domenica 26 aprile 2015

A lume di candela

A Rimouski, in Canada, il cardinale Angelo Amato, a nome del Papa, questa domenica presiede la Cerimonia di Beatificazione di Maria Elisabetta Turgeon, religiosa canadese vissuta nella seconda metà del XIX secolo, Fondatrice della Congregazione delle Suore di Notre Dame del Santo Rosario Se ti affidi totalmente al Signore, anche con una salute cagionevole potrai compiere grandi opere. E’ il messaggio forte che ci consegna la vita e l’azione apostolica di suor Marie-Élisabeth Turgeon, la nuova Beata canadese che nella sua breve vita - morì a 41 anni - riuscì a fondare la Congregazione delle Suore di Notre Dame del Santo Rosario. Una realtà che - un secolo e mezzo dopo l’istituzione - è florida e diffusa oggi in Canada, Stati Uniti, e Centro America.
Al servizio dei bambini poveri
La sua spiritualità era in particolare rivolta all’educazione dei bambini poveri delle campagne della diocesi di Saint-Germain di Rimouski non lontana da quella di Québec. Sempre serena, nonostante le molte sofferenze sopportate a causa della sua fragile salute, suor Marie-Elisabeth era una donna coraggiosa che non si perdeva d’animo dinnanzi alle non poche difficoltà incontrate nel portare avanti le sue “scuole di campagna”, un’innovazione che sarà incoraggiata dal vescovo locale del tempo, mons. Langevin. La religiosa aveva una fiducia incrollabile nel Signore e in particolare nella Divina Misericordia. Una volta affermò che “con la protezione di Gesù Cristo, le ragnatele sono più forti delle muraglie, ma senza la sua protezione le più forti muraglie sono fragili come ragnatele”. Sul carisma e la testimonianza della neo Beata, la riflessione del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi:
“Si santificò proprio con la carità verso il prossimo bisognoso di istruzione e di formazione cristiana. Sono quattro gli aspetti più rilevanti della santità di Madre Élisabeth: ricerca e accettazione della volontà di Dio; missione concentrata sull'istruzione e sull'educazione cristiana dei piccoli; vita di fede, speranza e carità; unione con Dio nella preghiera”.
Preghiera e carità per fare la volontà di Dio
La carità fu dunque il segno distintivo della vita e della missione educativa di Madre Marie-Élisabeth assieme alla preghiera. Di fronte alle avversità, era solita affermare che “tutto concorre al bene di coloro che cercano la volontà di Dio”. E aggiungeva che “il riposo viene dopo il lavoro, la vittoria dopo la battaglia e la gioia dopo la sofferenza”. Poco prima di morire, alle sorelle che le stavano vicino, lasciò questo messaggio spirituale: “Mie sorelle, vi incoraggio particolarmente a vivere la comunione, la carità fraterna, giacché quando si è uniti in una comunità, quando la pace regna tra i suoi membri, si vive il cielo già sulla terra”. Radio Vaticana
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In Canada la beatificazione di Marie Élisabeth Turgeon. 

Territori immensi, grandi risorse naturali, ma povertà endemica per gli agricoltori che a stento riuscivano a sopravvivere. Questa era la situazione delle zone intorno a Rimouski, nel Québec canadese, ai tempi di Marie Élisabeth Turgeon (1840-1881). E in queste zone la religiosa, invitata dal suo vescovo, andò incontro ai bisogni della povera gente, dedicandosi all’istruzione dell’infanzia più povera. Ora, a distanza di più di un secolo, viene beatificata dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco, domenica pomeriggio, 26 aprile, nella chiesa di san Roberto Bellarmino, a Rimouski. Nata il 7 febbraio 1840, a Beaumont — qualche chilometro dalla città di Lévis-Québec — era la quinta di una famiglia con otto figlie e due figli. Desiderava proseguire gli studi, ma, quando aveva 15 anni, la morte prematura del padre la obbligò a mettere da parte il progetto. Rimase allora in famiglia per aiutare la madre nell’educazione delle sorelle più piccole. A vent’anni riuscì finalmente a coronare il suo sogno ed entrò nell’École normale Laval di Québec per prepararsi all’insegnamento. Malgrado alcuni periodi di riposo a causa della malferma salute, conseguì brillantemente il diploma d’insegnante.
Nel 1863, venne nominata direttrice di una scuola a Saint-Romuald-d’Etchemin, non lontano dalla casa familiare. Era molto capace, ma sempre a motivo della salute dovette sospendere l’insegnamento per un anno intero. Alla fine dell’anno scolastico 1871-1872 la malattia la costrinse a lasciare definitivamente il posto. Ristabilitasi, aprì una classe privata a Saint-Roch di Québec; ma ancora una volta non riuscì a reggere gli sforzi necessari. Fece voto, allora, di insegnare gratuitamente a Sainte-Anne-de-Beaupré, in caso di guarigione. Nel frattempo Jean Langevin, che era stato nominato vescovo di Saint-Germain de Rimouski, le chiese di dirigere la petite société d’istitutrici in via di formazione.
Arrivò a Rimouski il 3 aprile 1875. Sua sorella Louise Turgeon e qualche altra ragazza l’avevano preceduta. Al gruppo, monsignor Langevin aveva dato il nome di Sœurs des petites-écoles. Il vescovo rivelò a Marie Élisabeth il suo progetto di formare buone istitutrici per rispondere ai bisogni pressanti dell’educazione cristiana dei bambini poveri delle campagne. Il 12 settembre 1879, Turgeon e dodici compagne pronunciarono i voti religiosi, con l’impegno a conformare la vita alla volontà divina riconosciuta negli avvenimenti quotidiani, nelle decisioni dell’autorità e nelle ispirazioni dello Spirito.
Nominata superiora, si dedicò a consolidare la nuova congregazione. Mise a punto gli aspetti legislativi: costituzioni e regolamenti per la condotta delle suore nelle missioni e per la gestione delle scuole. Il 2 gennaio 1880 fondò la prima missione, poi altre due a settembre dello stesso anno, in luoghi lontani ed estremamente poveri della diocesi. Aprì anche nella città una scuola indipendente, dove le novizie potevano essere iniziate all’insegnamento.
Marie Élisabeth imparò ad amare e a lasciarsi amare. Era piena di attenzioni per le consorelle. Una delle compagne raccontò che scusava tutto, soffriva di tutto e di tutti senza «aggressività, senza animosità». Ma la sua salute non era all’altezza di quello che richiedeva la vita di un’istitutrice. Eppure manifestò una forza morale fuori dal comune, al punto che la sua dolcezza e la sua serenità non rivelarono mai lo stato abituale delle sue sofferenze. Trovava in Dio l’energia per studiare e pregare durante il giorno, lavorare la notte alla luce delle candele. Sopportò pazientemente la fame, la debolezza corporale e, a imitazione di Cristo, mantenne il silenzio davanti alle false accuse rivoltele.
Purtroppo, la salute fragile la condusse prematuramente alla morte. Negli ultimi momenti raccomandò alle suore di occuparsi particolarmente dell’unione e della carità fraterna, perché «in una comunità, quando la pace regna tra i suoi membri, è il cielo sulla terra».
Morì il 17 agosto 1881. La congregazione contava quattordici professe, una novizia e due postulanti. Oggi le religiose, che dal 1891 si chiamano suore di nostra Signora del Santo rosario, sono presenti oltre che in Canada, negli Stati Uniti, in Honduras, in Guatemala e in Nicaragua.
L'Osservatore Romano