domenica 1 settembre 2013

L'Angelus di Papa Francesco. Drammatico appello del Santo Padre in favore della pace e contro ogni guerra e uso di armi chimiche. Il Papa annuncia: 7 settembre, una Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, Medio Oriente e nel mondo intero.



Il  tweet di Papa Francesco: "Preghiamo per la pace: la pace nel mondo e nel cuore di ciascuno" (1° settembre 2013)

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Testo dell’Angelus del Papa. L’appello del Santo Padre per la pace in Siria. La Giornata di digiuno e preghiera del 7 settembre
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!
Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.
Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302). Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità.
Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace.
Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace.
Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà.
Il 7 settembre in Piazza San Pietro - qui - dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione.
A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace. Maria, Regina della pace, prega per noi!




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I saluti del Papa dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle,
ieri a Bucarest è stato proclamato beato Vladimir Ghika, sacerdote diocesano, nato a Istanbul e morto martire a Bucarest nel 1954. Domani, invece, a Messina, avrà luogo la beatificazione di Antonio Franco, Prelato Ordinario di Santa Lucia del Mela, vissuto tra i secoli XVI e XVII. Rendiamo grazie a Dio per questi esemplari testimoni del Vangelo!
Oggi, in Italia, ricorre la Giornata per la custodia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale. E’ molto bello il tema di quest’anno: "La famiglia educa alla custodia del creato".
Attraverso Maria, il Signore ci fa sentire la sua tenerezza! Ci uniamo oggi a tutti i fedeli di Siracusa nella ricorrenza del 60° anniversario delle lacrime della Madonna.
Saluto con affetto tutti i romani e i pellegrini presenti, in particolare i giovani di tanti Paesi del mondo: impegnatevi, impegnatevi a conoscervi, a confrontarvi, a fare progetti insieme! Questo costruisce un futuro di pace!
Saluto le famiglie dell’Azione Cattolica di Mellaredo e Rivale; le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione; la "Pia Società San Gaetano" di Thiene.
Saluto i fedeli della Valle di Scalve, di Reschigliano, Albano Sant’Alessandro, Caerano di San Marco, Padova e Marradi; il gruppo ACLI di Tolmezzo; l’Associazione Nazionale Carabinieri di Pontedera; il coro di Taviano, i ragazzi di Zelarino, Zevio, Gandino e Matera.
E oggi ce ne andiamo con questo desiderio di pregare per la pace. Vi aspetto il prossimo sabato alle 19!
A tutti auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

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All'Angelus di oggi, domenica 1° settembre 2013, preceduto dal vertice sulla Siria di sabato 31 agosto tra i capi della diplomazia vaticana e il Papa, il Pontefice ha lanciato «un forte appello per la pace», condannando insieme ogni ricorso alla guerra in Medio Oriente e l'uso delle armi chimiche, e ha indotto una giornata di digiuno per tutti i cattolici per il prossimo sabato 7 settembre, ricordando che la Chiesa, se non rinuncia alle iniziative diplomatiche, si batte anzitutto con le armi della preghiera e della penitenza. 

A questo appello Papa Francesco ha voluto dare un forte carattere mariano: la data del 7 settembre - in cui dalle 19 alle 24 ci sarà una veglia in Piazza San Pietro «in preghiera e in spirito di penitenza» - è stata scelta, ha spiegato, perché quel giorno è «la vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace». E l'annuncio della giornata di digiuno, ha  ricordato Papa Francesco, è stato dato il 1° settembre, sessantesimo anniversario della miracolosa lacrimazione della Madonna delle Lacrime di Siracusa, che avvenne fra il 29 agosto e il 1º settembre 1953.

«Il grido che sale da ogni parte della Terra - ha detto il Papa -, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall'unica grande famiglia che è l'umanità, con angoscia crescente, è il grido della pace». La Chiesa chiede che «in questa nostra società dilaniata da divisioni e da conflitti scoppi la pace, mai più la guerra». Se la pace è un tema di predicazione continuo e costante della Chiesa, oggi - ha confidato Francesco - «il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo un forte appello per la pace, un appello che nasce dal l'intimo di me stesso. Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l'uso delle armi in quel martoriato Paese specialmente tra la popolazione civile e inerme». Quanti bambini, in particolare, sono vittima della guerra in Siria.

Attento a non pronunciare parole che possano sembrare appoggio all'una o all'altra parte, il Papa ha affermato: «Con particolare fermezza condanno l'uso delle armi chimiche. Ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi. C'è un giudizio di Dio, e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, al quale non si può sfuggire». 

Nello stesso tempo, è evidente nelle parole del Pontefice la contrarietà a ogni intervento che comporti una «escalation» nel conflitto siriano. «Non è mai l'uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza. Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi ma di guardare all'altro come a un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell'incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione».

Per la «comunità internazionale», ha aggiunto Francesco, è venuto il tempo di «iniziative  chiare», non più ambigue e confuse, che anzitutto assicurino all'assistenza umanitaria la possibilità di prestare la sua opera in Siria senza ostacoli, e quindi battano con idee e prospettive precise la strada di un serio negoziato.
La Chiesa, ha lasciato intendere il Papa, è all'opera con la sua diplomazia. Tuttavia l'impegno della Chiesa non è mai soltanto diplomatico. E, se la diplomazia coinvolge pochi, c'è uno sforzo per la pace che può e deve riguardare tutti i fedeli. Francesco ha citato il beato Giovanni XXIII (1881-1963), il quale nella sua enciclica «Pacem in terris» spiegava che «a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell'amore». A tutti, non solo ai politici e ai diplomatici. Dunque - è l'auspicio del Papa - «una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà». 

Per questo il Pontefice ha deciso d'indire per il 7 settembre una giornata di digiuno «per tutta la Chiesa», che dovrebbe dunque essere osservata da tutti i cattolici e cui il Papa confida vogliano unirsi anche molti non cattolici e non cristiani. «L'umanità ha bisogno di vedere gesti di pace», e i cattolici possono rendersi visibili con una giornata di digiuno, preghiera e penitenza.

Una giornata mariana, che ricorda tanti inviti della Madonna anche nelle sue rivelazioni private - Francesco, come accennato, ha voluto lanciare il suo appello nel giorno del sessantesimo anniversario della manifestazione della Madonna delle Lacrime di Siracusa -, e una giornata in cui ricordare anche la testimonianza dei martiri perseguitati per la testimonianza resa alla giustizia e alla pace. Il Papa ha voluto ricordare - insieme a monsignor Antonio Franco (1585-1626), cappellano reale di Filippo III di Spagna (1578-1621) e poi vescovo a Santa Lucia del Mela, in Sicilia, che sarà beatificato il 2 settembre a Messina - la cerimonia di beatificazione del  31 agosto a Bucarest di Vladimir Ghika (1873-1954), che lo stesso Francesco ha proclamato martire.

Ghika, ultimo erede di una famiglia principesca romena, si convertì dall'ortodossia al cattolicesimo e a cinquant'anni fu ordinato sacerdote. Gli fu offerto a più riprese di lasciare la Romania, ma preferì rimanere sapendo che la sua intransigente resistenza a ogni tentativo di incorporare la Chiesa Cattolica in una Chiesa Ortodossa infeudata al regime comunista gli sarebbe costata la vita. Morì nel carcere di Jilava, tristemente famoso perché vi furono uccisi tanti oppositori del comunismo, dopo essere stato sottoposto ad atroci torture. Sono figure come il beato Ghika che mostrano come, alla fine, la testimonianza della Chiesa sconfigge i totalitarismi che non riescono a comprenderla, e prepara nella giustizia la vera pace.
Introvigne

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Grati e disponibili a serena collaborazione
La Presidenza della Cei, in comunione con tutti i vescovi italiani, esprime la propria gratitudine al Santo Padre per aver voluto donare alla Chiesa un nuovo segretario di Stato nella persona di Sua Eccellenza monsignor Pietro Parolin. In tale scelta riconosciamo la volontà di portare nel cuore della cristianità il respiro e l’esperienza della Chiesa universale, con particolare attenzione alla voce delle giovani Chiese, dei poveri, di quanti sono in attesa dell’annuncio liberante del Vangelo.

A Sua Eccellenza rivolgiamo i nostri più vivi e affettuosi rallegramenti per la nuova e gravosa responsabilità ministeriale a servizio della Chiesa universale. Come vescovi italiani accompagniamo questa nomina con la preghiera e con la disponibilità a una piena e serena collaborazione per il bene della Chiesa e dell’umanità.

La Presidenza della Cei

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