mercoledì 14 maggio 2014

Uno sciacquone vi farà liberi!

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Gabinetti unisex? No “neutral-gender”!


Un tempo avere un bagno sia per uomini che per donne, negli uffici e nelle scuole, era considerato un elemento di arretratezza. Ma oggi queste distinzioni di sesso puzzano di discriminazione e di sessismo.
Ecco cosa è avvenuto nell’Università di Haven , nel Connecticut. I gravi problemi degli studenti sono sempre presi in carico dalla direzione, che in questo caso, per supplire alla mancanza di un gabinetto apposito per uno (uno solo) studente che aveva problemi di identità sessuale, ha disposta lo realizzazione di gabinetti suppletivi “neutral gender”.
In una mail inviata a tutti gli studenti, la promotrice dell’iniziativa, tale Rebecca Johnson, ha commentato questa conquista sociale affermando: “Per venire incontro alle esigenze dell’intera comunità universitaria, vi allego una lista di gabinetti “neutrali”. Questo significa che essi potranno essere utilizzati da qualsiasi componente dell’Università, senza distinzione di genere”.
Ciò vuol dire anche  che, se vi scappa, potete usare i gabinetti “neutri” senza che ciò comporti essere catalogati nella lista degli “asessuati”.
E per chi pensasse che l’iniziativa sia cosa da poco, il sito web dell’Università precisa: “Alla fine della seconda guerra mondiale i lager vennero aperti, ma mentre ebrei e avversari politici vennero liberati, gli omosessuali continuarono ad essere prigionieri in altri lager sociali”. Oggi finalmente, la sospirata libertà: tirate la catena, pardon, spezzate le catene: uno sciacquone vi farà liberi! (A. C.)

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Tutto è famiglia: uno o 18 papà fa lo stesso


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Un papà e una mamma o 18 papà omosessuali sono esattamente la stessa cosa. Questo è lo sconsiderato pensiero di Giuseppina La Delfa, presidente delle Famiglie arcobaleno, che ha candidamente affermato «non importa se siano uno, due o diciotto» i genitori, l’importante è che siano “idonei” al ruolo educativo assegnatoli. In una lettera aperta, niente di meno che a Papa Francesco, la leader delle famiglie omosessuali ha, infatti, sottolineato l’irrilevanza biologica e numerica nell’esercitare l’importante compito di genitori affermando, «non importa chi siano i genitori, di quale sesso e di quale orientamento sessuale siano, non importa se siano uno, due o diciotto, importa una sola cosa: la responsabilità, la cura, la presenza, il porre limiti e fare coccole [che peraltro sono cinque cose, NdR], in due parole: supporto e attenzione». Supporto e attenzione diventano quindi gli elementi cardine sui quali fondare la nuova genitorialità arcobaleno. Il ruolo di genitore è ridotto ad una mera funzione educativa, espletabile da chiunque, senza limiti di sesso e numero. Secondo tale ragionamento, andrebbero bene anche 100 o 200 genitori, l’importante è che ciascuno esegua diligentemente il suo dovere, riservando al bambino la sua parte di sostegno e dedizione.

Alle deliranti esternazioni della presidente delle “Famiglie Arcobaleno” ha replicato il professore spagnolo Robert Oscar Lopez, che di famiglie omosessuali se ne intende, essendo stato cresciuto da una coppia di lesbiche: «Giuseppina La Delfa potrebbe guardarmi negli occhi e dirmi che non ho perso nulla? Che non ho sofferto nulla? Le chiedo di scusarvi con tutti i bambini – con l’umanità nei fatti – per aver affermato questa cosa atroce: ovvero che le persone non hanno il diritto ad un papà e ad una mamma». (L.G.)
Corrispondenza romana