrons témoigner, dans un monde en rapide transformation, la signification éternelle du plan divin de la création ; ensemble nous pourrons contrer avec fermeté toute forme d’antisémitisme et les diverses autres formes de discrimination. Que le Seigneur nous aide à marcher avec confiance et force d’âme dans ses voies. Shalom !
Inglese
Distinguished Chief Rabbis of Israel,
I am particularly pleased to be here with you today. I am grateful for your warm reception and your kind words of welcome.
As you know, from the time I was Archbishop of Buenos Aires, I have counted many Jews among my friends. Together we organized rewarding occasions of encounter and dialogue; with them I also experienced significant moments of sharing on a spiritual level. In the first months of my pontificate, I was able to receive various organizations and representatives from the Jewish community worldwide. As was the case with my predecessors, there have been many requests for such meetings. Together with the numerous initiatives taking place on national and local levels, these testify to our mutual desire to know one another better, to listen to each other and to build bonds of true fraternity.
This journey of friendship represents one of the fruits of the Second Vatican Council, and particularly of the Declaration Nostra Aetate, which proved so influential and whose fiftieth anniversary we will celebrate next year. I am convinced that the progress which has been made in recent decades in the relationship between Jews and Catholics has been a genuine gift of God, one of those great works for which we are called to bless his holy name: “Give thanks to the Lord of lords, for his love endures forever; who alone has wrought marvellous works, for his love endures forever” (Ps 135/136:3-4).
A gift of God, yes, but one which would not have come about without the efforts of so many courageous and generous people, Jews and Christians alike. Here I would like to mention in particular the growing importance of the dialogue between the Chief Rabbinate of Israel and the Holy See’s Commission for Religious Relations with the Jews. Inspired by the visit of Pope John Paul II to the Holy Land, this dialogue was inaugurated in 2002 and is already in its twelfth year. I would like to think that, in terms of the Jewish tradition of the Bar Mitzvah, it is just coming of age. I am confident that it will continue and have a bright future in years to come.
We need to do more than simply establish reciprocal and respectful relations on a human level: we are also called, as Christians and Jews, to reflect deeply on the spiritual significance of the bond existing between us. It is a bond whose origins are from on high, one which transcends our own plans and projects, and one which remains intact despite all the difficulties which, sadly, have marked our relationship in the past.
On the part of Catholics, there is a clear intention to reflect deeply on the significance of the Jewish roots of our own faith. I trust that, with your help, on the part of Jews too, there will be a continued and even growing interest in knowledge of Christianity, also in this holy land to which Christians trace their origins. This is especially to be hoped for among young people.
Mutual understanding of our spiritual heritage, appreciation for what we have in common and respect in matters on which we disagree: all these can help to guide us to a closer relationship, an intention which we put in God’s hands. Together, we can make a great contribution to the cause of peace; together, we can bear witness, in this rapidly changing world, to the perennial importance of the divine plan of creation; together, we can firmly oppose every form of anti-Semitism and all other forms of discrimination. May the Lord help us to walk with confidence and strength in his ways. Shalom!
Spagnolo
Estimados Grandes Rabinos de Israel:
Me alegra enormemente poder estar hoy con Ustedes: les agradezco su calurosa acogida y las atentas palabras de bienvenida que me han dirigido.
Como saben, desde que era Arzobispo de Buenos Aires, he podido contar con la amistad de muchos hermanos judíos. Juntos organizamos provechosas iniciativas de encuentro y diálogo, y con ellos viví también momentos significativos de intercambio en el plano espiritual. En los primeros meses de pontificado tuve la ocasión de recibir a diversas organizaciones y representantes del Judaísmo mundial. Estas peticiones de encuentro son numerosas, como ya sucedía con mis predecesores. Y, sumadas a las múltiples iniciativas que se desarrollan a escala nacional o local, manifiestan el deseo recíproco de conocernos mejor, de escucharnos, de construir lazos de auténtica fraternidad.
Este camino de amistad representa uno de los frutos del Concilio Vaticano II, en particular de la Declaración Nostra aetate, que tanta importancia ha tenido y cuyo 50º aniversario recordaremos el próximo año. En realidad, estoy convencido de que cuanto ha sucedido en los últimos decenios en las relaciones entre judíos y católicos ha sido un auténtico don de Dios, una de las maravillas que Él ha realizado, y por las cuales estamos llamados a bendecir su nombre: “Den gracias al Señor de los Señores, /porque es eterna su misericordia. / Sólo él hizo grandes maravillas, / porque es eterna su misericordia” (Sal 136,3-4).
Un don de Dios, que, sin embargo, no hubiera podido manifestarse sin el esfuerzo de muchísimas personas entusiastas y generosas, tanto judíos como cristianos. En especial, quisiera hacer mención aquí de la importancia que ha adquirido el diálogo entre el Gran Rabinato de Israel y la Comisión de la Santa Sede para las relaciones religiosas con el Judaísmo. Un diálogo que, inspirado por la visita del santo Papa Juan Pablo II a Tierra Santa, comenzó en 2002 y hoy ya lleva doce años de recorrido. Me gustaría pensar que, como el Bar Mitzvah de la tradición judía, está ya próximo a la edad adulta: confío en que pueda continuar y tenga un futuro luminoso por delante.
No se trata solamente de establecer, en un plano humano, relaciones de respeto recíproco: estamos llamados, como cristianos y como judíos, a profundizar en el significado espiritual del vínculo que nos une. Se trata de un vínculo que viene de lo alto, que sobrepasa nuestra voluntad y que mantiene su integridad, a pesar de las dificultades en las relaciones experimentadas en la historia.
Por parte católica, ciertamente tenemos la intención de valorar plenamente el sentido de las raíces judías de nuestra fe. Confío, con su ayuda, que también por parte judía se mantenga y, si es posible, aumente el interés por el conocimiento del cristianismo, también en esta bendita tierra en la que reconoce sus orígenes y especialmente entre las jóvenes generaciones.
El conocimiento recíproco de nuestro patrimonio espiritual, la valoración de lo que tenemos en común y el respeto en lo que nos separa, podrán marcar la pauta para el futuro desarrollo de nuestras relaciones, que ponemos en las manos de Dios. Juntos podremos dar un gran impulso a la causa de la paz; juntos podremos dar testimonio, en un mundo en rápida transformación, del significado perenne del plan divino de la creación; juntos podremos afrontar con firmeza toda forma de antisemitismo y cualquier otra forma de discriminación. El Señor nos ayude a avanzar con confianza y fortaleza de ánimo en sus caminos. ¡Shalom
Portoghese
Prezados Grã-Rabinos de Israel!
Sinto-me particularmente feliz por poder encontrar-me convosco hoje: estou-vos agradecido pela recepção calorosa e pelas amáveis palavras de boas-vindas que me dirigistes.
Como sabeis, desde o tempo em que era Arcebispo de Buenos Aires, pude contar com a amizade de muitos irmãos judeus. Junto com eles, organizámos frutuosas iniciativas de encontro e diálogo e, com eles, vivi também significativos momentos de partilha no plano espiritual. Nos primeiros meses de pontificado, pude receber várias organizações e representantes do judaísmo mundial. Como já sucedia com os meus antecessores, são numerosos estes pedidos de encontro, vindo somar-se às muitas iniciativas que têm lugar a nível nacional ou local. Tudo isso atesta o desejo recíproco de nos conhecermos melhor, de nos ouvirmos, de construirmos vínculos de verdadeira fraternidade.
Este caminho de amizade constitui um dos frutos do Concílio Vaticano II, nomeadamente da Declaração Nostra aetate, que teve tanto peso e cujo cinquentenário recordaremos no próximo ano. Na realidade, estou convencido de que o sucedido durante as últimas décadas nas relações entre judeus e católicos tenha sido um verdadeiro dom de Deus, uma das maravilhas por Ele realizadas, pela qual somos chamados a bendizer o seu nome: «Louvai o Senhor dos senhores, / porque o seu amor é eterno! / Só Ele faz grandes maravilhas, / porque o seu amor é eterno!» (Sal 136, 3-4).
Mas é um dom de Deus que não poderia manifestar-se sem o empenho de muitíssimas pessoas corajosas e generosas, tanto judias como cristãs. Em particular, desejo mencionar aqui a importância assumida pelo diálogo entre o Grã-Rabinato de Israel e a Comissão da Santa Sé para as Relações Religiosas com o Judaísmo. Diálogo este, que, inspirado pela visita do Papa São João Paulo II à Terra Santa, teve início em 2002, encontrando-se já no décimo segundo ano de vida. Apraz-me pensar, a respeito do Bar Mitzvah da tradição judaica, que o mesmo já esteja próximo da idade adulta: tenho confiança que possa continuar e tenha um futuro brilhante pela frente.
Não se trata apenas de estabelecer, num plano humano, relações de respeito mútuo: somos chamados, como cristãos e como judeus, a interrogarmo-nos em profundidade sobre o significado espiritual do vínculo que nos une. É um vínculo que vem do Alto, ultrapassa a nossa vontade e permanece íntegro, não obstante todas as dificuldades de relacionamento vividas, infelizmente, na história.
Do lado católico, há seguramente a intenção de considerar plenamente o sentido das raízes judaicas da própria fé. Estou confiante, com a vossa ajuda, que também do lado judaico se mantenha e, se possível, aumente o interesse pelo conhecimento do cristianismo, mesmo nesta terra bendita onde o cristianismo reconhece as suas origens e, especialmente, entre as jovens gerações.
O conhecimento recíproco do nosso património espiritual, o apreço por aquilo que temos em comum e o respeito no que nos divide poderão servir de guia para o sucessivo desenvolvimento das nossas relações futuras, que entregamos nas mãos de Deus. Juntos, poderemos dar uma grande contribuição para a causa da paz; juntos, poderemos, num mundo em rápida mudança, testemunhar o significado perene do plano divino da criação; juntos, poderemos opor-nos, firmemente, a todas as formas de anti-semitismo e restantes formas de discriminação. O Senhor nos ajude a caminhar, com confiança e fortaleza de ânimo, pelas suas vias. Shalom!