sabato 3 maggio 2014

Un rabbino e un islamico con Papa Francesco


Rabbino e dignitario islamico nel seguito papale in Terra Santa

Abraham Skorka e Omar Abboud faranno parte della delegazione ufficiale vaticana durante il pellegrinaggio papale in Giordania, Territori palestinesi e Israele

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
 

 

Rabbino e dignitario islamico nel seguito papale in Terra Santa

Abraham Skorka e Omar Abboud faranno parte della delegazione ufficiale vaticana durante il pellegrinaggio papale in Giordania, Territori palestinesi e Israele

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
Per la prima volta durante la trasferta internazionale di un Pontefice faranno ufficialmente parte del seguito papale un rabbino e un dignitario islamico. Entrambi amici di vecchia data di Papa Francesco, entrambi coinvolti con lui per anni nella costruzione di spazi di dialogo a Buenos Aires. Lo accompagneranno come membri a pieno titolo della delegazione vaticana durante il breve ma intenso pellegrinaggio di tre giorni in Terra Santa, che inizierà ad Amman, in Giordania, sabato 24 maggio, e proseguirà la mattina dopo con le tappe di Betlemme, nei Territori sottoposti all'Autorità Palestinesi, per concludersi in Israele, a Gerusalemme.
 
La notizia che Abraham Skorka, rettore del Seminario rabbinico latinoamericano, e l’islamico Omar Abboud, ex segretario generale del Centro islamico dell'Argentina accompagneranno ufficialmente Papa Bergoglio è stata anticipata ieri da Alver Metalli su «Vatican Insider» (v. Infra), ed è stata confermata in serata dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.

Lo scopo principale del pellegrinaggio di Francesco, che risponde a un invito rivoltogli dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, è l'incontro nella basilica del Santo Sepolcro con tutte le confessioni cristiane presenti in Terra Santa per commemorare lo storico abbraccio, avvenuto cinquant'anni fa, tra Paolo VI e il patriarca Atenagora. Ma non c'è dubbio che il tema del dialogo tra le religioni e i rapporti tra le tre fedi che si dividono ogni metro quadrato della Città Santa, considerata tale da ebrei, cristiani e musulmani, avrà uno spazio e un peso importanti.
 
Il Pontefice si presenterà dunque davanti ai suoi interlocutori ebrei, cristiani e musulmani accompagnato da due vecchi amici, con i quali aveva costruito nella capitale argentina l'Istituto per il dialogo. Un'iniziativa, fa notare Abboud, divenuta «parte della nostra identità nazionale, un frutto coltivato con volontà da diversi dirigenti e leader religiosi» grazie all’impulso «centrale dell’allora cardinal Bergoglio nel creare spazi dove costruire una cultura dell’incontro». 
 
Certo Buenos Aires è alla «fine del mondo», lontana, anzi lontanissima dalle tensioni che si respirano in Medio Oriente. Eppure, ricorda il leader islamico, che come i preti di Bergoglio non disdegna il lavoro nelle «villas miserias» tra i poveri della capitale argentina, «siamo una delle poche città al mondo dove la convivenza religiosa si è sviluppata nel modo che possiamo vedere». 
 
Nella sua prima visita a Roma dopo l'elezione del marzo 2013, il rabbino Skorka, commentando l'idea del viaggio e l'esperienza positiva vissuta in America Latina, si era sentito rispondere da Francesco: «Il nostro dialogo e la nostra amicizia è il segno che si può». «Abbiamo fatto tante cose insieme – ha ricordato Skorka. Il Papa è un amico sincero del popolo ebraico». 
 
Com'è noto, i rapporti tra israeliani e palestinesi vivono un momento difficile, dopo  l’avvicinamento di Abu Mazen ad Hamas. Ogni gesto e ogni parola saranno soppesati con estrema attenzione. Ma proprio per questo il pellegrinaggio del Papa che porta il nome del santo della pace e vuole come compagni di viaggio due esponenti delle fedi ebraica e musulmana, può aiutare a riannodare i fili del dialogo.

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Il buon senso del Papa può cambiare la storia d’Israele

Il rabbino Skorka e l’islamico Abboud accompagneranno il loro connazionale in Terra Santa

ALVER METALLIBUENOS AIRES

Abraham Skorka ci sarà e con lui l’islamico Omar Abboud. Il rettore del seminario rabbinico latinoamericano e l’ex segretario generale del centro islamico della repubblica argentina accompagneranno il Papa in Terra Santa. Un viaggio fortemente desiderato. Entrambi argentini, entrambi amici di vecchia data di Bergoglio, entrambi facitori di uno spazio di dialogo interreligioso made in Argentina che oggi è modello per la Chiesa universale. “Parte della nostra identità nazionale, un frutto coltivato con volontà da diversi dirigenti e leader religiosi” fa notare Abboud che riconosce " l’impulso centrale dell’allora cardinal Bergoglio nel creare spazi dove costruire una cultura dell’incontro”.

Il riferimento è all’Istituto per il dialogo di cui lui stesso fa parte. “Siamo una delle poche città al mondo dove la convivenza religiosa si è sviluppata nel modo che possiamo vedere”. Skorka dal canto suo ricorda che nella prima visita a Roma, poco dopo l’elezione, quando l’idea del viaggio si affacciava, il neo-Papa fece riferimento a quanto realizzato a Buenos Aires: “Il nostro dialogo e la nostra amicizia è il segno che si può”. Dall’iniziativa di Bergoglio – conferma Skorka - è nata quella storia di attenzione e rispetto che ha unito leader islamici e religiosi ebrei e che adesso porta in Israele due esponenti di entrambe le realtà. “Abbiamo fatto tante cose insieme – ricorda Skorka. Il Papa è un amico sincero del popolo ebraico”.

“Accompagnare Sua Santità in Terra Santa è per me un onore altissimo e insperato” gli fa eco Omar Abboud, che non disprezza il lavoro nelle villas miserias di Buenos Aires come i preti di Bergoglio. “Emozione” e “responsabilità” sono le due parole che Skorka usa con Vatican Insider per commentare la decisione di includerlo nella comitiva papale. Emozione per l’onore, responsabilità per l’occasione di “aiutare il Papa a trasmettere messaggi e segnali rilevanti per la pace”. Ha appena scritto sul quotidiano argentino La Nación un elogio ai due papi santi: “Da nunzio a Istanbul Angelo Roncalli, poi Giovanni XXIII, ha dispiegato infaticabili sforzi per salvare ebrei. Karol Wojtyla, poi Giovanni Paolo II, ha avuto un impegno significativo con gli ebrei perseguitati. Sono stati esseri che hanno illuminato la strada di molti altri. Tra cui l’attuale papa Francesco”.

Entrambi, il rabbino argentino e l’imam islamico, sono consapevoli che il momento è delicato e la situazione non è più la stessa di quando il viaggio in Terra Santa venne annunciato.

In mezzo c’è l’avvicinamento tra Abu Mazen e Hamas che proprio nei giorni dell’arrivo del Papa in Israele verrà formalizzato, l’irrigidimento di Israele, la sospensione del dialogo di pace. Un clima politico che caricherà di connotazioni politiche i gesti e le parole. “La sfida è più grande” commenta Skorka. “L’agire del Papa sarà conciliatore, prudente, volto a suscitare sentimenti di confraternità, al di là di ogni contingenza”. C’è in gioco un lungo tratto di futuro, osserva. “Quello che la storia chiede è che ci sia un superamento”. Confida “nell’affetto che il Papa sa trasmettere, nella sua capacità di disarmare gli odi, di andare all’essenziale”.

In mezzo, tra l’annuncio del viaggio papale sulle tracce di Paolo VI e la partenza oramai prossima, ci sono anche le parole inedite del Presidente dell’Autorità palestinese che ha definito il genocidio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale “il crimine più efferato” dell’era moderna. La più forte condanna dell’Olocausto giunta da un Presidente palestinese che è stato criticato, in passato, per aver espresso dubbi sulla portata del massacro degli ebrei. Il valore delle parole pronunciate non sfugge a Skorka: “Sono le espressioni sensate e coraggiose che cambiano il corso della Storia”.