martedì 6 maggio 2014

La faccia come il culo




AI FIGLI DI PAPA' ARROGANTELLI DELLA LUISS

di Mario Adinolfi
Costanza Miriano oggi doveva andare a parlare agli studenti della Luiss, che l'avevano invitata. Non conosco benissimo Costanza, ma mi sembra insieme una donna fortissima e fragile, domenica ci siamo incrociati a messa e all'uscita mi aveva confidato di temere contestazioni. Allora mi sono offerto di farle da guardia del corpo e ho subito in piazza della Chiesa nuova anche un apposito crash test con assalti da parte di padre Maurizio Botta che manco Genny 'a carogna...crash test superato. A quest'ora avrei dovuto essere nell'aula magna della Luiss ad ascoltare Costanza e invece Costanza è stata censurata, l'invito le è stato cancellato a neanche 24 ore dal convegno in maniera maleducata e un po' ignobile, io sto su twitter a litigare con un paio di figli di papà arrogantelli della Luiss che mi scrivono: "Non devi parlare". Evidentemente l'attitudine censoria ce l'hanno nel giovane sangue.

Non dovrei parlare perché non avrei letto il loro comunicato di spiegazione dell'accaduto e invece parlo proprio perché l'ho letto. Ed è la classica toppa peggiore del buco. Gli arrogantelli figli di papà confermano tutto, l'invito fatto da mesi e confermato fino a ieri, l'annullamento e la censura a Costanza per alcune idee da lei espresse e arcinote, l'imbarazzante giustificazione per cui poiché la Miriano aveva detto sì all'invito di mesi prima e non accettava un ribaltamento del programma a 24 ore dal convengo per un fantomatico confronto con le associazioni LGBT, allora la cancellazione della conferenza si rendeva "inevitabile". Un delirio. E poi: "Non devi parlare".
Vabbè, non aggiungo altro. La Luiss, università di cui sono stato studente, ha fatto una pessima figura. La responsabilità è di questi studenti arroganti, ma l'istituzione non ne esce bene. Costanza si dimostra per quella che è: una leonessa che paga per le sue idee e che mette paura a chi ha poche idee e pure confuse e manco sa come si organizza un convegno e come e perché eventualmente si annulla. Non certo per le idee della relatrice. Perché se cancelli il suo diritto a parlare per questo motivo, stai compiendo un atto liberticida.
Servirebbe ancora Pier Paolo Pasolini per spiegare qualcosa a questi universitari che hanno davvero e inequivocabilmente le facce da figli di papà. Io, che Pasolini non sono, davanti ai loro insulti su twitter ho risposto con sei parole: avete la faccia come il culo. Costanza, che ha gentilezza estrema di animo e di modi, non approverà. Ma noi guardie del corpo siamo un po' così, dobbiamo talvolta andare per le spicce. Per difendere la libertà di parola.
Almeno quella, lasciatecela.

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Lascia sbigottiti la motivazione con cui è stato annullato l’incontro previsto alla Luiss con Costanza Miriano e Mons. Paglia. La Miriano, giornalista e scrittrice nota per la difesa del matrimonio, della famiglia e del ruolo materno, è stata “cancellata” dal calendario dei dibattiti della Luiss per "un problema concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche". 
Questa bizzarra motivazione ufficiale implica che le opinioni della mite Costanza creino un grave scompiglio tra le associazioni della Luiss, così grave che si preferisce escluderla. Sospettiamo che questa incapacità di aprirsi al libero confronto delle idee sia il frutto avvelenato della cultura del politicamente corretto, che censura o criminalizza chi difende la famiglia e il matrimonio, così come disegnato dalla nostra Costituzione, e sostiene l’essenzialità del ruolo materno e paterno. Se così fosse, sarebbe davvero un pessimo segnale che nell’Università, luogo di formazione e di libero dibattito per eccellenza, si arrivi a una simile esclusione. Tutta la nostra solidarietà a Costanza Miriano.

Eugenia Roccella

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La Luiss ha paura della Miriano Adesso chieda scusa
di Alfredo Mantovano

I libri di Costanza Miriano hanno superato le centomila copie in Italia e fanno il giro del mondo, tradotti in molte lingue: confortano e divertono, scritti da una giovane sposa e madre che, senza moralismi o supponenza, racconta una vita quotidiana spesa fra quattro figli, un marito, due lavori e tanto gioioso apostolato. Se non vivessimo in un mondo capovolto, quei libri andrebbero adottati nelle scuole per dare ai più giovani una boccata di speranza e di apertura alla vita, perché narrano quant’è bello l’amore fra un uomo e una donna e l’amore di costoro per le loro creature. Invece viviamo nel mondo che il nostro egoismo ci ha meritato, e per questo nei licei, col plauso del ministro dell’Istruzione, circolano libri come quello di Melania Mazzucco, mentre Costanza Miriano viene ostracizzata. E se per sbaglio qualcuno osa invitarla, fuori dall’orario delle lezioni, in una Università italiana, scatta l’allarme e le viene impedito andarci.
L’ultimo episodio di censura è targato Luiss. I fatti: a fine febbraio un gruppo di studenti del prestigioso ateneo romano invitano Costanza a parlare da loro di famiglia e secolarizzazione, prospettando come date possibili fra il 5 e l’8 maggio. L’invito viene accolto e si concorda per il pomeriggio di ieri, 6 maggio: nell’incontro viene coinvolto pure monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’appuntamento è pubblicizzato sul sito della Luiss col pdf che pubblichiamo sopra.

Fino a pochi giorni prima gli organizzatori confermano il convegno ai relatori, esortandoli a diffondere la notizia nei loro circuiti. Nel pomeriggio del 5 il contrordine: Miriano riceve una mail di scuse con la quale si comunica “un problema organizzativo e uno interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche” (sic); per questo niente convegno. “Un problema organizzativo” appena un giorno prima di un incontro programmato da due mesi? Se vi è un “problema organizzativo”, che c’entrano “gli equilibri delle diverse associazioni studentesche”? E se il problema è solo “organizzativo”, come può capitare, ci si accorda per una nuova data; qui invece c’è più una soppressione senza rinvio.  
Che cosa è successo realmente? Luiss Arcobaleno, associazione di studenti la cui ragion d’essere – cito dall’elenco delle associazioni giovanili facenti capo alla Luiss – è quello di “promuovere la lotta contro l’omofobia e le discriminazioni sessuali”, ha posto il veto su Costanza. Ne è seguita una discussione interna, durante la quale vi è stato chi ha proposto di confermare mons. Paglia e di tenere fuori Miriano; vi è stato chi si è reso conto, a fronte di un invito già formulato, del non senso di revocarlo solo a uno; e vi è stato chi ha criticato coloro che hanno invitato la scrittrice, perché così avrebbero rinnegato una storia interna alla Luiss di lotta alle discriminazioni. Risultato finale: non se ne fa nulla, l’annuncio dell’incontro scompare dal sito dell’università e l’appuntamento viene annullato. 
Volendo chiamare le cose col loro nome, è l’ennesimo episodio di censura famigliofobica: segue, in Italia, la revoca dell’invito rivolto al vicepresidente dei Giuristi cattolici Giancarlo Cerrelli a parlare di omosessualità a una trasmissione della Rai e lo svolgimento di tanti talk show delle reti pubbliche e private nei quali si ascolta una sola voce. E si affianca a ciò che da tempo accade in Nazioni “civili” come la Francia – persone malmenate e arrestate perché con indosso la felpa della Manif pour tous –, come il Canada – studenti di un ateneo religioso impediti a diventare avvocati perché educati a riconoscere il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna –, come l’Irlanda, con la vicenda della Legione di Maria: tutte storie raccontate nel dettaglio su questa testata.  
La particolarità del caso Luiss-Miriano è che Costanza non ha mai pronunciato o scritto una sola parola contro le persone omosessuali: ma il solo fatto di parlare della vita della famiglia fondata sul matrimonio fra marito e moglie la rende responsabile di implicita omofobia.

Per certi aspetti è un passo in avanti, specie se affiancato a esperienze didattiche come quella del liceo Giulio Cesare: se fra gli studenti ha diritto di cittadinanza, con descrizioni di dettaglio, qualsiasi tipo di rapporto sessuale fra persone omosessuali, va coerentemente bandita la narrazione di ciò che accade a persone di sesso diverso che si impegnano a vivere insieme. Accade non soltanto nelle scuole statali, bensì pure in una università non statale, che pure si dice “libera”.

Accade senza che il ministro dell’Università pronunci sillaba, mentre si è espressa a favore di quanto accaduto poco prima nel liceo romano. I responsabili della Luiss, se mai leggessero queste righe, non si sprechino in smentite, diffide o ricostruzioni alternative: quanto finora sintetizzato è tutto documentato. L’incontro è stato deciso per tempo, il pdf che lo pubblicizzava è andato sul sito della Luiss, con il logo dell’università e con la precisazione che l’evento era autorizzato dalla stessa; d’altronde, era fissato nell’Aula magna di via Parenzo, che mai sarebbe stata concessa senza un consenso esplicito e risalente nel tempo.
La Luiss è un ateneo di prestigio, con meritata fama di serietà di studi e di prospettive professionali per chi la frequenta con profitto. Può capitare a tutti di esagerare; lo ha ammesso qualche settimana fa perfino il responsabile dell’Unar. Non è necessario che faccia autocritica; è sufficiente che, senza perdersi in precisazioni burocraticistiche, concordi a brevissimo un nuovo appuntamento pubblico con Miriano. E magari accolga Costanza nell’Aula magna di via Parenzo con un bel mazzo di fiori di riparazione: per una donna non sarebbe discriminatorio.

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Riporto dalla pagina facebook di Costanza Miriano. La notizia è di un'ora fa. Meglio tardi che mai...


Con enorme soddisfazione annuncio che il Direttore Generale della Luiss Lo Storto con grande gentilezza e correttezza mi ha chiamata a casa (se le crostate sono un po' bruciate è che mi sono distratta...) e mi ha assicurato personalmente che l'incontro che era stato programmato da mesi e poi cancellato ieri all'ultimo momento, si farà nei prossimi giorni, nei modi in cui era previsto. Quindi SENZA le associazioni LGBT al tavolo dei relatori, come era stato concordato da mesi, e come si era tentato di cambiare con un diktat ("o accetti, o l'incontro si cancella").
Non voglio conoscere le dinamiche interne. Quello che conta per me è parlare di famiglia.
Trovo estremamente violento che ogni volta che si parla di famiglia debbano essere messi all'ordine del giorno i temi degli omosessuali. I problemi che riguardano le famiglie che conosco sono molti altri. L'educazione al maschile e al femminile, gli assegni familiari, la conciliazione col lavoro per le mamme, una rete che sostenga chi ha figli disabili, le dinamiche fra uomo e donna e molto ancora...
Se tra il pubblico ci sarà chi vorrà fare domande su altro proverò a rispondere, ma io non sono un'esperta di omosessualità e sinceramente non voglio neanche diventarlo. Ognuno si deve occupare di ciò che conosce.


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PER NON DIMENTICARE...


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Ecco come si arrivò alla censura di Benedetto XVI alla Sapienza

di Federico Cenci   per Zenit.org
Il Papa in Ateneo? Non è gradito. Sono passati sei anni da quel 15 gennaio 2008, data in cui la Santa Sede declinò l’invito del rettore dell’Università “La Sapienza” a papa Benedetto XVI affinché, due giorni dopo, inaugurasse l’anno accademico. La scelta di Oltretevere fu dettata dalla percezione che non vi fosse la possibilità di garantire l’ordine pubblico, date le roventi polemiche che erano state suscitate nei giorni prima da nugoli di docenti e studenti.

Apparve paradossale che un luogo deputato al confronto qual è l’università – per giunta “La Sapienza”, fondata da Bonifacio VIII nel 1303 – applicasse una censura nei confronti di chi ha un pensiero diverso da quello dominante nelle cerchie dell’intellighenzia laica e progressista. Eppure accadde.
Tuttavia, non si è mai andati a fondo delle dinamiche da cui scaturì la rinuncia del Santo Padre. Almeno fino ad oggi, cioè all’uscita del libro Sapienza e libertà. Come e perché papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma (Donzelli editore), scritto dal giornalista Pier Luigi De Lauro, con prefazione dell’allora sindaco della Capitale, Walter Veltroni.
Il volume si avvale delle testimonianze di alcuni protagonisti di quella vicenda, come l’allora rettore dell’Università Renato Guarini. Lui stesso spiega che il Papa non avrebbe dovuto tenere una lectio magistralis, come erroneamente riportarono su alcuni organi d’informazione, bensì un discorso al termine della cerimonia d’inaugurazione. Il Senato accademico accolse la proposta, che fu invece osteggiata in un articolo del prof. Marcello Cini, deceduto nel 2012, sul quotidiano Il Manifesto.
L’articolo, che denunciava una presunta ingerenza religiosa del Papa, innescò un vespaio di polemiche, tanto da indurre 67 docenti della facoltà di Fisica a firmare una lettera in cui si chiedeva il ritiro dell’invito.
L’insofferenza verso il Papa contagiò alcune organizzazioni studentesche vicine alla sinistra, le quali attirarono le attenzioni di una stampa evidentemente avida di offrire risonanza alla vicenda.
Secondo Gianluca Senatore, allora rappresentante di un’importante organizzazione di studenti ed oggi presidente di un comitato della Fondazione Roma Sapienza, furono infatti i giornalisti a montare il caso. Intervistato da ZENIT, Senatore ha ripercorso gli eventi che si susseguirono nella fase più intensa di quei giorni, culminata con l’occupazione del Senato Accademico e del Rettorato.
“In quei giorni – racconta – non si percepiva nessun tipo di agitazione nella Città Universitaria. A parte piccole riunioni in alcune Facoltà, partecipate da pochi studenti, il clima era più che sereno. L’unica agitazione era rappresentata da centinaia di giornalisti e fotografi che si affannavano a fermare gli studenti per i viali dell’Ateneo cercando di carpire un qualsiasi segno di malumore o di disagio per l’arrivo del Papa”. Spesso queste interviste – racconta divertito Senatore -“non sortivano l’effetto desiderato e puntualmente l’intervistatore di turno era costretto a tagliare la serena e inutile dichiarazione della quasi totalità degli studenti intervistati che non aveva la minima idea di quello che stesse accadendo”.
Il clamore lo suscitò allora l’occupazione del Senato Accademico, che fu ordita “da non più di 15 studenti”, assicura Senatore. “Una volta salite le scale ed entrati nella sala – prosegue il racconto -, qualcuno dalla finestra chiamò i giornalisti, che si catapultarono al primo piano del Rettorato, riempirono la sala e descrissero l’occupazione come un gesto di profondo significato laico”. Una descrizione e un clamore, spiega l’ex studente con “molta sincerità”, che “non resero giustizia alla verità”.
L’ex responsabile dell’organizzazione studentesca, che assicura che “se ce ne fosse stato bisogno avremmo raccolto migliaia di firme a sostegno della visita del Papa”, fu anche il relatore del discorso introduttivo all’inaugurazione.
“Espressi – racconta – il dispiacere sentito e profondo della stragrande maggioranza degli studenti, laici e cattolici, credenti e non credenti, perché Benedetto XVI non era lì con noi, perché non era presente all’inaugurazione dell’anno accademico del nostro Ateneo, e non era presente anche a causa di una campagna di disinformazione portata avanti da influenti organi di stampa”.
Affermazioni, rivela Senatore, che “ancora oggi, pesano come un macigno: ogni tanto qualche importante giornale scrive qualcosa sul mio conto riportando questa frase come se fosse una cosa che mi marchierà per sempre”. Qual è la colpa attribuitagli? “Aver difeso il diritto di parola del Pontefice. Per quanto io potessi essere, in qualche modo, influenzato dalla grande personalità di Cini e di alcuni fisici firmatari dell’appello, fu sicuramente più per modestia che per altro se nel mio discorso la posizione a favore della visita del Pontefice fu così chiara ed inequivocabile”.
Anche perché Gianluca Senatore – spiega senza remore – non era certo un sostenitore di Benedetto XV, non avendo letto nulla di lui prima di quell’evento. Iniziò a farlo nei giorni immediatamente successivi. E scoprì qualcosa di inatteso, ossia dei “punti di contatto” tra il pensiero dell’attuale Papa emerito e quello del professor Cini.
“Non so quanti abbiano letto, ad esempio, L’ape e l’architetto o Un paradiso perduto: dall’universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi di Marcello Cini e, contestualmente, l’Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI”, si domanda Senatore. “Basterebbero solo queste letture – prosegue – per capire che non c’è molta differenza nella preoccupazione di entrambi gli autori per la terribile deriva che la tecnica e la scienza hanno intrapreso nell’ultimo mezzo secolo”.
Affinità che trovano riscontro anche nel famoso discorso fatto da Benedetto XVI a Regensburg. “Lo stesso discorso – ricorda Senatore – che Marcello Cini contesta e cita nella lettera pubblicata su Il Manifesto: in questa il fisico fa riferimento alla pericolosa intenzione, manifestata in più occasioni da Benedetto XVI, di aprire un dialogo tra fede e ragione”.
“È evidente – prosegue l’ex studente – che le affermazioni di Cini nulla hanno a che vedere con la laicità, ma provengono da sentimenti ideologici quasi insuperabili. Ecco perché se avessimo prestato più attenzione alle posizioni di entrambi, probabilmente si sarebbe subito capito che non si trattava di difendere la laicità delle istituzioni, ma piuttosto di difendere il primato della scienza su ogni altro potere. La scienza dei fisici e della grande tradizione, il sapere delle scienze naturali, quelle stesse scienze alle quali il professor Ratzinger aveva rivolto l’invito, nel discorso di Regensburg, a servirsi anche delle altre scienze e discipline, come ad esempio la filosofia o in modo differente la teologia”.
Purtroppo però, nessuno si degnò di “prestare più attenzione”, privilegiando invece il pregiudizio e la censura. La visita di Benedetto XVI saltò, generando tuttavia un effetto contrario rispetto alle intenzioni dei contestatori. Gianluca Senatore nutrì da quel giorno un sempre maggior interesse verso il Pontefice, tanto da arrivare oggi a dire: “A mio modestissimo parere Ratzinger ha rappresentato uno dei momenti più interessanti della tradizione culturale della Chiesa di Roma negli ultimi secoli”.