mercoledì 13 novembre 2013

La Chiesa USA vira verso Francesco



L’arcivescovo Kurtz eletto presidente dei vescovi degli Stati Uniti. Con impegno sempre maggiore

L’arcivescovo di Louisville, Joseph Edward Kurtz, è stato eletto, ieri, nuovo presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, in occasione della seconda giornata di lavori dell’assemblea generale in corso a Baltimore. Monsignor Kurtz, 67 anni di età, già vicepresidente dell’organismo episcopale, ha assunto il mandato triennale grazie a 125 voti favorevoli, ottenuti al primo ballottaggio.

Il presule succede al cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan. La plenaria dei vescovi ha provveduto anche all’elezione del nuovo vicepresidente, il cardinale arcivescovo di Galveston-Houston, Daniel N. DiNardo.
In una dichiarazione all’agenzia Catholic News Service, monsignor Kurtz ha indicato nel magistero di Papa Francesco un modello di sensibilizzazione, di ascolto e di collegialità. Il Papa, ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale, «ci ha chiesto di andare al di là di quello che stiamo facendo». E, ha aggiunto, «se dovessimo paragonare il nostro lavoro a una autovettura, credo che ci stiamo muovendo utilizzando una marcia alta». Monsignor Kurtz negli anni scorsi, quando era vescovo di KnoXVIlle, è stato, fra l’altro, promotore della preparazione del testo del rito della benedizione dei bambini nel grembo materno, che ha ricevuto l’approvazione della Santa Sede. Il testo del rito è in duplice lingua, inglese e spagnolo, per rispondere anche al crescente numero di fedeli ispanici immigrati nel Paese. La benedizione, è spiegato, è stata preparata «per sostenere i genitori in attesa di un figlio, per favorire la preghiera nelle comunità e il riconoscimento del prezioso dono della maternità e per promuovere il rispetto della vita nell’ambito più vasto della società».
L’organismo episcopale ha rinnovato, inoltre, le cariche presidenziali di cinque commissioni. Nel discorso conclusivo del suo mandato, il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, ha incoraggiato i confratelli presuli a porre al centro della loro attività pastorale la difesa della libertà religiosa, sia a livello nazionale che internazionale. Nel corso dei lavori, a tale proposito, è stato deciso di proseguire con forza il sostegno alla campagna di sensibilizzazione «Call to Prayer for Life, Marriage and Religious Liberty», ovvero l’appello ai fedeli e a tutti i cittadini a promuovere azioni contro la diffusione delle pratiche abortive, la celebrazione dei “matrimoni” fra persone dello stesso sesso e, in generale, per preservare la libertà di coscienza di coloro che si oppongono ai tentativi di marginalizzare i valori morali e religiosi fondamentali. In occasione della plenaria, il cardinale Dolan ha anche reso noto di aver inviato una lettera di solidarietà all’episcopato nelle Filippine in merito al dramma che ha sconvolto il Paese dopo il passaggio del tifone Haiyan. Tante le tematiche affrontate in occasione dell’assemblea, che si concluderà il 14 novembre: tra le principali novità vi è il via libera alla messa a punto di una dichiarazione sulla pornografia. Una apposita commissione di studio formulerà una proposta da portare all’approvazione della Conferenza episcopale nel 2015. Si tratterà, se approvata, della prima dichiarazione formale dell’episcopato su questo tema.
L'Osservatore Romano

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Monsignor Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Eletto al primo turno, ha ottenuto centoventicinque voti su duecentotrentasei aventi diritto. Staccati gli altri (i candidati erano dieci): il cardinale Daniel DiNardo fermo a venticinque, l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, a venti. Questi ultimi due si sono poi giocati la vicepresidenza. Ad avere la meglio è stato DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston, che così diventa il favorito alla presidenza per il 2016, quando scadrà il mandato di Kurtz. Dopo la sorpresa di tre anni fa, quando Timothy Dolan sconfisse l’allora numero due uscente, viene dunque ripristinata la prassi: diventa presidente chi nel triennio precedente era vice. Appena il grande monitor della sala ha annunciato la vittoria di mons. Kurtz, il cardinale Dolan ha interrotto gli applausi per chiedere all’eletto, in tono scherzoso, quasi si fosse nel chiuso della Sistina sotto le volte affrescate da Michelangelo, quale nome volesse darsi.
Se ai vescovi americani era prospettata la scelta tra l’arroccamento in difesa dei princìpi non negoziabili e la rimozione delle baionette dai pulpiti, aprendo all’agenda e alle priorità di Francesco, a prevalere è stata la via di mezzo. Joseph Kurtz rappresenta la classica soluzione mediana: inflessibile sulle questioni di etica e morale, ma senza quella carica ideologica già condannata da Bergoglio nelle omelie delle sette del mattino a Santa Marta. John Allen, il vaticanista del National Catholic Reporter, definisce il neoeletto un uomo “pragmatico, capace di aggiustare la rotta alla luce della nuova direzione impostata a Roma”. Kurtz non è sospettato di appartenere all’ala liberal come monsignor Gerald Kicanas, già ausiliare del cardinale Joseph Bernardin a Chicago e di quest’ultimo considerato uno degli eredi spirituali. Talmente in sintonia con il suo ex “superiore” da essere stato clamorosamente bocciato nel 2010 quando si trattò di scegliere il presidente.
Qualche anno fa, intervenendo a proposito della legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, Kurtz parlò di “macchia” che pesa sulla coscienza degli americani tanto quanto la Roe vs. Wade che “ha legalizzato l’aborto”. Una presa di posizione che ha portato un gruppo liberal a indire una petizione nel tentativo di scongiurarne l’elezione. Dal profilo simile a quello di Kurtz è il nuovo vicepresidente, Daniel DiNardo, che però può contare anche su un’esperienza nella curia romana come funzionario della congregazione dei vescovi, tra il 1984 e il 1990.

Müller chiude ancora ai divorziati risposati 

Se i vescovi d’America hanno eletto la loro nuova guida, quelli tedeschi si sono visti recapitare una lettera del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller. Oggetto della missiva – pubblicata dalla Tagespost –, il documento sulla pastorale per i divorziati risposati scritto e diffuso da un ufficio della diocesi di Friburgo, retta fino a poche settimane fa da monsignor Robert Zollitsch (che è anche capo della locale conferenza episcopale). Müller chiede che quel testo venga ritirato perché la terminologia usata “non è chiara” e “in due punti si allontana dall’insegnamento della chiesa”. Quali, li spiega il prefetto già vescovo di Ratisbona: i divorziati risposati devono essere sì invitati a partecipare alla vita della chiesa, ma in nessun caso può essere loro consentito l’accostamento all’eucarestia. In secondo luogo, nonostante quanto scritto e spiegato dagli estensori del documento controverso, la preghiera per i divorziati risposati. “Cerimonie di questo tipo – chiarisce Müller – sono state espressamente vietate da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”. Ecco perché “il progetto di linee guida deve essere ritirato e rielaborato in modo che non vengano avallate vie pastorali contrarie al magistero della chiesa”. La priorità, aggiunge il custode dell’ortodossia, deve essere quella di evitare che tra i fedeli si crei “uno smarrimento relativamente al magistero della chiesa sull’indissolubilità delle nozze”. Dopo la diffusione del documento – sul quale già il direttore della Sala stampa, padre Federico Lombardi, aveva invitato a non dare troppa importanza in quanto “non investe la responsabilità del vescovo” –, monsignor Zollitsch era stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco. E’ probabile che tra gli argomenti affrontati ci sia stato anche il contenuto del testo uscito a poche ore dall’indizione del Sinodo straordinario sulla famiglia. Nella lettera inviata ai vescovi tedeschi, Müller riprende temi e punti già toccati ampiamente nel lungo “contributo” sull’indissolubilità del matrimonio apparso sull’Osservatore Romano di fine ottobre in cui si chiariva che “il matrimonio è completa unione corporale e spirituale tra uomo e donna e l’istituzione stabile che viene a fondarsi non è dipendente dall’arbitrio dell’uomo”.
M. Matzuzzi - Il Foglio

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L'effetto Francesco sulla Chiesa americana   
La Stampa - Rassegna "Fine settimana"
 
(Andrea Tornielli) L’attenzione della gente è attratta dallo stile semplice e diretto del Papa, dalle sue telefonate alle persone in difficoltà, dalla vicinanza che ha dimostrato ancora sabato scorso con i malati e gli handicappati dell’Unitalsi, salutandone personalmente centinaia (...) 
- La Chiesa americana vira verso Francesco (Paolo Mastrolilli in La Stampa)